mercoledì, Gennaio 15, 2025
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La calcolatrice di Leonardo Da Vinci

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di Oliver Melis

Leonardo da Vinci fu, indiscutibilmente un genio visionario capace di immaginare il futuro. Famosissimi sono i suoi disegni in cui, nei suoi codex, riportava i progetti di macchine meravigliose e decisamente fantascientifiche per il suo tempo. Così ci sono giunte le sue idee per realizzare macchine da guerra che somigliano ai moderni carriarmati o i suoi progetti sulle macchine volanti e molto altro ancora.

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Tra i tanti progetti tramandatici da Leonardo, alcuni non hanno una finalità ben chiara e questo ha lasciato spazio agli appassionati per sbizzarrire la fantasia sulle incredibili invenzioni del poliedrico scienziato ed artista italiano.

Per esempio, il folio 36v del Codice di Madrid di Leonardo da Vinci riporta dei disegni progettuali di un insieme di ingranaggi, costituito da numerose rotelle simili tra loro. La descrizione dell’uso cui sarebbe stato destinato lo strumento non è molto comprensibile ma, una ricostruzione degli anni ’60 effettuata da Roberto A. Guatelli, un ingegnere che lavorava per l’IBM allo scopo di creare repliche dei macchinari leonardeschi, identificherebbe il macchinario come una primitiva calcolatrice meccanica, inventata quasi 150 anni prima della “pascalina” di Blaise Pascal.

calcolatrice di leonardo

La replica costruita da Guatelli venne esposta ma subì moltissime critiche. Secondo i critici, la macchina originale non avrebbe mai potuto funzionare, perchè l’attrito provocato dai materiali in uso all’epoca sarebbe stato eccessivo. Probabilmente il marchingegno era solo un ingranaggio moltiplicatore.

Se si fosse trattato davvero del progetto per una calcolatrice sarebbe stato piuttosto incompleto: da nessuna parte è previsto un sistema di input per la macchina e le rotelle non sono numerate. Tuttavia, l’oggetto sembra facilmente convertibile in una calcolatrice, il che dimostra che Leonardo Da Vinci, consapevolmente o meno, andò davvero vicino ad inventare la prima macchina capace di effettuare calcoli.

Fonte: history-computer.com

Taiwan: una vacanza nell’avventura

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“Lo scenario più bello di Taiwan è la sua gente”.
Molti viaggiatori si esprimono così quando gli viene chiesto di spiegare cosa li ha colpiti dei paesaggi di Taiwan ma quest’isola di 36.193 chilometri quadrati ha anche una straordinaria varietà di panorami e località che ti lasciano senza fiato, dai paesaggi urbani alle meraviglie naturali.
Taiwan ha la più alta densità di alte montagne del mondo e chi ha voglia di avventurarsi nell’esplorazione di regioni selvagge può dedicarsi ad escursioni davvero interessanti.

La bellezza naturale di Taiwan

Bella Taiwan Nuova città di Taipei

(Le scogliere di origine vulcanica lungo la spiaggia di Laomei si ricoprono di alghe verdi ogni aprile e maggio dando l’impressione di un variegato tappet di velluto che si protende verso il mare. – Credit: Dipartimento turismo e viaggi, New Taipei City Government)
Ryan Hevern, dopo avere vissuto diversi anni guadagnandosi la vita facendo la guida nella giungla del Borneo, si è trasferito a Taiwan e ha fondato la Taiwan Adventure Outings, un’agenzia turistica che si occupa di organizzare escursioni settimanali nell’entroterra taiwanese, offrendo 20 diversi percorsi all’aperto con particolare attenzione alla sostenibilità.
Anche nelle città come Taipei, l’avventura è a soli 20 minuti di distanza. Le avventure all’aria aperta sono infinite. Ci piace molto di Taiwan“, afferma Hevern.

Central Mountain Range

Belle foto di Taiwan Lost in Taiwan album Popumon photographer

I fiori di azalee appaiono a Hehuanshan a maggio. – Theerasak Saksritawee / www.popumon.com
La catena montuosa centrale di 3886 metri di altezza è una delle cinque principali catene montuose di Taiwan e, secondo Hevern, “offre i panorami più spettacolari, con opportunità di vedere un Mare fatto di nuvole all’alba e al tramonto.
La fotografa thailandese Theerasak Saksritawee, che ha viaggiato più volte a Taiwan, è d’accordo.
“Hehuanshan (la catena montuosa centrale) offre delle rappresentazioni della natura di Taiwan davvero sorprendenti, specialmente a maggio, quando è possibile vedere sbocciare i fiori delle azalee sulla cima della montagna… È un’emozione aspettare l’alba e vedere illuminarsi pian piano il mare di nuvole ed i colori delle azalee”.
Theerasak ha attraversato Taiwan per settimane scattando foto di viaggio e il suo album di viaggio ha impressionato sia i media locali che la rete con le sue immagini che sono diventate virali.

