sabato, Gennaio 18, 2025
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I teschi di cristallo

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Da diversi anni si parla di questi teschi di cristallo che, nel corso del tempo, hanno ispirato libri e films che, ovviamente, hanno contribuito ad accrescerne l’aura di mistero ed il fascino.

I teschi di cristallo compaiono improvvisamente nella seconda metà dell’ottocento. Il British Museum ne possiede uno dal 1897. Anche la Smithsonian Institution ha un teschio, donato ad essa nel 1992. Nessun teschio di cristallo proviene da scavi documentati.

Tra i teschi, uno più famosi è il teschio “Mitchell-Hedges“. In base a quanto raccontato da Frederick Albert Mitchell-Hedges e della figlia adottiva Anna, questo teschio sarebbe stato trovato negli anni venti del XX° secolo in una spedizione a Lubaantun, nell’attuale Belize. Non vi è però traccia della scoperta del teschio nei resoconti della spedizione ed è dubbio anche che Anna vi abbia preso parte. Inoltre la ricercatrice Jane Maclaren Walsh ha scoperto che negli anni quaranta Mitchell-Hedges acquistò un teschio di cristallo.

Tra gli altri teschi di cristallo venuti alla luce, pare siano 13, i più noti sono quelli chiamati “Max” e “Sha Na Ra“. “Max”, di proprietà dei coniugi Parks, sarebbe stato trovato in Guatemala negli anni Venti, ma anche in questo caso non c’è alcuna documentazione a sostegno di tale affermazione. “Sha Na Ra” sarebbe stato trovato in Messico da Nick Nocerino, personaggio televisivo autodefinitosi “esperto di teschi di cristallo“. Nocerino non rivelò mai l’origine del ritrovamento, giustificandosi con l’attribuire la riservatezza a presunte “questioni di sicurezza per il personale coinvolto, a causa della situazione politica messicana“. Né i teschi, né gli altri oggetti che Nocerino avrebbe rinvenuto, sono mai stati sottoposti ad analisi indipendenti.

Negli anni ottanta, sull’onda della moda lanciata dalle pubblicazioni su questi manufatti, comparvero numerosi altri teschi, dal Texas a Los Angeles; ad alcuni di questi venivano attribuite origini avventurose o poteri taumaturgici, ma di nessuno di questi si è potuta provare l’autenticità (mentre alcuni sono risultati veri e propri tentativi di truffa). Secondo i cultori dei teschi di cristallo, di tali oggetti si parlerebbe nelle tradizioni dei Maya e di altre culture native americane, ma queste asserzioni sono da ascrivere piuttosto ad un folclore degli ultimi decenni applicato retrospettivamente.

Nel 1970 il teschio Mitchell-Hedges venne affidato al laboratorio della Hewlett-Packard, guidato da Frank Dorland, in quanto centro di eccellenza per la ricerca sui cristalli. I risultati vennero pubblicati in un articolo dal titolo “history or hokum?” dove il secondo termine possiamo tradurlo con “nonsenso”. In esso risulta soltanto che sia stato scolpito in un blocco unico di materiale e ne ha stabilito esclusivamente la tecnica di lavorazione, ritenuta compatibile con un’origine precolombiana del manufatto. L’articolo conclude che si tratti di un bellissimo pezzo artistico, ma che non ci sia modo di datarlo. Non risponde inoltre a verità che “gli scienziati affermarono alla fine della analisi che il teschio sembrava essere stato scolpito con un moderno laser o con ceselli di precisione“. Da notare che gli impieghi ablativi del laser si sarebbero avuti solo negli anni novanta.

Adesso, comunque,la scienza può finalmente mettere le cose in chiaro e nel fare questo distruggere così uno dei più conosciuti miti relativi ad un oggetto impregnato della fantasia storica. Il teschio di cristallo del British museum è un falso.

Una analisi dettagliata della superficie del teschio ha rivelato che era stata tagliata e levigata con una sorta di ruota comune alle gioiellerie europee del 19° secolo ma assente nell’America pre-colombiana.

Gli storici e gli scienziati credono che il teschio di cristallo sia stato tagliato da un pezzo di cristallo di roccia brasiliana da un lapidario in Europa, possibilmente in Germania, per poi essere venduto ai collezionisti come vera reliquia dell’antica civiltà Azteca del Messico.

Un’antica leggenda maya di imprecisate origini, molto diffusa in rete sui tanti siti complottari o che si occupano di pseudo archeologia misteriosa o di esoterismo, narrerebbe che nel mondo esistono 13 teschi di cristallo, a grandezza naturale, che racchiudono misteriose informazioni sull’origine, lo scopo e il destino dell’intera umanità. Nel momento in cui l’umanità si troverà ad affrontare un pericolo che metterà a repentaglio la sua stessa esistenza, saranno i 13 teschi di cristallo, riuniti insieme, aiuteranno a salvare il mondo dalla distruzione. Starà all’Umanità comprendere il loro messaggio.

Pare strano che di questi teschi e del loro segreto non si era mai sentito parlare fino alla seconda metà dell’ottocento quando apparvero i primi e fa pensare che le voci su questi teschi abbiano iniziato a diffondersi solo negli anni ’70. È provato che furono molti i teschi di cristallo oggetto di truffe perpetuate ai danni di ingenui collezionisti ed è ben difficile pensare che non abbiano tutti la stessa origine truffaldina. L’analisi del teschio in possesso del British museum ha provato che si tratta di un artefatto realizzato con tecniche ben note nell’ottocento e questo pone un punto deciso sulla faccenda.

Qualcuno si inventò questa cosa dei teschi di cristallo per speculare sull’ingenuità di collezionisti privati spacciandoli per oggetti di culto atzechi o maya, dopo di allora ci fu chi pensò di specularci diffondendo inverificabili leggende collegate ai teschi, guadagnando con libri, convegni ed eventi vari. Come tutti i fatti apparentemente misteriosi, la vicenda dei teschi ha finito per essere ripresa nell’era di internet dai tanti siti acchiappaclick che sfruttano la fame di sovrannaturale di tanta gente ormai accecata dalla cosiddetta informazione alternativa.

Purtroppo, ancorchè suggestiva, la leggenda legata ai teschi di cristallo non ha alcuna base reale e si tratta sostanzialmente di fuffa. Proprio come i teschi di cristallo.

 

Oggi l’eclissi solare negli Stati Uniti, notizie e superstizioni

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Quest’oggi si verificherà un’eclissi di sole totale che molti media stanno montando particolarmente già da diversi mesi, come se un’eclissi di sole fosse un evento straordinario e misterioso e non il semplice interporsi della Luna tra il nostro pianeta e la nostra stella.

Un’eclissi solare è un noto fenomeno ottico di oscuramento di tutto o di una parte del disco solare da parte della Luna visto dalla Terra che si verifica durante il novilunio. Si tratta di un evento piuttosto raro: Sole, Luna e Terra devono essere perfettamente allineati in quest’ordine; ciò è possibile solo quando la Luna, la cui orbita è inclinata di cinque gradi rispetto all’eclittica, interseca quest’ultima in un punto detto nodo. Quando il nodo si trova tra la Terra e il Sole, l’ombra della Luna passa in alcuni punti della superficie terrestre e si assiste a un’eclissi solare. Se invece il nodo si trova dalla parte opposta, si ha un’eclissi lunare.

Il tipo di fenomeno più studiato e più conosciuto nel campo delle osservazioni astronomiche è l'”eclissi totale”, in quanto durante la fase centrale è possibile studiare con facilità la corona solare; perché ciò si verifichi occorre che nel momento dell’eclissi solare la Luna sia ad una distanza dalla Terra tale da farla apparire di diametro angolare lievemente maggiore di quello del Sole. Se ciò non dovesse realizzarsi, cioè la Luna mostrasse un diametro angolare apparente minore di quello del Sole si osserverà un anello luminoso non desiderabile per l’osservazione della corona: questa configurazione viene indicata con l’espressione eclissi anulare.

Un’eclissi parziale si ha quando la Luna non è perfettamente allineata con la Terra e il Sole e quindi l’ombra lunare non giunge alla superficie terrestre. Il Sole viene quindi “occultato” ma in questo caso dalla Terra si osserva la sola penombra lunare e perciò l’eclissi è parziale per tutti i luoghi interessati (queste si verificano vicino ai poli terrestri). Con lo stesso termine di parziale si indica una eclissi totale quando è osservata al di là della fascia di totalità (detta anche corridoio d’ombra); oppure anche una eclissi anulare o ibrida.

L’eclissi è totale quando il Sole viene oscurato completamente. Il periodo di totalità può andare da pochi secondi a circa 7 minuti, a seconda della posizione relativa della Luna e dell’osservatore. La totalità è visibile solo in una stretta fascia della superficie terrestre lunga qualche migliaio di chilometri ma larga solo qualche decina. I luoghi adiacenti vedono invece un’eclissi parziale.

Durante una eclissi totale è possibile studiare la corona solare con relativa facilità.

Trascorsa la totalità (detta anche fase massima) riappare la luce abbagliante del Sole mostrando un aspetto ad “anello di diamante”.

Durante lo svolgersi delle varie fasi di una qualunque eclissi, compresa la totalità, è imperativo proteggere gli occhi con adeguati filtri ottici a forma di occhiale.

