venerdì, Gennaio 31, 2025
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Le leggi dell’universo sono finalizzate alla nostra esistenza, all’esistenza di molte forme di vita o siamo solo un incidente di percorso?

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Noi uomini guardiamo spesso il cielo notturno chiedendoci se siamo soli o c’è qualcun altro lassù. I più riflessivi di noi, fissando il cielo arrivano anche a chiedersi come siamo arrivati qui, quali sono le probabilità che, in un universo così enorme e caotico, dovessimo apparire noi esseri umani. La vita, per non parlare della vita intelligente, è un evento così improbabile che siamo un fenomeno unico? O siamo una conseguenza inevitabile delle leggi fisiche e chimiche che governano l’universo?

L’unica certezza (supponendo che non viviamo in una simulazione al computer ), è che la vita, almeno sulla Terra, esiste. La prima deduzione che si può ricavare da questo assunto è che l’universo è fatto in modo tale che la nostra esistenza è possibile, anzi, certa. Questa è l’essenza del cosiddetto principio antropico. Sembra un po’ tautologico e con questo sto dicendo la stessa cosa due volte. Vista in un altro modo, questa cosa può portarci a verità importanti sull’universo. Significa che qualsiasi versione dell’universo che possiamo immaginare deve permettere alla vita di esistere almeno una volta. Quando ci sono cose che non capiamo sull’universo, ad esempio come funziona l’energia oscura o come si è formato il cosmo, tutte le nostre teorie devono includere il fatto che esistiamo. Qualsiasi teoria sull’universo deve permettere la realtà della nostra esistenza.

La vita umana può essere il fine ultimo dell’universo?

Alcuni filosofi, e anche qualche scienziato, hanno portato questa teoria del principio antropico alle estreme conseguenze. Può implicare che l’universo debba favorire la vita, o anche solo la vita come la nostra, il che non è esattamente la stessa cosa.

Pensandoci bene, è difficile credere al fatto che esistiamo, data l’enorme varietà di percorsi che l’universo avrebbe potuto prendere. Non intendo dire solamente che l’asteroide che uccise i dinosauri avrebbe potuto colpire alcuni milioni di anni dopo e aver cambiato il corso dell’evoluzione sul pianeta. Un po ‘più fondamentale è l’idea che senza la Luna che regola le maree e aiuta a stabilizzare l’asse terrestre, forse le creature marine dei primordi non si sarebbero mai avventurate fuori dagli oceani ed oggi non esisterebbe vita sulla terraferma. Ma è difficile approfondire oltre questo ragionamento, le leggi della fisica sembrano inevitabilmente tendere ad arrivare alla nostra esistenza.

Una vecchia versione del principio antropico riguarda lo stato di Hoyle, uno stato particolare di un particolare tipo di carbonio. Se lo stato di Hoyle non esistesse, le stelle non potrebbero produrre la quantità di carbonio che producono e il carbonio è l’elemento base su cui si costruisce la vita come la conosciamo. Se il carbonio fosse più raro nell’universo, la vita che conosciamo non esisterebbe, perfino i microbi più semplici. Per molto tempo non è stato chiaro come funzionasse lo stato di Hoyle, si capiva solo che funzionava: dopo tutto, siamo qui a fare questi ragionamenti.

Più recentemente, alcuni scienziati hanno sottolineato che se si apportassero modifiche a molte delle costanti fisiche adimensionali, numeri come il pi che sono indipendenti dalle unità e semplicemente esistono come idee fondamentali, nel cosmo che vediamo, non esisterebbe nessuno. Uno di questi numeri è la costante omegail parametro che calcola la densità dell’universo, che mette la forza di gravità contro la spinta dell’energia oscura che lo fa espandere. Se la gravità fosse più forte, l’universo avrebbe smesso da tempo di espandersi, e sarebbe collassato di nuovo in un Big Bang inverso, spesso chiamato “Big Crunch“. Se l’energia oscura fosse più forte, allora tutta la materia dell’universo si allontanerebbe, atomo da atomo, al punto che non potrebbe formarsi nulla, né stelle, né pianeti, né persone. 

