di Oliver Melis
Il carbonio è l’elemento alla base di tutte le forme di vita presenti sul nostro pianeta. La struttura portante della vita come la conosciamo è costituita da atomi di carbonio. Questo elemento però non potrebbe essere l’unico a formare tale struttura portante e l’esobiologia, la scienza che studia l’evoluzione della vita sulla Terra e come potrebbe evolversi in altri mondi, ha ipotizzato la possibilità che altri elementi formino la base per una vita di tipo diverso da quella che si è evoluta sulla Terra.
Nonostante Il carbonio sia un componente fondamentale alla base della vita sulla Terra e di tutti i sistemi viventi conosciuti e senza di esso la vita come la conosciamo non esisterebbe, ci sono oggi tanti astronomi che cominciano a pensare che nell’universo possano essersi sviluppate forme di vita basata su una chimica non legata all’atomo del carbonio.
L’alternativa più concreta al carbonio potrebbe essere il silicio, elemento principale che compone la sabbia, anche se l’atomo di silicio non si presta a formare lunghe catene come il carbonio. Un’altro problema è l’idrogeno, altro componente fondamentale per la vita sulla Terra, che si unisce al silicio ma i composti che forma sono solubili in acqua.
Fino al 1998 sono state identificate varie molecole nello spazio interstellare, 84 sono basate sul carbonio e solo 8 sul silicio. E’ però possibile che composti al silicio possano essere biologicamente stabili in certe condizioni ambientali esotiche, o accoppiate col carbonio.
Anche il fosforo e l’azoto sembrano essere elementi alquanto promettenti che potrebbero, però, funzionare in un mondo con caratteristiche completamente diverse da quelle della Terra. In un’atmosfera costituita da ammoniaca, per esempio, piante basate su fosforo e azoto potrebbero emettere nell’atmosfera idrogeno al posto dell’ossigeno. Gli animali che occuperebbero un simile ecosistema potrebbero respirarlo e bruciare gli zuccheri emettendo fosforo e azoto. Sono stati analizzati anche altri elementi: arsenico, cloro, zolfo. che, tuttavia, per la loro scarsità e la loro alta reattività, non sembrano poter formare molecole stabili abbastanza complesse.
Nel 1959, il celebre astronomo e cosmologo di Cambridge Fred Hoyle, pubblicò un affascinante racconto di fantascienza dal titolo “La Nuvola Nera“, dove immaginava l’esistenza di una nuvola di polvere interstellare che muovendosi all’interno del Sistema Solare minacciava di distruggere la quasi totalità della vita sulla Terra, oscurando le radiazioni del Sole.
Gli scienziati però si accorgono che in realtà la nuvola di polvere è un organismo vivente intelligente e le particelle che lo compongono interagiscono tra di loro tramite segnali elettromagnetici.
Questo romanzo, seppur di fantasia, descrive una teoria scientifica in forma letteraria e, partendo da queste considerazioni, scienziati come Freeman Dyson, professore all’Istituto di Studi Avanzati di Princeton, nel suo saggio “La vita è analogica o Digitale?” suggerisce che una forma di vita analogica, come la Nuvola Nera di Hoyle, meglio si adatterebbe alle basse temperature, estraendo l’energia di cui ha bisogno dalla gravità, dalla luce delle stelle o acquisendo nutrienti chimici dalla polvere interstellare. Tale forma di vita potrebbe avere anche un cervello o un sistema nervoso costituito da una rete di segnali elettromagnetici in grado di veicolare informazioni e interagire con l’ambiente esterno.
Fantasia, certo, ma pur sempre uno spunto interessante per guardare con occhi diversi il mondo che ci circonda.
Fonte: Focus, Il navigatore curioso