 

L’ultima eclissi totale centrale avvenuta nel XX° secolo per l’Italia fu quella del 15 febbraio 1961.

L’ultima eclissi che fu visibile come quasi totale dall’Italia fu l’11 agosto 1999. L’eclissi del 3 ottobre 2005 fu visibile parzialmente dall’Italia, ma fu quasi totale dalla Sicilia.

Le prossime eclissi totali visibili dall’Italia avranno luogo nelle seguenti date:

  • 2 agosto 2027
  • 3 settembre 2081

L’eclissi solare totale del 2 agosto 2027 interesserà una piccola zona di territorio italiano posto a sud ovest dell’isola di Lampedusa.

Dopo il 2081, le eclissi visibili dall’Italia, anulari o totali che siano, saranno quasi tutte centrali. Nel caso dell’eclissi quasi totale del 12 agosto 2026, il Sole tramonterà in piena eclissi sottraendosi alla vista proprio al culmine visibile; lo stesso succederà anche nell’eclissi anulare centrale del 26 gennaio 2028, nell’eclissi del 27 febbraio 2082 e in quella del 14 giugno 2151, quasi centrale.
Nelle date seguenti, le eclissi appariranno totali e ben visibili:

  • 3 settembre 2081, il cono d’ombra attraverserà Francia, Austria e l’intera Penisola Balcanica;
  • 6 luglio 2187, il cono d’ombra taglierà in due la Toscana;
  • 8 novembre 2189, il cono d’ombra sarà parallelo allo stivale italiano, intersecando Corsica e Sicilia;
  • 16 maggio 2227, il cono d’ombra taglierà nuovamente in due la Toscana.
  • 13 giugno 2230, il cono d’ombra attraverserà di nuovo la Sicilia

L’eclissi solare del 21 agosto 2017 è un evento astronomico che avrà luogo il suddetto giorno attorno alle ore 18:26 UTC.

L’eclissi sarà visibile in un lungo corridoio d’ombra che attraverserà tutti gli Stati Uniti d’America. L’eclissi maggiore avrà una durata di 2 minuti e 41,6 secondi alle coordinate 17px WMA button2b37°38′12″N 89°15′24″W nei pressi di Makanda Township a sud di Carbondale, Illinois. Sarà la prima eclissi solare totale visibile negli Stati Uniti sud-orientali dopo l’ultima eclissi del 7 marzo 1970.

Nell’Europa nord-occidentale l’eclissi sarà visibile solo parzialmente alla sera o tramonto. Solo l’Islanda, la Scozia e l’Irlanda potranno osservare l’eclissi dall’inizio alla fine, mentre nel resto del Regno Unito, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna e Portogallo il tramonto avverrà prima della fine dell’eclisse.

Superstizioni sull’eclissi di sole

Le culture tradizionali hanno escogitato ogni sorta di spiegazione per fenomeni così straordinari come le eclissi, sia solari che lunari. Con una costante: “Con poche eccezioni, si tratta sempre di una rottura dell’ordine costituito“, spiega E. C. Krupp, direttore del Griffith Observatory di Los Angeles, in California. “L’uomo dipende dal movimento del Sole. È regolare, affidabile, non lo si può manomettere. Poi, all’improvviso, ecco la tragedia: il tempo va fuori sesto, il Sole e la Luna si comportano come non dovrebbero“.

Il significato di questa rottura dell’ordine cambia da una cultura all’altra, e non tutte vedono le eclissi come eventi negativi, aggiunge Jarita Holbrook, studiosa di cultura dell’astronomia alla University of the Western Cape di Bellville, in Sudafrica. Per alcune l’eclissi è un momento che ispira terrore, per altre un fenomeno naturale che merita rispetto, per altre ancora un momento di riflessione e riconciliazione.

In alcune culture questo fenomeno celeste veniva spesso contrastato facendo rumore per spaventare il demone o l’animale che si stava mangiando il Sole, spiega Nancy Maryboy, presidente dell’Indigenous Education Institute dello Stato americano di Washington, che collabora con la NASA a un progetto che intende fondere le conoscenze tradizionali sull’astronomia dei popoli nativi con le nozioni della scienza ufficiale.

La gente batteva su pentole, scodelle o tamburi per scacciare chiunque fosse l’essere che stava divorando il sole o la luna, racconta Maryboy.

Altre leggende spiegano le eclissi con il furto o l’inganno. Nella mitologia coreana un re ordina ai “cani di fuoco” di rubare l’ardente sole o la gelida luna. Gli animali li inseguono senza riuscirci, ma a volte li mordono, ed ecco spiegata l’eclissi.

Secondo Krupp una delle storie più affascinanti appartiene alla mitologia induista. Il demone Rahu si travestì da dio per poter rubare un sorso di un elisir che gli avrebbe dato l’immortalità. Ma il sole e la luna lo videro e avvisarono il dio Vishnu, che tagliò la testa al demone un attimo prima che l’elisir gli passasse nella gola. Da allora, solo la testa di Rahu è diventata immortale, e continua a inseguire il sole e la luna nel cielo per vendicarsi. “Ogni tanto li raggiunge e li divora, ed è allora che avviene l’eclissi. Ma siccome Rahu non ha la gola, il sole e la luna ricadono giù dal fondo della testa“.

Il mio mito preferito viene dal popolo dei Batammaliba, che abitano in Togo e in Benin“, dice Holbrook. “Per loro, durante l’eclissi il sole e la luna litigano, e la gente li incoraggia a fare pace. Vedono l’eclissi come un momento per tornare a parlarsi e lasciarsi alle spalle litigi e rancori. È una credenza sopravvissuta fino a oggi“.

Anche i Navajo, sottolinea Maryboy, hanno preservato le loro credenze tradizionali sulle eclissi. Per loro, l’ordine cosmico dell’universo si basa sulla tenuta dell’equilibrio. “Le eclissi rientrano nell’equilibrio naturale: quando accadono ci si ferma per riconoscere che si tratta di eventi particolare e riflettere sull’ordine del cosmo“.

Alcuni Navajo, prosegue la studiosa, seguono ancora i precetti tradizionali: durante un’eclissi bisogna stare in casa con la famiglia, intonare canti speciali per l’occasione e astenersi dal cibo, dal bere e dal sonno. “È anche vietato guardare l’eclissi, specie quella solare, pena gravi conseguenze per gli occhi in futuro”, prosegue la studiosa. Chi mangia o beve durante l’eclissi, o la guarda, non è più in equilibrio con l’universo, e ciò può condurre a pesanti problemi in futuro.

Molti popoli del passato hanno immaginato che le eclissi fossero causate da demoni o animali che divoravano il Sole o la Luna, prosegue Krupp. “I Vichinghi immaginavano una coppia di cani celesti che li inseguivano: quando uno dei due ci riusciva, ecco che si verificava l’eclissi, In Vietnam è una rana o un rospo a divorare il Sole o la Luna, mentre secondo i nativi Kwakiutl della costa occidentale del Canada è la bocca del paradiso a consumarli. In cinese, la parola più antica per descrivere l’eclisse è shih, che significa ‘mangiare’“.

I popoli moderni, non sono certo immuni da credenze e superstizioni sulle eclissi. Le più persistenti riguardano i presunti pericoli che il fenomeno comporterebbe per le donne incinte e i bambini che portano in grembo. Krupp ne ha avuto una prova al lavoro: “Sembra incredibile“, spiega “ma durante le eclissi decine di persone telefonano all’Osservatorio per avere rassicurazioni“.

Molte persone, inoltre, credono che in caso di eclissi totale non si possa guardare il sole nemmeno quando è completamente coperto dall’ombra della luna. Certo, precisano Krupp e Holbrook, fissare il sole senza protezione può causare danni agli occhi e va evitato. Ma quando l’astro è completamente oscurato, guardarlo non dà nessun problema. “Anzi, è proprio il momento giusto per vivere a pieno l’esperienza. È una sensazione straordinaria, anche se sai che è solo un fenomeno naturale. Per questo esistono i cacciatori di eclissi, che le inseguono in giro per il mondo“.

Negli ultimi tempi, sui social e su alcuni siti web sta proliferando un ritorno delle superstizioni, spesso lette in chiave moderna, intorno a questa eclissi. Si sono formate catene di S. Antonio che invitano le persone a radunarsi alle ore 20 in una meditazione collettiva con la finalità di accelerare l’evoluzione planetaria o salto quantico oppure c’è chi ritiene sia meglio pregare ed invocare angeli e arcangeli. In ogni caso, è straordinario come un evento non comune riesca ancora, in pieno 2017 e nonostante tutte le conoscenze scientifiche accumulate negli ultimi 100 anni, a convincere la gente che si tratti di un evento straordinario di origine divina, una sorta di qualche messaggio destinato all’umanità e non un normale evento cosmico, portandoli a inconsapevoli gesti e rituali di idolatria delle “energie” coinvolte nell’eclissi.