Un lago bellissimo creato da un terremoto

Bella Taiwan

Il bellissimo lago di Shuiyang è un ricordo del terremoto di Jiji del 1999. – Credits Ryan Hevern
Shuiyang, meta escursionistica e campeggio, si distingue dagli altri tour naturalistici di Taiwan.
Situato tra le foreste nazionali di Alishan e il Sun Link Sea, il lago da sogno è un ricordo di uno dei disastri più tragici dell’isola.
Questa piccola gemma è il risultato del devastante terremoto di Jiji nel 1999“, afferma Hevern.
Gli alberi di conifere sono crollati, deviando il fiume e creando un piccolo lago, sul quale ora splende il sole e dal quale gli alberi morti sporgono dall’acqua i loro rami rinsecchiti dipingendo una scena incredibile, non c’è nulla di simile a Taiwan“.
Una vacanza a Taiwan è per persone dotate dello spirito antico dell’avventuriero, non comode stanze di hotel a 5 stelle ma umide tende, fatiche e sudire che vengono ripagati dall’occasione di poter ammirare spettacoli unici.
Fonte: CNN

Michael Collins, l’astronauta (quasi) dimenticato

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Gente comune, appassionati di astronautica o sostenitori più o meno consapevoli di teorie complottiste, tutti o quasi conoscono gli uomini che per primi camminarono sulla Luna: Neil Armstrong, che fu il primo uomo a mettere piede sul nostro satellite naturale, ed Edwin Buzz Aldrin che scese sul suolo lunare poco dopo.

Pochi, però, ricordano il nome dell’astronauta che rimase, solitario, sulla capsula Apollo mentre i compagni che attuavano lo storico sbarco scolpendo i propri nomi sui libri di storia: Michael Collins. Molti ignorano il nome di questo astronauta forse rimasto un po’ nell’ombra rispetto ai colleghi di missione, ma che ha contribuito alla riuscita dell’impresa più rande che l’umanità possa ricordare.

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Come i suoi forse più celebrati compagni, anche Collins è nato nel 1930, anche lui veterano al secondo volo spaziale, ma cui venne assegnato il compito, forse ingrato ma fondamentale, di restare nell’ombra mentre i compagni dell’impresa venivano celebrati.

Mentre Neil e Buzz manovravano con non poche difficoltà il lander Aquila, allunavano e scendevano sul suolo lunare dove piantavano la bandiera americana sul suolo del Mare della Tranquillità, Michael Collins restava per più di venti ore nell’orbita lunare a bordo del Modulo di Comando, che lo condusse dietro il satellite, nell’oscurità del cielo, senza la minima possibilità di comunicare con la base spaziale di Houston, o con i propri compagni di missione: durante quelle ore Collins fu l’uomo più solo dell’universo.

Collins, costretto in una struttura a forma di cono di 3,5 m di altezza e 4 m di diametro,con un volume di 6 m³ abitabili realizzati tra motori, serbatoi, batterie, display vari, controlli e postazioni di guida per tutto l’equipaggio, doveva  riportare a casa sani e salvi tutti e tre, Armstrong, Aldrin e sè stesso. Per farlo fu necessario applicare tutto l’addestramento, le conoscenze ed il sangue freddo derivati dalle millemila ore di addestramento al controllo del modulo di Comando fino al punto più favorevole al ricongiungimento col Modulo Lunare Aquila.

Michael Collins nacque al numero 16 di via Tevere a Roma, dove il padre svolgeva servizio come Generale Maggiore dell’Esercito presso l’ambasciata statunitense, Raggiunta l’età giusta, tornò negli Stati Uniti e si arruolò all’Accademia Militare di West Point, dove decise di intraprendere la carriera di aviatore. Questo lo portò a sviluppare e ad affinare il suo autocontrollo e la propensione alla solitudine; infatti come amava ricordare sempre a chi gli chiedesse come si era sentito da solo all’interno del piccolo modulo lunare: “ho volato da solo su aeroplani per diciassette anni, l’idea di essere da solo su un veicolo non mi allarma” e anche “nel Columbia avevo una casa felice. Quella costruzione è come una cattedrale in miniatura”.

Nel suo primo volo spaziale Michael Collins aveva effettuato una passeggiata spaziale mentre, durante la missione Apollo 11 dovette gestire situazioni ben più complicate. Se il decollo del Modulo Lunare dal satellite e il riaggancio col Modulo di Comando non fossero stati possibili, cosa che temevano i tecnici della NASA, Collins sarebbe passato alla storia come il sopravvissuto, riportando sulla Terra il peso della tragedia e della sconfitta.

La missione, grazie ai tre astronauti, fu un successo e Collins, da un certo punto di vista, forse fu più fortunato dei suoi compagni che, dopo il rientro e la fama acquisita, caddero uno nel vortice della depressione e dell’alcolismo uno mentre l’altro si chiuse nella solitudine. Entrambi lasciarono le rispettive mogli.

Forse la sua attitudine alla solitudine e la sua metodicità lo preservarono dal fatto che il suo nome rimase meno impresso nella memoria collettiva rispetto ai suoi compagni.

Un tempo la Luna potrebbe avere avuto le condizioni per ospitare la vita

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La vita è mai esistita sulla luna? Potrebbe essere!

Gli scienziati hanno individuato segni che un tempo sulla Luna potrebbe esserci stata vita? Assolutamente no.

Ma di cosa stiamo parlando? Da quando in qua ci si pone la domanda se vi sia mai stata vita sulla Luna?

Il 23 luglio scorso è stato pubblicato sulla rivista online Astrobiology un articolo dal titolo suggestivo: “La Luna primordiale ha avuto un periodo durante il quale era abitabile?” Il comunicato stampa associato aveva un  titolo ancora più  eccitante : “Ricercatori vedono una possibilità di vita sulla Luna“. Insomma, qualcosa di davvero interessante. Ma abbiamo capito bene? Qualcuno ipotizza che sulla Luna possa esservi stata vita in un passato remoto o, quantomeno, le condizioni adatte perchè si potesse sviluppare?