Se il cosmo fosse davvero una disposizione casuale e insensata di particelle, molti trovano strano ed estremamente sospetto che queste due forze siano così perfettamente equilibrate.

A questo punto ci viene in aiuto l’approccio tautologico: se l’universo funzionasse in un modo diverso da quello che consociamo, non saremmo qui a preoccuparcene. Certo, l’universo sembra sintonizzato su di noi, ed è l’unico che conosciamo.

Guardando oltre

Questo argomento in sé dà luogo a domande sull’ipotesi di un multiverso. Esistono altri universi in cui le leggi della fisica non consentono alla materia di restare unita e formare stelle e pianeti, cani e gatti? Il principio antropico non può aiutarci su questa domanda. Dobbiamo rifletterci attentamente.

La verità è che, in questo momento, siamo drasticamente a corto di dati. Abbiamo messo il piede solo su due corpi nell’intero universo. Abbiamo inviato sonde ed esploratori robotici solo su altri due pianeti oltre al nostro e verso una manciata di altri corpi celesti. Tutto ciò che sappiamo, oltre questo, deriva solo da tecniche di fotografia a lunga distanza e da molta matematica semi-applicata.

Possiamo provare a capire quante volte l’universo fornisce le cose che pensiamo siano necessarie alla vita: l’equazione di Drake è un buon tentativo di quantificarlo ma, anche in questo caso, ci mancano un sacco di dati certi e dobbiamo partire dal presupposto che la vita debba essere proprio come la conosciamo.

E se esistessero forme di vita inorganiche? Gli scienziati hanno postulato ragioni chimiche e fisiche sia a favore che contro la possibile esistenza di forme di vita molto diverse da ciò che ci ha insegnato la nostra esperienza qui, sulla Terra. Forse lo stato di Hoyle è irrilevante, altre forme di vita potrebbero non richiedere il carbonio come elemento base. A questo punto, però, si finisce nel campo della pura speculazione dove millemila domande possono finire per annidarsi l’una nell’altra. Potremmo riconoscere forme di vita radicalmente diverse dalla nostra? Per quello che ne sappiamo, le rocce potrebbero essere senzienti e noi non ce ne siamo mai accorti, troppo presi dal nostro sciovinismo del carbonio e dal nostro antropocentrismo.

L’universo sembra messo a punto per la nostra esistenza. Il rovescio della medaglia, ovviamente, è che siamo indiscutibilmente sintonizzati sull’universo in cui ci troviamo ma, forse, avremmo bisogno di una medaglia a molte facce.

Fonte: Discover magazine

Cinque errori alimentari da evitare quando vuoi perdere peso

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Molte persone faticano a perdere peso, questo anche mentre stanno portando avanti una dieta severa associata a regolari esercizi fisici.

Una possibile ragione è che quelle che sembrano opzioni sane non sono quello che sembrano. Molti cibi e bevande contengono grassi nascosti, zuccheri o sale, ognuno dei quali vanificherà gli sforzi fatti per perdere peso.

Perdere peso significa in gran parte capovolgere l’equilibrio calorico alimentare. Se stai cercando di perdere peso o semplicemente cercando uno stile di vita più sano, ecco cinque trappole comuni che potrebbero ostacolarti.

1. Mito: tutte le insalate fanno bene

Le verdure fanno bene, assolutamente. Ma le insalate spesso includono altri ingredienti, che aumenteranno il numero di calorie.

Un’insalata può sembrare verde e pura ma se cominciate a condirla potrebbe contenere molte calorie. Se poi l’accompagnate con il pane una semplice insalata può arrivare a fornire quasi il 70% del fabbisogno calorico giornaliero di una persona adulta.

Quindi diffidare di condimenti, salse, sughi e cibi ad alto contenuto di grassi che potrebbero aggiungere calorie all’insalata.