Il sito della Nasa mostrerà l’evento in diretta streaming come farà anche il Virtual Telescope per l’Italia a partire dalle 19 di lunedì 21

Fonti: Wikipedia e National Geographic

CALMA E Gessetti

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di Toni Capuozzo su facebook

Nelle tragedie collettive, ho sempre cercato piccoli dettagli, brandelli di vite che spiegano qualcosa. Mi hanno colpito, attorno a Barcellona, le parole della sorella di Luca Russo. Prima ha chiesto aiuto per riportarne il corpo a casa, come chi non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile, e non poteva sapere che è un obbligo delle autorità consolari provvedervi. Poi ha detto qualcosa di molto più consapevole, e lacerante. “Non diventi un numero tra i tanti”. Già: qualche volta viene ricordata Valeria Solesin,ma chi ricorda i nomi delle vittime del Bardo, o quelli di tanti italiani uccisi dal terrore, l’11 settembre al World Trade center, o sul mar Rosso, in una discoteca di Bali, in un mercatino natalizio a Berlino, in una strada di Bruxelles ? In questo forse la sorella di Luca sbaglia: non c’è neppure un numero in cui confondersi. Semplicemente, lasciamo la memoria dei morti ai loro famigliari, ai loro amici, a piccole comunità con un posto vuoto, per sempre. E abbiamo un modello di quieta assuefazione, che comprende i racconti giornalistici, le dichiarazioni dei politici, le spiegazioni quasi sempre politicamente corrette degli esperti. Fino a che l’onda emotiva dei fiori, del rifiuto della paura e dell’odio, del siamo tutti barcellonesi si spegne, e ci ricomponiamo. Quasi come se nulla fosse. Fino alla volta successiva.

Mi hanno colpito le parole del rabbino di Barcellona, l’invito agli ebrei catalani di abbandonare questa Europa, di andarsene in Israele. L’aliyah, il ritorno degli ebrei in Israele, è una costante della tradizione religiosa, che a metà del secolo scorso si è fatta,anche, esigenza demografica. Non è così oggi, e le parole del rabbino sembrano ispirate piuttosto al pessimismo sul futuro europeo e alle preoccupazioni per la sicurezza. Le ho prese sul serio, proprio per il loro effetto paradossale: consigli di cercare sicurezza in Israele, un paese segnato dagli attentati, minacciato dai vicini ? Le ho prese sul serio perché penso che gli ebrei abbiano, per retaggio secolare, antenne particolarmente sensibili, pronte a fiutare il pericolo dell’odio.

Ancora una volta, dopo Barcellona, è un coro quasi unanime: non abbiamo paura, no ai muri, sì all’accoglienza, sì all’integrazione, jus soli e pace. E’ per me abbastanza ovvio che se ti attaccano perché sei così, devi riaffermare quello che sei: la tua natura aperta, democratica, e il rifiuto di ogni razzismo. E’ altrettanto ovvio che il razzismo, la diffidenza, i sospetti vengono alimentati dall’insicurezza, dall’imperturbabilità di una cultura dominante che ci vorrebbe convincere che niente è successo. Non sto parlando della destra che ha manifestato a Barcellona (in quel caso è piuttosto curioso che in nome di una bandiera identitaria, la destra estrema si schieri contro un Islam, che con il suo comunitarismo, il suo rifiuto della lotta di classe, la sua cultura machista e valoriale, con il suo culto della morte, è molto vicino al fascismo, come ci ricorda la storia delle brigate naziste islamiche, o le frequentazioni del gran muftì di Gerusalemme o la mussoliniana spada dell’islam). No, sto parlando della gente comune. Come immaginate reagisca quando il premier Gentiloni, all’indomani di un attentato compiuto da giovani spesso nati in Europa, rivendica ancora lo jus soli ? Nel migliore dei casi conclude che non è l’anagrafe a fare di te un cittadino. Nel peggiore, viene spinta da tanta improntitudine, da tale idealismo immune dalla realtà, a provare qualcosa che incomincia a somigliare al razzismo: un senso di impotente solitudine. Forse il rabbino di Barcellona non è così paradossale.

Mi hanno colpito le immagini delle madri musulmane di Ripoll. Donne sovrappeso, affrante e avvolte dal velo. Sorprese da quello che i figli hanno fatto, addolorate. Ma l’imam della loro moschea forse era la mente della cellula, forse è morto nel maldestro laboratorio di esplosivi, forse ha mandato gli altri a morire ed è scappato. Mi sembravano le madri di una cronaca di stupri: mio figlio non può averlo fatto, era un bravo ragazzo. Mai che si chiedano: dove abbiamo sbagliato, cosa c’è che non va nella nostra storia, dove nasce tutto questo ? E’ la domanda che viene schivata da tanti musulmani perbene, ciò che è umanamente comprensibile, ma non aiuta. Non lo dico io, l’ha detto in queste ore un predicatore siriano, ostile sia ad Assad che al califfo, Muhammad Al Yacoubi. “Quel che è successo a Barcellona dimostra che noi musulmani non abbiamo fatto abbastanza per contrastare l’ideologia estremista nelle nostre comunità….è frustrante per me quando qualche musulmano dice che questo non ha nulla a che vedere con l’islam. No, ce l’ha. L’Isis è nato in mezzo a noi, è un nostro problema e dobbiamo affrontarlo”.
Tanta parte del pensiero politico e culturale dominante, per influenza della sinistra e del cattolicesimo, corre in soccorso del grande alibi: la religione non c’entra, l’Islam è religione di pace. Non leggono i documenti dell’Isis, non hanno letto il Corano, dell’Islam conoscono a malapena il Cairo, Sharm El Sheick e le Maldive. Il problema dell’Islam – ed è un problema che riguarda anche milioni di musulmani non violenti- sta alla radice: una religione totalizzante, che non prevede separazione tra Stato e Chiesa, suprematista –gli altri sono infedeli, ancorchè figli del Libro – e prima o poi si convertiranno, ostile ai diritti delle donne, dei minori, alle libertà individuali, comprese quelle sessuali e quella di non credere ad alcun Dio. Se a sinistra la sottovalutazione viene, oltre che dalla non conoscenza della realtà sul terreno, dall’ottimistica convinzione che la Ragione, la Democrazia, la Tolleranza non possano non essere valori universali, nel mondo cattolico la cosa è più complessa: c’è anche una sorta di invidia per la fede che arde nelle moschee, per la devozione che non ha bisogno – o forse proprio di questo si alimenta – di nessun prete, di nessuna Chiesa, e la disarmante convinzione che in fondo preghiamo tutti lo stesso Dio, e che non ci può essere una religione che produce odio (quanto ad abuso di Dio basterebbe ricordare il Gott mit Uns nazista). Insieme, tutto questo produce una specie di pensiero debole da Alice nel paese delle meraviglie, una beneaugurante visione del mondo dove siamo tutti uguali, un girotondo da canzonette (“I gessetti di Barcellona sono la dimostrazione che la solidarietà è la chiave contro il terrorismo” Huffington Post). Aiuta, tutto ciò l’ Islam a fare i conti con se stesso ?
No, gli fornisce alibi, sconti, trascura le profonde differenze tra islam e Islam (sono musulmani anche i curdi, le donne curde che combattono lo Stato Islamico), fa di tutte le erbe un fascio. E spesso va a cercare nella minigonna la colpa della stuprata: gli errori dell’Occidente. Che ne ha commessi a vagonate, per prepotenza e per insipienza, dalla Libia alla Siria, dall’ Iraq all’Afghanistan, ma non può essere, da solo, la spiegazione del sorgere del fondamentalismo islamico. Che ha una sua orrenda dignità autoctona (sarebbe comodo se fosse figlio dei mercanti d’arme, o del petrolio, o dell’America o di Israele), una sua storia interna all’Islam, e alle sue crisi identitarie. Siamo così occidentalcentrici da non riuscire a “rispettare” il nemico per sconfiggerlo meglio. Di questo nostro essere concentrati su noi stessi è rivelatoria la doppia morale sulle foto del bambino siriano morto sulla spiaggia e il bambino morto sulle Ramblas. Un’icona la prima, perché denunciava la nostra indifferenza. Un pudico oscuramento per la seconda, di cui non avevamo colpa. Certo, in nome della famiglia, e del rispetto per il telespettatore e prima ancora per quel bambino: non valevano queste prudenze, per un bimbo siriano ?
Mi hanno colpito, lontano da Barcellona, due dettagli. La prima è la fotografia della ricercatrice italiana ferita a Turku, in Finlandia. La ritrae, tempo fa, durante una manifestazione contro l’espulsione degli afghani. E’ stata accoltellata da un diciottenne marocchino. Nessuno, nella folla, è al riparo. Due giovani italiani vennero uccisi nella Città Vecchia di Gerusalemme e a Gaza, uno nell’Intifada dei coltelli, l’altro perché sospettato di essere una spia: erano entrambi ampiamente solidali con i palestinesi. Non ho alcun dubbio sulla bontà di quella giovane donna, e sulla nobiltà dei sentimenti che la spinsero a manifestare, anche se trovo legittima la decisione della Finlandia di non concedere asilo agli afghani, ai pakistani e a qualche altra nazionalità. Ma il fatto che sia toccato a lei è un’altra dimostrazione di un dialogo tra sordi, di un pensiero beneaugurante da una parte e di un sentimento aggressivo dall’altra.
L’altro dettaglio è ancora più lontano. Surgut, Siberia, 8 passanti feriti in punta di coltello. Nonostante la rivendicazione dell’Isis (nei talk show, a proposito, i politicamente corretti lo chiamano Daesh – tipo un detersivo – oppure il “sedicente Stato Islamico”, come a dire che non è Islam o che non è Stato) e nonostante il fatto che il terrorista fosse figlio di un fondamentalista del Dagestan conosciuto alla polizia, gli inquirenti, molto all’europea, stanno “valutando se avesse dei problemi psicologici”. Tutto il mondo è paese, ma non abbastanza da farci dire che siamo tutti siberiani.

