Alcune di queste sporgenze hanno lunghezze di soli 10 millimetri e sono appena percettibili, mentre altre arrivavano fino a 30 mm.
“Sono medico da 20 anni, e negli ultimi dieci anni ho constatato che sono sempre più numerosi i miei pazienti che presentano questa crescita sul cranio“, ha dichiarato alla BBC l’autore dello studio David Shahar, che opera presso l’Università The Sunshine Coast.
Queste escrescenze appaiono e crescono in una zona molto particolare del cranio: nella parte bassa della nostra testa abbiamo una grande placca conosciuta come l’osso occipitale, e verso il suo centro c’è una piccola protuberanza chiamata protuberanza occipitale esterna (EOP), dove sono attaccati alcuni legamenti e muscoli del collo.
La posizione dell’EOP è tecnicamente un’entesi. Questi punti dei nostri scheletri possono essere soggetti allo sviluppo di crescite spinose chiamate entesofiti, tipicamente in risposta a stress meccanici – ad esempio, eccessivo affaticamento muscolare. Come indicano Shahar e il suo collega Mark Sayers, c’è una prevalenza di EOP che crescono più a lungo nei giovani.
Secondo gli autori queste ossa sono diventate più evidenti sin dagli albori della “rivoluzione tecnologica della mano” a causa della cattiva postura che questi dispositivi provocano.
Di solito, le caratteristiche degenerative dello scheletro si presentano come sintomi dell’invecchiamento, ma in questo caso l’EOP ingrandito si presenta in soggetti giovani, in correlazione con il sesso del soggetto e al grado di protrazione della testa in avanti.
I maschi hanno molte più probabilità di avere un EOP più lungo oltre cinque volte il normale; ciò si allinea con le evidenze storiche sull’EOP più sviluppato nei maschi, e potrebbe essere spiegato da una maggiore massa della testa e del collo, insieme ad una maggiore forza muscolare.
E, mentre la protrazione media della testa in avanti registrata in questo studio era di 26 mm, gli autori dicono che è significativamente più grande di quanto registrato nel 1996. “Riconosciamo che fattori come la predisposizione genetica e l’infiammazione influenzano la crescita degli entesofiti“, scrivono gli autori. “Tuttavia, ipotizziamo che l’uso delle moderne tecnologie e di dispositivi portatili come gli smartphone, possa essere la causa principale delle posture scorrette e del successivo sviluppo di spine craniali più robuste come caratteristica adattativa nel nostro campione.“
Si tratta di risultati affascinanti e preoccupanti allo stesso tempo, tanto più che si tratta di idee supportate da un’ampia ricerca su come i dispositivi mobili possono alterare il nostro sistema muscolo-scheletrico.
Tra gli utenti dei dispositivi portatili, ad esempio, una recente revisione sistematica ha rilevato che le patologie relative al collo sono oggi più comuni del 67% rispetto a qualsiasi altra regione della colonna vertebrale.
Altri studi hanno rilevato che il 68% del personale e degli studenti riporta dolore al collo dopo aver usato dispositivi mobili per, in media, 4,65 ore al giorno. La cattiva postura, ovviamente, non è una novità, ma questo è molto più tempo di quanto noi umani abbiamo mai speso su libri o a scrivere fino a solo pochi decenni fa.
Per essere chiari, questi EOP allungati non sono necessariamente dannosi di per sé, ma potrebbero essere un sintomo di un problema più grande. I modi in cui il nostro corpo compensa una cattiva postura potrebbero aggiungere ulteriore stress a certe articolazioni e muscoli, aumentando le nostre possibilità di infortuni o problemi muscoloscheletrici in futuro.
“Sebbene la rivoluzione dei tablet e degli smartphone sia pienamente ed efficacemente radicata nelle nostre attività quotidiane, dobbiamo ricordare che questi dispositivi hanno solo un decennio e che i disturbi sintomatici correlati stanno emergendo solo ora“, concludono gli autori.
“I nostri risultati suggeriscono che il gruppo di età più giovane nel nostro studio ha sperimentato carichi posturali che sono atipici in tutti gli altri gruppi di età testati“.
La ricerca è stata pubblicata in Scientific Reports.