Finlandia, 13 gennaio 2014, boschi di Espoo. Il signor Teemu Mäki-Patola si trova nei boschi di Espoo, quando scopre qualcosa che attira la sua attenzione. Un ramo dall’aspetto particolare. Teemu nota che dallo strano pezzo di legno fuoriescono dei filamenti bianchi e prova a strapparne un pezzetto ma la parte distaccata in poco tempo si scioglie completamente, l’apparente fibra in realtà è del semplice ghiaccio.
Le immagini della scoperta vengono pubblicate dal Keski-Häme, che interpella gli esperti per avere una risposta sul fenomeno. La risposta arriva a breve e se ne fa carico James Carter geologo dell’Illinois State University. Il fenomeno osservato da Teemu Maki-Patola è chiamato “capelli di ghiaccio” e, essendo poco noto, può far pensare che ci si trovi di fronte a fenomeni non naturali ma dovuti all’inquinamento o peggio; se si entra nel campo del cospirazionismo, cosa oggi molto probabile vista la mole di informazioni fuorvianti circolanti in rete e non solo, ricorderete sicuramente la famosa neve chimica resa nota dalla letteratura cospirazionista.
Capelli di ghiaccio, un fenomeno del tutto naturale
I capelli di ghiaccio non hanno nulla a che fare con la bufala delle scie chimiche che, secondo i soliti cospirazionisti, anche nostrani, verrebbero emesse dal traffico aereo, o con i capelli d’angelo di ufologica memoria (Ricorderete la strana sostanza caduta a Firenze durante una partita di calcio).
Questo fenomeno ha cause del tutto naturali, infatti si tratta di strutture che si formano a contatto con i tronchi attaccati da particolari specie di funghi. Il congelamento dell’acqua in prossimità del micelio provoca il sollevamento dello strato di ghiaccio, che attira a sè l’acqua contenuta nel legno, attraverso un processo di suzione capillare (criosuzione). Quello che si ottiene è un ago di ghiaccio che cresce a poco a poco dal ramo,e può raggiungere una lunghezza di 10 cm.
I capelli di ghiaccio furono descritti per la prima volta su Nature nel 1884. Fra gli studiosi di questo fenomeno figura anche Alfred Wegenner, noto per i suoi studi sulla deriva dei continenti.
In tempi più recenti, le ricerche di Gerhart Wagner e Christian Mätzler (2008) hanno confermato il ruolo dei funghi nel processo: irrorando con un fungicida il legno il ghiaccio si formava, i “capelli” no.
Christian Mätzler, dell’Istituto di fisica applicata dell’Università di Berna, Diana Hofmann (chimica) e a Gisela Preußu (biologa) nell’estate del 2015 hanno identificato gli undici possibili responsabili del fenomeno grazie ai campioni raccolti nel 2012, 2013 e 2014 nelle foreste di Brachbach, in Germania.
L’unica specie presente in tutti i legni analizzati era l’Exidiopsis effusa, che rimane quindi la maggiore indiziata per la formazione dei “capelli di ghiaccio”. Christian Matzler ha pubblicato un articolo in proposito su Biogeosciences.
Ulteriori analisi hanno consentito di identificare nell’acqua di fusione altri composti organici come la lignina e il tannino, che probabilmente impediscono al ghiaccio di formare cristalli più grandi sulla superficie del legno.
Fonte: Queryonline