venerdì, Gennaio 31, 2025
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Nessun pericolo dagli asteroidi che sfioreranno la Terra questo week end

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Ci risiamo: negli ultimi giorni, diversi tabloid sono usciti con titoli allarmanti a proposito di tre grandi asteroidi che sfioreranno la Terra durante questo fine settimana, tra questi uno sarebbe grande quanto un grattacielo!

Come al solito, però, si tratta di titoli fatti per attirare l’attenzione della gente e ottenere visualizzazioni e click. In effetti, durante questo week end diversi asteroidi di varie dimensioni passeranno nei pressi della Terra ma, secondo quanto riferisce il sito web della NASA dedicato all’osservazione degli oggetti prossimi alla Terra, da oggi fino al 13 ci saranno 4 passaggi relativamente ravvicinati di asteroidi. Di questi, solo uno, il più piccolo, passerà alla stessa distanza della Luna, tutti gli altri transiteranno oltre l’orbita della Luna. In tutti i casi non c’è nessun pericolo di impatto tra questi oggetti stellari e la Terra.

Nessun pericolo, dunque. ci sfiorano asteroidi ogni giorno ma molti di loro sono troppo piccoli per essere rilevabili, o addirittura potenzialmente pericolosi.

Tuttavia, la NASA tiene d’occhio circa il 95% delle rocce spaziali più grandi e pericolose, per ogni evenienza.

Secondo la classificazione ufficiale stabilita dalla NASA degli asteroidi prossimi alla Terra, qualsiasi cosa più piccola di circa 140 metri non è considerata potenzialmente pericolosa.

Con queste metriche, i quattro asteroidi che stanno per passare da questo fine settimana non rivestono alcuna minaccia.

Eccoli:

  • Asteroid 2018 VA2 effettuerà il suo passaggio ravvicinato alle 01:01 GMT di venerdì 9 novembre a una distanza di 718.070 chilometri (446.188 miglia). Ha un diametro da 10 a 23 metri.
  • Asteroid 2018 VS1 si avvicina alle 14:03 di sabato 10 novembre ad una distanza di 1,39 milioni di chilometri. Ha un diametro da 13 a 28 metri.
  • Asteroid 2018 VR1 si avvicina alle 14:19 di sabato 10 novembre a una distanza di 5,06 milioni di chilometri. Ha un diametro da 14 a 30 metri.
  • Asteroid 2018 VX1 effettuerà un passaggio ravvicinato alle 18:20 di sabato 10 novembre ad una distanza di 381.474 chilometri. È il più vicino, ma il più piccolo, di tutti e quattro, e passerà più o meno alla distanza della Luna che è 384.400 chilometri, ma è grande solo da 7,9 a 18 metri di diametro.

La prossima settimana, inoltre, alcuni asteroidi molto più grandi passeranno dalle nostre parti ma a distanze molto maggiori.

Per il momento, nel caso un asteroide pericoloso entrasse in rotta di collisione con la terra non sapremmo come respingerlo ma la NASA ci sta lavorando. Il sistema di rilevamento è in costante miglioramento e nel 2021 gli ingegneri della NASA testeranno un metodo per deviare gli asteroidi a rischio d’impatto con la Terra.

SpaceX: presto un secondo stadio del Falcon 9 a forma di BFS per testare schermature termiche e sistemi di volo supersonici

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Di cosa parlerebbero gli appassionati di missioni spaziali se dovessero attenersi alle tempistiche della NASA per avere qualcosa di cui parlare? Per fortuna c’è SpaceX, l’azienda spaziale privata appartenente al vulcanico e visionario Elon Musk che, periodicamente, sforna novità sulle quali gli ammiratori possono sbizzarrirsi.

Come, credo, tutti sanno, Elon Musk punta ad arrivare su Marte con una sua astronave per primo e ad avviare una colonia umana sul pianeta rosso prima ancora che la NASA riesca a mettervi piede con un suo astronauta. A questo scopo, la SpaceX sta sviluppando un’astronave, per ora finanziata dai proventi della sua attività commerciale spaziale che consiste essenzialmente nel mettere in orbita bassa satelliti per conto terzi (qualcuno anche in orbita geostazionaria, per non parlare della propria costellazione di satelliti Starlink e dei voli di rifornimento alla stazione spaziale internazionale con la navetta Dragon, mentre siamo in attesa che comincino i voli con equipaggio umano con la capsula Dragon Crew).

