Siamo nella nella tarda serata di un freddo mercoledì 6 dicembre 1978 mentre la guardia giurata Pier Fortunato Zanfretta, in servizio su una “126” nell’area di Torriglia, un piccolo centro sulle alture dell’entroterra genovese, guida lentamente cercando, per quanto possibile, di evitare i punti dove si sono formate lastre di ghiaccio.
Sono le 23.30 quando Zanfretta imbocca la deviazione che dalla statale 45 conduce a Marzano. Il metronotte percorre la stradina che porta al centro del paese e da qui, continuando, si dirige verso la villa «Casa Nostra» del medico dentista genovese Ettore Righi.
Poco prima dell’ultima curva, il motore e i fari della “126” si spengono. Mentre è ancora confuso per l’accaduto, Zanfretta nota nel giardino della villa quattro luci. Pensando a dei ladri, prende in mano il microfono della radio per comunicare alla centrale operativa dell’istituto di vigilanza la cosa, ma la radio non funziona.
A questo punto, Zanfretta, cui non manca il coraggio, impugna la sua Smith & Wesson calibro 38 special e, con la pila spenta nella sinistra, si avvia cautamente verso la villa. Il cancelletto del giardino e la porta d’ingresso sono aperti e Zanfretta entra. All’improvviso, qualcosa gli tocca la schiena e Zanfretta si volta con la pistola spianata…
Interrogato la mattina dopo dal brigadiere dei carabinieri Antonio Nucchi, comandante della stazione di Torriglia, Zanfretta racconta, tremando, di aver visto “un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o avvolto in una tuta molle, comunque grigia, occhi gialli a triangolo, vene rosse sulla testa, orecchie a punta e mani con dita dalle unghie rotonde“.
Terrorizzato, Zanfretta fugge e torna alla “126” dove prova nuovamente a contattare la centrale via radio.
“La prima chiamata – dice Carlo Toccalino, operatore di turno quella notte – l’ho ricevuta soltanto verso mezzanotte e un quarto. Zanfretta urlava e diceva continuamente ‘Mamma mia, quant’è brutto’. Io allora gli ho chiesto se lo stessero aggredendo e lui di rimando: ‘No, non sono uomini, non sono uomini…‘. A questo punto la comunicazione si è interrotta».
Cosa era successo?
Mentre il metronotte parlava alla radio una grande luce triangolare si alzò da dietro la casa. Zanfretta la descriverà come un disco luminosissimo più grande, in lunghezza, della stessa villa. La luce lo abbagliò a tal punto che dovette ripararsi gli occhi con il braccio. Sentì dunque un grande sibilo e, con un’accelerazione fantastica, il velivolo si perse nel cielo.
Sul terreno dove il misterioso oggetto si sarebbe posato, i carabinieri scoprirono poi una grossa impronta semicircolare che nel loro rapporto definirono come “il segno lasciato da un elicottero o qualcosa di grosso che si è posato sul prato adiacente alla casa“.
Zanfretta svenne. I suoi colleghi lo ritrovarono dopo oltre un’ora accanto alla villa, in forte stato di choc. Mentre lo portavano via continuava a dire: “Li ho visti, li ho visti“.
E non fu il solo. Perché i carabinieri, durante la loro inchiesta, trovarono altri 52 testimoni i quali confermarono che a quell’ora, e in quella zona, notarono un grosso oggetto volante di forma piatta e triangolare, emanante un’intensa luce variante dal bianco al rosso. Venerdì 8 dicembre il quotidiano Il Secolo XIX usciva con un titolo a sei colonne: “Incontri ravvicinati a Torriglia“.
Fu così che il mondo venne a conoscenza della vicenda del “metronotte che aveva visto gli UFO“.
Sottoposto ad ipnosi regressiva, Zanfretta raccontò di essere stato rapito.
Ma non era finita: nella notte tra il 27 e il 28 dicembre, alle 23,46, dopo una convulsa comunicazione via radio in cui comunicava che la macchina si era fermata di nuovo, Zanfretta scomparve ancora..
Le ricerche furono ostacolate dalla nebbia e dalla pioggia che in quel momento gravavano sulla zona. La “127” su cui viaggiava Zanfretta fu comunque ritrovata dopo oltre un’ora su uno spiazzo della strada di montagna che porta all’abitato di Rossi. Il primo a vedere Zanfretta fu il brigadiere Travenzoli. Tremava e piangeva. “Dicono che mi vogliono portare via – diceva -. Che ne sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio…”. Stranamente, nonostante la pioggia e il freddo, il metronotte aveva il viso e gli abiti asciutti. “Dal naso in su – spiegò Travenzoli – era caldissimo. Le orecchie erano rosso fuoco”.
