giovedì, Gennaio 16, 2025
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Nibiru (di nuovo) alla ribalta

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Ci risiamo.

Dopo aver clamorosamente toppato lo scorso agosto sull’arrivo di Nibiru, David Meade ci riprova.

Questa volta, secondo le sue previsioni, come sempre ricavate dalla sua attenta e personale interpretazione della Bibbia e dei testi di Sitchin, il 23 aprile questo pianeta fantasma apparirà in cielo. La cosa coinciderebbe con un evento astronomico, l’allineamento della costellazione della vergine con il sole la Luna e Giove. Contemporaneamente, sempre secondo Meade, nello stesso giorno dovrebbe essere annunciato l’antiCristo e avvenire la seconda venuta di Gesù Cristo: insomma, dovrebbe succedere un bordello e porsi le basi per l’apocalisse che avverrebbe dopo sette anni di sventure e disastri.

Nibiru, ormai noto per la sua mancanza di puntualità cronica assenza nonostante i reiterati annunci di Meade, sarebbe un presunto pianeta descritto, sulla base di una personale interpretazione delle scritture sumere, dallo scrittore Zecharia Sitchin nell’ambito della sua teoria che vorrebbe che all’origine della vita sulla Terra ci sia una presunta civiltà extraterrestre. Tale sua personale teoria speculativa è del tutto priva di riscontri e di qualunque base scientifica e la stessa NASA ha ormai più volte specificato che Nibiru non esiste e che tutte le affermazioni catastrofiste relative al fantomatico “planet X” non hanno alcuna base scientifica né alcun riscontro.

Qualcuno ricorderà che secondo Meade, Nibiru avrebbe già dovuto incrociare da vicino l’orbita della Terra lo scorso 23 settembre e poi, dopo questo mancato appuntamento, il 19 novembre. Anche in quest’ultima occasione Meade affermò di avere sbagliato i calcoli ma che, comunque, la fine del mondo era già iniziata per via dell’influenza gravitazionale del fantomatico pianeta.

Ora è tornato alla carica affermando che il 23 aprile, finalmente, Nibiru comparirà.

Come sempre si tratta della solita bufala a scopo di marketing atta solo a spingere la vendita dei libri dai quali si evince che “alla fine di Aprile 2018, avverrà la scomparsa della Chiesa (per tutti i cristiani nota come Estasi).”
Ciò verrà seguito rapidamente dall’ascesa dell’Anticristo, dall’apparizione del Pianeta X e dalla Terza Guerra Mondiale.”
Seguiranno 7 anni di Tribolazione. Ciò oltre ogni ombra di dubbio.”

Possiamo ricordare ancora che l’arrivo di Nibiru è stato annunciato più volte da Meade e dai suoi seguaci dal famigerato 21/12/2012. Solo nel 2017 la data di arrivo di Nibiru è stata annunciata prima per febbraio, poi agosto, settembre, ottobre e novembre, arrivo, ovviamente, saltato ogni volta.

Ora si ricomincia la girandola di predizioni grazie anche alla complicità di tanti che trovano conveniente contribuire a rendere virale la bufala.

Al di là dell’allineamento di corpi celesti previsto per quella data, che non è certo un fatto eccezionale, anche stavolta non abbiamo nessun riscontro. L’entrata di un corpo planetario nel sistema solare non potrebbe sfuggire degli astronomi, professionisti e dilettanti che dispongono di strumenti adatti a rilevare un simile evento con molti mesi, se non con anni, di anticipo.

Anche stavolta, quindi, non ci sarà nessuna fine del mondo e gli unici effetti di questa previsione potranno osservarli Meade, che conterà il numero delle copie dei suoi libri vendute per l’occasione, ed i gestori dei siti complottisti che vedranno crescere visualizzazioni e click.

Netflix: Lost in space

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il 13 aprile è entrata nel catalogo di Netflix la prima stagione di una nuova serie televisiva: “Lost in space”.

In verità, tanto nuova non è, essendo il remake di una serie trasmessa dal 1965 da cui già fu tratta un discreto film di fantascienza dal titolo omonimo nel 1998 ma, si sa, non sempre sono disponibili idee nuove e riproporre qualcosa che già avuto successo a volte è una mossa vincente, soprattutto se, come capitò con il fortunato remake di “Battlestar Galactica”, la nuova serie ed i nuovi personaggi riescono a accattivarsi le simpatie del pubblico.

“Lost in space”, ambientata in un futuro lontano appena qualche decina di anni, parte dalle stesse premesse della serie originale: le condizioni di vita sulla Terra, a causa di una cometa precipitata sul nostro pianeta, sono terribilmente decadute e ai migliori tra gli esseri umani viene offerta l’opportunità di essere tra i pionieri incaricati di creare una nuova casa per l’umanità su un pianeta vergine situato nel sistema di Alpha Centauri.

Lost In Space Netflix TV Series 2018
LOST IN SPACE

Tra questi la famiglia Robinson, protagonista principale della serie.

Questa prima stagione si articola in dieci episodi durante i quali la famiglia si ritroverà, a causa di un problema realizzatosi a bordo della Resolute, l’astronave che li sta portando su Alpha Centauri, naufraga ed isolata su un pianeta sconosciuto a bordo di una navetta colonizzatrice Jupiter.

