Minare Dogecoin è relativamente facile, si tratta infatti di una criptomoneta su Proof-of-Work, ma non utilizza lo stesso algoritmo di Bitcoin. Ulti8mamente questa criptovaluta è balzata agli onori della cronaca grazie ad alcuni tweet di Elon Musk, il quale, non si sa quanto sul serio e quanto scherzosamente, l’ha definita “la vera criptovaluta del popolo” aggiungendo di averne comprato una certa quantità per suo figlio.
Dogecoin utilizza scrypt, ovvero un algoritmo di mining simile a quello di Litecoin, permettendo così ai miner di Dogecoin di minare anche LTC. Un nuovo blocco di Dogecoin viene minato più o meno in un minuto, assegnado un premio di 10.000 DOGE per il miner che riesce a convalidarlo. Per minare DOGE non sono necessarie attrezzature con potenza di calcolo elevata come gli ASIC.
Ormai ci sono in circolazione oltre 128 miliardi di DOGE, ed aumentano ad un ritmo di circa 5 miliardi all’anno. Non esiste un limite massimo alla sua supply, pertanto si tratta di una criptovaluta inflattiva per sua stessa natura. Nata per scherzo l’8 dicembre 2013, intorno a questa criptovaluta si sviluppò rapidamente una comunità che nel gennaio 2014 la portò a raggiungere una capitalizzazione di mercato di 60 milioni di dollari. A giugno 2017, la capitalizzazione ha superato i 340 milioni di dollari e, a gennaio 2018, il miliardo di dollari.
L’attrezzatura per minare Dogecoin
Considerato che la difficoltà del mining del Dogecoin è decisamente inferiore rispetto al mining di Bitcoin, Dogecoin volendo è minabile anche da soli, purché si disponga di molta potenza di calcolo. In un giorno è possibile minare fino a 1.500 blocchi, è più probabile riuscire a minare un blocco rispetto a quanto non lo sia per BTC.
Insomma, per fare da soli occorre un hardware dedicato, ed in particolare GPU e ASIC. Inoltre, ovviamente, serve un apposito software, come cpuminer di Pooler, EasyMiner per minare con GPU, oppure CGMiner o MutliMiner per minare con ASIC.
Nel più frequente caso di essere una persona normale che vuole cimentarsi a minare Dogecoin, è possibile partecipare ad una mining pool. In questo modo si mette in comune la propria potenza di calcolo insieme a quella di altri miner, e ci si divide gli eventuali proventi in proporzione alla potenza di calcolo messa a disposizione.
Va tuttavia detto che anche all’interno delle stesse mining pool c’è un po’ di concorrenza, tanto che per riuscire ad ottenere incassi significativi è necessario comunque impegnare una potenza di calcolo per nulla irrisoria.
Per partecipare a queste mining pool bisogna iscriversi, scaricare, installare,configurare e far girare l’apposito software.
Due di queste sono ad esempio Prohashing e Multipool, quest’ultima supporta il mining combinato di Dogecoin e Litecoin.
Esiste anche una terza opzione, quiel del cloud mining che consente di noleggiare l’attrezzatura per minare su apposite piattaforme, ma in tal caso è necessaria una certa dose di prudenza, visto che purtroppo spesso le proposte di cloud mining nascondono in realtà tentativi di truffa.
In tal caso solamente quelle che non promettono alcun guadagno, e che lasciano all’utente la responsabilità di configurare le macchine noleggiate, possono essere ritenute teoricamente affidabili. Per quanto riguarda le altre spesso in realtà si tratta solamente di prestare denaro ad imprese che promettono di utilizzarlo per il mining, ma senza dare alcuna certezza a riguardo.
Nonostante la narrazione nata da Musk del Dogecoin come “moneta del popolo”, il rischio principale sta nel fatto che essendo il Dogecoin una moneta inflattiva per sua natura, difficilmente il suo valore potrà salire oltre certi livelli, anche se, negli ultimi giorni, visto il rinnovato interesse verso questa criptovaluta nata per gioco, il team di programmatori ha comunicato che intende rimettere mano all’algoritmo per migliorarne la sicurezza e renderla più concorrenziale.
Insomma, se volete minare Dogecoin, ora avete tutti gli strumenti per farlo.