Toni Capuozzo è un giornalista televisivo e scrittore. La sua pagina facebook.

Echelon, spia o sentinella?

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Echelon è il nome comunemente utilizzato dai media per descrivere la raccolta di signal intelligence (SIGINT) e analisi dei segnali gestita per conto dei cinque stati firmatari dell’accordo UKUSA di sicurezza (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e gli Stati Uniti, noto come AUSCANNZUKUS o cinque occhi).

Praticamente, la Rete Echelon sottintende tutto il sistema mondiale d’intercettazione delle comunicazioni private e pubbliche.

Echelon è in grado di intercettare segnali radio, le trasmissioni satellitari e quelle dei cavi sottomarini del genere Aquacade e Magnum, oltre a tutto il traffico che avviene su fibra, per controllare tramite i suoi più importanti centri di invio le trasmissioni di Internet, in particolare lo smistamento di messaggi e-mail ma è anche in grado di registrare le telefonate via cavo e cellulare e la trasmissione di documenti via fax.

Per vagliare l’enorme mole di dati sorvegliata, impossibile da analizzare in tempo utile da esseri umani, per intercettare i messaggi “sospetti” (inviati via e-mail, telefono, fax ecc.) viene utilizzato un sistema basato sull’identificazione di parole chiave e loro varianti, in grado anche di rintracciare l’impronta vocale di un individuo.

Non si sa molto su come Echelon funzioni ma quello che è certo, in seguito ad un processo del 1997 a due pacifiste, in cui la British Telecom ha fatto sapere, presentando documenti e dichiarazioni, che tre linee a fibre ottiche (con la capacità di centomila chiamate simultanee ciascuna), passavano tutte per il nodo di Menwith Hill, è che nessuna grande società di telecomunicazioni è esente dall’influenza e da accordi con la rete Echelon. Gli accordi con Echelon obbligano le compagnie telefoniche occidentali ad assegnare almeno una parte della sicurezza aziendale a uomini del controspionaggio. In Italia, per esempio, Marco Bernardini, testimone chiave dell’inchiesta sui dossier illegali raccolti dalla Security Pirelli-Telecom, effettuò intercettazioni per conto di Echelon sull’Autorità Antitrust ed ebbe accesso ai dati di Vodafone e Wind.

Su Echelon sono state sollevate, negli anni, numerose interpellanze al parlamento europeo, il quale ha aperto una commissione temporanea sul caso. Lo stesso parlamento europeo, alla vigilia degli attentati alle torri gemelle, deliberò una serie di contromisure per contrastare Echelon.

In passato si è sospettato che il sistema possa essere stato utilizzato anche per scopi illeciti, come lo spionaggio industriale, a favore delle nazioni che lo controllano, a discapito delle aziende di altri Paesi, anche se a loro volta aderenti alla NATO.

Il Parlamento europeo nel 2001 dichiarò:

Se gli stati aderenti all’UKUSA operano stazioni di ascolto in regioni di rilievo della terra, in via di principio possono intercettare tutte le telefonate, i fax e il traffico dati trasmessi attraverso questi satelliti

Echelon non è stato progettato per spiare una particolare e-mail di un individuo o una utenza fax specifica. Al contrario il sistema lavora indiscriminatamente intercettando grandissime quantità di comunicazioni, ed usando i computer per rilevare determinate parole chiave è poi in grado di estrarre i messaggi interessanti dalla massa degli altri di nessun interesse. E’ stata organizzata una catena di strutture di intercettazione in giro per il pianeta per monitorare la rete di telecomunicazioni globale. Alcune strutture controllano i satelliti di comunicazione, altre i network a terra ed altre le comunicazioni radio. Echelon lega insieme tutte queste strutture rendendo così possibile agli Stati Uniti ed ai suoi alleati di intercettare una grande quantità delle comunicazioni in atto nel pianeta. Essenzialmente, Echelon è progettato per obiettivi non militari quali governi, organizzazioni, aziende, gruppi, ed individui praticamente in ogni parte del mondo. Potenzialmente sono sottoposte a sorveglianza tutte le comunicazioni tra le persone ovunque nel mondo.

la base di Menwith Hill UK
 

 

L’intero sistema è stato escogitato dalla NSA ed adottato dalle altre agenzie. I computer “dizionari” cercano tra tutti i messaggi in entrata per ognuna delle keywords immessa dalle agenzie. Nello stesso tempo i computer annotano automaticamente dei dati tecnici come data, orario e luogo dell’intercettazione sul messaggio cosicché l’analista, in qualsiasi agenzia esso sia, potrà sapere da dove viene e di quando è il messaggio.

 

Ma quindi Echelon è una guardia o una spia? Probabilmente entrambe le cose; Nell’era dei Social Network siamo abituati a rinunciare ad una parte della nostra privacy in cambio di qualche “Like”. Echelon usato in buona fede (come si presume che sia), è un potente strumento che ci garantisce sicurezza, in cambio della possibilità che i nostri dati possano essere presi in esame dalle autorità.

Ovviamente come in tutte le cose di questo genere c’è chi grida al complotto, credendo che i nostri dati sensibili siano alla mercé di stati, multinazionali o di chiunque detenga il potere politico ed economico, con lo scopo di utilizzarlo per scopi illeciti come lo spionaggio industriale o, peggio, influenzarci dal punto di vista politico, commerciale ed economico.

  • Sulle vicende riguardanti Echelon nel 2006 è stato realizzato il film The Listening – In ascolto.
  • Nel film The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo (2007), tramite Echelon, la CIA riesce ad intercettare una fuga di notizie su un progetto segreto denominato “Blackbriar”.

Oro e farmaci per l’immunoterapia usati per vaccinare i topi contro il cancro

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I ricercatori hanno potuto vaccinare efficacemente un topo contro il cancro, utilizzando una combinazione di nanoparticelle d’oro e un farmaco immunoterapico approvato dalla FDA.

Il trattamento è stato ottenuto attraverso la combinazione di due terapie separate. Il primo di questi utilizza una tecnica attualmente studiata da molti gruppi di ricerca diversi, utilizzando nanoparticelle d’oro attraverso qualcosa noa come terapia “fototermica”.

Ciò comporta l’iniezione di nanoparticelle d’oro nel tessuto canceroso per poi colpirle con un laser. Le nanoparticelle poi si riscaldano fino al punto in cui cominciano ad uccidere le cellule tumorali. Le nanoparticelle d’oro sono particolarmente interessanti perché si associano elettivamente ai tumori, in quanto i loro vasi sanguigni sono particolarmente permeabili.

Per questo ultimo studio, i ricercatori hanno sviluppato nanoparticelle di nuova forma con estensioni chiamate gold nanostars. “le punte delle nanostars funzionano come i parafulmini, concentrando l’energia elettromagnetica al loro apice”, ha spiegato  Tuan Vo-Dinh, co-autore dello studio pubblicato su Scientific Reports.

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Gold nanostar. Tuan Vo-Dinh / Duke University

La seconda parte della terapia coinvolge un farmaco di recente sviluppo che blocca l’azione di una particolare molecola nota come PD-L1. Prodotto dalle cellule tumorali, PDL-1 disattiva efficacemente le cellule T, che sono le cellule dell’apparato immunitario che modulano la reazione immunitaria dell’organismo, permettendo così al tumore di crescere e diffondersi senza ostacoli. Il farmaco stesso è già stato approvato dalla FDA ed è in uso clinico precoce.

I ricercatori hanno effettuato una serie di esperimenti in cui hanno iniettato le cellule tumorali della vescica in entrambe le gambe posteriori dei topi e hanno aspettato la crescita dei tumori. Sono stati quindi in grado di testare diverse terapie, ma solo su una delle gambe.

I soggetti che non hanno ricevuto il trattamento completo sono morti di cancro, così come i topi che hanno ricevuto solo i gold nanostars, perché non sono stati in grado di uccidere il cancro nella gamba che non è stata trattata. Alcuni di quelli che hanno ricevuto solo il farmaco immunoterapico sono sopravvissuti per un certo periodo ma poi sono morti. Al contrario, i topi che avevano ricevuto entrambi i trattamenti, sono riusciti a sopravvivere molto più a lungo.

“Quando un tumore muore, rilascia particelle che permettono al sistema immunitario di attaccarne ciò che resta”, ha dichiarato  Vo-Dinh. “Distruggendo il tumore primario [con i nanostar], abbiamo attivato il sistema immunitario contro le altre cellule cancerose e l’immunoterapia ha impedito loro di nascondersi”.