Da qui, Partiranno una serie di vicende che metteranno alla prova l’unità della famiglia e la loro capacità di sopravvivere, ad aiutarli non mancherà il classico robot, in questa serie una macchina aliena riparata dal piccolo Will che si occuperà, almeno per un po’, della protezione e della soluzione di alcuni problemi, così come inizieranno una serie di incontri e collaborazioni con altri naufraghi precipitati a loro volta con le loro navette e non mancherà nemmeno il cattivo di turno che metterà in pericolo la sopravvivenza del gruppo.

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A fronte di dialoghi non sempre brillanti, un po’ troppo politically correct, e di soluzioni non proprio originalissime, il frequente ricorso ai flashback permette di capire il vissuto precedente della famiglia e di indagarne le dinamiche interne, presentando al contempo gli eventi precedenti alla migrazione verso la nuova colonia e le cause del decadimento ambientale della Terra che, come si evincerà verso fine stagione, implica la più classica delle ipotesi di complotto.

I dieci episodi di questa stagione filano abbastanza lisci verso un finale un po’ forzato che crea il gancio per l’inevitabile seguito e, tutto sommato, guardandoli con il giusto “sense of wonder” e la giusta ingenuità, si tratta, alla fine, di un prodotto per la famiglia, si lasciano guardare con un certo piacere.

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Certo, non bisogna attendersi l’inaspettato, tutta la trama narrativa sembra ricadere all’interno di clichè triti e ritriti e le soluzioni proposte sanno tutte di già visto. In definitiva, pur nella sua poca originalità e nelle sue poche pretese, questo “Lost in space” è un prodotto gradevole, forse non adattissimo ai palati più esigenti ma che la maggior parte degli utenti potrà guardare con un certo genuino piacere.

Breaking News: Trump ordina l’attacco alla Siria, partecipano anche Francia e Regno Unito

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La rappresaglia USA contro la Siria di Bashar Assad è iniziata.

Questa notte, poco dopo le tre, ora italiana, il presidente Trump ha annunciato di avere ordinato l’attacco contro bersagli a terra in terrotrio siriano, specificando che l’attacco continuerà fino alla completa distruzione dell’arsenale chimico siriano.

L’azione si starebbe svolgendo di concerto tra i dispositivi militari schierati nell’area di USA, Gran Bretagna e Francia.

L’agenzia Reuters comunica che forti esplosioni sono state sentite anche nella capitale Damasco.

La premier inglese Theresa May ha specificato che l’attacco non mira a rovesciare il regime di Assad ma ad impedire ulteriori impeghi futuri dell’arsenale chimico da parte della Siria.

Nel comunicato video il presidente americano si è appellato a Russia ed Iran, invitandole a non farsi associare ad un dittatore che non esita ad utilizzare armi chimiche ai danni della sua stessa popolazione.

Poco dopo le quattro del mattino il pentagono ha annunciato che il raid è terminato e che, al momento, non ne sono previsti altri.

A quanto sembra, Mosca non è stata preventivamente informata dell’attacco.

L’attacco si sarebbe svolto con missili Tomahawk contro alcuni centri che svolgerebbero ricerca e sviluppo di armi chimiche. Le basi dove sono presenti contingenti russi sarebbero state evitate. Secondo quanto riferito dal generale Mattis l’attacco avrebbe avuto un impatto più che doppio rispetto allo scorso anno.

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Le aree sottoposte al bombardamento

Lo stato maggiore siriano, intanto, comunica che i danni subiti sono limitati.

Al momento non sono state rilasciate comunicati da parte della Russia.

Alle 4,50 l’ambasciatore russo negli USA Antonov ha rilasciato un comunicato secondo il quale “Si tratta di un attacco inaccettabile che porterà conseguenze i cui responsabili unici sono i paesi che hanno portato l’attacco“.

Dal pentagono il generale Mattis ha comunicato che sono stati colpiti obbiettivi ad Homs e Damasco.

Secondo la BBC la Gran Bretagna ha partecipato all’azione con quattro cacciabombardieri Tornado.

Ore 5.00: il ministero degli esteri russo ha appena condannato duramente l’attacco in un comunicato.

Secondo Damasco i missili ed i bombardamenti avrebbe colpito tre basi, due aeroporti, un deposito di stoccaggio ed un  centro di comando provocando danni limitati.

Israele ha posto il suo apparato militare in stato di massima allerta. Nei giorni scorsi Gerusalemme aveva dispiegato tutti i suoi dispositivi antimissile.

Secondo le ultime notizie, sarebbero stati lanciati oltre 100 missili. La tv siriana ha comunicato che 13 missili sarebbero stati intercettati e neutralizzati.

Il Pentagono avrebbe preavvertito i russi, usando quello che il generale Dunford ha definito il “canale di comunicazione per evitare il conflitto aereo”. Né Mosca né Teheran, a quanto riferito dal Pentagono, avrebbero reagito attivando le batterie antimissili. Questo significa che Stati Uniti da una parte e Russia-Iran dall’altra sono stati molto attenti a evitare il confronto militare diretto. Ma certo da oggi la tensione politica salirà al massimo.

Nessuna fonte, per ora, comunica di vittime tra i civili.

