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Combustione umana spontanea

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di Oliver Melis per Aenigma

Circola da anni una “leggenda” che racconta di uomini e donne che spontaneamente e senza ragione apparente prendono fuoco, un fenomeno noto come “autocombustione spontanea umana

L’autocombustione spontanea umana avverrebbe a causa di reazioni cellulari e senza fonti esterne che la inneschino.

Il primo caso di combustione umana spontanea risalirebbe addirittura al XV secolo e sarebbe accaduto in Italia. La storia racconta che un cavaliere di Milano, Polonius Vorstius prese fuoco dopo aver bevuto un bicchiere di vino. Era il 1470 e la vicenda fu raccontata quasi 200 anni dopo dal medico e matematico danese Thomas Bartholin. Altro caso di combustione spontanea che ci raccontano gli annali è quello occorso alla Contessa Cornelia Di Bandi, nel 1731 a Cesena. La Contessa venne trovata con la testa, le dita e le gambe carbonizzate, il resto del corpo non presentava segni di bruciature e la camera non fu coinvolta nell’incendio.

Nel 1967 un viglile del fuoco raccontò di aver visto un barbone bruciare spontaneamente dopo aver emesso una fiammata azzurra dal ventre e in Florida una donna venne trovata carbonizzata in salotto; con lei bruciarono una pila di giornali e una parte della moquette dove si trovava il corpo, il resto della stanza non fu, invece, coinvolto nell’incendio.

Come spiegare il fenomeno? alcuni studiosi hanno puntato il dito contro il consumo smodato di alcolici, altri invece attribuiscono la causa al grasso corporeo assorbito dai vestiti che si comporterebbero come lo stoppino di una candela. Ma un docente di Cambridge sostiene di aver anche capito cosa può provocarla.

Il professor Brian J.Ford, un biologo molecolare, ha condotto delle prove per capire come la combustione spontanea possa avvenire. Egli mise a marinare nell’etanolo della carne di maiale proveniente dall’addome dell’animale che, una volta messa a contatto con una garza imbevuta di alcol etilico, avrebbe dovuto accendersi. Purtroppo per il ricercatore, non accadde invece nulla. Il ricercatore concluse che il responsabile dell’autocombustione umana potrebbe essere l’acetone. Secondo lui, infatti, in presenza di alcolismo, una dieta priva di grassi, il diabete e problemi di dentizione il corpo sviluppa chetosi che produce acetone. Sono state fatte delle prove imbevendo carne di maiale con l’acetone e vestendole. Dopo aver acceso un fuoco in circa mezz’ora la carne era completamente ridotta in cenere.

Ma è sufficiente la presenza dell’acetone per avviare la combustione spontanea? Forse no anche perché è difficile che le cellule producano abbastanza acetone da essere determinante per l’avanzamento della combustione. È però possibile che la presenza di una piccola percentuale della sostanza abbia reso gli abiti infiammabili. Forse queste ricerche bastano a convincere i tanti sostenitori del fenomeno di combustione spontanea ma c’è da aggiungere ancora un tassello, una logica obiezione posta dello scettico Benjamin Radford:

Se la combustione umana spontanea è un fenomeno reale, perché non accade più spesso? Ci sono 7 miliardi di persone nel mondo, e ancora non vediamo casi di persone che vengono avvolte dalle fiamme mentre camminano per strada. Nessuno è mai stato visto, filmato o ripreso (per esempio, da una videocamera di sorveglianza) mentre improvvisamente bruciava. È sempre successo a singole persone che si trovavano sole vicino a una fonte di accensione.

Molti medici hanno rifiutato la spontaneità del fenomeno notando che in tutti i casi erano coinvolte persone inferme che non sarebbero state in grado di reagire prontamente e in molti casi non mancavano indizi di inneschi esterni, quali caminetti, lampade, mozziconi di sigarette…

Insomma, fino a prova contraria, il fenomeno dell’autocombustione spontanea umana non esiste ed è solo l’ennesimo specchietto per le allodole dietro cui si celano i soliti mistificatori e profittatori…

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

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