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Il mistero di Mary Boyle

Gerry procedeva in silenzio portando la pesante scala, e Mary Boyle si stancò presto di quel cammino faticoso

Era il 18 marzo 1977. La casa dei Gallagher, una piccola fattoria isolata nella contea di Donegal (Eire), era piena di gente: oltre ai padroni di casa c’erano anche i figli Ann col marito Charlie Boyle e i loro tre bambini, e Gerry, con la moglie e i due figli, arrivati fin lì per partecipare a una messa di suffragio.

Dopo pranzo i bambini erano andati a giocare fuori, e quando Gerry Gallagher annunciò che sarebbe andato a restituire ai vicini la scala che aveva chiesto in prestito qualche giorno prima, la nipotina Mary Boyle, di sei anni, si infilò gli stivali di gomma: “Vengo anch’io!”

I due si avviarono. La fattoria dei vicini non era distante, meno di 500 metri, ma si trattava di un percorso accidentato, pieno di torbiere, di stagni e di muretti a secco. Gerry procedeva in silenzio portando la pesante scala, e Mary si stancò presto di quel cammino faticoso. Non si sa se fu lo zio a rimandarla a casa o la bambina stessa che decise di tornare indietro: l’uomo arrivò dai vicini e si fermò una mezz’ora a chiacchierare e fumare una sigaretta. Quindi riprese il cammino verso casa dei genitori.

Quando arrivò, la sorella Ann gli chiese dove fosse Mary.

Tutti credevano che fosse con lui: nessuno l’aveva vista tornare. I genitori e gli zii cominciarono a cercarla nelle vicinanze della fattoria, raggiunsero un piccolo lago nei dintorni, il Columbkille Lough, dove c’era un gruppo di pescatori in una barca: nessuno aveva notato una bambina.

All’epoca non esistevano i cellulari e pochissime case nella zona, una località rurale scarsamente popolata, avevano il telefono. L’unico modo per avvisare le forze dell’ordine fu mandare uno dei pescatori in auto al posto di polizia di Ballyshannon, la cittadina più vicina, e poco dopo nel teatro locale venne interrotta la rappresentazione in corso per invitare la popolazione a partecipare alle ricerche.

Purtroppo, in questo modo si perse molto tempo, mentre le ricerche di una persona scomparsa andrebbero iniziate al più presto possibile, ma tale era la situazione all’epoca.

Da un vicino campo militare arrivarono dei soldati ad aiutare i poliziotti e i parenti di Mary, un elicottero si alzò in volo, Nel frattempo era scesa la notte, e per di più aveva iniziato a piovere a dirotto, tuttavia dalle case e dalle frazioni vicine continuavano ad arrivare decine di persone che si univano alle ricerche.

Tutto fu inutile: non si trovò la minima traccia della bambina, nemmeno un brandello di stoffa attaccato a un ramo, un testimone che dicesse con certezza di averla vista.

Le ricerche furono approfondite: la Garda (la Polizia irlandese) fece persino prosciugare un laghetto vicino alla casa dei nonni e organizzò una ricostruzione filmata dei fatti, con la gemella Ann che interpretava la parte di Mary.

Col proseguire delle ricerche si cominciò a pensare che la bambina fosse stata rapita, ma da chi? Uno dei pescatori disse di aver visto una bambina salire su di un’auto rossa, ma in seguito ritrattò dicendo di avere solamente notato una macchina che non aveva mai visto.

Si redassero liste di persone sospette, che furono interrogate senza risultato. Aidan Murray, che era un sergente investigativo all’epoca in cui Mary è scomparve, disse in seguito di aver sentito dire che un politico locale avesse telefonato alla polizia di Ballyshannon chiedendo il rilascio di uno degli interrogati, ma senza alcuna prova. “L’ho sentito solo durante le conferenze della Garda, ma non potrei mai provarlo”.

Molto tempo dopo, nel 1996, un pedofilo scozzese, Robert Black, fu arrestato e condannato per l’omicidio di tre ragazze. Black, all’epoca della scomparsa di Mary, lavorava come camionista di lunga distanza e si spostava tra l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda. Murray e un ispettore andarono nel carcere in cui scontava l’ergastolo per interrogarlo, ma lui si rifiutò di incontrarli sostenendo di essere innocente.

La giornalista Gemma O’Doherty, autrice di un controverso documentario sul caso, “Mary Boyle: the untold story” ritiene improbabile che Black sia l’assassino. Intervistata nel 2016, all’indomani della morte del pedofilo in carcere, disse: “Dobbiamo riportare gli ascoltatori nel 1977 quando Mary era alla fattoria estremamente remota dei suoi nonni fuori Ballyshannon. A soli quattro miglia dal confine con Fermanagh (contea dell’Ulster), quella parte del paese era una delle più pesantemente sorvegliate all’epoca, c’erano almeno tre posti di blocco permanenti che operavano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, poiché il periodo era uno dei più problematici nell’Irlanda del Nord e, su tutto il confine settentrionale, l’esercito britannico aveva un certo numero di unità che operavano permanentemente. La possibilità che questo individuo guidasse un furgone, la possibilità che lui varcasse il confine quando c’era una presenza di polizia così pesante, sarebbe ridicola se non fosse un fatto così grave. Bisogna conoscere il paesaggio di cui stiamo parlando. Le strade erano a grande distanza; c’erano tre macchine nei dintorni quel giorno e sono state escluse”.

La sorella gemella di Mary, Ann Doherty, è convinta che la bambina sia stata uccisa da qualcuno che conosceva, che aveva pianificato la cosa nel timore che la piccola rivelasse un segreto che lo riguardava, probabilmente un abuso sessuale. Secondo lei il corpo di Mary fu sepolto nelle vicinanze del luogo della scomparsa, e su sua istanza la Garda ha condotto un’approfondita ricerca, scavando in vari punti della zona, senza ottenere nessun risultato.

A tutt’oggi, il caso di Mary Boyle rimane insoluto.

Fonti principali: BBC, Wikipedia, Donegal Daily;

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