Questa astronave sarà di una classe diversa rispetto alle capsule costruite finora da chiunque, sarà qualcosa di davvero più vicino all’idea che ci siamo fatti di un’astronave, attraverso film e romanzi di fantascienza. La Big Falcon Rocket, questo il nome della classe della nave spaziale, potrà trasportate,  a pieno carico, fino a 100 persone di equipaggio ed un carico di circa 150 tonnellate di materiale. Per il primo volo di questa classe di astronavi, Elon Musk, come ha accennato su Twitter, ha già pronto il nome, come al solito mutuato dall’iconico romanzo di fantascienza “Guida galattica per autostoppisti” che sarà “Cuore d’oro“.

SpaceX ora punta a testare le componenti chiave del design di volo della sua nave spaziale destinata a raggiungere Marte ma anche, nel 2023, a trasportare un miliardario cinese e otto grandi artisti (e forse lo stesso elon Musk) in un viaggio turistico che circumnavigherà al Luna.

È quanto ha scritto in un tweet di un paio di giorni fa Elon Musk, sempre bulimico nella sua comunicazione online. Il progetto prevede un upgrade del secondo stadio del razzo Falcon 9 che sarà realizzato come “un mini BFR”

Puntiamo ad un volo orbitale entro giugno“, ha scritto in un altro tweet il visionario scienziato miliardario, patron di SpaceX, di Tesla, di Solar City e di diverse altre aziende innovative. 

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Elon Musk @elonmusk
Un'illustrazione dell'artista che mostra astronavi SpaceX BFR sulla superficie di Marte.
Un’illustrazione artistica che mostra astronavi SpaceX-BFR sulla superficie di Marte. – Credit: SpaceX

L’imminente modifica del Falcon 9 apparentemente servirà per aiutare i tecnici di SpaceX a comprendere meglio alcuni dei regimi di volo più impegnativi che il BFS dovrò sperimentare.  

Lo scudo termico ultra leggero e le altre superfici di controllo Mach sono quelle cose che non possiamo testare bene senza l’ingresso orbitale“, ha detto Musk in un altro tweet. 

Musk ha anche spiegato che il secondo stadio appena ridisegnato non farà un atterraggio controllato sulla Terra, come hanno fatto finora circa 30 primi stadi del Falcon 9 (e come, nelle intenzione di Musk, dovrà fare il BFS sulla superficie di Marte, la luna e altre destinazioni cosmiche).

Penso che abbiamo un discreto controllo sugli atterraggi propulsivi“, ha twittato. In un altro tweet, ha aggiunto che SpaceX sta costruendo una “nave di sviluppo BFR per effettuare un test supersonico di atterraggio alla base di Boca Chica, in Texas“. Boca Chica è un’area nel sud del Texas che sarà l’hub della compagnia per i test BFR e BFS, come hanno spiegato alcuni funzionari di SpaceX.

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Everyday Astronaut@Erdayastronaut

How will it propulsively land? The MVac would be too high TWR and have flow separation at sea level… or will this just be to practice the reentry regime?

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Elon Musk

@elonmusk

Won’t land propulsively for those reasons. Ultra light heat shield & high Mach control surfaces are what we can’t test well without orbital entry. I think we have a handle on propulsive landings.

Se lo sviluppo del gruppo BFR+BFS procederà senza intoppi, la grande astronave potrebbe iniziare a trasportare persone su Marte entro la metà degli aani ’20, secondo Musk. L’obiettivo a lungo termine è quello di creare e supportare una città di milioni di persone sul Pianeta Rosso, idealmente entro i prossimi 50 o 100 anni.

Nei piani di SpaceX, il sistema BFR+BFS, alla fine sarà qualcosa di ben più ambizioso del sistema SLS+Orion in fase di sviluppo da parte di Lokheed-Martin per la NASA. Il sistema sarà in grado di fare tutto ciò che SpaceX gli chiede, dal lancio di satelliti nell’orbita terrestre alta fino a ripulire la spazzatura spaziale, passando per trasportare passeggeri su viaggi “punto a punto” superveloci qui sulla Terra, oltre, naturalmente, a trasportare turisti sulla Luna e colloni su Marte.

La rana-toro da sei chili

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di Oliver Melis

Il 25 maggio 2017, la pagina Facebook della South Texas Hunting Association ha pubblicato due immagini di un uomo con una rana toro insolitamente grande:

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Markcuz Rangel ha condiviso una mostruosa rana-toro catturata il pomeriggio del giorno precedente in uno stagno luogo di pesca nel sud del Texas situato a Batesville.

Sebbene la South Texas Hunting Association abbia affermato che questa immagine mostrava una vera rana toro da quais sei chili, il sito Snopes.com, che ha commentato la notizia, si è detto da subito scettico nei confronti di questa affermazione riguardo alle dimensioni della creatura.

