Il plutocrate romano Crasso che condusse un esercito al disastro

La battaglia di Carre nel 53 aC, quando un esercito romano di Crasso fu distrutto dai Parti, fu la peggiore sconfitta di Roma

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La battaglia di Carre nel 53 aC, quando un esercito romano fu distrutto dai Parti, fu la peggiore sconfitta di Roma. Le legioni condannate furono guidate da Marco Licinio Crasso (115 – 53 aC), figura di spicco della tarda Repubblica Romana e suo uomo più ricco.

Crasso usò la sua ricchezza per sponsorizzare politici, incluso Giulio Cesare, la cui ascesa politica finanziò, accumulando un potere considerevole. L’unica cosa che gli mancò, eppure bramava, fu la gloria militare. La sua ricerca di tale gloria finì in una catastrofe.

Era un scaltro e avido uomo d’affari

Alleato del dittatore Silla negli anni ’80 aC, iniziò la sua attività di ricchezza facendo offerte sui beni confiscati ai giustiziati come nemici dello stato. Nessun idiota, li comprò in aste truccate per una frazione del loro valore. Sfruttò la sua ricchezza e il suo potere per creare il Primo Triumvirato, un accordo di condivisione del potere in base al quale lui, Pompeo Magno e Giulio Cesare si divisero la Repubblica Romana. A differenza dei brillanti record militari di Pompeo e Cesare, l’unico risultato militare di Crasso era stato quello di reprimere la ribellione degli schiavi di Spartaco, che contava poco agli occhi dei romani. Crasso, che si sentiva inferiore ad essi, roso dalla gelosia, decise di invadere la Partia, un ricco regno composto dagli odierni Iraq e Iran.

Crasso radunò un esercito di 50.000 uomini e nel 53 aC marciò alla conquista della Partia

Si fidava di un capo locale che lo guidasse, solo per il capotribù che lo rendeva un incapace. La guida era al soldo dei Parti e condusse i romani lungo un arido percorso finché, accaldati e assetati, raggiunsero la città di Carre nell’odierna Turchia. Lì incontrarono una forza partica di 9000 arcieri a cavallo e 1000 cavalieri pesanti catafratti corazzati. Sebbene fossero più numerosi dei Parti 5:1, i romani erano demoralizzati dai rigori della marcia e dall’insipida guida di Crasso.

Per deridere la sua avidità, i Parti versarono oro fuso sulla gola di Crasso

Gli arcieri dei Parti a cavallo sparavano a distanza all’esercito romano e si ritiravano ogni volta che i romani avanzavano. Con l’aumento delle vittime, il morale crollò. Incapace di pensare a un piano, così ripose le sue speranze sui Parti a corto di frecce. Sfortunatamente, i Parti erano in possesso di un imponenti rifornimenti di migliaia di cammelli carichi di frecce. Ordinò a suo figlio di prendere la cavalleria romana e alcuni fanti e di scacciare gli arcieri a cavallo. I Parti finsero di ritirarsi, il figlio di Crasso scelse il momento sbagliato per essere un idiota e lo inseguì avventatamente. Fu massacrato con tutti i suoi uomini.

I Parti tornarono dall’esercito romano e schernirono Crasso con la testa di suo figlio su una lancia

Scosso, Crasso abbandonò migliaia dei suoi feriti e si ritirò a Carrhae. I Parti lo invitarono a negoziare e si offrirono di lasciar partire il suo esercito in cambio di concessioni territoriali romane. Era riluttante a incontrare i Parti, ma i suoi uomini minacciarono di ammutinarsi se non lo avesse fatto, quindi andò. Le cose non andarono bene, durante l’incontro scoppiarono violenze che si conclusero con la morte di Crasso e dei suoi generali. Per deridere la sua avarizia, i Parti versarono oro fuso nella gola di Crasso. I romani sopravvissuti fuggirono, ma la maggior parte fu braccata, uccisa o catturata. Dei 50.000 uomini di Crasso, solo 10.000 tornarono in territorio romano.



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Curiosità su Crasso:

Con un grande fiuto per gli affari, Crasso istituì un corpo di 500 uomini di vigili del fuoco. Non appena giungeva la notizia di un incendio, una squadra andava sul posto. Prima di agire, però, veniva negoziata la vendita del terreno adiacente, preferibilmente a prezzi stracciati.

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