In realtà, l’articolo, scritto da una coppia di astrobiologi del Birkbeck College di Londra e della Technical University di Berlino, non offre alcuna prova che la vita sia esistita sulla Luna nè presenta indicazioni nuove in proposito. Nell’articolo non vengono rappresentate le conclusioni di nessuno studio ma si limita a fare speculazioni ed ipotesi di studio rivolte prevalentemente a scienziati e ricercatori basandosi sull’idea, per la verità non nuova, che, nelle fasi iniziali della sua vita, il nostro satellite potrebbe avere attraversato dei periodi durante i quali potrebbero esserci state le condizioni adatte per il sostentamente della vita sulla sua superficie.

Secondo gli autori dell’articolo, oggi la Luna presenta condizioni assolutamente proibitive per la vita (ma sappiamo che una colonia di un ceppo di virus del raffreddore sopravvisse all’interno di una telecamera lasciata sulla Luna dagli astronauti dell’Apollo 11 e recuperata due anni più tardi da una missione successiva). “La Luna non presenta nessuna atmosfera significativa, non ha acqua liquida in superficie, non possiede una magnetosfera che la protegga dal vento solare e dalle radiazioni cosmiche, nessuna chimica polimerica (i mattoni della vita), ed è soggetta a grandi variazioni di temperatura.”

Nel loro articolo, i redattori hanno richiamato recenti ricerche da una serie di fonti che suggeriscono che, però, potrebbe non essere stato sempre così.

In passato la Luna ha attraversato una fase di intensa attività vulcanica che potrebbe avere influito sulle sue condizioni di superficie. In particolare, potrebbero esserci stati due periodi (uno 4 miliardi di anni fa, poco dopo la formazione della luna, e poi 3,5 miliardi di anni fa) durante i quali la Luna potrebbe avere presentato condizioni di relativa abitabilità. Questi periodi potrebbero essere arrivati a durare fino a 60 milioni di anni.

Mentre la Luna attraversava queste fasi della sua evoluzione, i vulcani potrebbero avere emesso gas e vapore acqueo sufficienti per creare un’atmosfera di una certa densità e, in base alle recenti prove sulla presenza di quantità d’acqua insospettate sulla Luna,  si può pensare che vi fosse anche acqua allo stato liquido. Durante queste fasi sembra anche che il nucleo della Luna potrebbe essere stato in grado di generare un campo magnetico  simile a quello della Terra che avrebbe deviato le radiazioni solari ed i raggi cosmici.

Secondo i redattori dell’articolo, queste conclusioni provano che la Luna potrebbe essere stata abitabile in passato. Non affrontano direttamente il problema delle grandi escursioni termiche lunari ma si può supporre che un’atmosfera avrebbe risolto anche questo problema. Tuttavia, manca un pezzo: i mattoni della vita.

Nessuna spedizione sulla Luna ha trovato tracce di amminoacidi o di altre sostanze chimiche in grado di avviare i processi che sulla Terra sono sfociati nella vita, quelle stesse sostanze che, ad esempio, abbiamo trovato su Marte.

Insomma, un testo scritto prevalentemente per stimolare le prossime missioni lunari, che diverse nazioni e privati si stanno preparando ad effettuare, a tentare ricerche mirate ad individuare quelle sostanze chimiche, soprattutto nei depositi vulcanici risalenti a quei periodi.

Si sa, il sapere è sempre utile e la scienza non è mai fine a sè stessa ma, per ora, l’unica cosa certa è che la Luna è un mondo sterile e proibitivo per la vita e che noi stessi, se vorremo viverci, dovremo adattarci a stare sotto la sua superficie, uscendo sulla sua superficie solo per il tempo strettamente necessario, protetti di pesanti tute spaziali o all’interno di mezzi specificamente progettati per permetterci di resistere alle radiazioni spaziali e alle pesanti escursioni termiche.

Fonte: Live Science

Eros, un asteroide pieno di macchine, astronavi e volti

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di Oliver Melis

Secondo alcuni siti cospirazionisti, uno di questi è il canale YouTube di Streetcap, la NASA avrebbe immortalato un‘antica macchina mineraria Aliena sull’Asteroide “433 Eros”.

Sotto l’immagine di Eros sottoposta ad indagine dal sito in questione.

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Eros è un asteroide la cui forma ricorda un’arachide ed è composto da silicati di ferro e magnesio. Fu scoperto il 13 agosto 1898 dagli astronomi Carl Gustav Witt a Berlino e Auguste Charlois in Germania. La sua superficie è stata ripresa in dettaglio dalla sonda NEAR Shoemaker della NASA.

NEAR Shoemaker, dotata di una fotocamera per l’osservazione nel visibile e di due spettrometri, uno operante nell’infrarosso, l’altro nei raggi X, ha mappato la superficie e ne ha identificato le formazioni geologiche e la composizione. La sonda ha orbitato attorno all’asteroide per circa un anno. Le immagini ad alta risoluzione rivelano la presenza di uno strato di regolite, il cui spessore potrebbe essere compreso tra 10 e 100 metri.

Vediamo nelle immagini sottostanti il dettaglio delle “macchine minerarie aliene”, ottenute tramite artefatti fotografici e all’utilizzo smodato dello zoom. A seconda del sito e del commentatore, l’oggeto che sembra comparire nella foto viene indicata come un’astronave aliena, una base spaziale o una macchina mineraria abbandonata da chissà quale civiltà aliena.

