Dal 1980, anno in cui è stato identificato ed isolato il virus, il trattamento dell’infezione da HIV è andato evolvendosi rapidamente fino ad arrivare a trattamenti in grado di cronicizzare la patologia rallentandone, se non fermandone, l’evoluzione, pur senza debellarla definitivamente dall’organismo. La diagnosi di infezione da HIV, che fino all’inizio del secolo era praticamente una sentenza di condanna a morte, non è più un evento così drammatico ma una situazione abbastanza gestibile dalla medicina moderna. A conferma di questa asserzione, un nuovo studio ha determinato che l’aspettativa di vita attuale dei giovani contagiati dal virus è ormai “pressochè normale”.
Lo studio, pubblicato su The Lancet , ha esaminato i tassi di sopravvivenza di oltre 88.000 persone cui era stato diagnosticata l’infezione da HIV tra gli anni 1996 e il 2010 in Europa e Nord America. L’analisi dei dati ha reso evidente che, i giovani che hanno iniziato le terapie a base dei moderni farmaci antiretrovirali negli anni 2000, hanno una proiezione dell’aspettativa di vita di almeno dieci anni maggiore di chi ha cominciato ad assumere i primi farmaci di quel tipo nel 1996. Significa che la loro speranza di vita non è lontana da quella media della popolazione mondiale che si aggira intorno ai 78 anni.
Gli scienziati hanno iniziato la loro ricerca dal 1996, perché questo è l’anno in cui i primi farmaci antiretrovirali entrarono nei protocolli terapeutici. La terapia antiretrovirale comporta l’assunzione di un cocktail di farmaci che agiscono in combinazione bloccando la replicazione la replicazione del virus. Da allora, i farmaci sono stati raffinati e la modalità di uso e assunzione è stata migliorata grazie alla prova sui pazienti che ha permesso di testare le dicerse combinazioni eliminando progressivamente effetti collaterali e l’insorgenza di fenomeni di resistenza.
Grazie al miglioramento delle terapie, le persone sieropositive, oggi, assumono meno farmaci poiché l’inibizione della riproduzione dell’HIV permette un normale funzionamento del sistema immunitario e, quindi, non si sviluppano le malattie opportuniste che obbligavano i primi malati di AIDS ad assumere quantità enormi di farmaci potenti dai potenziali effetti collaterali dannosi.
A questo bisogna aggiungere anche la migliorata diagnosi precoce della malattia che permette di intervenire, rispetto ad un tempo, in un momento molto precedente alla diffusione organica ella malattia.
Tuttavia, la ricerca ha anche dimostrato che la migliorata aspettativa di vita per questi malati non vale per tutti. Infatti le statistiche dimostrano che i tossicodipendenti infettatisi attraverso l’uso promiscuo di siringhe non evidenziano tale miglioramento di aspettativa di vita. Non è ancora ben chiaro quale sia il motivo ma si sospetta che vi sia una correlazione con, oltre che con la modalità di infezione, anche con lo stile di vita precario che spesso viene condotta da questi tossicodipendenti.
“Questa ricerca dimostra che il miglioramento delle terapie anti HIV, associati con corretti screening per la prevenzione ed il trattamento dei problemi di salute associati all’infezione da HIV, può estendere la durata della vita di persone con diagnosi di HIV”, spiega l’autore Adam Trickey in una dichiarazione . “Tuttavia, sono necessari ulteriori sforzi per migliorare le terapie allo scopo di normalizzare completamente la qualità della vita di queste persone.”
Nonostante queste notizie positive sono ancora molti, troppi, i decessi causati dall’infezione da HIV. Questo continua a dipendere, spesso, da un non corretto stile di vita, da diagnosi tardiva e dall’uso scorretto dei farmaci o il loro non uso. La maggior parte dei decessi in malati di AIDS continuano a verificarsi tra le persone non trattate con le terapie antiretrovirali.
Purtroppo, negli ultimi anni, si sono diffuse a macchia d’olio idee sbagliate causate dalle teorie complottiste che tanto vanno di moda, secondo le quali l’AIDS non esiste o è curabile attraverso diete particolari o l’assunzione di farmaci improbabili o non testati, secondo protocolli inesistenti o, comunque, non riconosciuti dalla medicina ufficiale. Una persona che scoprisse di essere affetta da infezione da HIV, non dovrebbe perdere tempo a pensare che esiste un complotto che vuole costringerlo ad assumere farmaci al solo scopo di ingrassare “BIG PHARMA” ma correre da uno specialista qualificatop ed iniziare al più presto un adeguato trattamento antiretrovirale per fermare la replicazione del virus all’interno del proprio organismo.