Quella dei vampiri è una leggenda che sopravvive nelle tradizioni di molti popoli, particolarmente nell’est europeo ma non solo. L’immagine classica del vampiro vuole che si tratti di un essere che si mantiene in vita nutrendosi dell’essenza vitale di esseri umani o animali a sangue caldo, generalmente ottenuta succhiando il sangue alle proprie vittime ma non mancano casi di veri e propri vampiri energetici in grado di rubare direttamente l’energia agli altri esseri ad esempio tramite il contatto tra le mucose.
Entità di tipo vampirico sono diffuse in numerose culture ed epoche ma il termine il termine “vampiro” ha conosciuto l’apice della propria popolarità a partire dagli inizi del XVIII secolo, quando cominciarono a diffondersi le superstizioni dell’est Europa dell’est e dei Balcani. Altri nomi con cui sono conosciuti i vampiri sono strigoi in Romania e vrikolakas in Grecia. Il timore superstizioso che si diffuse portò, in alcuni casi, a piantare paletti nei cadaveri e ad accusare alcune persone di vampirismo.
I vampiri oggi hanno, nell’immaginario popolare, un aspetto ben definito: canini appuntiti, nutrono una insaziabile passione per il sangue umano, non si riflettono negli specchi, possono trasformarsi in alcuni tipi di animale, il più noto è il pipistrello, temono l’aglio e possono venire uccisi piantandogli un paletto nel cuore. Il più noto dei vampiri è il conte Dracula, un aristocratico che vive in un lussuoso castello.
Ovviamente tutta leggenda sorta intorno ai vampiri deriva dalla inspiegabile paura che un morto, una volta sepolto, possa tornare e fare del male ai vivi, anche suoi cari.
Spesso le leggende nascevano da una scarsa comprensione del modo in cui i corpi si decompongono. Quando la pelle del corpo si asciuga e si ritira, denti e unghie possono sembrare più lunghi, come se fossero cresciuti. Quando gli organi interni si decompongono, dal naso e dalla bocca può uscire un liquido scuro. Chi non conosce questo processo potrebbe pensare che il liquido sia sangue che il morto ha bevuto dai vivi.
Le macchie di sangue di sangue ai lati della bocca dei cadaveri non era, però, l’unica ragione di sospetto. Prima di scoprire come si diffondono alcune malattie, la gente credeva che i vampiri fossero tra le forze occulte che lentamente distruggevano le comunità. “La grande costante nell’evoluzione della leggenda dei vampiri è stata la loro stretta associazione con le malattie”, scrive Mark Collins Jenkins nel suo libro Vampire Forensics. Cercare di uccidere i vampiri o di impedire loro di nutrirsi di sangue dava alle persone l’impressione di poter avere qualche controllo sulle epidemie.
I vampiri europei
Come abbiamo visto, le ondate di psicosi per i vampiri tendevano a coincidere con la comparsa delle epidemie. Nel 2006, gli archeologi hanno rinvenuto a Venezia, sepolto insieme alle vittime della peste, un cranio del XVI secolo con un mattone in bocca. Il mattone era probabilmente un sistema per impedire che streghe o vampiri lasciassero la tomba per uccidere le persone.
Secondo alcune credenze, non tutti i vampiri hanno la necessità di lasciare fisicamente la tomba. Nel nord della Germania si credeva che i Nachzehrer, o “post-divoratori”, rimanessero sottoterra, mangiando il sudario in cui erano stati avvolti. Anche in questo caso, la credenza aveva probabilmente a che fare con il liquido che fuoriesce con la decomposizione, che tende a rompere il sudario creando l’illusione che il cadavere se lo sia mangiato.
Anche da sottoterra questi masticatori causavano comunque problemi, e anzi si credeva che fossero gli esseri più attivi nel corso delle epidemie. Nel trattato del 1679 De masticatione mortuorum, un teologo protestante accusò i Nachzehrer di fare del male ai familiari sopravvissuti tramite processi occulti. Il teologo scrisse che per fermarli bisognava esumare i corpi e riempir loro la bocca di terreno, magari aggiungendo, per buona misura, anche un sasso e una moneta. Se non erano in grado di masticare, assicurava il trattato, sarebbero morti di fame.