Semplicemente, 6 chili è un peso troppo grande per una rana. Le rane toro americane adulte, le rane più grandi degli Stati Uniti, pesano solo circa 1,5 chili che comunque è già un peso ragguardevole.
Anche la rana più grande del mondo, la rana di Golia, è troppo piccola per soddisfare i requisiti di questa affermazione. La Rana Golia, che ha una gamma di habitat relativamente piccola in Camerun e Guinea Equatoriale (e non si trova nel Sud del Texas), pesa solo circa tre chili.

Oltre al suo peso esagerato, si è sospettato che l immagine renda la rana più grande di quanto non sia in realtà forzando sulla prospettiva. È molto probabile che il cacciatore usi un attrezzo di qualche tipo per tenere la rana più vicina alla telecamera. Questo pone la rana in primo piano, facendola apparire molto più grande rispetto all’uomo, che resta in piedi sullo sfondo.

Ci sono tante fotografie curiose che mostrano che “tengono in mano” un monumento o magari il Sole o la Luna e questi sono buoni esempi di fotografia prospettica forzata. Provate a immaginare un uomo che tiene fermo un enorme monumento o un aereo e chiaramente non ha le stesse dimensioni dell’oggetto che ha apparentemente vicino.

La rana non è grande come sembra dall’immagine, è solo un’illusione ottica creata dalla posizione della rana verso la telecamera.

Un’affermazione simile, con una fotografia simile, che usava lo stesso trucco ottico, è stata fatta circolare nel novembre 2015. Quell’immagine era anch’essa falsa.

secondo un nuovo studio ci sarebbe un collegamento tra possibilità di sviluppare autismo ed inquinamento

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L’autismo preoccupa sempre di più  la salute pubblica: sempre più casi vengono registrati ogni anno, grazie anche  alle nostre abilità di diagnosticare più accuratamente la condizione.

Sebbene le cause dell’autismo non sono ancora state pienamente comprese, si ritiene che più della metà dei fattori che contribuiscano a questo disordine siano genetici. Tuttavia aumenta sempre più il riconoscimento di alcune  componenti ambientali e altri fattori come cause potenziali dell’autismo.

A questo proposito emerge un’analisi che esamina gli effetti a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento durante i primi anni dell’infanzia su persone affette da DSA ( disturbi dello spettro autistico).

Secondo questo studio,  pubblicato sulla rivista  multidisciplinare Environment International,  l’esposizione all’inquinamento atmosferico può causare autismo e tratti di tipo autistico.

All’interno di questo dibattito, Yuming Guo – professore associato della Monash University’s School della Pubblica Salute e Medicina Preventiva –  afferma che  ‘’Il cervello in sviluppo dei bambini molto piccoli risulta  più vulnerabile  alle esposizioni tossiche dell’ambiente e vari studi hanno suggerito che ciò  può avere un impatto sulla funzione cerebrale e sul  sistema immunitario’’.

Un grande passo avanti, ma con ancora tanta strada da percorrere. Infatti il professore riconosce che ‘’questi effetti possono spiegare il forte collegamento che troviamo tra esposizione a sostanze inquinanti nell’aria e DSA, ma sono necessarie  nuove e ulteriori ricerche per esplorare più ampiamente  l’associazione tra inquinamento atmosferico e salute mentale’’.

La situazione è preoccupante in quanto, come afferma l’esperto,  l’inquinamento atmosferico globale sta rapidamente peggiorando.

Con la pubblicazione del  suo lavoro su Environment International, i ricercatori eseguono studi multipli su esseri umani e animali, esaminando gli effetti  a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento su DSA  nell’utero e durante i primi anni di vita del bambino. Inoltre viene dato uno sguardo più attento e specifico sugli effetti che hanno sulla salute tre tipi di particolari sostanze – tra le quali  troviamo le  polveri sottili aerodisperse, che sono sottoprodotti di emissioni di industrie, costruzioni edilizie e inquinamento di veicoli.

Lo studio incorpora un totale di 124 bambini affetti da DSA e 1240  bambini in salute. Il team ha scoperto che l’esposizione  a certi tipi di inquinamento può aumentare il rischio di sviluppare DSA fino al 78%.

Ne emerge un quadro allarmante, perché si parla di inquinamento e dei suoi prodotti diretti : in particolare  un sottoprodotto chiamato diossina genera dei cambiamenti e delle  malfunzioni dei mitocondri, della ghiandola tiroidea e della comunicazione delle cellule nervose, che possono sfociare  in autismo.

Le diossine sono un sottoprodotto di certi processi industriali come lo sbiancamento della carta o la produzione di certi pesticidi ed erbicidi. Sin da quando cominciano il loro insano degrado, le diossine si accumulano  nell’ambiente e nell’atmosfera fino ad arrivare agli organismi viventi. Le persone  che sono più comunemente esposte ad esse conducono  un alimentazione basata su cibi di derivazione animale, latticini o carne.