Uno dei topi sottoposti al trattamento ha acquisito una qualche forma di immunità al cancro. Un mese dopo che era guarito i ricercatori hano inoculato il roditore con altre cellule cancerose ma il sistema immunitario dell’animale è riuscito a eliminarle da solo, senza supporto di alcuna terapia.

I risultati di questo studio sono, ovviamente, limitati e molto preliminari e la presunta immunità acquisita potrebbe essere solo frutto del caso o di qualche errore ma la cosa importante è che lo studio scientifico apre continuamente nuove strade per sconfiggere questa terribile malattia, con prospettive di volta in volta più incoraggianti. Non possiamo ancora sapere se è stato trovato un modo di vaccinare gli esseri umani contro il cancro ma abbiamo capito che ci potremo arrivare e forse ci riusciremo prima di quanto si pensasse.

Tumori: uno studio di Yale chiarisce l’inefficacia delle cure alternative

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Sempre più spesso si sente parlare di medicine alternative, omeopatia su tutte. La popolarità che queste pratiche hanno assunto nel corso del tempo è a dir poco incredibile, tanto che si è arrivati al punto che, nell’opinione pubblica, vengono ormai poste sullo stesso livello, se non al di sopra, rispetto alla medicina tradizionale. Si è arrivati ad avere persone che si affidano alle cure alternative quando sono affette da qualsiasi tipo di patologia, anche se si tratta di tumori.

I ricercatori della Yale School of Medicine hanno condotto uno studio di osservazione, pubblicato il 10 Agosto 2017 sul JNCI, proprio su malati oncologici che si sono affidati alle medicine alternative e hanno paragonato i risultati ottenuti con quelli di pazienti trattati con i metodi convenzionali.

Lo studio

Il lavoro dei ricercatori di Yale si è concentrato sull’analisi di tumori non metastatici del seno, del polmone, del colon-retto e della prostata, per i quali le aspettative di guarigione sono buone con le terapie standard, non tenendo conto dei pazienti con patologie al IV stadio. Per questi tipi di neoplasie si è voluto osservare la sopravvivenza a cinque anni dei pazienti.

281 persone sono state scelte tra coloro che hanno deciso di utilizzare solo ed esclusivamente le cure alternative mentre il gruppo dei pazienti trattati dalla medicina convenzionale contava di 560 individui. Si è prestato attenzione anche a selezionare persone nelle stesse fasce di età e che non presentassero patologie secondarie in grado di modificare l’andamento dello studio e incidere sulla letalità dei tumori.

I risultati

I ricercatori hanno osservato che il 78.3% dei pazienti curati con metodiche standard è sopravvissuta alla malattia per almeno cinque anni (intervallo di confidenza 95% tra 74.2% e 81.8%) mentre con le cure alternative questa percentuale scende al 54.7% (intervallo di confidenza 95% tra 47.5% e 61.3%).
Da ciò si vede come i pazienti curati con medicina tradizionale hanno molte più possibilità di sopravvivere al tumore almeno per il periodo dello studio.

Va osservato come il tipo di tumore faccia la differenza ed abbia un peso specifico all’interno di questa analisi. Non tutti i tumori presi in esame hanno lo stesso tasso di mortalità in un arco di tempo così breve, per cui i pazienti affetti da tumore prostatico hanno una buona possibilità di sopravvivere per cinque anni anche se si affidano alle cure alternative, poiché si tratta di un tumore a crescita molto lenta.
Analizzando solo i tumori al seno, si è registrato un divario decisamente più ampio: 86.6% contro 58.1%.

Così i ricercatori hanno commentato i loro risultati:

 “Abbiamo visto come i pazienti oncologici che hanno iniziato dal principio un trattamento con cure alternative, senza un trattamento convenzionale dei tumori, avevano una maggiore probabilità di morire”.

Conclusioni

Questo studio rappresenta dunque, se ce ne fosse ancora bisogno, un altro tentativo di buttare giù il mito delle medicine alternative. Non esiste certo una cura miracolosa che i medici tengono segreta, non ci sono gli interessi delle case farmaceutiche dietro la mancata scoperta di una cura efficace contro il cancro. Chi si rivolge alle cure alternative per disperazione o per mancanza di fiducia nel personale sanitario dovrebbe capire che sta scegliendo una strada pericolosa e che spesso ha esito infausto.

Nessuno può negare che queste pratiche possano fornire un aiuto concreto, seppur solo psicologico, ai malati di tumori per alleviare le loro sofferenze, tuttavia ripudiare l’aiuto che la medicina dà nel combattere questo male non può che essere considerato folle.

Il compito di chi fa scienza e di chi la divulga è proprio questo: far sì che più persone possibile comprendano l’utilità delle terapie convenzionali così da limitare i casi di morti dovute a scelte tutt’altro che logiche.

Perché l’attacco terroristico a Barcellona fa ancora più paura, a cosa punta?

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di Giuseppe Timpone per Investire oggi

Spagna nel mirino del terrorismo islamico dopo 13 anni. Ieri, un furgone lanciato a 80 km all’ora a Las Ramblas ha colpito volontariamente centinaia di persone, zig-zagando per circa 600 metri e uccidendone 13, oltre a provocare un centinaio di feriti. E l’ISIS ha rivendicato la strage, mentre i militari catalani hanno ucciso 5 sospetti terroristi in uno scontro a fuoco. La paura torna così nella penisola iberica, che fino a ieri sembrava immune dalla nuova scia di sangue che sta seminando il terrore in Europa. Per questo, gli attacchi di ieri ci riguardano molto da vicino come Italia e andrebbero ben indagati.

Per prima cosa, chiediamoci quale sia l’obiettivo “politico” della strage. Nel marzo del 2004, l’attacco terroristico alla stazione di Atocha a Madrid avvenne a 3 giorni dalle elezioni politiche, con l’intento evidente di creare tensioni in uno dei paesi della Coalizione dei Volenterosi, che aveva appoggiato gli USA nella guerra contro l’Iraq. L’allora premier conservatore José Maria Aznar, nel tentativo di non restare vittima delle critiche di quanti lo avrebbero accusato di avere prestato il fianco ai jihadisti con la sua politica estera, addossò le responsabilità sull’ETA, i terroristi baschi, ma finendo per essere tritato alle urne, perdendo clamorosamente le elezioni dopo 8 anni e in favore dei socialisti di Luis Zapatero.

Con gli attacchi di Atocha, i terroristi fecero bingo a Madrid, avendone stravolto la geografia politica e dimostrando al mondo di essere in grado di mutare gli eventi. Stavolta, però, le cose non sarebbero esattamente così. La Spagna non ha elezioni in programma e né partecipa a una qualche azione bellica contro un paese a maggioranza mussulmana. E allora, che succede?

Gli obiettivi politici dell’ISIS

Barcellona potrebbe essere stata teatro non casuale della regia jihadista. La Catalogna ha indetto un secondo referendum sull’indipendenza per l’1 ottobre e ciò sta creando molte tensioni con il governo nazionale, che non ne riconosce la legittimità. Sembra evidente l’obiettivo dei terroristi di provocare un’escalation verbale tra le parti, con possibili ripercussioni sugli assetti politici nazionali. Il governo del premier conservatore Mariano Rajoy si regge, infatti, su una minoranza in Parlamento e grazie all’astensione benevola dei socialisti all’opposizione.

E’ probabile che l’ISIS abbia messo nel mirino Madrid per la sua percepita fragilità politica, dopo che per ben 10 mesi non si è stati qui in grado di formare un nuovo esecutivo e si sono rese necessarie due elezioni per giungere in extremis a un Rajoy-bis.

In altre parole, i jihadisti segnalerebbero la volontà di colpire istituzioni relativamente deboli, al fine di alimentare tensioni interne. Non si tratta più di una “spedizione punitiva” come nel 2004, bensì di una precisa strategia di indebolimento, di intervento per mutare gli equilibri interni. D’altra parte, la strage di Manchester al concerto di Ariana Grande o gli attacchi a Londra con modalità uguali a quelle di Barcellona nei mesi scorsi puntavano proprio a incidere sui risultati delle elezioni generali nel Regno Unito, che effettivamente si sono rivelati molto diversi dalle previsioni, anche se non siamo in grado di sapere se e quanti consensi abbiano spostato.

Fonte: Investire oggi

Numbers Station, un mistero lungo un secolo

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Le Numbers Station sono stazioni radio ad onde corte di origine sconosciuta. Il loro mistero è racchiuso nelle loro trasmissioni, costituite principalmente da sequenze di parole e numeri apparentemente casuali, da qui il nome “Number Stations”.

Queste particolari stazioni radio esistono da svariati anni, se ne hanno notizie già in concomitanza con la prima guerra mondiale ed il fenomeno è andato accrescendosi nel corso dello scorso secolo, rallentando leggermente solo dopo gli anni ’90, forse per il progressivo affermarsi di internet come mezzo di comunicazione.

Il fatto certo è che le Numers station sono diventate un mistero cui si dedicano migliaia di radioamatori in tutto il mondo che si scambiano informazioni su appositi gruppi facebook (ad esempio questo) creando un vero e proprio caso internazionale ed anche una sorta di leggenda metropolitana.

