La crescente tensione che si sta sviluppando in Europa a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo voluta da Putin sta riportando alla ribalta le paure per il nucleare che si erano sopite con la fine della guerra fredda e molte persone si chiedono come dovranno comportarsi in caso di attacco nucleare e che possibilità hanno di sopravvivere.
La Russia possiede un arsenale nucleare enorme, forse il più grande del mondo, eredità della disciolta Unione Sovietica, con missili in grado di colpire qualsiasi punto del mondo e l’annuncio di ieri del presidente Putin di avere messo un preallarme il sistema di difesa nucleare russo ha scatenato reazioni allarmate da parte di tutte le nazioni della Terra.
In realtà, però, come affermano gli analisti del Pentagono, le probabilità che Putin decida di ricorrere all’opzione nucleare sono piuttosto basse perché, dicono, anche in Russia sanno che una guerra nucleare non può essere vinta da nessuno.
Eppure il rischio di un conflitto nucleare non era così alto da parecchi decenni ed in USA già c’è chi sta spolverando i vecchi rifugi antiatomici ripristinandone le scorte e verificandone le funzionalità.
Il rischio non è solo nell’immediatezza dell’esplosione ma anche nel fall out radioattivo che permarrebbe per giorni. Vediamo ora cosa consigliano gli esperti per sopravvivere alla minaccia nucleare.
Come sopravvivere ad un’attacco nucleare?
L’esplosione nucleare
Un attacco nucleare si concretizzerà in un’esplosione nucleare che si annuncia con un’improvviso lampo accecante che è molto importante non guardare direttamente perché può danneggiare la retina e far perdere temporaneamente la vista; a volte il danno può essere permanente.
Il lampo sarà seguito dall’esplosione stessa con la formazione di una sfera luminosa e caldissima di gas compressi, visibile a centinaia di chilometri di distanza, cui fa seguito una nube a forma di fungo che, per questo, viene chiamata anche “fungo atomico”. In seguito, viene prodotta un’onda d’urto collegata ad una fortissima ondata di calore, seguita da un’onda radioattiva.
L’estremo calore sviluppato dalle reazioni nucleari, in una bomba simile a quella di Hiroshima, causano, dall’epicentro dell’esplosione, la distruzione completa di una zona di 1000 metri di diametro, distruzioni gravi per 1400 metri e leggere fino a 2800 metri.
I prodotti di fissione vengono dispersi violentemente generando un’onda d’urto ma perdono presto la loro energia cinetica negli urti con le molecole atmosferiche, trasformandola in energia termica. Questo determina un grande innalzamento della temperatura che supera spesso i 10 milioni di gradi Celsius nel punto di esplosione.
L’onda radioattiva è costituita prevalentemente da raggi g prodotti in concomitanza alle reazioni nucleari e si esaurisce in circa 90 secondi, ma il suo effetto è letale per ogni essere vivente presente nel raggio di 800 metri dall’epicentro. Oltre a quest’effetto immediato si genera una radioattività dovuta alla formazione di isotopi radioattivi più o meno stabili che ricadono dalle nubi prodotte durante l’esplosione.
Questi radionuclidi provocano immensi danni alla popolazione (cancro, leucemia, ecc.) e costituiscono un ostacolo all’occupazione militare delle zone colpite (come in Giappone).
I più comuni residui radioattivi sono il cesio-137 e lo stronzio-90, che hanno periodi di dimezzamento di 29,4 e 28,5 anni. Questi isotopi, inoltre, possono comporre il pulviscolo radioattivo che, portato dai venti negli strati alti dell’atmosfera, dopo un certo tempo, può giungere a contaminare anche vaste zone del pianeta.
I rifugi antiatomici
Per avere un certo grado di sicurezza per sopravvivere ad un’esplosione nucleare un bunker nucleare è fondamentale. Un rifugio sicuro deve essere costruito sotto terra e deve avere un affidabile sistema di aereazione dotato di filtri che impedisca all’aria contaminata di entrare nell’aria del rifugio. L’involucro è quasi sempre in cemento armato con pareti molto spesse e gli interni sono rivestiti da particolari materiali isolanti.
