“L’impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale espone l’Europa al rischio di blackout energetici”. Stavolta è il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) a lanciare l’allarme mettendolo nero su bianco in un passaggio della Relazione sulla sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica, approvata pochi giorni fa.
“Il timore è che in un sistema di approvvigionamento energetico estremamente interconnesso come quello europeo, lo spegnimento di una singola centrale – ad esempio per mancanza di carburante – possa generare una reazione a catena in vari Stati membri” recita la relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica “Su queste basi, il timore di un possibile blackout si starebbe diffondendo in tutta Europa”.
L’Italia deve realizzare “un piano nazionale di sicurezza nazionale“, avverte il Copasir, con “ampiamente condiviso, in modo che possa restare valido e indirizzare le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore nel lungo periodo”. La Relazione sulla sicurezza energetica nella fase di transizione ecologica è il frutto di una indagine conoscitiva attivata in settembre.
Il piano di sicurezza nazionale dovrà mirare, secondo la Relazione, al perseguimento di una adeguata autonomia tecnologica e produttiva del Paese nel settore energetico, rafforzando le filiere nazionali di industria e ricerca, in collaborazione con i partner europei e occidentali, in considerazione della collocazione geopolitica dell’Italia.
“Lo scenario attuale di incremento dei prezzi, in particolare del gas, che si è registrato negli ultimi mesi, verosimilmente rischia di contrassegnare anche il 2022. A tal proposito, nell’ambito delle audizioni svolte il Comitato ha acquisito da più parti l’indicazione che i prezzi delle materie prime energetiche, seppur destinati a diminuire con l’arrivo della primavera 2022, non torneranno a livelli pre-pandemia”, ha dichiarato il senatore Adolfo Urso, presidente del Copasir, e il relatore Federica Dieni.
“Il gas naturale sembra rappresentare una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine in attesa che possa completarsi la transizione energetica. Anche allo scopo di invertire il dato relativo all’aumento del 250% della spesa delle famiglie per il gas naturale in regime di tutela, al netto dei costi di trasporto, degli oneri di sistema e delle tasse, verificatosi negli ultimi mesi, occorrerebbe valutare l’ipotesi di incrementare l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, riducendo allo stesso tempo gli acquisti dall’estero in modo da mantenere costante il volume dei consumi“. Riporta ancora la relazione del copasir sulla sicurezza energetica.
“Si tratterebbe di sfruttare più efficacemente i giacimenti già attivi, in modo da raddoppiare la quota nazionale da poco più di quattro a circa nove miliardi di metri cubi all’anno – continua il Comitato – L’impatto sui prezzi sarebbe al ribasso, perché la nuova offerta di origine nazionale permetterebbe di ridurre le tensioni di mercato. E l’effetto per l’ambiente sarebbe positivo, perché si ridurrebbero le emissioni di CO2 prodotte nei tragitti di migliaia di chilometri dalla materia prima importata. A tal proposito è anche opportuno osservare come già la Croazia abbia autorizzato nuove esplorazioni nel Mare Adriatico, in aree in cui sono presenti giacimenti il cui sfruttamento è condiviso con il nostro Paese”.
“Quanto all’ipotesi di concedere nuove trivellazioni sul territorio nazionale, la decisione resta subordinata a valutazioni di carattere politico”, conclude la relazione.