Hayabusa 2 rientro previsto il 6 dicembre

Negli ultimi dieci anni, due missioni spaziali giapponesi, Hayabusa e Hayabusa 2 ci hanno aiutato a svelare alcuni misteri sugli asteroidi che potrebbero dirci come è nata la vita sul nostro pianeta

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Hayabusa 2: il rientro di un campione dell’asteroide Ryugu potrebbe aiutarci a scoprire le origini della vita e del sistema solare.
Gli asteroidi sono considerati spesso dei semplici oggetti dalla forma vagamente a patata, butterati e poco interessanti che si muovono nello spazio profondo. Negli ultimi dieci anni, due missioni spaziali giapponesi, Hayabusa e Hayabusa 2 ci hanno aiutato a svelare alcuni misteri sugli asteroidi che potrebbero dirci come è nata la vita sul nostro pianeta.
L’Agenzia spaziale giapponese, JAXA, sta per acquisire campioni dell’asteroide Ryugu, un asteroide di 1 km di larghezza. Il recupero dei campioni è previsto per il 6 dicembre in un sito di test militari nel Sud dell’Australia. Il primo veicolo spaziale Hayabusa ha restituito campioni dall’asteroide Itokawa nel 2010, che come Ryugu orbita attorno al Sole nei pressi del nostro pianeta.
Il veicolo spaziale Hayabusa 2, grazie alle sue telecamere, ha rivelato alcune interessanti caratteristiche dell’asteroide Ryugu (che significa “Palazzo del drago”). Sembra che l’asteroide si sia formato da un cumulo di materiale proveniente da diversi asteroidi esistiti nel passato. L’asteroide Ryugu mostra che questi oggetti hanno una storia ricca e ben documentata, essendo bombardati da meteoriti e sferzati dal vento solare e dai raggi cosmici.
Molti “meteoriti di condrite carboniosa” come Ryugu sono ricchi di minerali ricchi d’acqua come le argille e per questo potrebbero aver portato il prezioso liquido sulla Terra. Curiosamente, le osservazioni su Ryugu suggeriscono che non ha l’abbondanza di acqua che ci si aspettava quando è stato selezionato come obiettivo per la missione Hayabusa 2. È possibile che l’acqua negli asteroidi sia evaporata a causa del riscaldamento interno causato dal materiale radioattivo. Al contrario, l’asteroide Bennu, che è stato campionato dalla missione Osiris Rex della NASA, che riporterà i campioni nel 2023, sembra essere ricco di minerali idratati.
L’asteroide Ryugu potrebbe svelarci qualche mistero insoluto del nostro Sistema Solare. La Terra e gli altri pianeti si sono formati a partire da piccoli corpi rocciosi in un disco di gas, ghiaccio e polvere chiamato nebulosa solare. Gli asteroidi sono i resti di questo processo. Mentre i pianeti hanno mutato notevolmente le loro caratteristiche, sviluppando croste, mantelli e nuclei durante la loro lunga esistenza, gli asteroidi non hanno avuto gli stessi sconvolgimenti. Studiando campioni di asteroidi, possiamo quindi svelare molti segreti su come si è formato il Sistema Solare e forse come è nata la vita sulla Terra.
Gli elementi fondamentali della vita erano presenti in quella nebulosa o si sono sviluppati più tardi sulla Terra? Se fossero presenti nella nebulosa, potrebbero essere ancora su Ryugu. Precedenti ricerche hanno infatti suggerito che le reazioni con l’acqua sugli asteroidi sono legate alla produzione di amminoacidi, che sono i mattoncini che compongono le proteine. Se scoprissimo che gli elementi costitutivi della vita erano presenti al momento della nascita della Terra, ciò potrebbe significare che la vita potrebbe essere più comune nell’universo di quanto si possa ritenere. Potrebbe aiutarci a capire come il materiale organico si diffonde sui pianeti, come Marte e la Terra.
Uno dei vantaggi di una missione di recupero dei campione come la missione Hayabusa 2 è che la contaminazione da materiali organici sulla Terra è a un livello minimo assoluto. Quindi, se trovassimo amminoacidi su Ryugu, possiamo essere certi che provengono effettivamente dall’asteroide.
Ottenere il campione non è stato semplice. Per ottenere un frammento da sotto la superficie di Ryugu, dove il materiale è protetto dagli impatti e dalle radiazioni, la sonda spaziale ha dovuto orbitare a una distanza di sicurezza. Da quella posizione ha sparato un proiettile sulla superficie dell’asteroide. Il piccolo cratere che si è creato è stato poi visitato con un breve touchdown per raccogliere il materiale. JAXA è cauta nel dire quanto è stato raccolto, si spera alcune decine di grammi.
Hayabusa 2, che ha intrapreso una missione lunga sei anni, è partito per la Terra nel novembre 2019. Ci sarà una copertura YouTube in diretta che mostrerà la palla di fuoco che avvolgerà la capsula  nella fase del rientro e un radiofaro all’interno della capsula stessa consentirà il rapido recupero con droni ed elicotteri. La capsula dopo il recupero, verrà portata al Sagamihara Campus vicino a Tokyo, in Giappone, per l’apertura.
Le missioni di rientro dei campioni richiedono tecniche di laboratorio in grado di analizzare campioni molto piccoli. Verranno utilizzate tecniche all’avanguardia tra cui analisi organiche, microscopia elettronica, e sincrotroni che generano raggi X per studiare la materia.
Mentre la missione di rientro è in corso, il veicolo principale procederà all’ultima parte della missione, dirigendosi verso un minuscolo asteroide chiamato 1998KY26. Arriverà nel 2031 dopo una serie di sorvoli del nostro pianeta. Hayabusa 2 può davvero atterrare su questo asteroide largo 30 metri? Sarà una sfida impegnativa. Potrebbe inoltre aiutarci a capire come deviare un asteroide che potrebbe rischiare di schiantarsi sulla Terra in futuro.
Fonte: https://theconversation.com/hayabusa-2-returning-asteroid-sample-could-help-uncover-the-origins-of-life-and-the-solar-system-151415