 

Seguono aggiornamenti.

Stazione Aurora sarà il primo hotel orbitante e sarà operativo dal 2022

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La startup Orion Span punta a rivoluzionare il turismo proponendo un vero e proprio loft spaziale in orbita intorno alla Terra. Secondo i piani annunciati dalla startup, questo sorta di albergo spaziale sarà collocato in orbita per la fine del 2021, per iniziare ad accogliere i primi ospiti nel 2022.

Stiamo lanciando il primo hotel spaziale di lusso a prezzi accessibili“, ha detto il fondatore e CEO di Orion Span, Frank Bunger, che ha svelato l’idea della Stazione Aurora, così si chiamerà l’hotel, il 5 aprile allo Space 2.0 Summit di San Jose, in California.

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Inizialmente la stazione Aurora ospiterà 2 membri di equipaggio e un massimo di 4 ospiti paganti

Conveniente” è un termine relativo: un soggiorno di 12 giorni a bordo dell’Aurora Station costerà sui 9,5 milioni di dollari anche se è sempre meno di quanto i turisti orbitali abbiano pagato i turisti spaziali in passato. Dal 2001 al 2009, sette cittadini privati ​​hanno effettuato un totale di otto viaggi alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), pagando una cifra stimata tra 20 e 40 milioni di dollari ogni volta. (Queste missioni private sono state mediate dalla compagnia spaziale Virgin Adventures e hanno utilizzato i veicoli spaziali russi Soyuz).

A proposito dell’Aurora station, Burger ha dichiarato che “C’è stata innovazione intorno all’architettura per renderla più modulare e più semplice da usare e avere più automazione

L’obiettivo quando abbiamo fondato l’azienda è stato quello di creare quell’innovazione per aumentare la semplicità d’uso

Secondo quanto dichiarato da Burger, Orion Span starebbe già costruendo la stazione Aurora. L’azienda – alcuni dei cui principali ingegneri hanno contribuito a progettare e gestire la ISS – sta producendo i moduli a Houston e sta sviluppando il software necessario per gestirlo, nella Bay Area.

La stazione Aurora avrà le dimensioni di una grande cabina di un jet privato. Misurerà 13,3 metri di lunghezza per 4,3 metri di larghezza, con un volume pressurizzato di 160 metri cubi. Per confronto, la ISS è lunga 109 m e ha un volume interno pressurizzato di 916 metri cubi.

L’avamposto privato orbiterà a un’altitudine di 320 chilometri, un po ‘più in basso della ISS, che, normalmente, orbita a circa 400 km sopra la Terra. Al momento, non è chiaro in che modo la Stazione Aurora e i suoi futuri occupanti entreranno in orbita; Orion Span deve ancora confermare eventuali accordi con i fornitori di lancio, ha detto Bunger.

La Stazione Aurora ospiterà quattro ospiti paganti e due membri di equipaggio; questi ultimi membri saranno probabilmente ex astronauti, ha detto Bunger. La maggior parte degli ospiti saranno probabilmente turisti privati ​​nello spazio, almeno inizialmente, ma Orion Span sarà disponibile per una varietà di clienti, incluse le agenzie spaziali governative, ha aggiunto.

E lo spazio hotel diventerà più grande nel tempo, se tutto andrà secondo i piani. Con l’aumento della domanda, Orion Span lancerà moduli aggiuntivi che si collegheranno con il modulo principale originale.

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La nostra visione a lungo termine è di vendere lo spazio reale in questi nuovi moduli, stiamo parlando di un condominio spaziale, quindi, sia per vivere che per vacanza. Insomma, creare un’abitazione umana sostenibile a lungo termine in LEO [bassa orbita terrestre]“.

Orion Span non è il solo a cercare di ritagliarsi questa strada. Diverse altre società, tra cui Axiom Space e Bigelow Aerospace, mirano a lanciare stazioni spaziali commerciali verso l’orbita terrestre nei prossimi anni per soddisfare la domanda di turisti spaziali, governi nazionali, ricercatori e industria privata. (Altri operatori privati, tra cui Virgin Galactic e Blue Origin, stanno sviluppando veicoli per portare clienti paganti da e verso lo spazio suborbitale, e hanno in programma di iniziare a breve le operazioni commerciali).

Chi avesse 80.000 dollari da spendere, può già prenotare il suo soggiorno nello spazio sulla stazione Aurora. Tutti coloro che prenoteranno dovranno effettuare un programma di addestramento della durata di tre mesi, l’ultima parte del quale avverrà a bordo dello stesso hotel spaziale.

Per saperne di più: www.orionspan.com.

Fonte: Space.com

Elon Musk mette nuovamente in guardia contro l’AI

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Elon Musk, forse ispirato dallo scandalo che ha coinvolto Facebook e la società di analisi dati Cambridge Analytika, torna a metterci in guardia contro i pericoli insiti nello sviluppo incontrollato di una Intelligenza Artificiale troppo intelligente che potrebbe finire per diventare un vero e proprio dittatore… Una dittatura costituita da una rete di milioni di computer in  tutto il mondo. Questo digi-dittatore godrebbe di un accesso istantaneo a ogni frammento di informazioni registrate su ogni persona che sia mai vissuta. Sarebbe in grado di fare milioni di calcoli in una frazione di secondo, controllare l’economia mondiale ed i sistemi di armamenti con un’autonomia divina e – cosa più spaventosa di tutte – sarebbe immortale.

