Come capire se esiste vita intelligente su altri pianeti? La caccia alle tecnosignature

Sebbene la vita possa assumere forme diverse, alla base dovrebbe avere sempre gli stessi principi fisici e chimici. Lo stesso discorso vale per la realizzazione di una civiltà; qualsiasi tecnologia utilizzata da una civiltà aliena si baserà sulla fisica e sulla chimica. Ciò significa che i ricercatori possono usare ciò che hanno imparato nei loro laboratori per studiare ciò che potrebbe essere accaduto su altri pianeti.

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La scoperta dell’esopianeta “51 Pegasi b“, il primo pianeta extrasolare individuato in orbita attorno a una stella simile al Sole, valse il Premio Nobel 2019 per la Fisica ai due astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz, insieme all’astronomo americano James Peebles. Fino ad ora, i ricercatori hanno individuato oltre 4.000 pianeti extrasolari confermati, alcuni simili alla Terra, che potrebbero avere le giuste caratteristiche per ospitare la vita.
Gli scienziati devono, però, trovare quali sono le caratteristiche che indicano che i pianeti siano ricchi di vita o lo siano stati in passato. Nell’ultimo decennio, gli astronomi hanno compiuto grandi sforzi nel tentativo di trovare queste tracce o “biosignature” altrove nell’universo. Ma un pianeta alieno che ospita o ha ospitato una civiltà tecnologicamente progredita potrebbe portare non solo i segni di una “biosignature” ma anche altri segni: le “tecnosignature” che forse potrebbero essere identificate più facilmente.
Adam Frank, professore di fisica e astronomia all’Università di Rochester, ha ricevuto una borsa di studio dalla NASA che gli consentirà di trovare una risposta a queste domande.
Questa è la prima volta che viene sovvenzionata una ricerca di tecnosignature non radio della NASA e rappresenta una nuova direzione per la ricerca dell’intelligenza extraterrestre (SETI). La sovvenzione consentirà a Frank, insieme ai collaboratori Jacob-Haqq Misra dell’organizzazione no profit internazionale Blue Marble Space, Manasvi Lingam del Florida Institute of Technology, Avi Loeb della Harvard University e Jason Wright della Pennsylvania State University, di produrre le prime opere in una biblioteca di tecnosignature online.
SETI ha sempre affrontato la sfida di capire dove cercare“, afferma Adam Frank. “A quali stelle punti il ​​tuo telescopio e cerchi i segnali? Ora sappiamo dove guardare. Abbiamo migliaia di esopianeti tra cui pianeti nella zona abitabile in cui si può formare la vita. Il gioco è cambiato“. Anche la natura della ricerca ha preso una direzione diversa. Una civiltà, per sua natura, dovrà trovare un modo per produrre energia e, spiega Frank, “non ci sono molte forme di energia nell’universo. Gli alieni non sono magici“.
Sebbene la vita possa assumere forme diverse, alla base dovrebbe avere sempre gli stessi principi fisici e chimici. Lo stesso discorso vale per la realizzazione di una civiltà; qualsiasi tecnologia utilizzata da una civiltà aliena si baserà sulla fisica e sulla chimica. Ciò significa che i ricercatori possono usare ciò che hanno imparato nei loro laboratori per studiare ciò che potrebbe essere accaduto su altri pianeti.
La mia speranza è che, utilizzando questa sovvenzione, quantificheremo nuovi modi per sondare i segni di civiltà tecnologiche aliene simili o molto più avanzate alle nostre“, affermano Loeb e Frank B. Baird Jr., professore di scienze presso Harvard.
I ricercatori si concentreranno inizialmente su due possibili tecnosignature che potrebbero indicare attività tecnologica su un altro pianeta:
Pannelli solari. Le stelle producono grandi quantità di energia e sulla terra abbiamo imparato a sfruttare questa inesauribile fonte di energia che il Sole ci fornisce. Secondo Frank: “l’uso dell’energia solare sarebbe una cosa abbastanza naturale da fare per altre civiltà“. Se una civiltà aliena utilizza molti pannelli solari, la luce che viene riflessa dal loro pianeta mostrerà una certa firma spettrale, una misurazione delle lunghezze d’onda della luce che vengono riflesse o assorbite, che indicherà la presenza dei pannelli solari. I ricercatori determineranno le firme spettrali della raccolta di energia solare planetaria su larga scala.
Sostanze inquinanti. “Abbiamo fatto molta strada per capire come potremmo rilevare la vita su altri mondi dai gas presenti nelle atmosfere di quei mondi“, afferma Wright, professore di astronomia e astrofisica alla Penn State.
Sulla Terra, siamo in grado di rilevare sostanze chimiche nella nostra atmosfera dalla luce che queste sostanze assorbono. Tra queste sostanze ci sono: metano, ossigeno e gas artificiali come i cloroflourocarburi (CFC) che in passato usavamo come refrigeranti. Gli studi sulla biosignature si concentrano su sostanze chimiche come il metano, che può essere prodotto anche da forme di vita molto semplici.
Frank e i suoi colleghi catalogheranno le firme dei prodotti chimici, come i CFC, che indicano la presenza di una civiltà industriale.
Tutte queste informazioni saranno raccolte in una biblioteca online di tecnosignatures che gli astrofisici potranno consultare comparandole ai dati che la raccoglieranno.
Il nostro compito è quello di dire ‘questa banda di lunghezze d’onda è dove potresti vedere alcuni tipi di inquinanti, questa banda di lunghezze d’onda è dove potresti vedere la luce solare riflessa dai pannelli solari“, dice Frank. “In questo modo gli astronomi che osservano un esopianeta distante sapranno dove e cosa cercare se stanno cercando tecno-firme“.
Il lavoro è la prosecuzione della precedente ricerca di Frank sull’astrofisica teorica e SETI, incluso lo sviluppo di un modello matematico che illustri come una popolazione tecnologicamente avanzata e il suo pianeta potrebbero svilupparsi o collassare.
Fonte: Phys.org