2. Mito: io non mangio cibo spazzatura, solo spuntini ‘sani’

Molte persone accumulano una quantità notevole di calorie attraverso alimenti discrezionali o “spazzatura”, come biscotti, patatine e cioccolato. Nessuno di questi ci fornisce nutrienti vitali. Il primo passo per perdere peso sta proprio nell’eliminare questi cibi.

Molta gente è convinta che siano spuntini sani alimenti come barrette e palle proteiche. Spesso si afferma che questi sono alimenti sani, invece vengono spesso elaborati per renderli più sapidi ed attraenti e così si caricano di calorie. Ad esempio, le barrette di muesli contengono ingredienti sani come avena, noci e semi, ma per unire questi ingredienti si deve utilizzare zucchero. Un vasetto di yogurt “magro” alla frutta può contenere dai 4 ai 6 cucchiaini di zucchero.

3. Mito: gli edulcoranti naturali sono meglio dello zucchero

C’è stato recentemente uno spostamento verso forme più naturali di zucchero aggiunto, ma non contengono nutrienti aggiuntivi e hanno altrettante calorie. L’aggiunta di sciroppo di miele o di agave ad un alimento non differisce dal punto di vista nutrizionale aggiungendo sempre glucosio. Può avere un sapore diverso, ma è sempre zucchero.  Quando si ha voglia di qualcosa di dolce, è meglio mangiare frutta: ha naturale dolcezza e, perlomeno, fornisce vitamine e minerali.

Se trovi che la tua rovina è l’aggiunta di zucchero al caffè, prova a usare latte di soia anziché latte vaccino. Ha un gusto più dolce. Puoi anche provare a ridurre la quantità di zucchero che aggiungi di mezzo cucchiaino ogni settimana: dopo un po’ non noterai la differenza.

Mito: qualsiasi cosa a base di frutta è salutare

In realtà, le bevande alla frutta contengono generalmente solo il 25% di succo di frutta e sono molto arricchite di zucchero. Ma anche bevendo il 100% di succo di frutta, si perde la fibra che è importante per favorire la digestione. Quindi il frutto intero è sempre la scelta migliore.

I frullati di frutta, anche se leggermente migliori dei succhi di frutta, sono una mezza fregatura durante una dieta: spesso si fanno aggiungendo latte o sciroppi, aumentandone il contenuto calorico.

5. Mito: le bevande non hanno molte calorie

Se stai cercando di perdere peso, saprai che le bevande analcoliche zuccherate non vanno bene. Ma alcuni degli errori più facili da fare sono proprio quelli sulle bevande.

Molte persone non sono consapevoli del numero di calorie presenti nelle bevande alcoliche. Due bicchieri di vino rosso contengono circa 480 calorie, quindi, dopo due bicchieri di vino, hai anche incamerato tante calorie come se avessi mangiato due pacchetti di patatine fritte.

Lo stesso vale per la birra, in cui un solo bicchiere medio equivale a circa 615 calorie.

Un’ultima parola

Probabilmente l’errore alimentare più comune quando si cerca di perdere peso è mangiare troppo. Dobbiamo scegliere i cibi giusti ma anche la quantità è importante. Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo e smettere di mangiare quando ci sentiamo sazi. Il modo migliore per farlo è mangiare lentamente, masticando accuratamente. Mangiando lentamente è più probabile che riusciremo ad avvertire il senso di sazietà prima che sia la cintura ad informarci.La conversazione

Stan Lee, l’uomo che visse in un eroico universo di carta

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Una volta Stan Lee disse: “sono la persona meno scientifica che c’è“. Eppure il suo lavoro ha ispirato molti scienziati.

Stan Lee, il creatore di un mondo parallelo fatto di fantascienza e supereroi, è morto, all’età di 95 anni.

Fu un visionario che con la sua Marvel creò un vero e proprio universo parallelo popolato dai suoi eroi di carta: Spiderman, Black Panther, Hulk, i fantastici Quattro, lo scienziato miliardario Tony Stark, un vero e proprio antesignano dell’altrettanto visionario Elon Musk.

Le sue creazioni hanno ispirato decine di documenti di  ricerca,  innumerevoli invenzioni e occasionali  imprenditori miliardari.