Piombo e acciaio sono largamente usati per la costruzione di rifugi antiatomici per la loro alta protezione dalla radioattività.
L’entrata del bunker solitamente è composta da una botola corazzata e una scala che porta al rifugio, per entrare nel cuore del bunker si passa dalla stanza di decontaminazione e di solito da due portoni molti spessi a tenuta stagna e a chiusura ermetica.
Come sopravvivere ad un’esplosione nucleare
Per sopravvivere ad un’esplosione nucleare, non disponendo di un rifugio antiatomico, ci si può rifugiare nelle condotte sotterranee della metropolitana, nei tunnel autostradali e ferroviari di una certa lunghezza, grotte, miniere, fogne ecc…
Dopo l’esplosione di una bomba nucleare bisogna raggiungere velocemente un rifugio prima che cominci la ricaduta radioattiva, cioè entro mezz’ora dal lampo nel cielo.
Potete rifugiarvi anche in un fosso o potete scavare una buca; all’interno è necessario stare rigorosamente sdraiati a faccia in giù coprendosi bocca e naso con un panno o con la maglietta. In questo modo si eviterà l’onda termica, l’onda d’urto e la radioattività diretta.
Prima che inizi la ricaduta radioattiva sarà necessario proteggere la buca o il fosso con un tetto di emergenza o cambiare riparo.
Proteggersi dal Fallout
La ricaduta radioattiva più pericolosa è quella del primo giorno dall’esplosione, poi comincia a diminuire a seconda della potenza del ordigno esploso e dalla distanza in cui ci si trova dall’ipocentro. Per poter sopravvivere ad un attacco nucleare è utile sapere quando il periodo della ricaduta radioattiva termina in modo da tale da poter lasciare i propri rifugi.
Quando la radioattività si abbassa a un livello tale che il suo assorbimento ci permette di sopravvivere è possibile uscire all’aria aperta.
Si può usare la regola del 7/10, cioè dopo 7 ore la radioattività è di 1/10 di quella che si ha un’ora dopo l’esplosione, quindi dopo 49 ore sarà di 1/100, dopo 343 ore di 1/1000 è così via…
7X7= 49 (2 giorni) 1/100= 1/10 X 1/10
7X7X7=343 (14 giorni) 1/1000= 1/10 X 1/10 X 1/10
Esempio:
Dopo 1 ora: 1000Rad o 10 Gray
Dopo 2 ore: 400Rad o 4Gy
Dopo 7 ore: 100Rad o 1Gy
Dopo 48 ore: 10Rad o 0.1Gy
L’ideale, ovviamente, sarebbe possedere un contatore Geyser che rilevi il livello di radiazioni.
Nozioni base per sopravvivere ad un attacco nucleare
- Appena si percepisce il bagliore nel cielo cercare un riparo immediatamente, entro 2 o 3 metri da dove ci si trova.
- Se non lo si trova mettersi dietro un muro o un riparo rivolti verso la parte opposta dell’esplosione.
- Se non si trova nulla sdraiarsi a testa in giù e chiudere gli occhi, coprendosi le parti cutanee scoperte.
- Non muoversi finché non passa l’onda d’urto.
- Ora bisogna raggiungere entro mezz’ora un ricovero possibilmente sotterraneo per evitare la ricaduta radioattiva.
- Nello spostamento coprire naso e bocca e non guardare verso l’esplosione, il forte effetto termico potrebbe ancora bruciarvi le retine.
- Non mangiare, bere o fumare.
- Se al momento dell’esplosione uno si trova all’interno di un edificio, ripararsi subito dietro una grossa parete o un mobile solido, stare lontano dalle apparecchiature elettriche.
- Una volta passata l’onda d’urto uscite a trovare un rifugio, per esempio un tunnel della metropolitana, se non trovate niente scendete nei piani più bassi dell’edificio o nel seminterrato tamponando spifferi e finestre.
- Se uscite a cercare un ricovero riparatevi sotto una grossa coperta che abbandonerete quando troverete un rifugio, prestando attenzione agli eventuali incendi generati dall’onda termica.