Caratteristiche dei messaggi

Possono essere individuati tre tipi di numbers station:

  • stazioni in fonia, dove i numeri vengono pronunciati da una voce o da un sintetizzatore vocale;
  • stazioni che trasmettono in codice Morse;
  • stazioni che trasmettono apparente rumore (chiamate più spesso Noise Stations).

Le voci trasmesse sono spesso prodotte da un sintetizzatore vocale e usano un’ampia varietà di lingue; in particolare negli USA spesso sono udite in spagnolo, mentre in Europa le trasmissioni sono generalmente in inglese, tedesco o francese o, ancora, in lingue slave, Inoltre sono per la maggior parte femminili, più raramente maschili o infantili.

Un messaggio “tipo” ha una durata media di 45 minuti ed è in genere composto da blocchi di numeri che vengono letti con un intervallo regolare di pochi secondi tra l’uno e l’altro, l’inizio di ogni trasmissione è sempre dichiarato con una o più parole, quindi un esempio può essere:

Atenciòn! 12345 – 45678 – 98765 etc etc…

La parola iniziale viene solitamente ripetuta più volte prima dell’inizio della trasmissione, presumibilmente per essere sicuri che chiunque sia il ricevente si trovi in ascolto oppure per fare in modo che capisca determinate cose.
In qualche caso, oltre alla consueta parola si possono sentire una serie di bip elettronici o di numeri ripetuti più volte prima che abbia inizio il messaggio vero e proprio.

Secondo gli esperti, questi primi blocchi di numeri starebbero ad indicare il totale dei blocchi di codice contenuti nel messaggio successivo, come ad esempio:

Count 204 – Count 204 – Achtung! 12345 – 45678 – 98765 etc etc…

Questi appena descritti sono i tipi messaggio più comuni di una numbers station. Tuttavia, nel corso degli anni si sono registrati casi più particolari in cui i messaggi iniziavano con una musica di carillon oppure erano caratterizzati dalla presenza di strani effetti sonori come gong o sirene.

Per quanto riguarda la lettura dei numeri, è quasi sempre una voce femminile o una voce sintetizzata al computer a leggere il messaggio. Ma anche qui non mancano le eccezioni, ci sono state trasmissioni dove chi leggeva il codice era apparentemente un bambino oppure una voce con un accento di un paese straniero, forse per depistare eventuali ascoltatori indesiderati sulla provenienza del messaggio, ma a detta di molti, queste simulazioni linguistiche non sono mai riuscite tanto bene….

Altri tipi di numbers station sono quelle che trasmettono codice morse o rumore, ma questo particolare tipo di stazioni sono molto più rare rispetto a quelle classiche anche se ultimamente sarebbero in aumento.

C’è un ultima caratteristica da non sottovalutare, le trasmissioni iniziano sempre ad orari ben precisi tipo le 16.00, non è quasi mai successo che siano iniziate alle 16:13 o orari simili, questo secondo molti starebbe ad indicare il fatto che questi messaggi siano indirizzati a qualcuno che ha una sorta di “appuntamento”.

Prima di cercare capire cosa ci sia dietro a tutto questo, ricapitoliamo in breve le caratteristiche di un messaggio di una numbers station:

– Trasmissione ad onde corte
– Durata di circa 45 minuti
– Una o più parole prima dell’inizio
– Blocchi di codice ripetuti con intervalli regolari
– Orario di inizio sempre preciso

Probabili implicazioni governative

La convinzione popolare vuole le Numbers Station come canali di trasmissione criptati usati da spie per trasmettere informazioni in codice. Secondo questa teoria, i messaggi sarebbero cifrati con un cifrario di Vernam per evitare ogni rischio di decifrazione da parte del nemico.

A supporto di chi sostiene che le Numbers stations sarebbero usate da spie internazionali, c’è il fatto che le stazioni avrebbero cambiato le modalità delle loro trasmissioni o effettuato operazioni fuori programma in concomitanza con grandi eventi politici, come la crisi costituzionale Russa del 1993, solo un caso?

Ad oggi, nessun ente governativo ha mai ammesso di aver fatto uso di Numbers stations. Tuttavia nel 1998 un portavoce del Department of Trade and Industry, un dipartimento del governo britannico che si occupa anche di comunicazioni, dichiarò al “The Daily Telegraph” che le Numbers Stations non sono cose di pubblico uso e che la gente non dovrebbe essere suggestionata da esse.

In Inghilterra per l’appunto, l’ascolto delle Numbers stations è considerato illegale, questa legge comunque è stata fatta presumibilmente per evitare casi di spionaggio da parte di altri governi, dato che il rintracciamento delle frequenze ad onde corte delle Numbers stations è abbastanza dispendioso sia in termini di tempo che di denaro per un semplice radioamatore.

A causa del metodo di trasmissione ad onde corte, è molto difficile capire da dove provenga il segnale delle stazioni, tuttavia grazie ad errori di trasmissione o alla propagazione delle onde radio è stato possibile avere alcuni indizi; Per esempio, grazie ad un presunto errore di trasmissione, negli anni 90, si riuscì a capire che la stazione ribattezzata “Atencion” si trovava a Cuba, dato che per un breve lasso di tempo la stazione “Radio Habana Cuba” venne trasmessa nelle frequenze di questa numbers station.

Nel 2000 gli USA riconobbero ufficialmente la provenienza Cubana della stazione “Atencion”, che in seguito venne perseguita legalmente dalla giustizia statunitense.

Tutti i governi sospettati di essere implicati con le numbers station, hanno sempre smentito di aver fatto uso di questi metodi di trasmissione, in effetti se fossero effettivamente trasmissioni governative un dubbio verrebbe naturale: perché svariati governi di tutto il mondo avrebbero fatto uso tutti dello stesso metodo di trasmissione segreto? Questo, a rigor di logica, non avrebbe senso, considerando questo fatto saremmo di nuovo al punto di partenza… Ma allora a cosa servono, e che cosa sono queste misteriose stazioni radiofoniche?

Il cifrario di Vernam

Ma se le comunicazioni avvengono tramite etere e possono essere ascoltate da chiunque con attrezzature da poche decine di euro, come è possibile che agenti segreti ed i servizi informativi utilizzino un sistema così poco sicuro per trasmettere informazioni?

In effetti la prima cosa che viene alla mente è la poca sicurezza implicita nel trasmettere messaggi cifrati che tutti possono ricevere.

Qualcuno potrebbe pensare di comprare una radio che riceve le onde corte, trascrivere i numeri e sfruttare la potenza di calcolo dei computer moderni per tentare un attacco brute-force tramite chiavi casuali generate dal PC, sinché non esce fuori la chiave giusta che permetterà di decodificare il messaggio.

Dopotutto, tutti i sistemi di crittografia possono essere decrittati, nella peggiore delle ipotesi si tentano tutte le combinazioni di chiavi disponibili sinché non si scopre quella giusta. Spesso poi un messaggio crittografato contiene in sé dei suggerimenti riguardo la chiave di decrittazione: cifre o lettere che si ripetono, messaggi con pattern simili, pattern che si ripetono nei diversi messaggi crittografati.

Ebbene,  il sistema di crittografia utilizzato dalle numbers station fa eccezione. Infatti al giorno d’oggi è ancora l’unico algoritmo di crittografia impossibile da decrittare, come è stato matematicamente provato e come vedremo fra poco.

Il sistema crittografico in questione si chiama cifrario di Vernam, e consiste in un codice di decrittazione lungo (almeno) quanto il messaggio da decrittare. Vediamo subito un esempio.

Immaginiamo di dover codificare un messaggio lungo 19 caratteri: “ABBANDONARE LA BASE”.

Facciamo corrispondere ad ogni lettera un numero, cioè A = 00, B = 01 … Z = 25, ‘spazio’ = 26.

A questo punto il corrispettivo numerico del nostro messaggio sarà: 00 01 01 00 13 03 14 13 00 17 04 26 11 00 26 01 00 18 04.

Ora ci serve una chiave casuale della stessa lunghezza: ABCADBBEZYNNDZBCADY.

Trasformiamo anche la chiave in forma numerica, secondo lo stesso criterio di prima: 00 01 02 00 03 01 01 04 25 24 13 13 03 25 01 02 00 03 24.

Ora non ci resta che sommare il nostro messaggio con la nostra chiave casuale, senza tenere conto del riporto:

00010100130314130017042611002601001804 + (messaggio)
00010200030101042524131303250102000324 = (chiave)


00020300160415172531173914252703001128 (messaggio cifrato)

Abbiamo così il nostro messaggio cifrato da comunicare a tutto il mondo tramite radio, solo il nostro agente che possiede la chiave potrà eseguire il processo inverso e decrittare il messaggio (in caso di numero negativo, sommare il numero 10 al risultato):

00020300160415172531173914252703001128 – (messaggio cifrato)
00010200030101042524131303250102000324 = (chiave in mano al nostro agente)


00010100130314130017042611002601001804 (il nostro agente ha ora il codice decifrato)

A questo punto non gli resta altro che far corrispondere ad ogni numero di due cifre la lettera corrispondente:

00010100130314130017042611002601001804
A B B A N D O N A R E _ L A _ B A S E

Ma vediamo perché il cifrario di Vernam è impossibile da decrittare:

1) Prima di tutto, per ogni codice numerico lungo N caratteri, le chiavi possibili sono 10^N (10 elevato N). Nel nostro esempio il messaggio in forma numerica è composto da 38 cifre, questo significa che le chiavi possibili sono 10^38, perciò anche utilizzando il computer più veloce al mondo per generare tutte le chiavi possibili, potrebbe volerci un’eternità prima di trovare quella giusta. Come se non bastasse esistono messaggi che hanno richiesto anche più di mezz’ora per essere comunicati, pensate quanto può essere lunga la chiave necessaria per decrittarli e quanti millenni ci vorrebbero per generare tutte le chiavi possibili.

