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Esplosione di Tunguska: le ipotesi ed i riscontri

Per spiegare l'evento di Tunguska sono state proposte diverse teorie. Kulik nel 1927 ipotizzò che la causa dell'esplosione fosse una meteora o un piccolo asteroide. A ritenerlo probabile l'effetto registrato dalle esplosioni nucleari degli anni 50' - 60' sugli alberi. Esperimenti sovietici con cariche esplosive riuscirono ad ottenere modelli simili a quelli osservati nel sito di Tunguska

Il primo mattino del 30 giugno 1908 la taiga siberiana venne scossa da una terribile esplosione così potente da abbattere una foresta di oltre 2 mila chilometri quadrati situata nell’area del fiume Podkamennaja Tunguska.

Il boato dell’esplosione si udì a oltre 1000 chilometri di distanza. A 500 chilometri diversi testimoni notarono una palla di fuoco nel cielo, seguita da una gigantesca nube di fumo che si alzò all’orizzonte. Una forte scossa sismica, dovuta probabilmente all’esplosione e lo spostamento d’aria rischiarono di far deragliare un convoglio della transiberiana che transitava a 600 chilometri di distanza.

L’esplosione rilasciò una quantità di energia paragonabile a 1000 volte l’esplosione atomica di della bomba atomica sganciata a Hiroshima.

Cosa cadde a Tunguska?

La prima spedizione che raggiunse l’area dove avvenne la terrificante esplosione venne organizzata da Leonid Kulik nel 1927. Kulik si trovò dinnanzi alberi sradicati e scaraventati al suolo, orientati nella stessa direzione con una forma a farfalla.

L’accademico ipotizzò che una meteora fosse esplosa nel cielo proprio sopra la foresta. Kulik non trovò traccia di nessun cratere o di resti meteorici perciò suppose che i frammenti fossero sepolti nel terreno paludoso. La relazione dell’accademico venne pubblicato su diversi quotidiani, l’evento divenne noto al pubblico come “Evento di Tunguska“.

Una nuova spedizione partita nel 1958, scoprì piccoli frammenti di silicati e di magnetite nel terreno. In seguito, altre spedizioni trovarono tracce di silicato e magnetite anche nella resina degli alberi.

Successivi studi rilevarono tracce di numerosi metalli, incongrui rispetto all’ambiente circostante, cosa che venne considerata come una prova chiara della loro origine extraterrestre: a esplodere nei cieli di Tunguska fu probabilmente un meteorite.

Quasi 50 anni dopo, nel 2007 anche un gruppo di ricercatori italiani si occuparono dell’evento di Tunguska. Il team suggerì che un lago a 8 km a nord-nord-ovest dell’epicentro dell’esplosione fosse in realtà un cratere d’impatto. Secondo i ricercatori, il lago Cheko non era presente su nessuna mappa prima dell’esplosione avvenuta nel lontano 1908.

Per spiegare l’evento di Tunguska sono state proposte diverse teorie. Kulik nel 1927 ipotizzò che la causa dell’esplosione fosse una meteora o un piccolo asteroide. A ritenerlo probabile l’effetto registrato dalle esplosioni nucleari degli anni 50′ – 60′ sugli alberi. Esperimenti sovietici con cariche esplosive riuscirono ad ottenere modelli simili a quelli osservati nel sito di Tunguska.

Altri ricercatori sostengono che a causare l’esplosione sia stata una cometa. Questi corpi infatti, essendo in gran parte costituite da ghiaccio e non da roccia, spiegherebbero l’assenza di frammenti e quindi l’assenza di un cratere di impatto. Il primo a proporre questa ipotesi fu, nel 1930, l’astronomo inglese FJW Whipple.

Altri ricercatori hanno proposto spiegazioni esotiche all’evento di Tunguska, tra di esse ricordiamo la caduta di un frammento di antimateria, la caduta e la deflagrazione di una bomba all’idrogeno naturale, una tempesta geomagnetica, la famigerata torre di Tesla e la caduta di un’astronave aliena a propulsione nucleare in avaria.

