Uno studio condotto da Max Telford, Professore di Zoologia, e da Paschalia Kapli, Ricercatrice di Genetica, Evoluzione e Ambiente, entrambi appartenenti alla University College of London, ha cercato di dissipare ombre e dubbi in merito all’evoluzione della vita, nel tentativo di rintracciare una origine comune, così come già spiegato dalla teoria dell’evoluzione. Veniamo tutti dalle scimmie, come diceva Charles Darwin, ma prima ancora c’è stato un antenato comune da cui è scaturita la vita come la conosciamo oggi? Ovviamente con tutte le diverse evoluzioni delle specie che ci hanno condotto fino a dove siamo ora.
Prima di tutto ciò, prima delle specie che vediamo oggi, prima dell’evoluzione dell’uomo stesso, che aspetto aveva questo antenato comune dal quale tutti discendiamo? Sappiamo che questo nostro “progenitore” ha fatto sviluppare batteri, archeobatteri ed eucarioti, ma appunto non sappiamo come fosse o quale aspetto avesse, e lo studio in oggetto, pubblicato dai due scienziati sulla rivista Science Advances è riuscito finalmente a dare una risposta a questa domanda.
La ricerca è partita dallo studio e dal confronto del DNA di diversi animali, e fondamentale è stato l’Albero Filogenetico, ossia quel diagramma capace di mostrare i rapporti di discendenza comune tra diversi organismi, uno schema capace di spiegarci come le specie evolvono: si tratta di un vero e proprio albero, dove ad ogni biforcazione dei rami troviamo un antenato comune da cui poi si diversificano altre specie. Sino a circa un decennio fa, si pensava che i nostri antenati più vecchi fossero le spugne, diverse da tutti gli altri animali tanto da essere inizialmente considerate delle alghe, ma che con lo studio dei geni sono state classificate come animali a tutti gli effetti.
Alcuni studi invece hanno messo in discussione quella che sembrava ormai una certezza, proponendo gli ctenofori come nostri antenati più lontani. Splendidi animali marini trasparenti e dalla forma tondeggiante, si diversificano dalle meduse anche se molto simili in apparenza; cosa hanno invece in comune con noi uomini? Come noi hanno cellule nervose, muscoli e un intestino, e se loro fossero davvero i nostri antenati più antichi, allora significherebbe che gli antenati di tutti gli animali avevano queste caratteristiche in comune. E se i primi animali avevano queste caratteristiche, allora viene da sé che anche le spugne inizialmente le avevano, ma che poi le hanno perse.
Tornando alla domanda alla base di questo studio, chi è il nostro antenato più lontano nel tempo? Le spugne o gli ctenofori? I risultati sembrano propendere per le spugne, perché la teoria che vuole gli ctenofori all’origine della vita, sarebbe frutto di un errore derivato dal fatto che uno dei due gruppi studiati (gli ctenofori) si è evoluto più velocemente, e quelli con questa caratteristica risultano essere più vecchi. Ma è proprio la loro evoluzione più veloce che potrebbe portarci fuori strada, quindi i ricercatori hanno simulato il processo dell’evoluzione del DNA al computer, partendo da una sequenza di DNA sintetico, usato come sostituto dell’animale ancestrale. Hanno poi lasciato che questa sequenza evolvesse sul computer mutazione dopo mutazione, seguendo l’evoluzione di entrambi i rami dell’albero.
Cosa ne è risultato? Una serie di specie con sequenza di DNA imparentate l’una con l’altra, a riprova degli alberi da cui sono derivate. Questi dati sintetici sono stati poi usati per ricostruire un albero evolutivo: quando si partiva da dati che consideravano gli ctenofori come i primi, la ricostruzione arrivava subito e in modo corretto grazie alla loro maggiore velocità di evoluzione che li fa risultare più vecchi. Insomma se gli ctenofori fossero stati davvero il primo ramo dell’albero evolutivo, non vi sarebbero dubbi a riguardo.
Quando invece i ricercatori hanno usato dati che presupponevano che le spugne fossero state le prime, spesso l’albero ricostruito era sbagliato, con gli ctenofori che tornavano a essere il primo ramo perché le informazioni dell’albero, che dimostrano che le spugne sono più antiche, vengono contraddette proprio dalla più veloce evoluzione degli ctenofori. Il ramo lungo che ci porta verso gli ctenofori può farli apparire più antichi di quanto in realtà non siano, e questa difficoltà a ricostruire l’albero è proprio quella che gli scienziati hanno incontrato con i dati reali, non simulati al computer.
Ecco dunque che la ricerca in oggetto ci offre la risposta alla domanda iniziale, ossia chi è venuto prima, gli ctenofori o le spugne? Sicuramente non gli ctenofori perché questa possibilità si scontra col fatto che questi animali sembrano più vecchi di quanto non siano in realtà, lasciando quindi alle spugne questo incredibile primato nella storia dell’evoluzione, attestandole a nostro parente più lontano.