2) Anche riuscendo a generare tutte le chiavi possibili, avremmo a disposizione migliaia di chiavi che, sottratte al messaggio cifrato, danno come risultato una frase sensata. Nel nostro esempio il messaggio in chiaro è “ABBANDONARE LA BASE” ma con una chiave di decrittazione errata potrebbe uscire fuori un messaggio del tutto sensato ma tuttavia diverso da quello originale.

Immaginiamo ad esempio che una spia nemica abbia ascoltato il nostro messaggio cifrato:

00020300160415172531173914252703001128 (messaggio cifrato nelle mani della spia nemica).

Ora immaginiamo che la spia nemica abbia inserito il nostro messaggio cifrato in un software che genera tutte le chiavi possibili della stessa lunghezza del messaggio, e per ogni chiave generata esegue una sottrazione e mostra il messaggio risultante.
Dopo vari tentativi con chiavi che mostrano stringhe di testo senza senso, finalmente il software in questione genera una chiave che, se sottratta al messaggio cifrato, mostra un testo di senso compiuto.
La chiave in questione è:

80000102130008130930132203051901960820 (chiave casuale generata dal computer)

A questo punto il computer sottrae la chiave appena generata al nostro messaggio cifrato:

00020300160415172531173914252703001128 – (messaggio cifrato)
80000102130008130930132203051901960820 = (chiave generata dal computer)


20020208030417042601041711201802141308 (messaggio ottenuto dalla spia nemica)

Dopodiché il computer converte il messaggio numerico risultante nel corrispettivo testuale, e mostra la frase a schermo:

00020300160415172531173914252703001128 – (messaggio cifrato)
80000102130008130930132203051901960820 = (chiave generata dal computer)


20020208030417042601041711201802141308 (messaggio decifrato ottenuto dalla spia nemica)
U C C I D E R E _ B E R L U S C O N I (messaggio testuale corrispondente)

In altre parole uno stesso codice numerico criptato, può avere migliaia di corrispettive frasi di senso compiuto, a seconda del codice di decrittazione utilizzato. Nel nostro esempio le combinazioni sensate possibili saranno tante quante le frasi che si possono comporre con 19 lettere: “abbandonare la base”, che è il messaggio reale, ma anche “uccidere Berlusconi”, come abbiamo appena visto, oppure “sei stato scoperto” e così via sino all’infinito.

Quindi se anche la spia nemica è in grado di ottenere il codice cifrato con una semplice radiolina, senza la chiave giusta avrà tra le mani milioni di ipotetiche chiavi di decrittazione che risultano in altrettante frasi sensate; e se anche tra queste ci sarà il messaggio vero e proprio, egli non sarà mai in grado di capire qual è.

Altre possibili funzioni

Come abbiamo già detto in precedenza, l’ipotesi più gettonata sulle numbers station è quella del metodo segreto di trasmissione tra spie governative, ma se consideriamo l’ultima riflessione del paragrafo precedente, si aprono altri scenari.

Tra chi è convinto che la pista governativa sia falsa perché troppo sconveniente, c’è chi sostiene che le stazioni sarebbero utilizzate non da governi bensì da organizzazioni internazionali segrete, delle quali non si conoscerebbero gli effettivi scopi.

Oltre a quest’ultima sono state prodotte le più svariate teorie sulle numbers stations, come al solito in questi casi, il Web negli ultimi anni ha contribuito a far crescere il fenomeno ed a far si che ognuno potesse dire la sua; Per questo motivo è impossibile riportare tutte le ipotesi fatte in merito.

Quindi concludiamo osservando che la funzione di queste stazioni è un vero e proprio rompicapo da circa 50 anni ormai, e data la difficoltà di captarle e di capire a cosa servano, questo mistero è destinato probabilmente a durare ancora per molto tempo.

Il Film

Nel 2013 è uscito il film “Codice fantasma” (The Numbers Station), un film diretto da Kasper Barfoed, con protagonista John Cusack che racconta di un agente segreto, custode di una Numbers Station in Inghilterra.

Insomma, da oltre cento anni l’etere è solcato dalle onde corte trasmesse da queste stazioni radio quasi certamente utilizzate dalle spie e il sistema deve essere, contrariamente alle apparenze, talmente sicuro da essere sopravvissuto all’avvento di internet come mezzo di trasmissione dati.

L’apparentemente banale radio, che già è sopravvissuta all’attacco portatole dalla televisione, strumento che invece è stato messo in difficoltà dall’avvento di internet e delle trasmissioni in streaming, sembra essere in grado di resistere anche all’attacco ultratecnologico della rete…

L’ennesima medaglia da appuntare al petto di Guglielmo Marconi.

Breaking news: Barcellona, 2 furgoni sulla folla, morti e decine di feriti, ricercato un furgone e diversi terroristi

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Grave attentato a Barcellona in perfetto stile ISIS. Come in Francia, in Inghilterra e in Germania, intorno alle 17.00, alcuni terroristi si sono avventati a bordo di almeno due furgoni contro la gente che affollava la Rambla.

Secondo fonti di agenzia ci sarebbero tre morti accertati e diverse decine di feriti. Gli attentatori, almeno tre su due furgoni, si sarebbero asserragliati all’interno di un ristorante turco, dove, secondo alcune voci, sarebbe in corso una sparatoria tra la polizia ed i terroristi.

La diretta di RTVE: http://www.rtve.es/directo/la-1/

Ore 18.57: secondo una fonte citata da Rainews24 sarebbero 13 le vittime dell’attacco mentre sembrerebbe confermato che alcuni attentatori si sono asserragliati in un ristorante alla Boucheria. Secondo fonti ufficiali citate da “El periodico” quotidiano di Barcellona, uno dei furgoni sarebbe stato noleggiato da un musulmano.

Secondo le autorità sono almeno 600 i turisti bloccati all’interno dei locali della zona. La Boucheria è uno dei mercati più famosi del mondo, molto frequentato dai turisti che ion questa stagione affollano la città catalana.

La polizia ha ordinato l’evacuazione dei negozi della zona di plaza de Catalunya.

Sui siti che fanno riferimento all’ISIS cominciano il solito florilegio di esclamazioni di gaudio e felicità per l’attentato.

Non è ancora chiaro se i terroristi abbiano in mano degli ostaggi.

Su twitter la polizia di Barcellona conferma un morto e 32 feriti di cui 10 gravi. Altre fonti parlano di 2 morti e una cinquantina di feriti.

Come è comprensibile, le voci si accavallano in questo momento e le comunicazioni che filtrano sono spesso contraddittorie. NOn è ancora certo nemmeno se i terroristi siano 2 o 3.

Ore 19.18: Le autorità catalane invitano i turisti ad utilizzare i social per comunicare con le proprie famiglie per non sovraccaricare le linee telefoniche nella zona. I testimoni sono anche invitati a non dare comunicazioni pubbliche dei movimenti della polizia per non aiutare i terroristi.

19,29: L’agenzia AGI comunica che il musulmano che avrebbe noleggiato il furgone sarebbe stato appena arrestato, secondo una comunicazione della guardia civil. Si tratterebbe di un certo Driss Oukabir, un magrebino in possesso di un regolare permesso di soggiorno in Spagna.

19.45: secondo l’emittente RTVE sarebbe in corso un negoziato tra la polizia e i terroristi asserragliati nel locale. Intanto la guardia civil invita la gente a donare il sangue per aiutare i soccorsi dei moltissimi feriti.

Per il momento, al di là delle manifestazioni di giubilo su internet, non è pervenuta alcuna rivendicazione ufficiale da parte di Daesh.

21.00: Smentita la notizia per cui alcuni terroristi si erano barricati in un ristorante turco. Dopo l’attentato i terroristi si sono dati alla fuga e uno di loro è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco a Sant Just Desvern, piccola cittadina a pochi chilometri da Barcellona. A quanto scrive El Mundo, l’uomo morto nella sparatoria era al volante dell’auto che era sfuggita da un controllo di polizia sulla Diagonal di Barcellona, travolgendo degli agenti. L’auto era una Ford Focus bianca. Almeno altri due terroristi sarebbero in fuga. Intanto è stato ufficializzato il bilancio dell’attentato in 15 morti e 50 feriti.

22.30: Sono due al momento i terroristi arrestati mentre il bilancio è di 13 morti e 100 feriti di cui molti in gravi condizioni. L’ISIS ha rivendicato l’attentato.