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Secondo i cospirazionisti in molte delle fotografie che sono state ottenute appaiono numerose “anomalie” che la NASA sembra ignorare, considerandole solo delle semplici rocce.

Recentemente, Scott C. Waring, il purtroppo noto cercatore di tracce di città, astronavi o macchinari alieni che, a suo parere, pullulerebbero sui corpi celesti del sistema solare, afferma di aver analizzato altre immagini dell’asteroide e di avervi riscontrato altre anomalie, una di queste è un volto. Waring, scrittore e ufologo si chiede come è possibile che la NASA non abbia rilevato le strutture da lui stesso identificate su Eros, dando ad intendere che l’agenzia spaziale americana abbia nascosto la scoperta, forse perchè contattata ed in trattative con gli stessi alieni.

Recentemente protagonista di altre identificazioni di presunte città e astronavi aliene, come ad esempio quella su Titania, la luna di Urano, Scott Waring pubblica moltissime notizie suoi suoi ritrovamenti di tracce di presenza aliena su Marte e parecchie lune ed asteroidi del nostro sistema solare nascoste al grande pubblico dalla NASA.

Tutte queste scoperte, ovviamente, Waring riesce ad effettuarle esaminando con attenzione le immagini catturate qua e là per il sistema solare dalle varie sonde scientifiche della NASA e liberamente pubblicate proprio all’ente spaziale che vorrebbe nasconderle sul suo sito istituzionale…

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Le due immagini pubblicate sopra penso che parlino chiaro, come detto è facile essere tratti in inganno e vedere cose che in realtà o non ci sono o ci vengono fatte essere semplicemente grazie all’utilizzo esagerato di ritocchi, filtri o zoom, diventando elementi che la nostra mente interpreta come artificiali perché, per deformazione, Scott Waring e tanti come lui, vogliono vederci astronavi o basi aliene. Il volto visto di profilo invece è un tema ricorrente del cospirazionismo ma è anche un elemento che viene spesso ascritto alla pareidolia.

Un’incredibile scoperta scientifica su Marte sarà annunciata mercoledì dall’ASI

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Il 25 luglio alle ore 16.00 si terrà presso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) la conferenza stampa di presentazione di un’importante scoperta scientifica inerente Marte, effettuata da un team tutto italiano guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica. La notizia sarà pubblicata sulla rivista scientifica Science. La scoperta è stata possibile grazie all’utilizzo dello strumento MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), un radar italiano installato a bordo della sonda europea Mars Express che è stato sviluppato sotto il controllo dell’Agenzia Spaziale Italiana, su un progetto originale dall’Università di Roma “La Sapienza”, in collaborazione con la NASA e realizzato da Thales Alenia Space Italia.

Saranno presenti alla conferenza Roberto Orosei ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e responsabile scientifico del radar MARSIS, Enrico Flamini, Professore di Planetologia presso l’Università di Chieti-Pescara e Responsabile di Progetto dell’esperimento MARSIS per l’Agenzia Spaziale Italiana, e la Professoressa dell’Università di Roma Tre Elena Pettinelli, co-investigator di MARSIS.

L’evento sarà trasmesso in streaming su ASITV (www.asitv.it) e rilanciato dalla rivista Science, motivo per cui la conferenza si terrà interamente in lingua inglese.

Ovviamente scatta ora il totoscoperta.
Cosa sta per annunciare l’ASI?

La sonda Mars Express è stata costruita dal consorzio Astrium con l’appoggio di altre aziende europee tra cui le italiane Alenia Spazio e Officine Galileo ed è stata lanciata il 2 giugno 2003. a sonda è composta dal modulo Mars Express Orbiter e dal lander Beagle 2 progettato per studiare la geologia del pianeta e l’eventuale presenza di vita. Si sperava che il lander potesse fornire informazioni definitive sulla capacità del pianeta di supportare forme di vita nel passato.
L’orbiter è entrato correttamente nell’orbita di Marte il 25 dicembre 2003. In precedenza, il 19 dicembre era stato sganciato il lander Beagle 2 su una traiettoria che l’avrebbe portato ad entrare nell’atmosfera lo stesso giorno dell’ingresso in orbita della sonda principale. Tuttavia nessun contatto è avvenuto con il lander e dopo ripetuti tentativi di comunicazione esso è stato dichiarato perso il 6 febbraio 2004 dal centro di controllo.

La prima immagine del Mars Express Orbiter ha mostrato la Valles Marineris, ripresa da un’altitudine di 275 km, con livelli di dettaglio mai raggiunti prima. Nei due anni successivi la sonda ha trasmesso a Terra un numero elevatissimo di osservazioni sul pianeta. Il 23 gennaio 2004 la sonda ha prodotto la prima prova diretta di quella che fino a quel momento era solo un’ipotesi, e cioè la presenza di acqua su Marte; nello specifico le immagini dimostrano la presenza di acqua nel polo sud del pianeta.

Lo spettrometro di Fourier, Planetary Fourier Spectrometer (PFS), ha individuato metano nell’atmosfera sopra la zona equatoriale e la presenza di ghiaccio sotterraneo. Queste tracce indicano una passata attività vulcanica o una passata presenza di microrganismi.

