Flyeye, una sentinella per il rischio asteroidi

È italiano il nuovo strumento per la ricerca e l'individuazione di asteroidi pericolosi

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L’Esa, Asi e Ohb Italia hanno presentato pochi giorni fa un nuovo sistema di avvistamento che grazie al suo occhio composito – simile a quello di una mosca – intercetterà le minacce provenienti dallo spazio. Il sistema, primo al mondo del suo genere è stato brevettato da tre scienziati, uno dei quali è l’italiano Roberto Ragazzoni dell’Istituto nazionale di astrofisica. Opererà dalla cima del Monte Mufara,
sito prescelto dall’Esa grazie anche alle efficienti infrastrutture già esistenti nel Parco astronomico delle Madonie. L’investimento è stato promosso dal comune di Isnello (PA) e sostenuto dal Miur.

Sulla Terra sono caduti diversi asteroidi che seppur di piccole dimensioni hanno causato ferite a persone e danni a cose. Uno di essi è caduto sui cieli di Chelyabinsk il 15 febbraio 2013 e, per puro caso, non causò vittime. L’evento si potrebbe prevenire riuscendo a intercettare corpi simili e allertare la popolazione in tempo utile per un’eventuale evacuazione.

Oggi abbiamo la possibilità di mettere in campo un nuovo telescopio tutto made in Italy con delle particolarità che non sono certamente comuni in oggetti simili. Il nuovo telescopio si chiama “Flyeye” ed è dotato di un occhio composito come quello delle mosche. La macchina è alta sei metri e mezzo, larga quattro e pesante ben 24 tonnellate, è stato realizzato della Ohb Italia.

Il nuovo telescopio Flyeye sarà in grado, grazie alle sue capacità, di scoprire asteroidi fino a 40 metri di diametro con un anticipo di almeno tre settimane prima che impattino l’atmosfera terrestre” (dichiarazione all’Ansa di Ian Carnelli, responsabile del programma General Studies dell’Esa).

Oltre che monitorare gli asteroidi, però, è necessario anche scoprirli, come fanno le reti di telescopi statunitensi: con Flyeye l’Europa può finalmente mettersi al passo“, ha aggiunto Ettore Perozzi, dell’Ufficio di sorveglianza spaziale dell’Asi. “L’enorme flusso di dati che verrà prodotto potrà essere utile in molti altri campi dell’astronomia, ad esempio per studiare i mutamenti del cielo come la variazione di luminosità delle stelle“.



Flyeye è il telescopio ideale per questo tipo di applicazioni. Il motivo è presto detto“, spiega a Media Inaf Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Padova. “Ha una configurazione – come dice il nome – “a occhio di mosca”: la più adatta per tenere sott’occhio una porzione di cielo estremamente ampia e accorgersi al volo se viene attraversata da piccoli oggetti che sfrecciano rapidissimi – come appunto asteroidi o detriti spaziali”.

L’ottica del telescopio porta la firma sia di Ragazzoni che di Marco Chiarini e Lorenzo Cibin di Ohb Italia. Il telescopio, grazie alla sua struttura, imita l’occhio composto degli insetti, esso è composto da una lente sferica circondata da altre 16 lenti più piccole che riflettono la luce verso sedici fotocamere garantendo velocità di risposta e un campo visivo molto ampio.

Anche il posto dove il telescopio Flyeye sarà collocato ha delle particolarità, il Monte Mufara si trova in Sicilia, nel parco delle Madonie, ad un’altezza di 1885 metri slm ed è stato scelto dall’Esa grazie ad un’analisi comparativa che ha valutato i vari siti italiani, le misure della turbolenza atmosferica che influenzano in negativo le osservazioni astronomiche e le condizioni meteo. Misure effettuate tra il 2017 e il 2018 che hanno rivelato il sito migliore, il monte Mufara con percentuali di notti con cielo limpido del 58% e un cielo con una più bassa luminosità tra i siti presi in esame.

È una straordinaria notizia e una grande giornata per la scienza”, dice Giuseppe Mogavero, presidente della Fondazione Gal Hassin – Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello (PA), “Nello stesso sito di Monte Mufara verrà collocato a brevissimo il Wide-field Mufara Telescope (Wmt) del Gal Hassin, un telescopio della classe di 1 metro, prototipo di un innovativo strumento a grande campo (7 gradi quadrati)”.

Per il Flyeye”, aggiunge Mogavero, “il Gal Hassin – sostenuto negli anni dal 2015 al 2017 dal Miur con un contributo annuo di mezzo milione di euro, assegnato all’Inaf e destinato appunto al Gal Hassin – è stato un apripista: un sito già strutturato, viabilità di accesso, infrastrutture e servizi di rete e un punto di riferimento per le interlocuzioni con le istituzioni del territorio e con la Regione Sicilia. E con possibili future collaborazioni. Il Flyeye sarà completamente dedicato alla ricerca di oggetti celesti che passano vicino alla Terra e, per farlo, dovrà scandire quanto più cielo possibile ogni notte. Scoprirà oggetti interessanti, che andranno seguiti immediatamente per migliorare la definizione dell’orbita, all’inizio mal determinata. Questo inseguimento non potrà essere fatto dal Flyeye stesso, perché questo andrebbe a ridurre la porzione di cielo osservata in cerca di nuovi oggetti. Il Wmt è nella condizione ideale per questo compito, che lo terrà impegnato solo per una frazione della notte, ma che sarà prezioso per migliorare l’efficienza del Flyeye nella ricerca di oggetti nuovi».

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