martedì, Aprile 1, 2025
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Cos’è una sfera di Dyson?

Una sfera di Dyson è un'ipotetica struttura che potrebbe essere applicata attorno ad una stella allo scopo di catturarne tutta l'energia emessa

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La scoperta di una stella con un comportamento anomalo ha portato, un po’ di tempo fa ad ipotizzare di aver individuato una struttura artificiale chiamata sfera di Dyson.

La stella dallo strano comportamento è KIC 8462852, nota al grande pubblico come stella di Tabby.

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Gli improvvisi cali di luminosità della stella di Tabby hanno ricevuto diverse spiegazioni, l’ultima delle quali suggerita dalla NASA che ritiene che le variazioni di luminosità dell’astro sono dovute ad un disco di polveri e altri materiali con una struttura molto irregolare e mobile. 

La natura delle variazioni è stata successivamente approfondita da osservazioni mirate utilizzando una rete di telescopi. Le osservazioni effettuate hanno evidenziato un’attenuazione accentuata della luminosità a specifiche lunghezze d’onda, fenomeno associato tipicamente della presenza di polvere.

L’ipotesi sfera di Dyson, pur non essendo ancora stata del tutto scartata, è sicuramente l’ultima delle possibilità, ma cos’è, esattamente, una sfera di Dyson?

Una sfera di Dyson è un’ipotetica struttura che potrebbe essere applicata attorno ad una stella allo scopo di catturarne tutta l’energia emessa.

Questa sfera è stata teorizzata dall’astronomo britannico Freeman Dyson. Nel suo articolo Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation (“Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa”), pubblicato nel 1959 sulla rivista Science.

Dyson teorizzò che delle civiltà tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella madre per poter catturare tutta l’energia proveniente dall’astro.

Racchiusa all’interno della sfera di Dyson, la stella avrebbe continuato ad emettere la sua energia ma sarebbe scomparsa alla vista degli osservatori esterni. L’unico modo per individuarne la posizione sarebbe quella di osservare la debole emissione infrarossa emessa dalla gigantesca struttura.

Se la sfera di Dyson è possibile allora potrebbe essere possibile cercare nello spazio le civiltà extraterrestri che le hanno realizzate andando a caccia di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.

Un primo tentativo di individuare eventuali sfera di Dyson nella nostra e nelle galassie vicine è recentemente fallito. Non è stata individuata nessuna fonte a infrarossi compatibile con una sfera di Dyson.

Questo ricerca è stata promossa dal SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) come possibile metodo rilevamento di civiltà extraterrestri che non cercano intenzionalmente un contatto con eventuali civiltà vicine.

I progetti portati avanti dal SETI si sono sempre basati sull’ascolto di segnali radio perché, in base all’unica tecnologia che conosciamo, la nostra, sono ritenuti quelli più promettenti. Anche l’ascolto di segnali dallo spazio non ha ancora prodotto risultati se non qualche controverso segnale, come il cosiddetto segnale WOW! per il quale è stata proposta una spiegazione che il SETI ha rigettato.

Se le civiltà aliene non emettono intenzionalmente segnali verso lo spazio esterno devono comunque emettere qualche tipo di segnale anche non intenzionalmente, un segnale prodotto forse dalla loro attività di estrarre energia dalla propria stella.

L’idea di effettuare questo tipo di verifica prende spunto dal fatto che ogni corpo emette delle radiazioni nello spettro dell’infrarosso e, secondo Dyson, una civiltà tecnologica aliena simile alla nostra dovrebbe vivere a 27 gradi Celsius e a questa temperatura l’emissione nella parte infrarossa dello spettro ha una lunghezza d’onda di circa 10 micrometri.

La ricerca, quindi, cerca di sfruttare i dati delle osservazioni astronomiche già disponibili, nel tentativo di rilevare le tracce infrarosse delle immense strutture aliene necessarie a catturare tutta l’energia della loro stella.

Per raggiungere questo scopo bisogna, però, trovare il modo di superare un problema: la nostra atmosfera emette molta radiazione in questa parte dello spettro elettromagnetico, schermando eventuali emissioni provenienti dallo spazio interstellare e questo renderebbe impossibile ricevere le radiazioni infrarosse emesse da un’eventuale sfera di Dyson aliena.

Caccia alla sfera di Dyson

Nel 1983 fu lanciato l’infrared Astronomical Satellite (IRAS) in grado di osservare le emissioni infrarosse dall’orbita terrestre e da allora le ricerche di eventuali sfere di Dyson si sono quindi orientate sull’analisi dei dati raccolti da IRAS.

I dati di IRAS delle emissioni infrarosse sono stati analizzate da Richard Carrigan, ricercatore emerito del Fermilab di Batavia, che ha scoperto pochissimi candidati ideali nel raggio di qualche centinaio di anni luce dal sistema solare. Una verifica ulteriore sulle onde radio non ha dato nessun esito.

Nessuno trasmette. I ricercatori del SETI non si sono arresi e hanno deciso di ampliare il raggio della ricerca perché, secondo un’ipotesi, ipotetiche civiltà aliene potrebbero utilizzare non solo l’energia della loro stella ma quella di un’intera galassia.

Questa idea deriva da un’ipotesi dello scienziato russo Nikolai Kardashev che nel 1964 introdusse una classificazione del grado di sviluppo di una civiltà extraterrestre basato sulla capacità di sfruttare l’energia.

Secondo Kardashev sarebbero possibili tre diversi tipi di civiltà extraterrestri:

  • Quelle in grado di sfruttare tutte le risorse del proprio pianeta (Tipo 1)
  • Quelle in grado di sfruttare le risorse della propria stella (Tipo 2)
  • Quelle in grado di sfruttare le risorse della propria galassia(Tipo 3)

Nonostante le ricerche per ora non è stata rilevata nessuna traccia di queste fantastiche civiltà aliene

Questo non significa che non esistano civiltà extraterrestri tecnologicamente avanzate in grado di costruire strutture simili a una sfera di Dyson, anche se non potremo dire che ne esistano finché non ne rileveremo una, e bisogna ricordarsi che stiamo cercando sulla base di ipotesi sviluppate sulla nostra esperienza tecnologica.

L’universo è immenso e potrebbero esistere tecnologie che ancora non conosciamo e che non siamo in grado nemmeno di immaginare.

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