Stan Lee, a detta di chi lo conosceva di persona, era un uomo davvero delizioso e autoironico.

In questa intervista PBS sulla scienza dei supereroi del 2013, Lee spiegò di aver semplicemente cercato di “sembrare” scientifico con i suoi personaggi, ad esempio, lui era convinto che il famoso ragno radioattivo nella storia di origine di Spiderman suonasse scientifico, così come il fascio di raggi gamma che colpì Bruce Banner trasformandolo in Hulk.

Non avrei riconosciuto un raggio gamma neanche se l’avessi visto“, disse Lee. “Il mio trucco è sempre stato quello far sembrare qualcosa come il frutto di lunghe meditazioni e ricerche, ma io non ho mai avuto tempo per la ricerca!” Eppure, ha sempre cercato di assicurarsi che la scienza apparisse credibile nei suoi fumetti, ben studiata o no: “Quando Superman vola non ha mezzi di locomozione visibili… È semplicemente sdraiato in aria“, disse Lee.

Noi, alla Marvel, cerchiamo di dare una spiegazione scientifica, non importa se plausibile o meno; volevo che Thor volasse, così abbiamo sfruttato il martello, lo fa ruotare come fosse l’elica di un aereo, poi si lascia andare! È attaccato al suo polso, quindi lo porterà con sé! Ecco come vola“.

Anche se sarebbe facile potrebbe prendere in giro la sua mancanza di ricerca, ironicamente, molte delle sue idee sulla modificazione genetica e sui viaggi nello spazio ora stanno diventando realtà.

Ad esempio, un capitolo contenuto in un libro della American Chemical Society del 2013 intitolato “The Materials Science of Marvel’s  The Avengers“, discute su come la chimica del mondo reale possa spiegare le incredibili proprietà dei materiali nell’Universo Marvel.

Più recentemente, uno scienziato ha dimostrato, numeri alla mano, che Thanos  sarebbe stato abbastanza forte da distruggere il Titanic (ha anche realizzato dei veri modelli molecolari del Tesseract). Un ingegnere ha anche creato un modello di Mjölnir (il martello di Thor), utilizzando elettromagneti e tecnologia digitale.

Così, sebbene non si sentisse certamente uno scienziato, Lee ha ispirato il mondo della scienza più di quanto ci si aspetterebbe e ha condiviso anche molti tratti tipici dei grandi ricercatori: curiosità, passione, perseveranza e immaginazione.

E oggi siamo tutti un po’ tristi, ora che ci ha lasciato.

Scienziati e istituti, tra cui la NASA e Neil DeGrasse Tyson, hanno pubblicato su Twitter il dolore per la perdita della sua grande mente visionaria.

nasalogo twitter normal

NASA

@NASA

 

Katie Mack

@AstroKatie

NeilTysonOriginsA Crop normal

Neil deGrasse Tyson

@neiltyson

Stan Lee RIP: 1922 – 2018

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Elon Musk

@elonmusk

Non potremmo essere più d’accordo.

Ora possiamo solo sperare che la Disney non stravolga il tuo universo di eroi e cattivissimi, come troppe volte ha fatto.

Riposa in pace, Stan Lee. Mancherai profondamente al mondo della scienza e a chiunque sia dotato anche solo di un briciolo della tua incomparabile immaginazione.

Siamo nel mezzo di un uragano cosmico di materia oscura e non ce ne accorgiamo

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Se i calcoli degli astronomi sono corretti, il Sistema Solare è nel bel mezzo di un evento spaziale piuttosto turbolento: un vasto ‘uragano’ di materia oscura, che si muove alla velocità di 500 chilometri al secondo.

Non possiamo vederlo, e non possiamo sentirlo ma potrebbe significare che una rilevazione diretta della materia oscura è più vicina di quanto pensassimo.

La materia oscura è uno dei grandi enigmi dell’Universo. Non l’abbiamo mai rilevata direttamente e non sappiamo esattamente che cosa sia, ma sappiamo che c’è. Possiamo dedurlo in base al moto delle galassie, che certifica un’espansione dell’universo troppo rapida per la quantità di massa osservabile.

