Nel 1948, il capitano Thomas F. Mantell, pilota della guardia aerea nazionale del Kentucky, precipita durante l’inseguimento di un oggetto volante non identificato. Si tratta di uno dei primi casi di avvistamento collettivo di un UFO.
Il capitano Mantell, inviato ad investigare da vicino l’oggetto, muore, a soli 25 anni, nell’impatto con il suolo.
Cronaca di un evento misterioso
Era il 17 gennaio del 1948 e, alle ore 13:00, decine di persone osservarono un oggetto circolare che emanava una luce rossa sorvolare la città di Maysville (Kentucky). La base militare di Fort Knox alle 13:45 fece decollare tre caccia militari, i P 51D, comandati dal capitano Mantell, nel tentativo di intercettare l’oggetto volante.
Altre fonti citano invece quattro aerei, guidati da Mantell, in transito sulla rotta tra gli aeroporti di Marietta e Standford diretti a Godmane alle 14:20. Contattati dalla torre di controllo, vennero mandati alla caccia dell’oggetto.
Solo tre aerei proseguirono, il quarto a corto di carburante fece rotta verso Standford.
Alle 15:15 Mantell, a una quota di 4.000 metri, disse di vedere l’oggetto sopra di lui che si muoveva a metà della velocità del suo aereo. A 6.000 metri di quota affermò di vedere un grosso oggetto metallico che aumentò la velocità scomparendo dietro le nuvole. Gli altri due aerei non avevano riserve di ossigeno sufficienti per affrontare il volo a quelle quote e decisero di rientrare alla base, i piloti erano i sottotenenti Hammond e Clements.
Mantell decise di proseguire la caccia ma, pochi minuti dopo, i contatti con il caccia vennero persi. Alle 15:40, il colonnello Hix, comandante della base, fece decollare due aerei per cercare il capitano Mantell.
I resti dell’aereo di Mantel vennero trovati attorno alle 17:00, nei pressi della città di Franklin, sparpagliati in una vasta area. Venne trovato anche il corpo del capitano, il suo orologio si era fermato alle 15:19. La strumentazione di bordo recuperata indicava una quota di 9.000 metri
– Il capitano Thomas F. Mantell era un esperto pilota dell’air force, veterano della seconda guerra mondiale, con alle spalle 2.867 ore di volo. Aveva anche ricevuto la decorazionne flying cross.
– Altri che videro l’oggetto.
Presumibilmente i due piloti che volavano agli ordini di Mantell, i sottotenenti Hammond e Clements.
Il sergente Quinton Blackwell che dichiarò: ” Sembrava un cono gelato guarnito di rosso“.
I caccia che inseguirono l’oggetto volante, i North American P 51 D.
Il North American P 51 D, un areo prodotto a partire dal 1941, fu uno dei caccia più versatili della seconda guerra mondiale, fu usato come caccia di scorta ai B 17 e anche come bombardiere e nelle ultime versioni sfiorò i limiti massimi per una macchina con motore a pistoni. Il P 51 D era un monoplano ad ala bassa, interamente metallico, monoposto e mono motore. Il motore era il Packard V1650 della Rolls Royce a 12 cilindri prodotto su licenza negli Stati Uniti, la potenza al decollo era di 1511 cavalli. I sebatoi contenevano 927 litri di carburante. La forma a goccia del tettuccio dava al pilota una ottima visibilità. Era armato con sei mitragliatori da 12,7 mm, poteva portare bombe e razzi. Aveva un’autonomia di 3.350 Km o otto ore e trenta di volo. Raggiungeva una velocità massima di oltre 700 km/h e una tangenza pratica di 12.771metri.
I palloni sonda
In quegli anni la marina americana varava un progetto segreto chiamato Skyhook che contemplava l’utilizzo di grandi palloni sonda che raggiungevano quote molto elevate per rilevare i raggi cosmici. Questi palloni sonda raggiungevano quote di circa 18.000 metri e somigliano alla descrizione data dal sergente blackwell, cioè la forma di un cono gelato.
Lo schianto e i rottami
I rottami vennero recuperati in una vasta area nei pressi della città di Franklin, l’orologio di Mantell segnava le 15:19 e dagli strumenti di bordo si dedusse che il velivolo era precipitato da un’altezza di 9.000 metri. Probabilmente il pilota perse i sensi per mancanza di ossigeno e precipitò senza avere la possibilità di riprendere i comandi.
Illazioni e notizie infondate
Il caso Mantell è stato ampiamente inquinato da notizie infondate o non verificate, come in molti altri casi, se non in tutti. Circolarono voci che il velivolo si fosse schiantato dopo una caduta verticale ricadendo sul ventre in una radura senza “spezzare nemmeno un ramoscello“, si legge che i rottami erano pieni di forellini e che l’aereo fu abbattuto dall’energia elettromagnetica o da una vampata di calore; circolarono voci sulle condizioni del corpo del capitano Mantell “ridotto a una poltiglia”. L’ufologo Lissoni, in un suo libro, scrive che Mantell avrebbe detto delle misteriose frasi prima di interrompere i contatti radio, la frase sarebbe stata: “Mio Dio c’è della gente la dentro“, frase simile a quella che, sicuramente ricorderete, fu citata nel film 2001 Odissea nello spazio: “Mio Dio, è pieno di stelle” quando il pilota della Discovery si ferma sopra il monolito.
Illazioni sulla traiettoria dell’UFO che avrebbe toccato diverse cittadine, l’ultima proprio Fort Knox nel Kentucky, non lontano dall’area S4, una fantomatica base dove si effettuerebbero esperimenti su navicelle di provenienza aliena.
Queste notizie non provengono da nessuna fonte ufficiale e tutti i rapporti declassificati non le citano, l’unica vera informazione è quella sulla forma dell’oggetto osservato, cioè a forma di cono gelato con la parte superiore di colore rosso come aveva dichiarato il sergente Quinton Blackwell.
Ci furono tentativi di dare spiegazione al fenomeno osservato, venne tirato in ballo il pianeta Venere e i cani solari, ma i piloti certamente non si sarebbero lasciati trarre in inganno da fenomeni celesti di quel tipo.
L’errore sta anche nel voler spiegare qualsiasi fenomeno per non avvallare nessuna tesi ufologica o per mostrare l’infallibilità della logica e del metodo scientifico.
In casi del genere, e soprattutto a distanza di anni, l’unica cosa da fare è quella di usare il rasoio di Occam, cioè eliminare tutte le ipotesi e le tesi non verificabili, tutte le voci di corridoio, cosi da lasciare spazio solo ai dati di fatto cioè alla possibilità che l’oggetto osservato poteva essere un pallone sonda e nulla più.