Inoltre, il tetto della «127» su cui viaggiava Zanfretta, scottava come se fosse stato sottoposto ad un forte calore. Accanto all’auto, chiarissime, alcune orme gigantesche, a suola concava, lunghe oltre 50 centimetri.
Tutti questi elementi fecero poi parte del “Rapporto informativo circa l’avvistamento di oggetti volanti non identificati (Ovni) ed umanoidi da parte di Zanfretta Fortunato” che il brigadiere Nucchi il 3 gennaio 1979 inviò alla Pretura unificata di Genova perché venissero presi provvedimenti. Il rapporto finì sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica Luciano Di Noto, che lo passò, per competenza, al giudice istruttore Gian Rodolfo Sciaccaluga. Da qui esso raggiunse il giudice Russo che l’11 gennaio 1980, un anno dopo, lo fece archiviare con il numero di registro 203 per “mancanza di estremi di reato”.
Lo stesso comando dei carabinieri aveva già provveduto ad informare il ministero dell’Interno e gli alti comandi militari con due telex spediti rispettiva- mente 1’8 dicembre e il 28 dicembre 1978. Nei messaggi il grado di attendibilità degli eventi descritti veniva definito “buono”.
Dopo il secondo “incontro ravvicinato” qualcuno cominciò a pensare che, nonostante gli interrogativi emergenti dalle avventure notturne (orme gigantesche, lamiera dell’auto calda, eccetera), fosse il caso di accertare se Zanfretta fosse in condizioni di mente “normali” oppure no. È per questo che l’istituto di vigilanza lo mandò ripetutamente dal professor Giorgio Gianniotti, libero docente in neurologia, specialista in malattie nervose e mentali, vice-primario neurologo presso l’ospedale genovese di S. Martino.
Il 31 gennaio 1979 il professor Gianniotti rilasciò il seguente certificato: “Su richiesta della direzione dell’istituto di vigilanza da cui dipende, ho visitato in data 28 e 30 dicembre 1978 il signor Zanfretta Fortunato, anni 26, di professione vigile giurato, che mi viene rinviato in data odierna per essere sottoposto nuovamente a visita neuropsichiatrica. Come nelle due precedenti visite, ho trovato il signor Zanfretta in perfette condizioni psichiche e neurologiche. Il paziente non presenta alterazioni del pensiero né disturbi psicosensoriali, e normale è la sua capacità volitiva e logico–critica”.
Il certificato redatto dal professor Giannotti così concludeva: “Ritengo pertanto lo Zanfretta idoneo al suo lavoro in modo incondizionato, e non abbisognevole di periodo di osservazione né tanto meno di consigli terapeutici“. L’opinione del professor Gianniotti ebbe molta eco sia tra il pubblico sia tra le forze dell’ordine.
Alla fine gli incontri ravvicinati del terzo e del quarto tipo di cui fu vittima Zanfretta furono, tra il 1978 ed il 1981, ben 11.
Secondo quanto dichiarato dall’uomo, gli alieni con cui avrebbe avuto questi incontri proverrebbero da un pianeta morente della “terza galassia” di nome “Titania”, e avrebbero visto nella Terra uno dei possibili pianeti su cui trasferirsi in futuro. Gli alieni si chiamerebbero “Dargos”, e sarebbero del tutto pacifici.
Zanfretta afferma di aver ricevuto dai presunti esseri una sfera (inizialmente destinata all’ufologo Josef Allen Hynek) trasparente contenente un tetraedro dorato che ruoterebbe in sospensione.
L’esistenza della sfera non è mai stata provata. Zanfretta afferma di averla nascosta in un luogo noto solamente a lui, ed eventuali altri individui che s/
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vvicinassero, sostiene il metronotte, verrebbero fulminati dalla sfera stessa, sorte che sarebbe capitata ad una lepre avvicinatasi casualmente; Zanfretta racconta di sentirsi psichicamente forzato a recarvisi almeno due volte al mese, pur ignorando il motivo di tali visite.
Egli afferma di aver provato a fotografare la sfera, ottenendo, dopo lo sviluppo, solo l’immagine di cinque punti luminosi.
Zanfretta, dopo una lunga pausa durante la quale si è rifiutato di parlare delle sue esperienze con gli alieni, torna alla ribalta nel 1984 quando esce il libro a firma del giornalista Rino Di Stefano, che può essere considerato “il padre del caso Zanfretta”. Questo libro ha avuto 5 edizioni e nel 2014 è stato ripubblicato in inglese. Nel dicembre 1984, RaiTre ne trasse uno sceneggiato-inchiesta intitolato UFO a Genova? Gli incontri ravvicinati di Piero Zanfretta, in due puntate di grande successo, proposto e realizzato dal regista televisivo Bruno Ferracciolo.