Questo dittatore digitale immortale, secondo il fondatore di Tesla e SpaceX, il miliardario visionario Elon Musk, è uno degli scenari più oscuri che potrebbero configurarsi nel futuro dell’umanità se la ricerca sull’intelligenza artificiale continuerà senza una seria regolamentazione che ne limiti funzioni e sviluppo.

“Mi sembra chiaro che ci stiamo rapidamente dirigendo verso lo sviluppo di una superintelligenza digitale in grado di surclassare qualsiasi umano” Avverte Musk all’interno di un documentario sull’Intelligenza Artificiale intitolato: “Ti fidi di questo computer ?” diretto da Chris Paine (che ha già intervistato Musk per il documentario “Who Killed The Electric Car?”). “Se una società o un piccolo gruppo di persone riescisse a sviluppare una super-intelligenza digitale divina, niente potrebbe impedirle di conquistare e dominare il mondo.” insiste il miliardario.

È vero che non sarebbe una grossa novità, da sempre ci sono uomini che cercano di conquistare il mondo, ma un’Intelligenza Artificiale autoritaria avrebbe, secondo Musk, un terribile vantaggio rispetto agli esseri umani che hanno coltivato lo stesso sogno.

Un dittatore umano, per quanto malvagio, prima o poi dovrà morire“, spiega il patron di SpaceX “Ma per un’intelligenza artificiale non ci sarebbe morte, potrebbe vivere per sempre, un vero e proprio dittatore immortale, dal quale non potremmo mai scappare“.

E questo ipotetico dittatore, l’Intelligenza Artificiale, non dovrebbe nemmeno essere malvagio per rappresentare una minaccia per l’uomo: “Se l’Intelligenza Artificiale dovesse avere un obiettivo e l’umanità rappresentasse una complicazione, non si porrebbe dubbi etici, distruggerebbe l’umanità come una cosa ovvia, senza nemmeno pensarci, senza rancore“, spiega Musk “È come quando, costruendo una strada, ci accorgiamo che un formicaio è posto sul tracciato da asfaltare: non odiamo le formiche, stiamo solo costruendo la nostra strada, quindi addio formicaio, senza cattiveria, senza odio, è solo una cosa necessaria da fare…“.

https://www.youtube.com/watch?v=SghmYtar-OY

Coloro che seguono le esternazioni di Elon Musk su Twitter non saranno sorpresi dalle opinioni che il miliardario esprime nel nuovo documentario; il magnate della tecnologia è, da tempo, un critico acceso nei confronti dello sviluppo non regolamentato dell’Intelligenza Artificiale. Nel 2014, Musk definì l’IA come la “più grande minaccia per l’esistenza dell’umanità” e nel 2015 unì la sua voce a quella di un gruppo di luminari e ricercatori tecnologici, tra cui Stephen Hawking, per esortare le Nazioni Unite a  vietare i robot killer. Secondo Musk, l’IA non regolamentata pone ” molti più rischi della Corea del Nord” ed ha proposto di avviare una sorta di programma di supervisione federale per monitorare la crescita della tecnologia.

I rischi pubblici richiedono una supervisione pubblica“, ha twittato.

Il documentario “Ti fidi di questo computer?” si concentra sui crescenti problemi di sicurezza e salute pubblica legati allo sviluppo dell’IA e contiene interviste con molti altri tecnici e ricercatori. All’interno del documentario è mostrata anche Erica, il raccapricciante robot giapponese che trasmette notizie.

Fonte: Live Science

Una simulazione svela l’origine delle prime molecole biologiche

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di Ufficio Stampa Cnr

Ricercatori dell’Istituto per i processi chimico-fisici (Ipcf) del Cnr di Messina hanno riprodotto, mediante avanzate tecniche numeriche, il processo chimico che potrebbe aver determinato la sintesi primordiale dell’eritrosio, precursore del ribosio, lo zucchero che compone l’RNA, facendo così luce sull’origine delle prime molecole biologiche e quindi sull’inizio della vita sulla Terra.

I risultati sono stati pubblicati su Chemical Communications della Royal Society of Chemistry, in collaborazione con l’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca di Brno e la Sorbona di Parigi.

Uno dei tasselli cruciali nel puzzle dell’origine della vita è rappresentato dalla comparsa delle prime molecole biologiche sulla Terra come l’RNA, l’acido ribonucleico. Uno studio dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Ipcf-Cnr) di Messina ha descritto, mediante avanzate tecniche di simulazione numerica, un processo chimico che da molecole semplici e presenti in enorme abbondanza nell’Universo, come l’acquae la glicolaldeide, potrebbe aver portato alla sintesi primordiale dell’eritrosio, precursore diretto del ribosio, lo zucchero che compone l’RNA.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Chemical Communications, della Royal Society of Chemistry,da un team che coinvolge anche l’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca di Brno e l’Università di Parigi Sorbonne.