E quando un bambino si trova esposto alle diossine durante la fase più vulnerabile dello sviluppo del suo cervello, si rileverebbe un aumento del rischio di sviluppare DSA o tratti di tipo autistico.

Comunque gli autori notano anche la presenza di altre sostanze inquinanti che probabilmente concorrono nello sviluppo del disturbo da spettro autistico , in questo modo è difficoltoso dire se le diossine conducano direttamente a questa condizione.

Negli ultimi 50 anni, sono stati prodotti ed elaborati più di 80 mila agenti chimici, 3000 dei quali sono usati largamente e senza dubbio costituiscono un rischio per l’uomo.

La situazione sembrerebbe ormai senza via d’uscita, ma sebbene sia indubbiamente complicata da gestire, occorre agire in maniera tempestiva.

Comprendendo la problematica  e come questi agenti si ripercuotono sulla salute umana, con una giusta  informazione  delle politiche standard globali si potrebbe addirittura arrivare a ridurre il danno  in futuro.

Tenerissimo questo video con l’orsetto ma gli esperti storcono la bocca

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Sicuramente, negli ultimi giorni sarà capitato a molti di vedere questo video diventato ormai virale.

Si tratta dell’ennesimo video carino, con  protagonista un graziosissimo e cuccioloso animale: un orsetto che arranca nel seguire la madre nella scalata di un ripido pendio nevoso, cadendo e rotolando giù ma senza mai arrendersi fino a riuscire a raggiungere la cresta già scalata dalla madre.

Il video è diventato virale, con oltre 14 milioni di visualizzazioni. In pratica, la scorsa settimana i social sono stati invasi dal video di questo cucciolo d’orso che cerca di arrampicarsi goffamente e con non poca fatica su di una montagna innevata per raggiungere mamma orsa.

Assistiamo a numerosi tentativi falliti da parte del cucciolo, non mancano esilaranti scivoloni, a volte snervanti, lungo il fianco della montagna. Il web impazzisce per queste cose. Ma alla fine  il cucciolo finalmente ce la fa  e riesce a ricongiungersi con la madre. Niente di più tenero e carino, se vogliamo anche commovente, insomma un’ esca perfetta per gli amanti dei video coccolosi .

Di fronte a tanta tenerezza, il popolo del web ha cominciato a condividere il video con hashtag come ‘’mai arrendersi’’ e mentre migliaia di persone erano intente a commentare la simpatia dell’impresa, i ricercatori e gli operatori di droni invece hanno notato qualcosa di preoccupante. Il drone che ha catturato la sequenza sembrerebbe trovarsi pericolosamente vicino alla vita della fauna selvatica.

Insieme ai commenti dei piloti di droni è arrivato quello della paleoecologista e assistente professore di  Scienze climatiche dell’Università del Maine, Dott.ssa. Jacquelyn Gill che con un tweet ha definito il video ‘’una bravata pericolosa da parte un operatore irresponsabile’’ – specificando che  ‘’Tormentare la vita selvatica degli animali per una foto, un selfie o un video non è mai ok. Rispettate gli animali dando loro spazio, e non condividendo posts che li vedono chiaramente in difficoltà o in pericolo solo perché qualcuno si è messo in testa di far diventare i video virali’’.

Senza dubbio, i droni sono incredibilmente utili per documentare e farci apprendere la vita degli animali selvatici nel mondo . Infatti nel giro degli ultimi anni, si sono dimostrati strumenti indispensabili per un incredibile numero di studi e progetti scientifici sulle biodiversità e sulla natura.

Basti vedere alcune delle incredibili riprese ad opera di droni per il documentario “Planet Earth II” della BBC.

Senza dubbio alcuno, i droni rappresentano un modo per osservare la fauna da vicino. Ma non troppo da vicino: sono strumenti il cui potenziale non è da sottovalutare, ma si potrebbe dire lo stesse delle conseguenze. Per tale motivo, non dovrebbero essere usati in modo incosciente e sconsiderato, dato che, risultando a volte rumorosi, potrebbero potenzialmente disturbare la tranquillità delle specie e della natura stessa.

Una ricerca pubblicata nel 2015 sugli orsi bruni nel nordovest del Minnesota, ha mostrato come gli apparecchi UAV (sigla di Unmanned aerial vehicle, veicoli aerei telecomandati – quali i droni) nelle vicinanze aumentino la frequenza cardiaca degli orsi, di ben 123 battiti al minuto.

I droni volando possono anche proiettare ombre o fattezze simili a quelle di uccelli rapaci e  predatori, cosa che potrebbe turbare certe specie.

