Dal deserto di Atacama a Marte

Nel sottosuolo del deserto di Atacama, uno dei deserti più aridi della Terra, i ricercatori hanno trovato forme di vita elementare ad appena 30 centimetri di profondità. La speranza è che forme di vita simili vengano trovate nel sottosuolo di Marte dai futuri lander

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Il deserto più arido della Terra potrebbe aiutarci a capire dove cercare la vita su Marte. A suggerirlo, la scoperta di diversi microbi negli strati di terreno poco profondi e ricchi di argilla nel deserto di Atacama in Cile. Il deserto di Atacama è situato in America meridionale, si estende dal Perù meridionale al Cile settentrionale, tra la parte meridionale della regione di Arica e Parinacota  e la parte settentrionale della regione di Atacama. Atacama, uno dei deserti costieri più asciutti del mondo, si trova fra la catena andina (Puna de Atacama), e la cordigliera della Costa presso il Pacifico. Qui le precipitazioni annue vanno da 0,6 mm nella regione di Arica a 2,1 mm nella regione di Iquique.
Questa scoperta suggerisce che depositi simili sotto la superficie marziana potrebbero ospitare forme di vita microbiche che potrebbero essere facilmente trovate da future missioni di esplorazione robotica.
Nonostante le condizioni in cui si trova il sottosuolo del deserto di Atacama, i ricercatori hanno trovato strati di argilla umida ad appena 30 centimetri di profondità. Gli scienziati, guidati dalla Cornell University e dal Centro de Astrobiología spagnolo, offrono un sillabario planetario per identificare i marcatori microbici in scavi poco profondi nell’argilla marziana. Il lavoro è stato pubblicato il 5 novembre su Nature Scientific Reports .
“Le argille sono abitate da microrganismi”, ha spiegato l’autore Alberto G. Fairén, uno scienziato in visita presso il Dipartimento di Astronomia della Cornell University. “La nostra scoperta fa ritenere che qualcosa di simile potrebbe essere accaduto miliardi di anni fa – o potrebbe ancora accadere – su Marte”.
Se Marte in passato ha ospitato forme di vita, i biomarcatori potrebbero ancora essere sepolti nel suo sottosuolo, come ha dichiarato Fairén: “Se i microbi esistono ancora oggi. L’ultima possibile vita marziana potrebbe trovarsi nel sottosuolo”.
Marte sarà presto raggiunto da nuovi esploratori robotici. Il rover Perseverance, ora in viaggio, atterrerà sulla superficie del pianeta rosso nel febbraio del 2021. Anche un’altro veicolo robotizzato raggiungerà Marte, il rover europeo Rosalind Franklin che scenderà sul pianeta rosso due anni dopo, nel 2023. Le due missioni daranno la caccia ai biomarcatori microbici studiando gli strati di argilla sotto la superficie del pianeta.
Qualcosa di simile era stata tentata dalle sonde Viking della NASA nel lontano 1976 che compirono un’impresa epica facendo da apripista all’esplorazione del pianeta rosso. Il Viking una volta “ammartato” effettuò un test ideato da Gilbert Levin, ingegnere professore emerito alla Arizona State University, progettista di farmaci e di tecniche d’analisi microbiche. Il test era il “Labeled Release”. Questo test era basato su un procedimento simile a quello utilizzato per il controllo delle acque potabili, un campione di acqua viene iniettato in una provetta con del liquido nutriente e se in esso sono presenti dei microorganismi, essi metabolizzeranno i nutrienti producendo del gas che rappresenta la prova dell’esistenza dei microorganismi stessi.
Il Viking eseguì qualcosa di simile. Una volta prelevato, al terreno marziano furono aggiunti dei nutrienti contrassegnati con il carbonio radioattivo, in modo tale da individuare più facilmente gli eventuali gas prodotti. L’emissione del gas fu effettivamente riscontrata, rapida nei primi tre giorni per poi calare nei successivi quattro. Qualunque ente sanitario avrebbe affermato che nel campione erano presenti dei microorganismi ma, per cautela, la NASA decise di aggiungere un altro elemento di controllo.
La NASA prevedeva di riscaldare un secondo campione a 160° per tre ore, un calore del genere per un lasso di tempo cosi esteso avrebbe ucciso tutti i microorganismi presenti ma non gli agenti chimici che davano il responso positivo. Il controllo risultò negativo, nessun gas fu riscontrato, forse i microorganismi su Marte c’erano davvero?
Alcuni ricercatori contestarono i risultati chiamando in causa processi chimici superossidanti in grado di generare gas dai nutrienti, e che quindi avrebbero potuto invalidare i risultati del test, ma non spiegarono perché nel controtest con suolo sterilizzato non vi fosse stata emissione di gas. In seguito cambi strategici e politici interni alla NASA, i test sulla presenza della vita vennero accantonati in quanto giudicati inaffidabili.
Sappiamo che Marte in passato aveva le condizioni ideali per ospitare la vita e alcune scoperte, come il rilevamento stagionale del metano e la presenza di acqua fanno pensare che alcuni microorganismi potrebbero esistere ancora nel suo sottosuolo. Ora con il nuovo documento sarà possibile avere altre indicazioni.
“Questo documento aiuta a guidare la ricerca”, ha aggiunto Fairén, “per indicare dove dovremmo guardare e quali strumenti utilizzare nella ricerca della vita”.
Nella regione dello Yungay del deserto di Atacama, gli scienziati hanno scoperto che lo strato di argilla, un habitat precedentemente non segnalato per la vita microbica, è abitato da almeno 30 specie microbiche che amano il sale di batteri metabolicamente attivi e archaea (organismi unicellulari).
La scoperta fatta a pochi centimetri nel sottosuolo del deserto Atacama rafforza l’idea che il primo Marte potrebbe aver avuto un sottosuolo simile con nicchie abitabili protette, in particolare durante il primo miliardo di anni della sua storia.
“Ecco perché le argille sono importanti“, ha concluso Fairén. “Conservano estremamente bene i composti organici e i biomarcatori e sono abbondanti su Marte”.
Non ci resta che attendere che i due nuovi rover confermino le aspettative di trovare una qualche forma di vita sul pianeta rosso.
Fonte: https://phys.org/news/2020-11-clay-subsoil-earth-driest-life.html
Fonte: https://www.reccom.org//2019/10/15/misteri-del-viking/

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