Il morbo della mucca pazza

La mucca pazza o BSE (Bovine Spongiform Encefalopathy), è una malattia neurodegenerativa che affligge i bovini, e si trasmette nell'uomo riproponendosi come una malattia neurologica simile al morbo di Creutzfeldt-Jakob

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La mucca pazza o BSE (Bovine Spongiform Encefalopathy), è una malattia neurodegenerativa che affligge i bovini, e si trasmette nell’uomo riproponendosi come una malattia neurologica simile al morbo di Creutzfeldt-Jakob. I sintomi collegati alla variante di questo morbo e dovuti quindi alla BSE sono: atossia, demenza, mioclono (contrazione muscolare involontaria generata dal sistema nervoso), ansia, depressione. Generalmente chi sviluppa questa malattia muore nell’arco di 14 mesi.

La trasmissione avviene tramite l’ingestione della carne di bovino infetto. Al 1986 risalgono i primi casi di mucca pazza, per la precisione in un allevamento bovino del Regno Unito. Questi mammiferi hanno iniziato a presentare sintomi quali: tremore, mioclono, disequilibrio, disfunzioni motorie, iper-reattività agli stimoli. Ad eccezione di qualche trattamento per gestire la sintomatologia, non c’è molto da fare contro la BSE, che conduce ad un inevitabile morte delle bestie.

Caratteristico è l’aspetto che assume il cervello nel decorso della malattia, che perde le sue funzioni e assomiglia ad una spugna, da questo deriva il nome “spongiforme”.
Una volta che l’animale entra in contatto con la malattia, la può sviluppare entro i 3-5 anni, quindi, con lunghi tempi di incubazione.
Secondo recenti studi il tempo di incubazione dell’equivalente umano della mucca pazza è di 13 anni.

L’epidemia da BSE raggiunge il suo massimo nel 1993, con 1000 casi a settimana di bovini malati.

A seguito di questa grave crisi furono adottati vari provvedimenti governativi, volti alla sicurezza alimentare, al ritrovamento della fiducia da parte dei consumatori e del risollevamento del mercato della carne bovina.
La comunità europea adottò sistemi di controllo di filiera allora innovativi, oltre a misure igienico sanitarie mirate all’emergenza. Ad esempio, l’abbattimento e smaltimento di tutti gli animali potenzialmente infetti, il divieto di commercializzare alcune parti dell’animale come il midollo, tanto che per anni non si è potuta consumare la famosa Fiorentina.



Inoltre, furono aggiunti strumenti di controllo che non erano mai stati presenti, come il concetto di tracciabilità. L’intera filiera della carne bovina viene, infatti, ora documentata, dalla sua prima fase fino ad arrivare al prodotto finito, in un sistema detti di identificazione e registrazione dei bovini.

Questo sistema comprende vari elementi: marchi auricolari dotati di codice per ogni singolo animale, basi di dati informatizzati, passaporti per gli animali e registri individuali tenuti presso ciascuna azienda. (art.3 Reg. n. 820/97)
Tuttora sulle confezioni di carne bovina troviamo dei codici che ci consentono attraverso la ricerca in un sistema informatizzato d risalire al singolo animale da cui proviene la confezione di carne. Attraverso questi provvedimenti si è fermata L’epidemia e i casi sono iniziati a scendere fino ad arrivare a 2 soli casi nel 2015.

La nascita della BSE è da imputare ad un fenomeno del tutto innaturale: la somministrazione di farine di origine animale, ossia fatte con ossa cartilagini e scarti macinati (di vari animali compresi i bovini stessi), ai bovini, esseri per loro natura vegetariani.

L’epidemia della mucca pazza ha avuto un grande impatto sulle persone, in particolar modo in Inghilterra ma anche in Europa, diffondendo, oltre che paura e morte, spunti di riflessione.

L’uomo, ha voluto per l’ennesima volta, provare a forzare la natura per un vantaggio economico e la natura lo ha punito.

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