«Nello studio dimostriamo per la prima volta che determinate condizioni prebiotiche, tipiche delle cosiddette “pozze primordiali” in cui erano presenti le molecole inorganiche più semplici, sono in grado di favorire la formazione non solo degli aminoacidi, i mattoni fondamentali delle proteine, ma anche di alcuni zuccheri semplici come l’eritrosio, precursore delle molecole che compongono l’ossatura dell’RNA», spiega Franz Saija, ricercatore Ipcf-Cnr e coautore del lavoro.

«La sintesi degli zuccheri a partire da molecole più semplici, che possono essere state trasportate sul nostro pianeta da meteoriti in epoche primordiali, rappresenta una grossa sfida per gli scienziati che si occupano di chimica prebiotica. La formazione dei primi legami carbonio-carbonio da molecole molto semplici come la formaldeide non può avvenire senza la presenza di un agente esterno capace di catalizzare la reazione: la presenza di tali catalizzatori in ambienti prebiotici, tuttavia, è ancora un mistero».

L’approccio computazionale alla chimica prebiotica già nel 2014 consentì al team di ricerca, con uno studio pubblicato su Pnas, di simulare il famoso esperimento di Miller, cioè la formazione di aminoacidi dalle molecole inorganiche contenute nel “brodo primordiale” sottoposte a intensi campi elettrici.

«Nel nostro esperimento, facendo uso di metodi avanzati di simulazione numerica al super-computer, una soluzione acquosa di glicolaldeide è stata sottoposta a campi elettrici dell’ordine di grandezza dei milioni di volt su centimetro, capaci di catalizzare quella reazione che in chimica viene chiamata formose reaction e che porta alla formazione di zuccheri a partire dalla formaldeide», prosegue Giuseppe Cassone dell’Institute of Biophysics, Czech Academy of Sciences e primo autore dell’articolo scientifico.

«Oggi l’approccio computazionale alla chimica prebiotica è di fondamentale rilevanza perché permette di analizzare in modo molto specifico i meccanismi molecolari delle reazioni chimiche alla base dei processi che hanno portato alla formazione delle molecole della vita», conclude Saija.

Il caso di Ilkey Moor

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di Oliver Melis

Questo episodio è’ uno dei pochi casi in cui viene fotografato un presunto extraterrestre. Avvenuto a Ilkey Moor, nello Yorkshire, Regno Unito, nel 1987, ha come personaggio principale e unico testimone di un UFO e di un essere alieno Philip Spencer, un poliziotto in pensione. Spencer sostenne di essere stato portato a bordo di un oggetto volante non identificato e di aver scattato una fotografia di un essere sconosciuto.

Ci sono due posti con molto traffico aereo: la base militare di Menwith Hill e l’aeroporto di Leeds Bradford. Alcuni degli strani avvistamenti nella brughiera possono essere attribuiti alle luci degli aerei ,e va bene, ma cosa è successo a Philip Spencer?

Spencer aveva lavorato come poliziotto per quattro anni in un altro luogo, ma per soddisfare la volontà della moglie di essere più vicino alla sua famiglia, aveva deciso di tornare nello Yorkshire. Una mattina di dicembre, Spencer stava facendo una passeggiata attraverso la brughiera fino a casa del suocero, e sperava di scattare alcune fotografie delle strane luci della brughiera. Aveva caricato la sua macchina fotografica con pellicola ASA per ottenere le migliori immagini di qualità che potesse nelle condizioni di illuminazione meno perfette.

Spencer aveva con sé anche una bussola per non perdersi nella brughiera cercando di ottenere dei buoni spunti per le sue fotografie. All’improvviso vide un essere dall’aspetto strano muoversi attraverso la nebbia.

Spencer mise a fuoco e fotografò la piccola creatura. Sentiva che l’essere stava tentando di mandarlo via dall’area.

Per capire qualcosa in più, Spencer cercò di raggiungere l’essere. Più tardi, dichiarò che doveva aver agito d’impulso, poiché non aveva paura dell’entità sconosciuta. Mentre correva verso l’essere, rimase sbalordito nel vedere un velivolo sconosciuto con una cupola in cima che saliva dal terreno delle paludi. Presto scomparve nel cielo. Non fu abbastanza veloce per fotografare l’UFO.

La fotografia che Spencer ha scattato alla creatura nella brughiera era molto sfocata. L’essere fotografato sembra somigliare molto ai cosiddetti alieni “grigi” spesso presenti nella vulgata ufologica. Spencer aspettò per un po ‘di tempo per vedere se l’UFO o la creatura aliena fossero tornati ma non successe nulla.

Decise di dirigersi verso il villaggio più vicino, per far sviluppare la sua fotografia, e cosi fece, notò anche che la sua bussola puntava verso sud anziché verso nord. Arrivato al villaggio, notò che il suo orologio era un’ora dietro.

La fotografia scattata da Spencer è stata analizzata per la prima volta da un esperto di fauna selvatica. Concluse che qualsiasi cosa ci fosse nella fotografia non era un animale conosciuto. Non c’era modo di accertare se il soggetto della fotografia fosse una creatura vivente o meno solo guardando l’immagine. Fu intrapresa una ricostruzione della scenografia della fotografia, e si stimò che la creatura fosse alta circa quattro piedi. Un’analisi della fotografia fu eseguita dai laboratori Kodak a Hemel, Hempstead. La conclusione fu che l’essere o l’oggetto fotografati fosse  effettivamente parte del tiro originale e non aggiunto in seguito.