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Immagine dell’acqua rilevata dagli strumenti della sonda. (Foto: ESA)

Il 4 maggio 2005 la sonda ha dispiegato la prima antenna da 20 metri dello strumento MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding). Inizialmente l’antenna non si era dispiegata completamente ma in seguito il 10 maggio si è fatta esporre al sole l’antenna e questo ha consentito alla stessa di dispiegarsi correttamente. La seconda antenna da 20 metri è stata dispiegata il 14 giugno. Le due antenne erano essenziali per lo strumento MARSIS dato che servono a generare il dipolo da 40 metri necessario per l’esplorazione. Il 17 giugno è stata dispiegata l’antenna da 7 metri. Inizialmente il radar doveva essere dispiegato nell’aprile del 2004 ma in seguito la forte attività solare ha spinto i tecnici dell’ESA a ritardare l’apertura delle antenne. Si temeva che le antenne potessero captare i raggi del Sole e danneggiare le apparecchiature presenti sulla sonda. Le osservazioni scientifiche sono iniziate il 4 luglio. Nel novembre del 2005 i ricercatori dell’ESA hanno comunicato che la sonda utilizzando il radar MARSIS ha individuato quello che probabilmente è un lago ghiacciato nel sottosuolo del pianeta. Il bacino del lago deriverebbe dal cratere d’impatto di un meteorite che in seguito si sarebbe riempito di materiale ricco di ghiaccio. Il presunto lago sarebbe largo fino a 250 chilometri e sarebbe a una profondità di circa 2 chilometri. Tramite MARSIS si sono potuti contare i crateri nascosti dai sedimenti e dalle colate laviche della regione nord di Marte. Il numero di questi crateri è comparabile con il numero di quelli presenti nella regione sud, quindi entrambe le regioni si sono formate nello stesso arco temporale, come si sospettava. Lo strumento MARSIS inoltre ha permesso di effettuare una stima di massima della quantità d’acqua immagazzinata sotto forma di ghiaccio nella regione del polo sud.

Insomma, considerando che lo strumento utilizzato per la scoperta che stanno per annunciare è Marsis, possiamo presumere che l’importante scoperta sia legata ancora alla presenza d’acqua su Marte o all’individuazione di crateri o caverne; meno probabilmente all’individuazione di strutture sepolte nel sottosuolo.

Il fatto stesso che la scoperta verrà pubblicata su Science subito dopo l’annuncio già da conto dell’importanza. In ogni caso basterà avere poco più di 48 ore di pazienza.

Fonti: ASI, Wikipedia

 

Smartphone, i servizi a valore aggiunto e le truffe collegate

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Da alcuni anni, nonostante le molteplici multe comminate dall’agicom per le comunicazioni ai gestori di telefonia mobile, sono sempre più numerosi gli utenti che si lamentano di essersi trovati iscritti a loro insaputa a servizi a pagamento che vengono pagati tramite sistemi come mobilepay semplicemente scalando il credito telefonico.

Con la diffusione della connessione internet sugli smartphone, sono sempre più frequenti alcuni tipi di abbonamenti a pagamento che si attivano in modo automatico sul numero di cellulare. Mentre si sta navigando dallo smartphone, aprendo una qualsiasi pagina web, all’improvviso si riceve un SMS che notifica l’attivazione di un servizio dal costo di 5 euro a settimana o più. Gogobox, Mobiriders, MeetTravel, Kaleidoscopio possono essere alcuni dei servizi attivati ma ve ne sono molti altri che procurano truffaldinamente abbonamenti a servizi di suonerie, musica, giochi, porno a quant’altro.

Finchè questo abbonamento non viene disattivato, ogni settimana ci si vedono scalati in automatico dal proprio credito telefonico tot euro. Questi tipi di abbonamento si stanno diffondendo sempre più e si attivano automaticamente mentre si naviga su internet. Spesso basta solo aver cliccato su un banner nel tentativo di levarlo.

In pratica, tutte le principali compagnie telefoniche (Tim, Vodafone, Wind e 3) hanno stipulato accordi commerciali con le società che offrono questo tipo di ‘servizi’, consentendo loro di accreditare abbonamenti periodici ai loro clienti tramite un semplice clic nel browser. Le compagnie telefoniche solitamente ricevono, in cambio, una percentuale sull’incassato non hanno perciò alcun incentivo a combattere realmente il fenomeno essendo, evidentemente, le multe comminate dall’AGICOM non adeguate a spaventarle a fronte dei guadagni procurati da questi sistemi.

Il costo degli abbonamenti si aggira di solito sui 5 Euro a settimana (ma anche 7 euro o più).

Già questo fatto, di per sé, è molto grave.

I clic accidentali in rete, infatti, sono all’ordine del giorno, per cui dovrebbe essere (quantomeno) richiesto l’inserimento del proprio numero di telefono e la spunta ad una domanda esplicita circa la reale volontà di sottoscrivere l’abbonamento al servizio, prima di confermare l’acquisto.

Ma non finisce qui.

Le compagnie telefoniche hanno ben altre preoccupazioni che sorvegliare l’operato dei loro partner, motivo per cui questi ultimi spesso inducono o simulano il clic dell’utente in maniera fraudolenta, ovvero senza alcuna interazione da parte sua. A volte basta la visualizzazione del banner all’apertura di una pagina web per sottoscrivere l’abbonamento; di questo sono responsabili anche molte agenzie di pubblicità online che non si fanno problemi ad utilizzare banner pubblicitari con script che scavalcano la reale volontà dell’utente. In genere i siti web che ospitano questi banner, a parte alcuni che nascono esclusivamente a questo scopo, sono inconsapevoli del problema in quanto non hanno alcun controllo sulle pubblicità mostrate agli utenti dalle agenzie con cui sono convenzionati.

