La tecnologia nel corso dell’ultimo mezzo secolo ha avuto uno sviluppo impetuoso, a tratti esponenziale. Già nel 1965 Gordon Moore, co-fondatore di Intel, notò come il numero di transistor che si potevano inserire in un centimetro quadrato di un circuito integrato raddoppiava ogni 18 mesi.
Questa osservazione passata un po’ impropriamente come legge di Moore, nell’accezione moderna predice che ogni 18 mesi raddoppi la densità dei dati.
Se la legge si manterrà corretta nel prossimo decennio (e non ci sono segnali che questo trend non debba continuare) avremo computer, tablet, smartphone ed altri dispositivi hardware sempre più potenti.
Vernor Vinge, professore di matematica statunitense nonché apprezzato autore di fantascienza, asserisce che con questo ritmo entro il 2030 si produrrà un’intelligenza iperumana. Vinge sostiene che le reti informatiche potrebbero diventare coscienti o che computer, altamente potenti e sofisticati, potrebbero prendere coscienza di sé.
Per definire questa transizione di fase ha usato l’espressione singolarità tecnologica. In matematica e fisica questo termine si utilizza quando una grandezza diventa infinita, la singolarità tecnologica ipotizzata da Vinge, invece si riferisce all’avvento di un’intelligenza superiore a quella umana (anche artificiale), e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero da un tale evento.
Il matematico statunitense afferma che se la singolarità tecnologica è possibile allora essa avverrà nel preciso momento in cui un computer sarà in grado di progettare autonomamente un computer ancora più intelligente. Questa previsione non riguarda soltanto la civiltà umana ma anche le civiltà extra terrestri. Gli alieni che giungono a questa fase diventano esseri super intelligenti, trascendenti e di fatto inconoscibili. Questa sarebbe una possibile spiegazione al paradosso di Fermi.
Le CET esisterebbero in una forma incomprensibile per noi essere dotati di intelligenza normale. Ci sono però numerose obiezioni a questo tentativo di rispondere alla domanda di Fermi sul mancato contatto con alieni nella nostra galassia.
Prima di tutto non è certo né scontato che questa singolarità tecnologica avvenga. Ci sono motivi di natura politica, economica e sociale perché questa eventualità non si verifichi, ma soprattutto ci sono motivi di ordine tecnologico. Mentre i progressi dell’hardware rispettano sostanzialmente la legge di Moore, quelli relativi al software sono molto meno spettacolari e senza un analogo trend difficilmente le civiltà potranno evolversi in esseri super intelligenti post biologici.
Anche se una o più civiltà aliene evolvessero verso questa condizione come si spiega la mancanza di qualunque segno della loro esistenza?
Se è vero che potremmo non riuscire a decodificare i loro segnali e pur vero che anche queste civiltà aliene super intelligenti e post biologiche dovrebbero colonizzare una parte della galassia e data la loro natura lo farebbero in modo più efficiente e veloce delle CET “tradizionali”, anche quelle K2 o K3 (ricordate la scala di Kardašëv?).
Ammettendo pure che le civiltà aliene super intelligenti non siano interessate alla colonizzazione e siano inconoscibili per le civiltà normali, rimarrebbero comunque tutte le altre civiltà formate da esseri di intelligenza normale, non aumentata, di cui non abbiamo rilevato traccia né segnale.
Per questi motivi anche la soluzione delle civiltà aliene non biologiche super intelligenti non soddisfa la soluzione del paradosso di Fermi.