La fotografia è stata poi spedita in America per essere migliorata dal computer e analizzata. Il dottor Bruce Maccabee, fisico ottico con la Marina degli Stati Uniti, ha dato la sua conclusione di esperti:

Avevo grandi speranze che questo caso si dimostrasse definitivo. Purtroppo le circostanze impediscono che sia così.

Insomma, non fu possibile accertare nulla dall’immagine.

La fotografia fu in seguito all’origine di un’indagine del MUFON e MUFORA prima che venisse pubblicata sul periodico Magonia. Alcuni ufologi hanno considerato questa fotografia come la più credibile tra le foto di presunti alieni. Il 2 luglio 1989 il giornale inglese Daily Star pubblicò la foto con la soluzione del mistero:

l’alieno raffigurato era in realtà un agente di assicurazione, inconsapevole di essere stato fotografato, che si travestiva in quel modo quando doveva andare a trovare la clientela in zone isolate attraversando le colline.

A parte la scarsa affidabilità del Daily Star in materia di ufologia, dando per vero che qualcuno passeggi nella brughiera dello Yorkshire travestito da alieno, per gli appassionati di UFO e Alieni restano i dubbi sull’ora persa da Spencer e sul perchè la bussola fosse improvvisamente impazzita.

Insomma, caso ufficialmente chiuso ma senza che tutte le domande abbiano ricevuto una risposta soddisfacente.

Fonti: Wikipedia, Throught.com

Amazon Prime, film e telefilm, musica, consegne il 24 ore e tanti altri vantaggi gratis per 30 giorni

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Da qualche anno anche in Italia molte aziende sono entrate nel settore in grande espansione dell’e-commerce, ovvero la vendita di prodotti via internet, utilizzando siti web o app per PC, smartphone e tablet. Dopo un avvio stentato anche da noi ha cominciato a diffondersi l’abitudine di fare acquisti on line, grazie soprattutto alla sempre maggiore diffusione di carte di credito prepagate e ricaricabili che hanno permesso al grande pubblico di avvicinarsi al commercio elettronico in modo più sicuro.

Grazie all’e-commerce moltissime aziende piccole e grandi, nazionali ed internazionali hanno avuto la possibilità di accedere al nuovo e vastissimo mercato costituito dalla rete proponendo sia prodotti di nicchia dedicati agli appassionati che gli articoli di ogni genere che normalmente si trovano nei grandi centri commerciali o in specifici esercizi dedicati.

Primo assoluto a scommettere su questo business è stato Amazon che, dopo avere faticato a sopravvivere nei primi anni, oggi è il principale marketers del settore, in grado di garantire ottimi standard in fatto di affidabilità e tempistiche di consegna. L’e-commerce offre una serie di indubbi vantaggi per lo shopping di ogni genere: Intanto è possibile trovare qualsiasi cosa, grande o piccola, rara e preziosa o comune ed economica e di ogni tipo di qualità senza doversi muovere da casa, utilizzando il computer, il tablet o il proprio smartphone; il secondo vantaggio, per molte tipologie di prodotti, è nel prezzo, solitamente più basso di quanto si troverebbe in negozio.

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Ritrovate le ossa di “Black Sam” Bellamy, il ricchissimo pirata soprannominato il “Robin Hood dei mari”

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Capitan “Black Sam” Bellamy era uno dei più famosi pirati che infestarono i “sette mari”. Durante il XVIII secolo, “l’età dell’oro” della pirateria, le sue scorrerie lo portarono a diventare il più ricco pirata mai conosciuto, accumulando una ricchezza equivalente a 120 milioni  di dollari in valuta odierna.

Nonostante la grande ricchezza accumulata, archeologi e scienziati forensi hanno scoperto quelle che credono essere le sue ossa in una enorme fossa comune insieme a quelle di almeno altri 100 pirati.

Sulle coste di Cape Cod, nel Massachusetts, gli archeologi si sono recentemente imbattuti nel più grande cimitero di pirati in America, contando, finora, le ossa di oltre 102 persone che componevano la gran parte dell’equipaggio della nave Whydah che affondò nell’aprile del 1717.

Crediamo di aver trovato il più grande cimitero di massa negli Stati Uniti“. ha detto il capo della spedizione Casey Sherman al The Telegraph.

È un terreno sacro… Che ci permette di imparare ogni giorno qualcosa di più su quanto accadde 300 anni fa“.

Secondo i ricercatori impegnati nel sito, è abbastanza probabile che i resti di uno dei corpi individuati nel sito appartenga a capitan Bellamy, poichè alcuni dei resti scheletrici sono stati trovati accanto ad una pistola decorata in un modo univoco corrispondente alle registrazioni storiche della pistola di Bellamy. Per avere la prova definitiva che si tratta realmente delle ossa del famigerato pirata, gli archeologi forensi stanno eseguendo dei test sul DNA prelevato da un osso del femore che confronteranno con il DNA di un discendente maschio di Bellamy che vive nel Regno Unito.