Inoltre, numerose testimonianze confermano che molti dei servizi in questione spesso non inviano neppure l’SMS di notifica di avvenuta attivazione, nonostante sia obbligatorio farlo.

E così, ci si ritrova improvvisamente abbonati a servizi mai richiesto, accorgendosene, spesso, soltanto per la notifica dell’esaurimento del credito telefonico.

Quali siti web ospitano i banner?

Purtroppo, questi banner ingannevoli o fraudolenti non appaiono soltanto su siti compiacenti o poco affidabili.

Riescono infatti ad inserirsi anche nei maggiori circuiti pubblicitari eludendone i controlli, almeno per un certo tempo e fino alle prime denunce, potendo così infettare potenzialmente la maggior parte dei siti web.

Questo tipo di minaccia è nota in informatica con il termine di malvertising.

Come disattivare gli abbonamenti indesiderati, bloccarli ed essere rimborsati

Innanzitutto, è meglio non chiamare i numeri di telefono contenuti nel messaggio di conferma di attivazione dell’abbonamento.

Potrebbe infatti trattarsi di numerazioni a sovrapprezzo.

Piuttosto, è meglio contattare immediatamente il proprio gestore telefonico, e richiedere:

  1. La disattivazione dell’abbonamento indesiderato
  2. Il rimborso dell’importo
    Nota: alcuni operatori sono restii a concederlo, ma con un po’ di insistenza o coinvolgendo una delle tante associazioni a difesa dei consumatori, di solito, si riesce ad ottenere il rimborso di almeno una parte del maltolto.
  3. Il blocco permanente di tutti i servizi digitali a pagamento (il cosiddetto “Barring SMS”)

Ecco il numero da comporre per contattare i vari operatori telefonici:

  • VODAFONE: 190
  • TIM: 119
  • WIND: 155
  • 3: 133

MobilePay è la nuova piattaforma di pagamento, realizzata dai sei maggiori operatori italiani di telefonia mobile – Fastweb, Poste Mobile, Telecom Italia Mobile, 3 Italia, Vodafone e Wind. MobilePay nasce per facilitare e velocizzare micropagamenti di servizi digitali, fruibili tramite smartphone, PC, Tablet.

Purtroppo, nonostante le ripetute sanzioni inflitte alle compagnie telefoniche, questa pratica sembra continuare a diffondersi anche se, a dire il vero, 3 ha inserito un meccanismo a doppio click per avere la certa conferma della volontà di sottoscrivere l’abbonamento e per questo ha ottenuto di recentemente uno sconto sulle sanzioni anche se il sistema è stato ritenuto inadeguato.

Anche Google di recente sembra avere levato dal circuito adsense i banner incriminati.

Riportiamo ora brani di un comunicato stampa dell’agicom in proposito:

Multe a Telecom, Wind, Vodafone e H3g per i “servizi premium” a sovrapprezzo

L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato ai principali operatori del settore delle comunicazioni mobili (Telecom, Wind, Vodafone e H3G) una sanzione pari a 1.750.000 euro ciascuno per Telecom e H3G e a 800.000 euro ciascuno per Wind e Vodafone, per aver adottato pratiche commerciali scorrette nell’ambito della commercializzazione dei servizi premium utilizzati via Internet da terminale mobile. Nei confronti di H3G, in ragione dei rilevanti effetti delle condotte attuate, è stata disposta anche la pubblicazione di un estratto del provvedimento.

Anche sulla base di quanto emerso nel corso delle ispezioni eseguite con l’assistenza della Guardia di Finanza (Gruppo Antitrust – Nucleo speciale Tutela mercati), l’Autorità ha accertato che i quattro operatori hanno attuato una pratica commerciale scorretta riconducibile a due condotte: da un lato, l’omissione di informazioni circa il fatto che il contratto di telefonia mobile sottoscritto pre-abilita la sim alla ricezione dei servizi a sovrapprezzo, nonché circa l’esistenza del blocco selettivo per impedire tale ricezione e la necessità per l’utente che voglia giovarsene di doversi attivare mediante una richiesta esplicita di adesione alla procedura di blocco; dall’altro, l’adozione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un comportamento qualificato come aggressivo,  consistente nell’attuazione di una procedura automatica di attivazione del servizio e di fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte del cliente al pagamento, nonché di qualsiasi controllo sulla attendibilità delle richieste di attivazione provenienti da soggetti quali i fornitori di servizi estranei al rapporto negoziale fra utente e operatore.

Nei confronti delle società H3G e Tim la pratica si è articolata in un’ulteriore condotta consistente nella diffusione di messaggi che omettono informazioni rilevanti o che determinano l’accesso e l’attivazione del servizio a sovrapprezzo senza un’espressa manifestazione di volontà da parte dell’utente.

Secondo l’Antitrust, la responsabilità delle quattro aziende discende – oltre che direttamente dall’adozione di tali condotte – anche da altri fattori: gli operatori traggono infatti uno specifico vantaggio economico dalla commercializzazione dei servizi premium, in quanto condividono con i fornitori i ricavi dei servizi erogati, trattenendone un’elevata percentuale. E inoltre, si sono dimostrati ampiamente consapevoli circa la sussistenza di attivazioni e di addebiti relativi a servizi non richiesti da parte dei propri clienti mobili.

Ai sensi del Codice del Consumo, l’Agcm ha giudicato questa pratica contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore. La stessa Autorità ne ha vietato perciò la diffusione o continuazione, oltre a irrogare le sanzioni, stabilendo che gli operatori comunichino entro 60 giorni le iniziative assunte per ottemperare alla diffida.