Anche se gli effetti dei droni sul comportamento animale non  sono ancora stati sufficientemente studiati, scienziati e operatori di droni stanno prestando sempre più attenzione ai problemi che ne potrebbero derivare e stanno acquisendo sempre più consapevolezza delle conseguenze che possono procurare agli animali.

Lo dimostra un tweet dell’ecologista geografa dottoranda all’Università di Calgary, Lucy Gem Poley che sostiene che ‘’come  operatrice di droni, posso confermare che questi strumenti sono rumorosi e inaspettatamente spaventosi. Posso solo immaginare quanto siano fastidiosi per le specie animali’’ aggiungendo ‘’ Anche se i droni non generano un rilevante reazione sul comportamento animale, potrebbero comunque influenzarlo fisiologicamente (stress ormonale, frequenza cardiaca…)’’

Tornando al video in questione la risposta su twitter di un’altra operatrice di droni, Lida Far, non lascia spazio a dubbi,  definendosi ‘’disgustata dal modo in cui  l’operatore si sia spinto così fino a fondo per ottenere lo scatto perfetto’’

Ora, è  impossibile dire se gli orsi protagonisti del video in questione siano stati influenzati dalla presenza del drone ma il video serva di lezione per riflettere  e prestare maggior attenzione ai nostri comportamenti perché da questi ne possono derivare conseguenze, a volte spiacevoli, sulla vita delle specie che si trovano in natura.

Pezzi di un “UFO” caduti dal cielo danneggiano case ed edifici in un remoto villaggio cambogiano

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I residenti di un piccolo e remoto villaggio cambogiano sono stati svegliati da una sorpresa insolita – e un po’ pericolosa – la settimana scorsa, quando sono stati visti pezzi di metallo piovere dal cielo. Ad ora, le autorità non hanno ancora diffuso una versione ufficiale sulle cause dell’insolito fenomeno, portando alcuni a credere che dietro l’incidente potrebbe esserci qualcosa di extraterrestre.

Gli abitanti dell’area di Preah Vihear hanno detto di aver sentito un forte boato intorno alle 6:00 ora locale. Sono corsi fuori dalle case e hanno visto dozzine di pezzi di alluminio del peso di oltre 40 chilogrammi cadere dal cielo, colpendo le case e facendo danni per un raggio di 10 chilometri. Fortunatamente, non vengono riferiti feriti.

” Era mattina presto ed ho sentito un grande rumore che mi ha spaventato. Subito ho pensato che fosse successo qualcosa di brutto”, ha detto Sok Nol, un abitante del villaggio.” Quando sono andato a vedere c’era un grosso pezzo di metallo in terra in un campo e altri pezzi più piccoli intorno. Al momento abbiamo pensato si fosse schiantato un aereo ma nessuno dei pezzi faceva pensare ad un aereo…”

Anche la polizia locale non ha saputo spiegare l’eventi. Yin Chamnan, capo della polizia di Preah Vihear, ha confermato che i resti metallici sono state recuperati nel villaggio e ha spiegato che neanche la polizia regionale è riuscita a individuare la provenienza dei resti. Il caso verrà ora gestito da un team di specialisti.

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Complessivamente, 17 pezzi di alluminio e gomma sono caduti dal cielo.

”Abbiamo trovato più di 17 frammenti di alluminio e gomma. Ma stiamo continuando la ricerca e stiamo raccogliendo ulteriori informazioni dai testimoni”, ha detto.

Alcuni pensano che qualcosa fuori dal mondo possa essere responsabile.

Altri pensano che potrebbero essere frammenti di un drone perché i pezzi ritrovati non erano molto grandi. Quanto all’effettiva provenienza, nessuno se la sente di azzardare ipotesi.

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Si stima che i frammenti pesassero circa 40 chilogrammi 
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Come detto, al momento le autorità non hanno rilasciato alcuna spiegazione ufficiale riguardo all’accaduto e le ipotesi si susseguono.

La più probabile appare quella relativa alla possibilità che i frammenti appartengano a qualche grosso satellite o ad un grosso pezzo di spazzatura spaziale.

Elon Musk ritiene necessaria una Space Force. Novità sul BFR e Marte

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L’amministratore delegato di SpaceX, Elon Musk, afferma di sentirsi in sintonia con l’amministrazione Trump circa l’idea di creare una Space Force separata dalle altre forze armate.

In un’ampia intervista concessa al sito specializzato in tecnologia Recode, Musk ha sottolineato che anche quando fu creata l’arma dell’aeronautica militare, all’indomani della seconda guerra mondiale, ci furono molte reazioni negative e l’idea fu messa ripetuta mente in ridicolo, anche sottolineando l’inutilità dello spendere tanti soldi per creare un’arma indipendente. Per Musk, la nascita di una Space Force sarà inevitabile ed è bene cominciare a pensarci fin da ora.