Quindi c’è qualcos’altro là fuori, qualche altra massa che crea la gravità necessaria per ottenere quella velocità. Possiamo persino, sulla base del movimento delle galassie e della loro velocità, calcolare questa massa invisibile. “Materia oscura” è il nome che diamo a questa massa invisibile e gli scienziati, astronomi, fisici ed astrofisici, stanno lavorando su modi per rilevarla direttamente.

Ma non ci sono ancora arrivati. Quindi, come fanno i fisici a sapere che siamo nel bel mezzo di una tremenda tempesta di materia oscura? L’indizio è fornito dal movimento delle stelle.

Con il rilascio di dati dal satellite Gaia avvenuto lo scorso anni, gli astronomi hanno scoperto un flusso stellare, i resti del dissolvimento di una galassia nana sferoidale che è stata mangiata dalla Via Lattea molto tempo fa.

Ci sono stati diversi flussi di stelle simili rilevati nella Via Lattea, ma S1, come è ormai noto, è insolito in quanto la sezione di galassia in cui si trova il nostro Sistema Solare è proprio sul percorso di circa 30.000 stelle.

Nessuna di loro ci colpirà ma significa che la materia oscura associata a questo ultimo brandello della galassia nana cannibalizzata si sta muovendo insieme al flusso.

Il fisico teorico Ciaran O’Hare dell‘Università di Saragozza in Spagna ha guidato un team di ricercatori in uno studio volto a capire l’effetto di S1 ​​sulla materia oscura nel nostro piccolo angolo della galassia.

Hanno esaminato diversi modelli della densità e della possibile distribuzione della materia oscura che scorre nel flusso S1, e quindi hanno provato a predire le firme della materia oscura per questi modelli che potrebbero essere rilevati dai nostri rivelatori qui sulla Terra.

Una di queste potenziali firme è prodotta dalle ipotetiche particelle dotate di massa che interagiscono debolmente, note come WIMP. Se queste particelle esistono, dovremmo essere in grado di rilevarle attraverso le loro collisioni con elettroni o nuclei atomici, che causerebbero il rimbalzo di particelle cariche verso la Terra, producendo luce che potrebbe essere rilevata da rivelatori di xeno liquido o cristallo.

Sulla base dei calcoli, il team ha determinato che i rivelatori WIMP non vedrebbero alcun effetto diretto da S1, anche se è possibile che una tecnologia futura, più raffinata, potrebbe.

I rilevatori di assioni, come l’ esperimento Axion Dark Matter, dovrebbero, però, avere una possibilità migliore. Gli assioni sono, anche questi, solo particelle ipotetiche. Se esistono, sono incredibilmente leggeri, circa 500 milioni di volte più leggeri di un elettrone, ed è possibile che siano un componente principale della materia oscura.

Secondo i calcoli del fisico teorico Pierre Sikivie, queste particelle ultraleggere, che al momento non possiamo vedere, potrebbero essere convertite in fotoni che si possono vedere in presenza di un forte campo magnetico.

Gli aloscopi Axion possiedono di gran lunga la maggiore potenziale sensibilità al flusso S1 se la sua componente di materia oscura è sufficientemente fredda“, hanno scritto i ricercatori nel loro articolo. “Una volta scoperta la massa dell’assione, la distinta distribuzione di velocità di S1 ​​potrebbe essere facilmente estratta dallo spettro energetico dell’assione“.

L’esperimento Axion Dark Matter, per quanto ne sappiamo, non ha nemmeno rilevato il flusso S1. Ma sapere cosa cercare potrebbe aiutare gli scienziati a migliorare le possibilità che questo accada e se non fosse effettuato alcun rilevamento, potrebbe, comunque, aiutare a migliorare la tecnologia di rilevamento per continuare ricerca di materia oscura in futuro.

Il paper dello studio è stato pubblicato sulla rivista Physical Review D.