Insomma, non gli è bastato portare la fatturazione da mensile ad ogni 4 settimane, non gli è bastato poter fare il bello ed il cattivo tempo in fatto di tariffe ma si rendono anche complici di vere e proprie condotte scorrette (per non dire truffe) ai danni dei consumatori e questo nonostante siano stati più volte pesantemente sanzionati dall’autorità garante.

Se alle compagnie continua a convenire di pagare le multe piuttosto che eliminare a priori il  meccanismo truffaldino, a quanto ammonta il giro di affari di questo mercato?

Navigate da desktop, da smartphone utilizzate solo le app, è un consiglio.

 

Oggetti misteriosi attorno al Sole

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Di Oliver Melis

Non poteva mancare nel 2018 la solita notizia bomba che chiama in causa le sonde STEREO della NASA che avrebbero catturato le immagini di un enorme oggetto circolare che si libra nello spazio a poca distanza dal nostro Sole. Le immagini hanno subito interessato tantissimi ricercatori indipendenti e teorici del complotto che vogliono il Sole di volta in volta utilizzato dagli alieni per rifornirsi o per occultare le loro attività.

Attività che, però, puntualmente vengono scoperte dalle agenzie spaziali terrestri. Proprio ingenui questi extraterrestri, o ingenua la NASA che non si accorge di aver immortalato astronavi proprio di quegli alieni che stiamo cercando in ogni modo attraverso i vari progetti tra i quali ricordiamo il “SETI”.

Ma cosa sono le sonde stereo e come operano?

STEREO o “Solar TErrestrial RElations Observatory” è un missione scientifica per lo studio del Sole lanciata dalla NASA il 26 ottobre2006. La missione composta da due sonde gemelle lanciate in orbite satudiate in modo da ottenere immagini stereoscopiche della nostra stella e dei suoi fenomeni, come le espulsioni di massa dalla corona.

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La sonda A impiega 347 giorni per completare un’orbita attorno alla stella, mentre B impiega 387 giorni.

Queste sonde nel corso della loro missione hanno spesso incuriosito i maggiori ricercatori e teorici delle ipotesi sulla presenza extraterrestre sul nostro pianeta e nel nostro sistema solare perchè in alcune delle fotografie catturate dalle due sonde e messe a disposizione compaiono, a volte, immagini come la sottostante in cui, secondo alcuni, comparirebbe un gigantesco oggetto circolare.

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L’oggetto sembra essere fisso o fermo mentre il vento solare si sposta su di esso. Se vediamo bene l’oggetto sembra possedere una struttura circolare esterna e una struttura interna a forma di croce. Le interpretazioni esotiche, ovviamente si sprecano, c’è chi parla a sproposito di strutture interne, esterne, schermi e scudi energetici.

Non ce ne vogliano i tanti appassionati ma l’effetto potrebbe essere dovuto ad artefatti dell’immagine, semplice pareidolia o a qualche altra causa che nulla ha a che fare con ipotetici alieni.

Si possono eliminare i tumori costringendo alcune loro cellule a combattere le altre

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Usando l’editing genetico tramite la CRISPR, gli scienziati hanno portato un gruppo di cellule tumorali ad uccidere quelle non ingegnerizzate.

Le cellule tumorali che finiscono nel circolo sanguigno hanno una specie di istinto che le spinge a tornare nel tumore dove hanno avuto origine. Interessati da questa abilità, un gruppo di ricercatori hanno utilizzato tecniche di ingegneria genetica per portare queste cellule tumorali vaganti a secernere una proteina letale per le cellule tumorali normali del tumore madre. Questa proteina attiva l’interruttore che provoca l’apoptosi (morte cellelare bprogrammata) nelle cellule tumorali residenti che incontrano. In queste cellule killer è stato anche attivato un meccanismo che ne provoca il suicidio una volta rilasciata la proteina. In questo modo, le cellule killer si autodistruggono prima che possano a loro volta provocare tumori. I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati dal team che lo ha effettuato su Science Translational Medicine dell’11 luglio .

Il nuovo studio non è il primo tentativo di combattere il cancro con il cancro. Ricerche precedenti, per esempio, hanno utilizzato cellule tumorali circolanti per trasmettere virus che uccidono il cancro alle cellule tumorali non circolanti. Il nuovo approccio utilizza la tecnologia di modifica dei geni chiamata CRISPR / Cas9 per manipolare le cellule tumorali offensive e dare loro proprietà più sofisticate, come la capacità di autodistruggersi una volta non più necessarie.  

Cellule circolanti

Quando le cellule tumorali circolanti (in verde), ingegnerizzate con la tecnologia CRISPR per uccidere altre cellule tumorali, vengono iniettate in un topo, migrano nel tempo verso le cellule tumorali residenti da cui hanno avuto origine (in rosso), come si vede in queste microfotografie a fluorescenza.

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C. REINSHAGEN ET AL / SCIENCE TRANSLATIONAL MEDICINE 2018

La nuova svolta qui è l’uso della tecnologia basata sulla CRISPR per aggiungere resistenza e caratteristiche di sensibilità alle cellule dei genitori“, afferma Renata Pasqualini, biologa del cancro al Rutgers Cancer Institute del New Jersey a Newark.  