Non sappiamo se il fatto che SpaceX e Blue Origin oggi sono le sole aziende private in grado di fornire un adeguato supporto logistico alla nuova branca delle forze armate abbia un qualche peso nella valutazione dell’istrionico imprenditore ma, in ogni caso Musk, nelle sue dichiarazioni, è apparso entusiasta del progetto dando il suo endorsement.

Secondo Musk, “Molta gente non ricorda quanto fu considerato ridicolo ed inutile creare l’Air force ma oggi tutti considerano una cosa ovvia che esista. Così sarà anche per la Space Force: oggi può apparire un’idea controversa ma col tempo diventerà ovvia l’utilità di una forza spaziale.

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Elon Musk, nell’intervista, ha collegato la Space Force e l’esplorazione spaziale, un’attività tradizionalmente associata ad agenzie civili come la NASA. “Sai, la difesa nello spazio è fondamentale, tutti quei satelliti valgono un sacco di soldi. E poi penso anche che potrebbe essere molto utile per espandere la nostra civiltà quando ci avventureremo nello spazio esterno.

Penso che potremmo avere una base sulla luna, per esempio. Una base su Marte. Bisogna pensare in grande ed espandere l’idea di una Space Force“, ha continuato.

Musk ha riconosciuto nell’intervista di non avere avuto “conversazioni dettagliate” con l’amministrazione Trump sui suoi piani per la Space Force e su quanto seria sia la Casa Bianca nella sua attuazione. “Ma penso che diventerà ovvio nel tempo che una Space Force è una cosa sensata da fare.”

Nell’intervista, che si concentrava più sulla sua altra società, la casa automobilistica Tesla, Musk non ha parlato molto delle attività di SpaceX. Ha, però, confermato che che SpaceX “punta ancora al 2024” per la sua prima missione su Marte, ma ha detto che la prima missione marziana del Big Falcon Rocket (BFR) potrebbe essere senza equipaggio. “Non sono sicuro che ci saranno persone a bordo o no“. Musk aveva detto, in un discorso del settembre 2017, che le prime due missioni verso Marte di SpaceX con equipaggio sarebbero andate su Marte nel 2024 con il BFR, un obbiettivo temporale che lo stesso Musk aveva successivamente indicato come “un’aspirazione“.

Speriamo che ci siano persone a bordo“, ha detto a proposito della missione del 2024. “Ma penso che ci sia una buona possibilità che almeno un velivolo senza pilota vada su Marte. Penso che proveremo a fare questo.”

Musk ha anche aggiunto che sta pensando di battezzare il primo BFR che si recherà su Marte “Heart of Gold“, e ricordiamo che “Cuore d’oro” è il nome dell’astronave con motore ad improbabilità infinità de “Guida galattica per gli autostoppisti”.

Aleksei Leonov e la prima passeggiata nello spazio – video

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di Oliver Melis

Aleksej Archipovic Leonov è nato a Listvjanka il 30 maggio del 1934 ed è stato il primo essere umano a lasciare la sua capsula spaziale per rimanere sospeso liberamente nello spazio.

Leonov iniziò il suo addestramento da pilota nel 1953 presso la scuola di piloti di Kremenchug in Ucraina che lasciò solo due anni dopo ottenendo il massimo dei voti con lode. Successivamente venne addestrato fino al 1957 a pilotare aerei caccia presso la scuola di piloti di Cuhuïv in Ucraina.

Diventato sottotenente dell’aeronautica militare sovietica, venne selezionato nel 1959 nel cerchio più ristretto dei piloti aspiranti per l’addestramento da cosmonauti. Insieme ad ulteriori 19 piloti fece parte del primo gruppo di cosmonauti dell’Unione Sovietica selezionati e nominati ufficialmente il 7 marzo 1960.

Nel giugno del 1963 venne nominato pilota di riserva per Valerij Fëdorovic Bykovskij per il volo nello spazio della Vostok 5, il secondo volo di gruppo (Vostok 6 con a bordo Valentina Vladimirovna Tereškova – la prima donna nello spazio – venne lanciato solo pochi giorni più tardi e pertanto due navicelle spaziali si trovarono nello spazio  contemporaneamente) nella storia dell’esplorazione umana nello spazio. Pertanto Leonov divenne candidato per una successiva missione della Vostok e, diversamente dagli altri cosmonauti, nel 1964 non iniziò l’addestramento per la nuova capsula spaziale Sojuz.