“Black Sam” Bellamy era un pirata particolarmente noto, non a causa della sua brutalità ma, piuttosto, per la sua benevolenza e il suo carisma. Il relitto della sua nave ammiraglia –  il Whydah  –  fu scoperto dagli archeologi nel 1984. Era una nave realizzata nel 1715 per trasportare schiavi dall’Africa al Nuovo Mondo. Sulla via del ritorno dal suo viaggio inaugurale in Giamaica, incrociò la rotta di Black Sam e dei suoi uomini che riuscirono a prendere la nave, insieme a centinaia di sacchi d’oro e oscene quantità di bottino, dopo un inseguimento durato tre giorni lungo l’Oceano Atlantico occidentale.

La breve carriera piratesca di Black Sam, durò sostanzialmente poco più di un anno, colpì molto l’immaginario popolare, sia per la rapidità e la ricchezza delle sue scorrerie che per il suo modo di comportarsi. Il suo equipaggio, composto in gran parte da neri e nativi americani cui aveva restituito la libertà, lo idolatrava e si sa che in molti casi alcuni suoi uomini lo definirono il Robin Hood dei mari.

Furono ben 53 le navi depredate da Bellamy e dal suo equipaggio, con la particolarità che raramente i suoi abbordaggi si concludeva con l’affondamento o il danneggiamento della nave abbordata. Questo pirata si limitava a depredare le ricchezza, limitando al minimo i danni inferti ad esseri umani o cose.

Secondo quanto riporta Wikipedia, “Bellamy divenne noto per la misericordia e la generosità verso coloro che catturava durante le incursioni, tanto da essere anche detto “il Principe dei pirati”. Diverse testimonianze narrano che, ogni volta che conquistava una nave, chiedeva di provarla. Se non la riteneva abbastanza veloce, la restituiva al legittimo proprietario e se ne andava per la sua strada. A ogni estemporaneo sbarco per i rifornimenti non risparmiava regalie, doni o offerte in denaro ai più bisognosi.

La carriera piratesca di Black Sam Bellamy iniziò quando, dopo una breve avventura alla ricerca di tesori affondati insieme a galeoni spagnoli davanti alle coste della Florida, insieme con il suo amico Paul Williams, si unì all’equipaggio di della nave pirata Mary Anne (o Marianne), comandata dal famoso Benjamin Hornigold, in precedenza corsaro inglese agli ordini di Sua Maestà britannica. Il Capitano Hornigold – per un periodo insieme a Edward Teach (passato alla storia come Barbanera) – scorrazzava con successo nei Caraibi ed era noto per essere meno cruento di molti degli altri pirati: generoso, leale, e a suo modo coerente, attaccava solo navi francesi e spagnole.

Quando, per varie ragioni, Hornigold decise di ritirarsi chiedendo il perdono al suo amico governatore delle Bahamas, lasciando la nave in disarmo dopo un urto contro una barriera corallina, Bellamy colse la palla al balzo, riarmò la Mary Anne, rimpinguò l’equipaggio e partì per una serie di fortunate scorrerie che gli fruttarono diverse navi e una fortuna in denaro, oro e preziosi. Tra le altre, catturò il Sultana che divenne l’ammiraglia della sua flotta, al comando della Mary Anne mise il suo inseparabile amico Paul Williams, fino all’avventurosa cattura della Whydah Gally, una splendida nave di 300 tonnellate di stazza che, viaggiando sulla rotta degli schiavi, aveva appena terminato la seconda tappa ed era carica di ori e pietre preziose. Black Sam non avrebbe mai immaginato di poter entrare in possesso in un sol colpo di tanta ricchezza e insieme ai suoi, visto l’insperato grande bottino, valutò la possibilità di ritirarsi dalla pirateria. Fedele alla sua reputazione di pirata generoso, Bellamy concesse in dono al capitano e all’equipaggio del Whydah Gally la sua ammiraglia: il Sultana, facendo dell’enorme Whydah Gally la sua nuova ammiraglia.

whyda

Il “Pirata gentile” probabilmente pensava, a soli 29 anni, con poco più di un anno di strabiliante carriera piratesca alle spalle, con un’immensa fortuna accumulata e soprattutto con l’amore della sua Maria, che lo attendeva a terra, di ritirarsi per sempre e vivere una vita in pace. Stesso sogno condiviso da tutto il suo affezionato equipaggio.

Purtroppo, il destino si sarebbe compiuto sulla via del ritorno, sotto forma di una violentissima tempesta che investì la flotta di Bellamy al largo delle coste del Massachusetts, nei pressi di Cape Cod. Bellamy morì all’età di soli 29 anni, con oltre 140 membri dell’equipaggio. Al naufragio, tuttavia, sopravvissero due uomini: John Julian, un semi-nativo americano che fece perdere le proprie tracce, e Thomas Davis, un gallese catturato e processato a Boston che, grazie alle sue testimonianze ottenne il perdono.

Nel 1984 venne ritrovato il relitto della Whydah. Al momento dell’affondamento l’ammiraglia di Bellamy era la più grande nave mai catturata. Il suo carico includeva grandi quantitativi di avorio, oro, argento, preziosi e 30.000 sterline. La scoperta del relitto e del relativo tesoro venne resa pubblica nel luglio 1984. L’esplorazione e il recupero furono condotte dall’équipe di Barry Clifford che, successivamente, fondò il “Museo Samuel Bellamy” sulle rive del Provincetown, in Massachusetts, poco distante dal luogo dell’affondamento.