L’IMPERATRICE ED IL VAIOLO

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di Guido Silvestri

Per chi visita Vienna, un posto da non perdere e’ la Kapuzinergruft (cripta dei Cappuccini), che si trova vicino alla piazza del Mercato Nuovo, a pochi passi dalla Hofburg. La Cripta dei Cappuccini, anche nota come Cripta Imperiale, ospita le tombe di una trentina tra imperatori ed imperatrici della dinastia Asburgo – primo dei quali l’imperatore Mattia (morto nel 1619) ed ultima l’imperatrice consorte Zita di Borbone-Parma, moglie dell’Ultimo Imperatore, Carlo I, che qui fu sepolta il 1 aprile 1989 (giorno che io ricordo come “l’alba”, ovvero il primo da borghese dopo aver finito il servizio militare).

La lista dei personaggi noti sepolti nella Cripta dei Cappuccini e’ lunga. Ricordiamo Franz Joseph I – il famigerato “Cecco Beppe”, nemico del Risorgimento Italiano; sua moglie, la Principessa Sissi di hollywoodiana memoria, e poi la splendida Maria Luisa (che prima fu moglie di Napoleone e poi divenne Duchessa di Parma). Ed ancora Massimiliano, lo sventurato ed effimero Imperatore del Messico (la cui fucilazione fu “immortalata” in ben quattro versioni da Eduard Manet), ed il misterioso principe ereditario Rodolfo, suicida a Mayerling nel 1889 insieme alla sua giovanissima amante, la diciasettenne Maria Vetsera. Una delle stanze piu’ famose della Cripta e’ la Maria Theresien Gruft, la volta dell’imperatrice Maria Teresa, che contiene 16 tombe, tra cui, appunto, quella dell’imperatrice e del marito, Francesco I.

Io ebbi modo di visitare la Kapuzinergruft nel luglio del 2010 – quando mi trattenni a Vienna per un paio di giorni dopo la Conferenza Mondiale dell’AIDS. Come potete immaginare, rimasi molto colpito da quella visita, ed ora provo a raccontarvi le mie impressioni, che erano quelle di uno “scienziato in vacanza” – cioe’, in vacanza, ma sempre scienziato… 1f642 E provero’ anche a spiegare perche’ una visita alla Cripta dei Cappuccini sarebbe da consigliare a tutti quelli che dicono che i vaccini sono inutili e pericolosi, e che in fondo si stava tanto bene anche prima della loro invenzione. Chissa’, forse in quell’ambiente cosi’ maestoso e lugubre e pieno di storia potrebbe succedere il miracolo, e potrebbero cambiare idea…

Ma andiamo per ordine. L’imperatrice Maria Teresa d’Austria era nata a Vienna il 13 maggio 1717 – e quindi condivideva il compleanno con il mio concittadino papa Pio IX. E mi piace pensare che, come Pio IX, l’imperatrice fosse una persona testarda e determinata, che non aveva paura di prendere decisioni forti ed a volta impopolari. Come immaginate, a quei tempi non era facile per una donna avere tanto potere, ma grazie alla famosa “sanzione prammatica” (un editto stabilito da suo padre, l’imperatore Carlo VI Asburgo, che non aveva figli maschi), Maria Teresa fu nominata al trono d’Austria nel 1740 e lo rimase fino alla sua morte 40 anni dopo, nel 1780.

In questi anni, nonostante varie guerre, come quella della “Successione Austriaca”, che fu il suo battesimo di fuoco, e quella dei Sette Anni, Maria Teresa mantenne il controllo su un territorio che comprendeva le odierne Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, parti di Romania, Polonia ed Ucraina, le terre del Belgio fiammingo (i “Paesi Bassi austriaci”), la maggioranza delle Venezie ed i territori di Milano e Parma. Per la gioia delle mie amiche femministe, Maria Teresa governo’ praticamente da sola, relegando il consorte Francesco al ruolo di consigliere. Pare che avesse l’abilita’ di usare sia le emozioni che il pragmatismo – come osservo’ cinicamente Federico il Grande di Prussia, l’amico di Voltaire, durante le trattative per la spartizione della Polonia nel 1773 (“Sie weint, aber sie nimmt“, prima piange e poi arraffa) .

Maria Teresa fu anche una imperatrice riformista, che cerco’ di modernizzare il sistema sanitario e la scuola (introducendo l’obbligo fine ai 12 anni), migliorare la giustizia, e riusci’ a proibire i battesimi forzati dei bambini Ebrei. In mezzo a tutti questi impegni la nostra Imperatrice trovo’ anche il tempo di fare sedici figli (tra il 1737 ed il 1756). Tra questi ce ne sono alcuni molto famosi. Tanto per cominciare, un paio di Imperatori Asburgici – Giuseppe II (l’amico di Mozart nel film Amadeus, lo ricordate?) e poi Leopoldo II, che da giovane era stato granduca di Toscana. Poi naturalmente la famosissima Maria Antonietta regina di Francia, moglie di Luigi XVI, ghigliottinata durante la Rivoluzione Francese, di cui si ricorda la famosa frase “Si lamentano perche’ non c’e’ il pane? Ma che mangino le brioches!” (frase in realta’ mai pronunciata). Ed ancora Maria Carolina, la regina di Napoli, moglie di Ferdinando IV (poi divenuto Ferdinando I delle Due Sicilie), ed irriducibile nemica sia dei Giacobini della Repubblica Partenopea che dell’usurpatore Gioacchino Murat.

Quello che molti non sanno di Maria Teresa e’ quanto la sua vita, e la sua esperienza di madre, furono straziate dal vaiolo. Nel 1740, l’anno in cui sali’ al trono, perse per questa malattia la figlioletta primogenita Maria Elisabetta, di appena tre anni. La sesta figlia – anche lei battezzata come Maria Elisabetta, fu sfigurata dal vaiolo al punto da ritirarsi in convento e mai piu’ mostrarsi in pubblico. Poi ci fu la tragedia del secondo maschio, Carlo Giuseppe, che l’imperatrice adorava e che tutti consideravano il “genio” della famiglia, intelligente e precocissimo, ucciso dal vaiolo a soli 16 anni, nel 1761. Pochi mesi dopo fu il turno della piccola Maria Giovanna Gabriella, promessa sposa al Re di Napoli, che mori’ ad appena 12 anni per la stessa malattia. L’anno piu’ duro di tutti fu il 1767, in cui il vaiolo dapprima stronco’ Maria Giuseppa di Baviera, moglie di Giuseppe II (e quindi nuora di Maria Teresa), e poi la figlia amatissima Maria Giuseppina – che sarebbe dovuta andare in sposa a Ferdinando di Napoli (in sostituzione della sorella maggiore). Pare che la giovane Maria Giuseppina, di appena 16 anni, abbia contratto il virus dopo aver pregato sulla tomba della cognata, proprio nella cripta dei Cappuccini. Si dice che la bara non fosse stata sigillata bene, chissa’, impossibile dire, ma e’ certo e’ che Maria Teresa non si perdono’ mai per quella notte di preghiere, che le era stata sconsigliata dal dottore ed alla quale la figlia Maria Giuseppina non avrebbe voluto partecipare.

Queste furono le devastazioni – la morte di quattro figli, una cosa che oggi non riusciamo nemmeno a concepire – che il vaiolo impose ad una donna che era tra le persone piu’ forti e potenti del mondo, Una donna che aveva i migliori medici a disposizione, 24 ore al giorno, e tutta l’assistenza e l’aiuto che si potesse avere a quel tempo. Provate a immaginare cosa potesse fare il vaiolo tra la gente comune. Una tragedia di proporzioni immani. Oggi il vaiolo non esiste piu. E’ stato eliminato, grazie al vaccino. L’ultimo caso “epidemico” avvenne in Somalia, nel 1977, e l’ultimo caso in assoluto, dovuto ad un incidente di laboratorio, fu osservato nel 1978. Il vaiolo venne dichiarato ufficialmente “eradicato” nel 1979. Ricordiamoci che ci sono altre malattie virali delle quali l’uomo e’ l’unico ospite, e per le quali esiste un vaccino molto efficace, che potrebbero essere presto eradicate come il vaiolo: in particolare, la poliomielite ed il morbillo.

Dico “potrebbero” essere eradicate – ma in realta’ non si sa’. In parte perche’ ci sono zone del mondo (la Syria, il nord della Nigeria, la Repubblica Centrafricana, aree tribali del Pakistan e dell’Afghanistan, etc) dove e’ al momento impossibile implementare dei programmi di vaccinazione a tappeto. Ma in parte perche’ c’e’ chi non vuole. Perche’ c’e’ chi si e’ convinto — spesso ingenuamente e sinceramente, ma sempre erroneamente — che i vaccini sono un complotto dei governi e di big-Pharma per assassinare o far ammalare i loro figli. E perche’ c’e’ una cricca di delinquenti, avidi e senza scrupoli, che ha deciso di fare soldi cavalcando queste paure, e dando loro una parvenza scientifica che non avrebbero mai dovuto avere.

Ecco, io vorrei che questi signori fossero rinchiusi per un mese a pane ed acqua dentro la Cripta dei Cappuccini, a meditare senza sosta davanti a quella litania di tombe di bambini e adolescenti, principini e principessine, stroncati inesorabilmente da una malattia che oggi non esiste piu’. Una malattia che rimane solo nei libri di storia. Grazie a un semplice, banalissimo vaccino.

Fonte: Pagina facebook del professor Guido Silvestri Articolo originale