- Non utilizzate le auto, l’impulso elettrico generato dall’esplosione potrebbe aver danneggiato il motore, però potete rifugiarvi all’interno chiudendo bene tutte le possibili entrate d’aria (infilarsi in un’auto può aumentare sensibilmente le probabilità di sopravvivenza, almeno del 40 per cento).
- Non perdete tempo con i cellulari potrebbero essere danneggiati e comunque le comunicazioni, sarebbero interrotte per via dell’effetto elettromagnetico (EMP).
- Se durante la corsa verso un rifugio vi si depositano addosso detriti e polveri radioattive sbarazzatevi di tutti gli indumenti, fatevi più docce utilizzando molto sapone, dedicando particolare cura a capelli e mani, pulendo al meglio i residui sotto le unghie.
- Appena entrate nel rifugio antiatomico fate una doccia di decontaminazione lasciando tutti gli indumenti e gli oggetti che avete nella stanza che precede l’entrata.
- Una volta dentro chiudete le porte a tenute stagna e non le aprite più fin quando non dovrete uscire.
In media, un rifugio antiatomico ben attrezzato e dotato di opportune scorte, può garantire la sopravvivenza per circa 5 anni.
Concludendo, in caso di attacco nucleare non perdete tempo a scappare cercando di allontanarvi il più possibile dall’ipocentro ma cercate un rifugio in cui ripararvi dalla pioggia radioattiva.
Molti non sono a conoscenza del fall out secondario: se, ad esempio, un ordigno esplodesse nel centro di una città, le persone che si trovassero ad un paio di chilometri di distanza, una volta sopravvissuti all’esplosione scapperebbero in preda al panico, ignare che restando all’aperto la pioggia radioattiva sarà la causa della loro morte.
In caso ci si trovasse dentro un edificio è importante ricordarsi che i piani più alti sono i meno sicuri mentre quelli nel sottosuolo sono i rifugi ideali.
“In caso di attacco nucleare Restate dove siete e cercate un rifugio sul posto. Questo è l’unico grande messaggio, il modo migliore per salvare vite e prevenire patologie legate alle radiazioni. Va contro il nostro istinto di scappare dal pericolo per riunirci ai nostri familiari. Ma se i bambini sono a scuola o all’asilo, è lì che dovrebbero rimanere. Non si può sfuggire alla ricaduta radioattiva e gli effetti disastrosi riconducibili al fall out radioattivo possono essere evitati al 100%. Si stima che 285.000 persone, senza protezione nel raggio di un chilometro e mezzo dal punto di detonazione din una città come Los Angeles, andrebbero incontro a malattia o morte causate dall’esposizione alle radiazioni.
Incredibilmente, già solo un rifugio rudimentale, come una costruzione in legno, potrebbe salvare 160.000 di queste persone da un’esposizione significativa. Se le persone riuscissero a trovare rifugio in seminterrati o edifici multipiano o centri commerciali, 240.000 di queste 285.000 potrebbero salvarsi. Se si riuscisse a raggiungere un parcheggio sotterraneo o il tunnel della metropolitana, non si riporterebbe alcuna esposizione mortale“.
In Italia, subito dopo il disastro di Chernobyl, la protezione civile ha sviluppato un piano di emergenza nel caso in cui una delle tante centrali nucleari, poste vicino ai nostri confini, rilasci radioattività.
La Iodoprofilassi – Profilassi con Ioduro di potassio:
In caso di attacco nucleare o incidente ad una centrale nucleare per sopravvivere alla ricaduta radioattiva è necessario iniziare immediatamente la profilassi per salvaguardare la tiroide. Questa ghiandola tende a fissare lo iodio 131 disperso dall’esplosione, sostanza che provoca tumori. La profilassi si effettua con compresse di ioduro di potassio che forniscono protezione alla tiroide.
Una compressa agisce per 24 ore e risulta essere efficace se chi l’assume è stato esposto solo da poco tempo, cioè, è efficace se assunta fino a 3 o 4 ore dopo l’esposizione.
La profilassi andrebbe continuata finché il rischio di ricaduta radioattiva non sia sceso sotto il livello di pericolo ed il terreno non sia stato ripulito dalle scorie radioattive.
Comunque, per sopravvivere ad un’esplosione nucleare, occorre soprattutto tanta fortuna.