Il museo ospita gran parte degli oggetti ritrovati in fondo al mare, compresa la “Flangia di bordo” di Bellamy. La flangia era un simbolo di autorità e fu ritrovata non presso gli alloggi di Black Sam, come generalmente usavano i capitani pirati, ma vicino a quelli dell’equipaggio, contribuendo ad alimentare la leggenda del pirata popolare, anarchico e libertario. Vero è che Bellamy – che le fonti riportano avventuriero idealista, passionale e di animo gentile – era anche un apprezzato poeta, filosofo e pensatore.

Nel 2000, nel 2005 e nel 2006 l’équipe di Clifford ha eseguito ulteriori rilevazioni, recuperando altre venticinquemila libbre di materiale, oltre a 15 cannoni.

Gran parte di ciò che sappiamo sulle imprese della Whydah deriva proprio dalle dichiarazioni fornite da Davis durante il suo processo. Ora, dopo il ritrovamento dei corpi dell’equipaggio della Whydah, con alcune prove fisiche sul tavolo, i ricercatori sperano di scoprire ancora di più delle avventure in alto mare di questo carismatico pirata.

Terra piatta

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di Oliver Melis

Abbiamo sentito ripetere innumerevoli volte: “Nel medioevo la gente pensava che la terra fosse piatta“. Aggiungiamo anche una seconda affermazione che abbiamo sentito poche volte: Colombo ha dimostrato che la Terra non è piatta contrariamente a quanto pensavano i suoi contemporanei, che credevano che il suo tentativo sarebbe fallito perché ritenevano che le caravelle sarebbero cadute oltre il bordo della Terra.

La sfericità del nostro pianeta era già stata dimostrata da Pitagora e da altri matematici greci nel VI secolo a.C.. Aristotele, inoltre, osservò la forma dell’ombra della Terra sulla Luna e la curvatura della costa, ben nota ai marinai che navigavano verso la terraferma. Nel II secolo a.C. Eratostene stimò con grande precisione la forma e la circonferenza del nostro pianeta. Ai tempi di Colombo queste teorie erano note alle persone con un buon grado di istruzione e cultura.

L’idea di un Cristoforo Colombo convinto che la Terra fosse piatta è in realtà abbastanza recente: risale al 1828, prima non se ne trova alcun cenno, ed è riportata nella biografia dell’esploratore scritta da Washington Irving.

Il professor Jeffrey Russell sostiene che questo mito su Colombo ebbe origine in una storia sul navigatore del 1828 scritta da Washington Irving, secondo il quale i teologi e gli esperti del periodo si opposero al finanziamento dei viaggi perché la terra era piatta. Questo è noto per essere un falso.

Colombo, come tanti nella sua epoca, sapeva che la terra era rotonda.

Colombo affrontò l’opposizione nel suo viaggio, ma non da parte di persone che pensavano che sarebbe caduto dal bordo della Terra piatta, ma per un errore di valutazione sulla grandezza reale del pianeta, dimensioni sottostimate da Colombo che secondo alcuni poteva fallire la sua missione per mancanza di scorte alimentari e acqua potabile.

caravelle terra piatta

In realtà, è probabile che l’idea della Terra piatta fosse universalmente diffusa in Europa solo nei secoli precedenti al IV A.C., successivamente si diffusero le idee dei grandi pensatori greci che, come abbiamo visto, ne provarono la sfericità arrivando perfino a calcolarne, con buona approssimazione, la circonferenza. Fu intorno a questa data che i pensatori greci iniziarono come abbiamo visto, non solo a realizzare che la terra era un globo, ma calcolarono – con grande accuratezza- le dimensioni precise del nostro pianeta.

L’idea di una Terra piatta tornò a diffondersi nei primissimi secoli del Medio Evo, quando con la caduta dell’impero romano ed il diffondersi di numerose superstizioni legate all’affermazione del cristianesimo, la cultura restò confinata in una ristrettissima elìte.

Come ci insegna Colombo, però, che utilizzò carte e studi a lui precedenti, già all’alba del secondo millennio la consapevolezza di un pianeta circumnavigabile era tornata a diffondersi con il ritorno della diffusione delle arti e delle scienze.

Probabilmente non è un caso che oggi, come nel medio evo, tornino in auge idee e false teorie su forma e dimensione del nostro pianeta. Allora furono superstizioni, favole e leggende a diffondere tra il popolino, che aveva però la scusa dell’ignoranza non essendo disponibili scuole ed informazioni alla portata di tutti, l’idea che la Terra fosse piatta, oggi, nonostante l’alfabetizzazione di massa, false teorie e bufale si diffondono grazie alla rete e alla credulità di tanti che preferiscono giustificare le proprie difficoltà ed i propri problemi con l’idea di una serie di complotti globali orditi da millenni dalla classe dominante ai danni del popolino.

Nessun assertore dell’idea di una Terra piatta, al di là dei riscontri empirici evidenti a chiunque abbia osservato l’orizzonte dal mare o abbia preso un aereo, ha mai risposto a due domande semplicissime: “Quale sarebbe lo scopo del far credere alla gente che la Terra sia rotonda? Cosa ci guadagnerebbe l’elìte dominante dalla sfericità del pianeta?