Le storie di vampiri continuarono a prosperare nell’Europa meridionale e orientale per tutto il XVII e XVIII secolo. Nella metà del XVIII secolo, il Papa Benedetto XIV dichiarò che i vampiri non erano che “fantasie fallaci dell’immaginazione umana“, e l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria definì le credenze sui vampiri “superstizione e menzogne“.
Dal Vecchio Mondo al Nuovo
Inevitabilmente, con il tempo, i vampiri finirono per emigrare nelle americhe. Nel 1892, la diciannovenne Mercy Brown di Exeter, nel Rhode Island, morì di tubercolosi, all’epoca chiamata “consunzione“. Madre e sorella erano già spirate, e il fratello Edwin era malato. I vicini temevano che una delle donne morte stesse danneggiando il fratello dalla tomba.
Quando aprirono la tomba di Mercy Brown, le trovarono sangue nella bocca e nel cuore, e lo interpretarono come segno di vampirismo. I vicini bruciarono il cuore di Mercy e ne misero le ceneri in una pozione che diedero da bere a Edwin: una comune strategia anti-vampiro. La pozione avrebbe dovuto farlo guarire, ma lui morì pochi mesi dopo.
Non fu un episodio isolato. Michael Bell, autore di Food for the Dead, ritiene che ci siano stati 60 rituali anti-vampiro nel New England del XVIII e XIX secolo, e molti altri nel resto del paese. Questi rituali erano più comuni nel Connecticut orientale e nel Rhode Island occidentale, spiega Brian Carroll, professore di storia alla Central Washington University.
Carroll pensa che questi rituali siano stati “introdotti come pratica medica all’epoca della Rivoluzione americana” dai medici tedeschi che erano al seguito degli assiani, i mercenari tedeschi che combattevano per la Corona inglese. Per questa ragione, ritiene che le leggende dei vampiri del New England derivino dai Nachzehrer tedeschi. Diversamente dai vampiri rumeni, bevitori di sangue, quelli americani rimanevano nelle loro tombe, facendo del male ai viventi da lontano, tramite la “magia simpatetica“.
Il vampiro moderno
Quando nel New England i vampiri facevano ancora paura, in Europa stavano cominciando ad assumere un nuovo ruolo grazie a libri come Il vampiro (1819), Carmilla (1871-72), e naturalmente Dracula di Bram Stoker (1897), e nelle rappresentazioni teatrali. Nonostante originassero da folklore e paure, questi vampiri aristocratici e sensuali cominciavano ad assomigliare di più a quelli che abbiamo in mente oggi.
Con il progresso delle scienze mediche, la paura dei vampiri svanì nel XX secolo, o meglio passò dalle credenze popolari alla fiction. Molti sono stati i libri ed i film girati basandosi su storie di vampiri. Il genere vampiresco è così mutato da horror in fantasy e di grande moda è diventato negli ultimi anni questo sottogenere della letteratura fantastica interamente dedicato alle storie di vampiri moderni, esseri perfettamente umani che si combattono tra loro e combattono il genere umano ai giorni nostri. Questi vampiri, spesso, vivono mescolati agli esseri umani e, a volte, finiscono per interagire con loro anche a livello emotivo e sessuale come accade nel film “Dal tramonto all’alba“. La figura classica del vampiro va lentamente mutando in qualcosa che sempre più somiglia ad un essere umano, al punto di potersi mescolare senza essere distinguibili al resto dell’umanità. L’attuale connotazione vampiresca sempre aver preso piede grazie alle diffuse paure nei confronti dei cosiddetti “poteri occulti”, quelle forze, cioè, che tramano dietro le quinte governando i destini dell’umanità.
Come sempre dietro ai timori superstiziosi c’è la paura del futuro e l’incapacità di riuscire ad essere artefici del proprio destino.