Cosa ha detto realmente il tecnico della NASA sulla possibilità che gli alieni ci abbiano già visitato

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Alieni dotati di tecnologia molto più evoluta della nostra potrebbero aver già visitato la Terra ma, purtroppo, siamo troppo presi dalle nostre idee per essercene accorti.

Sembra la trama di un nuovo film di fantascienza, ma lo scienziato informatico della NASA Silvano Colombano ha suggerito che i tratta di una possibilità reale. Qualcuno ha trovato il suo studio in rete e lo ha diffuso, scatenando il delirio tra ufologi e cospirazionisti.

In realtà, questo white paper non è esattamente nuovo. È stato caricato sui server dei rapporti tecnici della NASA nel marzo di quest’anno, in seguito a un seminario dell’Istituto SETI che ha esaminato una serie di idee su come potremmo fare per rilevare la tecnologia extraterrestre.

Il lavoro di Colombano è uno dei 21 documenti che sono stati resi disponibili dopo questo seminario, e questo è il contesto per il quale il documento è stato redatto, cosa che alcuni siti si sono ben guardati dall’evidenziare.

Come tutti sappiamo, Internet non gestisce bene le notizie su alieni e questioni collegate e, alcontrario di quanto qualcuno ha voluto intendere, questo documento non significa che la NASA abbia alcuna prova che esistano extraterrestri. Ancora di più, inoltre, non significa che la NASA stia “ammettendo” attività extraterrestri sul nostro pianeta.

In effetti, la carta è davvero più una suggestione che un’affermazione. Si tratta di uno studio conciso sul perché dovremmo abituarci ad utilizzare un approccio nuovo e più “aperto” per trovare la vita nell’Universo, inclusa una “seria inchiesta” sugli UFO.



Visto che hanno fatto breccia nel mainstream, proviamo a dare un’occhiata più da vicino alle idee di Colombano:

Il ricercatore informatico della NASA, sostanzialmente, sostiene che le modalità che attualmente utilizziamo per cercare di individuare eventuali intelligenze aliene siano troppo ristrette e che dovremmo anche prestare maggiore attenzione agli UFO.

Alan Alda una volta disse in un discorso tenuto nel 1980 che le assunzioni umane sono come le nostre finestre sul mondo: “Pulisci i vetri ogni tanto, o la luce non entra.”

Bene, Colombano vorrebbe che la comunità scientifica guardi all’Universo con occhi nuovi e riconsideri le nostre più care ipotesi sulla vita aliena.

Voglio semplicemente sottolineare il fatto che l’intelligenza che potremmo trovare e che potrebbe scegliere di trovarci (se non lo ha già fatto) potrebbe non essere affatto prodotta da organismi basati sul carbonio come noi“, scrive Colombano.

La sua argomentazione è in realtà abbastanza semplice. Recentemente, il progetto Kepler ha identificato alcuni sistemi planetari nello spazio che hanno un’età di 11,2 miliardi di anni. Il nostro Sistema Solare è molto più giovane in confronto, solo 4,6 miliardi di anni, e questo significa da qualche parte nell’Universo, potrebbe esistere un’altra forma di vita con un avanzamento evolutivo e tecnologico più avanti del nostro di sei miliardi di anni.

Considerata la velocità con la quale si sta sviluppando la tecnologia umana, è davvero difficile immaginare quali conoscenze avremo a nostra disposizione nei prossimi mille anni, per non parlare di cosa saremo e cosa sapremo fare tra sei milioni di volte quella cifra.

Come dice Colombano: “…la nostra forma di vita e intelligenza, potrebbe essere solo un piccolo primo passo in una continua evoluzione che potrebbe benissimo produrre forme di intelligenza che sono di gran lunga superiori alla nostra e non più basate sulla “chimica del carbonio

Con tutto quel tempo a disposizione per l’evoluzione intellettiva e tecnologica, il viaggio interstellare potrebbe essere abbastanza facile da raggiungere. E questo significa che potrebbero esserci degli alieni qui sulla Terra proprio adesso. Si tratta di una consapevolezza che dovrebbe farci aprire gli occhi ma cosa cercare? Nessuno sa come sia una forma di vita non basata sul carbonio.

E anche se lo sapessimo, potremmo non essere in grado di vederla. Nel documento, Colombano  suggerisce chele dimensioni dell’esploratore potrebbe essere quella di un’entità superintelligente estremamente piccola “.

Gli argomenti presentati in questo documento non sono nuovi. Molti di loro sono già stati avanzati in precedenza, ma Colombano ha affrontato anche un argomento intrigante, particolarmente per i tanti appassionati di ufologia e i cospirazionisti: ammette che la maggior parte dei fenomeni UFO sono senza dubbio falsi, ma, sostiene, che sarebbe opportuno affrontare il fenomeno degli avvistamenti di UFO con studi seri ed approfonditi. Secondo lui, il programma SETI (“Search for extraterrestrial intelligence”) ha trascurato la rilevanza degli UFO perché riteniamo che la probabilità che si possa trovare un modo per effettuare viaggi interstellari a velocità superiori a quella della luce sia estremamente bassa.

Ma, data l’età del nostro sistema planetario rispetto al resto dell’Universo, questa ipotesi è ancora valida?

Penso che l’approccio che la comunità scientifica potrebbe adottare dovrebbe essere molto simile a quello che il SETI ha fatto finora: cercare il segnale nel rumore“, spiega Colombano. “Nella quantità molto grande di rumore costituito da falsi e bufale nella registrazione degli avvistamenti ufologici, potrebbero esserci piccoli segnali, cioè avvisatamenti reali, che indicano l’evenienza di alcuni fenomeni non spiegabili o negabili.

L’idea di Colombano è ancora in fase di elaborazione, ma sappiamo già che il professor Brian Cox, docente di fisica ed astronomia all’Università di Manchester, non la condivide: commentando su Twitter l’articolo del Daily Mail che riportava, nel modo tipico del Daily Mail, il contenuto del documento di Colombano, Cox ha scritto che l’articolo è “inaccurato in molti modi“.

Approssimativamente, penso che la vita microscopica possa essere comune nell’universo mentre esseri multicellulari e senzienti, probabilmente, sono molto rari.”

Stephen Hawking, forse, sarebbe stato un po ‘meno scettico. A suo tempo, Hawking ha  diede il suo sostegno al programma SETI e non escluse mai l’ipotesi che possano esistere forme di vita più intelligenti della nostra nell’universo.

Hawking, però, sostenne sempre la necessità di evitare una ricerca attiva, nel senso di segnalare la nostra presenza, e che sarebbe meglio limitarci ad ascoltare ed osservare l’universo. Secondo quanto sostenne il grande scienziato, se mai ricevessimo un segnale indubitabilmente di provenienza aliena, dovremmo essere cauti nel rispondere e palesare la nostra esistenza, almeno fino a quando non avremo raggiunto un maggiore sviluppo tecnologico.

Incontrare una civiltà più avanzata, nella nostra fase attuale, potrebbe portare alle stesse conseguenze che subirono gli abitanti originari dell’America dopo l’arrivo di Colombo“, ha spiegò Hawking durante una conferenza sulla vita nell’Universo.

Probabilmente dovremmo tenere presente l’avvertimento di Hawking, specialmente se qualcuno avanzasse l’ipotesi di muoverci in maniera diversa e più attiva nella ricerca della vita aliena.

Sul sito web del seminario dell’Istituto SETI sulla ricerca della vita aliena intelligente, è possibile scaricare i cari lavori discussi, compreso quello di Colombano.

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