Hayabusa 2, alla scoperta delle origini della vita

La capsula è rientrata sulla Terra riportando frammenti dell'asteroide Ryugu, la cui analisi dei potrebbe spiegarci la nascita del sistema solare

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Riportati sulla terra frammenti dell’asteroide Ryugu; l’Agenzia Spaziale Giapponese’ (JAXA) ha annunciato che, dopo un viaggio di oltre 5 miliardi e 273 milioni di chilometri, è tornata sulla terra la capsula, separatasi navicella principale Hayabusa2, la quale ha raccolto due campioni dell’asteroide Ryugu, uno in superficie e l’altro più in profondità. L’arrivo sulla Terra della capsula con il carico è avvenuto alle 18:50 circa ora italiana, in un’area di test militari dell’Australia meridionale. La sonda era partita il 3 dicembre 2014.

Gli scopi della missione

L’agenzia spaziale giapponese ha spiegato che i campioni di materiali presi sull’asteroide Ryugu conservano traccia delle interazioni nei primi attimi di vita del nostro sistema solare tra i materiali, che hanno formato la Terra, i suoi oceani e la vita, i quali erano presenti nella nube primordiale da cui si esso ha avuto origine.
La teoria sull’origine dei pianeti ipotizza, che essi derivino, appunto, da una nebulosa ricca di gas e granelli di polvere, i quali si unirono tra di loro per originare piccoli corpuscoli; con il passare del tempo è continuato hanno questo processo fino a dare vita a corpi sempre più grandi chiamati planetesimi, i quali, infine, unendosi, diventarono pianeti.
Gli avanzi di questo processo sono gli asteroidi, i quali sono rimasti come erano all’inizio della loro formazione; i pianeti, al contrario hanno subito profondi cambiamenti nel corso della loro vita sviluppando croste, mantelli e nuclei nel corso della loro vita subendo profondi cambiamenti.
Raccogliere un campione direttamente da un asteroide offre l’opportunità di studiare le rocce risalenti alla formazione del Sistema Solare, avvenuta più di 4,5 miliardi di anni fa.


Le origini della vita

Gli scienziati cercano una risposta ad un quesito essenziale, capire se gli elementi costitutivi della vita erano presenti nella nebulosa da cui ha avuto origine il sistema solare oppure si sono sviluppati successivamente sulla Terra.
Se essi erano già presenti prima della nascita della Terra è probabile che essi siano presenti anche sull’asteroide Ryugu e questo dimostrerebbe che la vita potrebbe essere più comune nell’Universo di quanto si possa pensare.
La missione di riporto dei campioni da Ryugu è stata preparata in modo da evitare qualsiasi contaminazione riconducibile a materiali organici terrestri; se si trovassero aminoacidi su Ryugu sarebbe certo che essi provengano da lì.
Questo asteroide ha un diametro di circa un chilometro e potrebbe avere avuto origine da un cumulo di macerie rotanti prodotte dallo scontro di precedenti asteroidi; esso appartiene alla categoria degli “asteroidi a condrite carboniosa”.
Questa terminologia si riferisce a un tipo di meteorite, che può contenere composti organici complessi, come gli aminoacidi e gli acidi nucleici: in pratica, i materiali di costruzione delle proteine e del Dna.

La missione continua

Le osservazioni effettuate fino a questo momento hanno permesso di concludere che non ci sia tanta acqua all’interno delle componenti di Ryugu; secondo i ricercatori l’acqua, che in origine era contenuta nei pezzi di roccia da cui ha avuto origine si sia evaporata a causa del riscaldamento interno da parte di materiale radioattivo.
La sonda Hayabusa2 non ha esaurito la sua missione e continuerà il suo viaggio verso il prossimo obiettivo: esplorare un altro asteroide 2001 CC21 nel 2026 e arrivare a destinazione verso l’asteroide 1998 KY26 nel 2031.
In questo caso per la prima volta sarà osservato un asteroide, che ruota rapidamente, con periodo di rotazione di 11 minuti e che ha una composizione sconosciuta.
Una missione simile a quella condotta dalla capsula giapponese è stata OSIRIS-Rex realizzata dalla NASA, la quale ha raccolto materiali dall‘asteroide Bennu e che tornerà sulla Terra nel settembre 2023.