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Fantasmi dello spazio

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Come sappiamo il primo uomo a orbitare attorno alla Terra fu Jurj Gagarin ma spesso sentiamo parlare di altri cosmonauti che sarebbero presumibilmente morti durante un tentativo di lancio o in una missione vera e propria dei quali non si ha nessuna notizia, secondo questa tesi il loro Governo avrebbe emanato l’ordine di nascondere ogni evidenza della loro esistenza per non dare informazioni sui fallimenti della tecnologia spaziale Sovietica allora nascente.

Chi sarebbero gli astronauti caduti durante queste missioni e poi occultati al pubblico?

Aleksey Ledovsky, Andrei Mitkov, Sergei Shiborin, Maria (a volte Miriya) Gromova. Morti fra il 1957 e il 1959 durante falliti lanci suborbitali.

Un cosmonauta senza nome lanciato nel maggio del 1960. A volte viene identificato con Gennady Zavadovskij.

Pёtr Dolgov, Ivan Kačur, Aleksej Gračev, morti tra il 1960 e il 1961.

Vladimir Il’jušin, vero cosmonauta fantasma, in quanto sopravvissuto di un lancio orbitale, precedente a quello di Gagarin, che non andò per il verso giusto.

Sergej Anochin, morto nel suo letto nel 1986, ma di cui si sarebbe occultato il lancio per motivi mai dichiarati.

Le notizie sul primo gruppo di cosmonauti proviene da un’agenzia di stampa italiana che nel dicembre delk 1959 affermò che i quattro cosmonauti Russi erano morti durante un tentativo di lancio suborbitale, la notizia, secondo l’agenzia di stampa proveniva da funzionari di alto livello del Partito Comunista cecoslovacco ma i nomi dei funzionari non sono mai stati svelati. Ad aumentare le dicerie sui quattro astronauti fu anche

il Gadsden Times, che riportava alcune affermazioni del professor Hermann Oberth convinto che il comunicato dell’Agenzia Continentale fosse veritiero: i Sovietici avevano perso quattro cosmonauti, se non di più. Hermann Oberth era un’ingegnere missilistico conosciuto, ispiratore di von Braun, aveva lavorato a vari progetti missilistici tedeschi a Peenemünde tra il ’41 e il ’44. Dopo la guerra aveva lavorato negli Stati Uniti, per la NASA, e in diverse occasioni fece da consulente per progetti legati ai vettori per l’esplorazione spaziale. La storia da lui avallata sulla scomparsa dei cosmonauti ha fatto si che pur senza dati certi, fosse ritenuta veritiera.

Il cosmonauta anonimo invece non venne mai anciatò, la missione della capsula Vostok era solo un lancio di prova, infatti era priva di scudo termico, quindi destinata a un lancio senza equipaggio, la capsula fu anche osservata dagli americani, quindi si capisce come sia difficile tenere segrete le missioni spaziali.

Dolgov, Kačur, Gračev e Zavadovskij erano collaudatori e non figuravano nei ruolini dei lanci spaziali. Si sa per certo che Dolgov morì a causa di un incidente, il 1 di novembre del 1962, mentre si lanciava con tuta pressurizzata e paracadute dall’altezza di oltre 28.000 metri.

Anche Vladimir Il’jušin era un pilota collaudatore e non partecipò al programma spaziale: la leggenda del suo lancio nasce da una serie di notizie giornalistiche a ridosso del lancio del primo cosmonauta, Jurj Gagarin.

Sergej Anochin, altro pilota collaudatore, partecipò al programma spaziale, ma non volò nello spazio.

Quindi per evitare fraintendimenti sottolineiamo che il primo uomo a essere lanciato nello spazio fu Gagarin, I caduti che vi furono, ottennero pure i funerali di stato con il corteo nella Piazza Rossa, certamente non il modo migliore per cancellare prove di ipotetici lanci segreti.

La vicenda dei cosmonauti perduti in parte ruota attorno alle ricerche svolte dai fratelli Judica-Cordiglia che affermano di aver captato le comunicazioni fra le missioni spaziali e l’allora cosmodromo di Tjura-tam.

I fratelli Achille e Giovanni Battista Judica-Cordiglia erano due radioamatori che con attrezzature in parte realizzata da loro stessi, seguivano gli sviluppi della corsa allo spazio cercando di intercettare i segnali dei satelliti e le comunicazioni tra gli equipaggi delle prime capsule e i centri di controllo. Iniziarono a Torino per poi spostarsi in un bunker abbandonato che ribattezzarono Torre Bert, nome con il quale il sito è ancora conosciuto.

Tra il 1960 e il 1964 intercettarono nove stralci di comunicazioni che attribuirono a lanci spaziali con uomini a bordo mai divulgati. Secondo l’interpretazione che i due diedero è che si trattava di cosmonauti morti durante l’orbita o al rientro e taciute dalle autorità sovietiche.

Queste affermazioni attirarono subito l’attenzione dei media che iniziarono a seguire la vicenda anche perché se fossero state reali, i successi dei Russi nascoondevano qualcosa di terribile, imprese costruite sul sacrificio di persone che perdevano la vita, affermazioni che instillavano attraverso i media il sospetto che i Sovietici nascondessero al mondo i loro errori e i loro fallimenti.

Queste affermazioni nonostante fossero arrivate ai media non venivano considerate troppo serie, i lanci che i fratelli Judica-Cordiglia intercettavano non venivano riportati da altri radioamatori e infatti Bernard Lovell, radioastronomo e direttore del radiotelescopio di Jodrell Bank, disse che di simili lanci si poteva escludere la possibilità.

Una delle comunicazioni consiste nel battito cardiaco e nel respiro affannoso di un “cosmonauta che muore”. Questi dati però venivano inviati per telemetria, non potevano essere ascoltati e di conseguenza registrati e il dato anche se intercettato in ogni caso necessitava di essere decodificato.

Alcune intercettazioni tirerebbero in ballo capsule perse nello spazio, cosa improbabile, se non impossibile, all’epoca non si aveva la capacità di lanciare oggetti fuori dall’orbita terrestre e lo stesso discorso vale per le intercettazioni che registrano più voci, infatti le capsule agli inizi erano delle monoposto.

Alcuni resoconti parlano di capsule disintegrate al rientro, ma i due forse non sapevano che una capsula al rientro viene avvolta dal plasma che si forma con l’attrito della stessa, protetta dallo scudo termico con l’atmosfera e questo impedisce ogni comunicazione radio.

Un’ultima affermazione non gioca afavore dei fratelli Judica-Cordiglia, la storia della sonda Luna 4 che i due sostenevano di aver intercettato stampando addirittura una foto della faccia nascosta della Luna. La sonda doveva giungere sulla Luna e sganciare un lander ma la missione falli e la sonda si perse nello spazio, le fotocamere erano a bordo del lander che non scattò nessuna foto, quindi i due cosa svilupparono? Forse per evitare una figuraccia con la stampa cercarono un ripiego “inventandosi” la foto ottenuta da qualche pubblicazione divulgativa, che riferiva della recente scoperta del Mare Orientale. Il dettaglio, praticamente invisibile da Terra, era così poco noto nel suo aspetto frontale che nessuno avrebbe notato la sostituzione.

Fonte Ceifan

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