Nella primavera del 1964 venne deciso, che le successive missioni nello spazio sarebbero state eseguite con capsule spaziali del tipo Vostok appositamente modificate ed ora ufficialmente denominate Voschod. Questa navicella infatti era capace di trasportare un equipaggio di tre membri. Il primo volo della Voschod venne programmato per trasportare tre scienziati-cosmonauta nello spazio mentre il secondo volo fu programmato per fare in modo che un cosmonauta lasciasse il suo veicolo spaziale.

Leonov venne selezionato per la seconda missione ed a partire dal luglio dello stesso anno iniziò l’addestramento, in particolare per la manovra di uscita dalla capsula spaziale. Il 9 febbraio 1965 venne annunciata e confermata in via ufficiale la sua selezione quale membro dell’equipaggio di questa missione ed il suo particolare incarico, cioè quello di svolgere la prima attività extraveicolare della storia dell’esplorazione umana nello spazio.

Il 18 marzo del 1965 il cosmonauta trentenne Alexey Leonov si trovò alle prese con una sfida senza precedenti: Assieme al suo capo missione Pavel Belyayev era a bordo della navicella sovietica Voskhod 2, dalla quale sarebbe uscito nello spazio.

Cosmonauti russi ed astronauti americani avevano già orbitato intorno alla Terra, ma era la prima volta che un essere umano si sarebbe esposto al vuoto dello spazio. Leonov avrebbe effettuato la prima passeggiata spaziale.

90 minuti dopo il decollo, Leonov si diresse verso la camera di decompressione Volga della nave, assicurò un cavo da 5,35 metri intorno al suo torace, apri il portellone e si lasciò andare nel vuoto, con solo la tuta spaziale a proteggerlo. Per la prima volta un essere umano lasciava la sua navicella spaziale per galleggiare in orbita.

Una cinepresa montata su Volga, che Leonov aveva azionato uscendo, ha catturato la prima attività extraveicolare umana.

Leonov aveva una seconda telecamera fissata sul petto ma, a causa di un problema alla tuta, che a causa della pressione si era gonfiata impedendo all’astronauta di raggiungere il pulsante posizionato sulla coscia, non fu attivata.

Inizialmente Leonov pare non si fosse preoccupato dell’eccessivo volume raggiunto dalla sua tuta sicuramente rapito dal panorama mozzafiato e libero di orbitare attorno alla Terra.
Ma al momento del rientro Leonov si trovò in grande difficoltà: la sua tuta spaziale dopo 12 minuti di attività extraveicolare era diventata troppo rigida e voluminosa.

Che fare?

Leonov fece, forse, l’unica cosa possibile, sgonfiò la tuta aprendo una valvola e riuscì a rientrare all’interno del modulo Volga prima che la tuta si sgonfiasse del tutto, rischiando la decompressione. I guai però non erano finiti, poco dopo il rientro si accorse che il sistema di guida non era funzionante e i due compagni di missione dovettero cercare in fretta una soluzione per non finire bruciati nell’atmosfera o perdersi nello spazio riuscendo a orientare manualmente la capsula e calcolare l’esatta sequenza di accensione dei retrorazzi per riuscire a rientrare sani e salvi in patria.

La discesa fu molto brusca e l’atterraggio avvenne in una foresta siberiana nei pressi della cittadina di Solikamsk a 400 Km dal punto previsto. Il giorno seguente un team di ricerca li ritrovò sani e salvi nonostante la notte gelida passata senza riscaldamento.
Leonov oggi ha 84 anni ed è un eroe entrato nella storia dell’astronautica.

Individuati, su Marte, antichi laghi simili a quelli presenti sulla Terra

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Prima che Marte diventasse un mondo terribilmente freddo e arido, l’acqua scorreva sulla superficie del pianeta, proprio come succede qui sulla Terra. Ora, gli scienziati hanno identificato le tracce di tre diversi gruppi di antichi laghi, alcuni molto grandi, con un diametro di oltre 70 chilometri.

Si tratta di tre gruppi di laghi, ognuno di diversa origina: precipitazioni, sorgenti sotterranee e fiumi. Questi laghi sono stati individuati tutti nella regione chiamata Hellas Planitia, una depressione enorme prodotta da un grande ed antico impatto.

Nello studio, che arriva dal SETI, si afferma che la maggior parte di questi laghi presentano caratteristiche simili a laghi di origine analoga sulla Terra. Ad esempio, uno dei laghi di origine pluviale somiglia molto ad un’area caratteristica formata da un’alluvione che si trova nella parte orientale dello stato di Washington, negli USA. Un altro sembra avere caratteristiche simili a certe aree che si trovano lungo il Mississippi. Un altro lago marziano, pieno di sedimenti sembra quasi uguale ai laghi salati nelle Ande, dove il clima è freddo e secco. 