Parecchio tempo dopo, nel 2004, se ne parlò ancora nel film fantascientifico InvaXön – Alieni in Liguria di Massimo Morini (leader dei Buio Pesto), con la direzione scientifica dell’astronauta Franco Malerba. Nel film, che narra di un ipotetico tentativo di invasione della Liguria da parte dei Dargos, Zanfretta ha impersonato sé stesso, e gli incassi della vendita dei diritti della pellicola sono stati devoluti all’Associazione Sindrome dell’X Fragile.
Zanfretta dichiara che non ha mai tratto alcun profitto da iniziative editoriali e giornalistiche derivate dalle sue presunte esperienze.
Nel 2002 è stato ospite del Maurizio Costanzo Show su Canale 5, e successivamente nel 2007 è stato ospite de Il bivio condotto da Enrico Ruggeri su Italia 1. Durante quest’ultima trasmissione l’ex-maresciallo dei carabinieri Antonio Nucchi, ormai in pensione, ha rivelato che all’epoca dei fatti in questione di essere stato testimone, assieme ad altre persone, di un notevole avvistamento UFO, e di esser stato “consigliato” dal comando di tacere.
Il 16 novembre 2007, nel corso di una puntata della trasmissione “Rebus, questioni di conoscenza” sulla rete satellitare Odeon TV, condotta da Maurizio Decollanz, presenti in studio il giornalista Rino Di Stefano, Maurizio Baiata (direttore del mensile “AREA 51”) e Marco Morocutti (progettista elettronico e membro del CICAP – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), Zanfretta ha mostrato foto e video recentemente realizzati con la tecnica del digitale alla “sfera” di cui i presunti alieni gli avrebbero fatto dono. Ancora una volta, tuttavia, né le immagini fotografiche né quelle video hanno potuto provare alcunché dal momento che sono risultate completamente scure.
Il 15 e 16 ottobre 2008 è stato ospite di Ricomincio da qui, trasmissione in onda su Rai 2 (condotta da Alda D’Eusanio), dichiarando che a partire da gennaio fino a luglio 2008 si sono accese in sequenza (una al mese fino a giugno, cinque a luglio) 11 iscrizioni su 12 disponibili al di sotto della sfera, e che da agosto 2008 non riesce più ad accedere al luogo in cui custodisce la scatola con all’interno la sfera.
Il 3 maggio 2012, è stato ospite di Mistero su Italia 1. Nel corso della puntata, è stato trasmesso un video, condotto da Daniele Bossari e girato dalla troupe televisiva del programma nell’area di Torriglia, per ricostruire insieme a Zanfretta i fatti accaduti in quei giorni, raccogliendo anche le testimonianze di due ex guardie giurate, Giuliano Buonamici e Mauro Dellepiane. Successivamente, erano presenti in studio Zanfretta e il giornalista Rino Di Stefano, insieme a Mirko Bragaglia dei ghost hunters team, che ha realizzato indagini attraverso termocamere, fotocamere all’infrarosso e rilevatori elettromagnetici (k2). Il servizio di Bossari è stato poi ritrasmesso il 27 giugno 2012 durante la decima puntata speciale di Mistero, dedicata ai casi più interessanti affrontati nella serie del programma.
Ancora più di recente, Zanfretta avrebbe affermato su facebook di avere previsto il terremoto che devastò l’Italia centrale il 24 agosto 2016 e, sempre sulla sua pagina ha avvisato che i Dargos, gli alieni rettiliani che lo avrebbero rapito ripetutamente, stanno tornando.
Bisogna dire che, finora, nessuno ha mai potuto smentire i racconti di Zanfretta ma è anche vero che nessuna prova è mai stata portata a sostegno. Come nella maggior parte dei casi di avvistamenti ufologici e di incontri ravvicinati, le prove presentate consistono in foto sfocate o talmente scure da risultare illeggibili, la famosa sfera impossibile da mostrare e non fotografabile per ragioni misteriose… Insomma, di 11 rapimenti restano solo i rapporti dei carabinieri con le dichiarazioni di Zanfretta, le registrazioni di alcune sedute di ipnosi regressiva, pratica che oggi si ritiene destituita di validità in quanto è troppo facile per l’intervistante influenzare l’intervistato inducendogli falsi ricordi, e un libro uscito in 5 edizioni in Italia e una all’estero, oltre a molteplici partecipazioni a trasmissioni varie dove l’ormai ex metronotte è sempre stato accompagnato dal giornalista Rino di Stefano, l’autore del libro sulle sue esperienze con gli alieni.
Bisogna anche dire che il CUN, centro ufologico nazionale, ha più volte, per bocca di diversi suoi esponenti, dichiarato di ritenere il caso di Zanfretta privo di validità.
Insomma, come sempre, tante chiacchiere e nessun fatto…
Fonti: rinodistefano.com, wikipedia, facebook