Dopo la morte continueremo a vivere in una realtà simulata

Una volta che l'IA ricreerà una copia digitale destinata a vivere in una realtà simulata, sarà possibile anche rigenerare un corpo. L'IA cercherà ogni codice genetico per ricreare i cloni dove inserire la copia digitale di ognuno di noi

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In un futuro molto lontano tutti gli esseri umani che sono vissuti sulla Terra torneranno in vita in una realtà simulata.

Una megastruttura chiamata sfera di Dyson fornirà a un’intelligenza artificiale estremamente avanzata l’immensa energia necessaria a raccogliere tutti i dati storici e personali su ogni essere umano mai vissuto, in modo che possa ricostruirli come copie digitali.

Da quel momento in poi ogni essere umano “resuscitato” potrà vivere in una realtà simulata fino alla morte. Dopo il trapasso, ogni entità digitale vivrà una “vita dopo la morte simulata” che durerà per l’eternità.

Sembra un racconto di fantascienza, ma per qualcuno potrebbe essere, almeno in parte, un futuro possibile.

Questo racconto fantascientifico è il “Piano C Immortality Roadmap”, un progetto su cui il transumanista russo Alexey Turchin lavora dal 2014.

Turchin ha recentemente esposto i dettagli del suo lavoro in un documento che ha pubblicato con il collega transumanista Maxim Chernyakov chiamato “Classificazione degli approcci alla Resurrezione tecnologica”.

(I piani A, B e D riguardano rispettivamente l’estensione della vita, la crionica e l’immortalità quantistica).

Quando Turchin era un bambino, una compagna di classe perse la vita. L’esperienza vissuta fece germogliare l’idea della vita eterna nella sua giovane mente.

Nel 2007 Turchin è diventato membro del Movimento Transumanista Russo, una comunità che lavora per preparare i russi ad abbracciare le tecnologie che gli aiuteranno in futuro a vivere in una realtà simulata.

Turchin nel 2’12 è stato cofondatore del primo partito politico transumanista russo e negli ultimi anni ha migliorato la sua Immortality Roadmap e registrato ogni istante della sua vita.

Turchin registra i sogni, le conversazioni e tutte le esperienze che vive. Questa pratica è necessaria perché l’IA dovrà sottoporre i resuscitati alle stesse identiche condizioni di sviluppo che hanno attraversato quando erano in vita.

Una volta che l’IA ricreerà una copia digitale destinata a vivere in una realtà simulata, sarà possibile anche rigenerare un corpo. L’IA cercherà ogni codice genetico per ricreare i cloni dove inserire la copia digitale di ognuno di noi.

Per fare questo, per ricreare miliardi di individui e inserirli in una realtà simulata, tutta l’energia presente sulla Terra non sarà sufficiente. Per ricreare e far vivere miliardi di individui l’IA avrà bisogno di tutta l’energia del Sole.

La sfera di Dyson e la realtà simulata

E l’unico modo per catturare tutta l’energia emessa dal Sole è costruire una sfera di Dyson. Questa sfera, proposta da Freeman Dyson negli anni ’60 del secolo scorso, è un guscio che avvolge il Sole in grado di sfruttare tutti i watt che la nostra stella produce.

Questa sfera, secondo Turchin, sarebbe composta da un numero enorme di satelliti che orbitano attorno al Sole formando una tenue nuvola ampia 300 milioni di chilometri.

Con una sfera di Dyson la IA potrebbe attingere a tutta l’energia necessaria per donare all’umanità la possibilità di vivere per sempre in una realtà simulata. C’è solo un piccolo problema: non sappiamo come costruire una sfera di Dyson.

“Una vera sfera attorno al sole è completamente impraticabile” , ha spiegato Stuart Armstrong , ricercatore presso il Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford che ha studiato la fattibilità di una megastruttura attorno al Sole giudicandola impossibile.

“Ma i nanorobot potrebbero farlo”, sostiene Turchin. I nanobot potrebbero iniziare a estrarre ferro e ossigeno da un piccolo pianeta e utilizzare queste risorse per creare una superficie riflettente di ematite attorno al Sole.

Anche se i nanobot potrebbero risolvere il problema costruendo una sfera adatta ad assorbire l’energia necessaria, il concetto di resurrezione digitale non sembra ancora fattibile e Stephen Holler, professore associato di fisica alla Fordham University, spiega il perché:

“Non credo che potresti sottoporre qualcuno alle stesse condizioni di sviluppo che aveva nella vita, perché ciò presuppone che tu conosca tutte le sue condizioni di sviluppo”, dice Holler. “Ci sono molte cose che non sappiamo che storicamente hanno plasmato il modo in cui è andata a finire la vita di una persona”, dice Holler.

Un gemello digitale che possa vivere in una realtà simulata, è più probabile di un sé digitale. Ma un gemello digitale sarebbe la medesima persona dalla quale è stata, per cosi dire, copiata?

Un gemello digitale è una copia della persona fino a quando non inizia a vivere nella realtà simulata per proprio conto, poi cambia, evolve e diventa una persona diversa afferma Holler.

Kelly Smith, professore di filosofia e scienze biologiche alla Clemson University che studia le questioni sociali, concettuali ed etiche che circondano l’esplorazione spaziale, vede la costruzione di una gigantesca sfera di Dyson più come un problema politico che come una sfida ingegneristica.

Una struttura del genere avrà bisogno di forse secoli per essere realizzata e gli esseri umani, spiega Smith, non si sono evolute per pensare in quei termini di tempo, si preoccupano di cose a breve termine, e non vorranno dedicare tutta la loro vita a un progetto che non darà vantaggi ne a loro ne ai loro figli ma a esseri umani che vivranno forse tra un migliaio di anni.

Inoltre, anche se riuscissimo a raggiungere uno sviluppo scientifico e tecnologico che ci permetta di caricare la nostra personalità su un computer alimentato da una sfera di Dyson, parleremmo comunque di un’estensione molto ampia della durata della vita umana, non dell’immortalità. Anche il Sole un giorno morirà e con la sua morte finirà tutto, anche la realtà simulata che ospita gli esseri umani risorti.