Gli autori dello studio arrivano ad affermare che, essendo l’area dove sono stati individuati questi laghi non troppo lontana da una zona vulcanica, i laghi potrebbero aver attraversato un’epoca in cui hanno goduto di temperature sufficientemente calde da poter ospitare nelle loro acque la vita.

Fonte: Astrobiology 

Un geyser inarrestabile di fango si sta lentamente diffondendo in California dalla faglia di San Andreas

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Una pozzanghera di fango non sembrerebbe una gran minaccia ma ce n’è una nella Imperial County della California che è così problematica, che è stato dichiarato lo stato d’emergenza.

Si chiama Niland Geyser ed è esattamente questo, un geyser di fango. il problema sta nel fatto che questa pozzanghera si sta lentamente muovendo sul terreno ed è arrivata ora a minacciare i binari della ferrovia e una strada statale.

Il Geyser del Niland apparve per la prima volta nel 1953 ma poi rimase tranquillo, senza causare problemi per decenni. Poi, circa 11 anni fa, è improvvisamente diventato attivo, diffondendo il fango sul terreno. Ora, le cose sono diventate più serie: negli ultimi sei mesi l’espansione della pozzanghera è aumentata considerevolmente. In pochi mesi, il Geyser Niland ha percorso 18,3 metri.

In seguito, ha percorso altri 18 metri in un solo giorno, arrivando in modo preoccupante vicino alle linee ferroviarie della Union Pacific, alla State Route 111, a un oleodotto e alle linee di telecomunicazione a fibre ottiche.

Nel complesso, questa pozzanghera ribollente si è spostata di circa 73 metri da dove era un decennio fa.

foto aerea del geyser del Niland

(Imperial county, nel cerchio rossa la pozza di fango)

È un disastro lento“, ha commentato Alfredo Estrada, capo dei vigili del fuoco della contea e coordinatore dei servizi di emergenza. Il mese scorso, la contea ha annunciato lo stato d’emergenza per l’area interessata.

Ci sono stati diversi tentativi di fermare il fango. Il bacino è stato prosciugato, sono stati scavati pozzi per cercare di alleviare la pressione sul geyser. I materiali di risulta dello scavo sono stati addirittura gettati dentro il Geyser nella speranza di chiuderlo.

La Union Pacific Railroad, preoccupata dall’avanzare della grande pozzanghera ha costruito un muro di acciaio e massi di 22,9 metri di profondità e 36,6 metridi lunghezza tra la sorgente di fango e la ferrovia ma non c’è stato nulla da fare: il mese scorso, il fango si è infiltrato sotto al muro ed ha continuato ad insinuarsi verso i binari.

La fonte del fango, conosciuta come la sorgente di fango, si trova all’estremità meridionale della faglia di San Andreas, al confine tra le placche tettoniche del Nord America e del Pacifico.

Tuttavia, è importante notare che la presenza e il movimento del geyser non sono segni di attività sismica. Il fango è associato a un limite tettonico, ma in realtà è un po’ come un sinkhole (sia pure pieno di fango).

Niland Geyser Railroad

(I lavori per tentare di fermare la marea di fango nella sua avanzata)

Il geyser Niland ha un’origine geotermica per cui l’acqua è forzata verso l’alto attraverso il terreno. L’acqua non è molto calda, solo 27 gradi Celsius ma il fango ribolle per via del gas di anidride carbonica che si diffonde da sotto il terreno, liberato da precedenti attività sismiche.

Stando a quanto riportano le cronache, dalla pozza si alza un leggero odore di uova marce, non insolito per questo tipo di fenomeni, causato da idrogeno solforato sciolto nell’acqua.

Insomma, nonostante tutti i tentativi di fermarla, la pozza continua a muoversi lungo la morbida roccia sedimentaria chiamata pietra fangosa di cui è costituito il suolo nell’area, lasciando una scia umida che indebolisce l’integrità del terreno fino a una profondità di circa 9-12 metri, rendendolo paludoso e inadatto al supporto strutture.

Visto quello che sta succedendo, la California, quindi, non ha bisogno di preoccuparsi che il tanto atteso terremoto “Big One colpisca. Il Geyser Niland è abbastanza grande da provocare grandi preoccupazioni già da solo.

La Union Pacific Railroad ha già costruito un percorso alternativo per i suoi treni. Se il fango continuerà ad espandersi e ad insinuarsi nel terreno potrebbe essere necessario implementare una soluzione più permanente, come un ponte o un viadotto per scavalcare l’area interessata.

Ora le preoccupazioni sono puntate verso la statale 111: se il fango dovesse continuare ad avanzare ed arrivasse ad insinuarsi sotto la strada, il dipartimento dei trasporti della California è già pronto a chiudere l’arteria.