Cosa cadde a Tunguska?

Un recente articolo sostiene che un grande asteroide di ferro che entra nell’atmosfera terrestre e sfiora il pianeta ad una quota relativamente bassa prima di rimbalzare nuovamente nello spazio potrebbe aver prodotto gli effetti osservati nell’area di Tunguska nel 1908.

I ricercatori, guidati dall’astronomo Daniil Khrennikov, dell’Università Federale Siberiana, hanno spiegato nello studio:

“Abbiamo studiato le condizioni di passaggio degli asteroidi con diametri di 200, 100 e 50 metri, costituiti da tre tipi di materiali: ferro, pietra e ghiaccio d’acqua, attraverso l’atmosfera terrestre con un’altitudine minima della traiettoria nell’intervallo da 10 a 15 chilometri. I risultati ottenuti supportano la nostra idea che spiega uno dei problemi di vecchia data dell’astronomia:

il fenomeno Tunguska, che finora non ha ricevuto interpretazioni ragionevoli e complete. Sosteniamo che l’evento Tunguska sia stato causato dal corpo di un asteroide di ferro, che è passato attraverso l’atmosfera terrestre e continuò fino all’orbita quasi solare”.

Il team ha realizzato modelli matematici del passaggio di tutte e tre le composizioni di asteroidi di dimensioni diverse per determinare se un tale evento era realmente possibile.

Una cometa che è prevalentemente composta da ghiaccio, ipotesi formulata dai ricercatori russi negli anni ’70, era abbastanza semplice da escludere. Il calore generato dalla velocità richiesta per ottenere la traiettoria calcolata avrebbe completamente sciolto il corpo ghiacciato prima di arrivare a colpire alla distanza che i dati suggeriscono.

Anche un corpo roccioso non avrebbe avuto molte possibilità di resistere all’ingresso in atmosfera. Si pensa che le meteore esplodano quando l’aria entra nel corpo attraverso piccole fratture, causando un accumulo di pressione mentre viaggia attraverso l’aria ad altissima velocità. Gli oggetti spaziali che contengono metalli quali il ferro, resistono meglio alla frammentazione rispetto a quelli rocciosi.

Secondo i calcoli della team, la probabilità più alta è a favore di un meteorite ferroso tra 100 e 200 metri di diametro che ha attraversato l’atmosfera coprendo una distanza 3.000 chilometri prima di disintegrarsi su Tunguska.

Il meteorite ferroso non si sarebbe mosso mai a meno di 11,2 Km al secondo sotto una quota di 11 km. Un modello simile spiegherebbe diverse caratteristiche dell’evento Tunguska. L’assenza di un cratere da impatto, ad esempio, dal momento che la meteora avrebbe sfiorato l’epicentro dell’esplosione senza precipitare.

L’alta velocità spiega inoltre la mancanza di detriti ferrosi, Il corpo spaziale si muoveva troppo velocemente e sarebbe stato troppo caldo per lasciar cadere frammenti. La perdita di qualsiasi massa sarebbe avvenuta attraverso la sublimazione dei singoli atomi di ferro, che assomigliando ai normali ossidi terrestri non sarebbe stati rintracciabili.

“All’interno di questa versione”, hanno osservato i ricercatori , “possiamo spiegare gli effetti ottici associati a una forte polverosità di alti strati dell’atmosfera in Europa, che ha causato un bagliore luminoso del cielo notturno”.

I risultati ottenuti sono convincenti, anche se i ricercatori notano che il loro studio presenta alcuni limiti che sperano di poter colmare con nuove e più approfondite ricerche.

Uno dei limiti dello studio è quello di non aver affrontato il problema della formazione di un’onda d’urto, sebbene i loro confronti iniziali con il meteorite di Chelyabinsk consentano plausibilmente che si sia verificata un’enorme onda d’urto su Tunguska.

Tuttavia, l’idea di un corpo di ferro che penetra nella nostra atmosfera è certamente interessante e getta nuova luce sull’evento di Tunguska, in futuro forse altre ricerche metteranno fine al mistero.

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