Per far funzionare la tecnica sono necessari diversi passaggi. In primo luogo, i ricercatori hanno dovuto individuare una proteina in grado di innescare la morte cellulare in molti tipi di cellule tumorali. La proteina selezionata si chiama S-TRAIL e si è dimostrata in grado di uccidere una varietà di cellule cancerose senza essere particolarmente tossica per le cellule sane.

Quindi, il team ha testato due diversi approcci. Prima sono state selezionate cellule di glioblastoma (un tipo di cancro al cervello molto aggressivo) resistenti agli effetti della S-TRAIL. A questo punto i ricercatori hanno usato la CRISPR per modificare i geni in queste cellule tumorali inducendo una abbondante produzione di S-TRAIL, e quindi immesso in circolo queste cellule affinche raggiungessero il tumore principale composto di cellule sensibili alla proteina ​​mortale.

In un altro approccio, gli scienziati hanno prelevato cellule di glioblastoma sensibili agli effetti di S-TRAIL e hanno eliminato i geni che provocano tale sensibilità per poi inserirvi i geni che provocano la produzione della proteina.

Entrambi i tipi di cellule ingegnerizzate hanno ridotto le dimensioni dei tumori nei topi inoculati rispetto al gruppo di controllo composto da  topi che non hanno ricevuto il trattamento. I topi trattati hanno vissuto più a lungo.

Ogni approccio ha vantaggi e svantaggi,” ha affermato il coautore dello studio Khalid Shah, genetista del Brigham and Women’s Hospital di Boston.

In un contesto clinico – ancora molto lontano da questa ricerca – l’uso di cellule che non sono ancora resistenti a S-TRAIL potrebbe essere un po’ problematico“, spiega Shah. “ma permetterebbe ai medici di raccogliere le cellule tumorali dei pazienti e quindi trasformarle in un’arma mirata contro quel cancro specifico. Ovviamente i tempi necessari per mettere a punto il gruppo di cellule killer attraverso l’ingegneria genetica potrebbe rendere questa opzione inutile per pazienti in uno stadio molto avanzato della malattia.”

Al contrario, un approccio realizzato con ceppi di cellule standard già resistenti alla S-TRAIL, sarebbe più rapido ed accessibile ma difficilmente potrebbe essere efficace poiché quelle cellule sarebbero estranee allo specifico paziente, con un forte rischio di rigetto da parte dell’apparato immunitario.

Impianti di natura extraterrestre?

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di Oliver Melis

Sono molti i cosiddetti addotti, ovvero quelle persone che sostengono di essere state rapite da astronavi aliene a bordo delle quali sarebbero state sottoposte ad esperimenti scientifici e poi rimandate a casa, che ritengono di portare nel proprio corpo un chip o una microspia inseritavi chirurgicamente proprio dagli alieni durante il rapimento.

Secondo il sito “Segnidalcielo” la maggior parte degli impianti o microchip identificati nel corpo di coloro che affermano di essere stati rapiti dagli alieni e sottoposti a interventi o manipolazioni, sono similli, più piccoli della testa di una vite, e sono sempre stati rinvenuti sul lato destro degli “addotti”, sia nella testa che in altre parti del corpo.

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Ad occuparsi di espiantare i presunti congegni alieni sono il dott. Roger Leir, oggi deceduto, e il dott. Derrel Sims, “specialisti” conosciuti al grande pubblico ufologico mondiale, nella ricerca e nello studio degli impianti alieni. il primo, specialista in chirurgia del piede e appassionato del fenomeno degli UFO fin da giovane, in una radiografia appartenente ad uno dei suoi pazienti  riscontrò per la prima volta un innesto anomalo. Specializzatosi in questo fenomeno, ha estratto più di 20 protesi dai suoi pazienti.

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Derrel Sims anche lui appassionato di UFO, oltre che per gli impianti alieni, è conosciuto anche per le sue rivelazione ottenute attraverso sedute di ipnosi reressive da lui svolte su persone, a suo dire, rapite dali extraterrestri. Uno degli oggetti in possesso di Sims è stato analizzato dall’Università di Houston ma Sims non ha mai reso noto i risultati, forse, perché una genetista della stessa università, Lisa Meffert, ha affermato che: “Probabilmente si trattava di un pezzetto di plastica di un fermaglio per capelli”.

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Tornando al dottor Roger Leir scopriamo, grazie al dottor Virgil Priscu, medico specialista in anestesiologia e direttore di un dipartimento universitario ospedaliero in Israele, che il dottor Leir non è un medico laureato ma un podologo che può eseuire dei semplici interventi ai piedi. Il dottor Priscu spiega che i CE o corpi estranei si trovano frequentemente soprattutto nei piedi di pazienti inconsapevoli, infatti oggetti del genere possono penetrare sotto la cute in vari modi, alzandosi dal letto o magari correndo sulla spiaggia. Una scheggia può penetrare nel piede e rimanerci a lungo, almeno fino a quando non si esegue una lastra.

Possiamo aggiungere che, in assenza di dati certi o pubblicazioni scientifiche di rilievo, quella dgeli “impianti alieniè una vera è propria bufala che sfrutta la credulità del popolo ufologico, composto da persone sempre aperte a nuove e scottanti rivelazioni e sempre più privo di senso critico.

Riesce proprio difficile immaginare come degli alieni intelligenti possano rischiare di inserire nei nostri corpi oggetti che possono essere facilmente scoperti grazie alle moderne tecnologie a disposizione dalla scienza medica, quali raggi X, TAC e RMN.

Fonti: Ceifan, Segnidalcielo