I cinque pianeti extrasolari più strani che abbiamo scoperto

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Vivere sulla Terra è molto pericoloso. Abbiamo portato distruzione e morte in ogni angolo del globo, e anche quando non siamo responsabili del danno, Madre Natura ci colpisce con terremoti, tsunami e uragani. Ogni giorno è una lotta per sopravvivere contro tutti gli ostacoli lanciati contro di noi da altri uomini e dal nostro stesso pianeta. Potremmo pensare che faremmo meglio a trovare un posto migliore altrove nella galassia ma, guardando alcuni dei mondi che abbiamo scoperto fuori del sistema solare, possiamo renderci conto che, tutto sommato, non ci è andata così male.

Se un giorno troveremo un modo per visitare altri mondi, questi sono i cinque peggiori posti che potremmo scegliere per una vacanza:

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Questo pianeta extrasolare orbita intorno a una stella nana arancione a circa 63 anni luce dal Sistema Solare. Il pianeta è caratterizzato da un intenso colore blu dovuto alla presenza di microcristalli di silicato di magnesio (gli stessi componenti del talco) che disperdono significativamente la luce della stella. La dispersione della luce (anche se su diverse molecole) è ciò che dà al cielo il suo colore qui sulla Terra.

Un pianeta blu brillante potrebbe sembrare quasi poetico, ma quei granelli di talco turbinano per tutto il pianeta spinti da venti che possono arrivare fino a 9.700 chilometri l’ora. Aggiungiamo anche il fatto che la temperatura media del pianeta è superiore agli 800 gradi Celsius e che il pianeta viene costantemente spazzato da una pioggia orizzontale di sabbia calda che potrebbe macinare tutto ciò che incontra.

Beta Pictoris b 

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Immagine artistica del pianeta e delle comete in orbita intorno a Beta Pictoris. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons

Si ritiene che un esopianeta ancora da confermare, orbiti attorno alla stella  Beta Pictoris. Nonostante che attendiamo la conferma diretta della sua esistenza, sappiamo già quanto questo pianeta sarebbe pericoloso e mortale per la vita umana. Il pianeta ha una massa tra quattro e undici volte quella di Giove, ed è responsabile della deviazione e della polverizzazione di un ampio sciame di comete. Queste comete hanno generato una nube di monossido di carbonio di 200 milioni di miliardi di tonnellate che ha avvolto il pianeta.

Il monossido di carbonio è altamente tossico per gli esseri umani, ma potrebbe essere un’indicazione importante della vita. Ci vogliono solo circa 100 anni perché i raggi ultravioletti di una stella rompano le molecole di CO, il che implica che la nube viene costantemente reintegrata. Gli scienziati stimano che una grande cometa debba essere distrutta ogni cinque minuti per sostenere la nube velenosa che avvolge il pianeta.

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Immagine artistica di WASP-12b e la sua stella. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons 

Se sei un fan dei cataclismi a livello planetario, non guardare oltre WASP-12b. L’esopianeta è 1,4 volte la massa di Giove, ma si trova a soli 3 milioni di chilometri dalla sua stella. La vicinanza ha effetti profondi sul pianeta: l’atmosfera viene risucchiata dalla stella madre e il pianeta non è più sferico, ma appare schiacciato dagli effetti delle maree gravitazionali sul lato più vicino alla stella.

Questo non è tutto, poiché l’energia della stella ha fatto espandere il pianeta a sei volte il volume  di Giove, il pianeta ora è così caldo – la sua temperatura di superficie dovrebbe stare sui 2.250 gradi Celsius – che brilla agli infrarossi.

PSR J1719-1438 b

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Immagine artistica di un sistema planetario pulsar. Credit NASA / JPL-Caltech / R. Hurt , tramite Wikimedia Commons 

Se facciamo un viaggio attraverso un pianeta interamente composto di diamanti, cosa potrebbe andare storto? Bene, per cominciare  PSR J1719-1438 b  non è esattamente fatto di diamanti. È il pianeta più denso mai scoperto, con una massa pari a 330 volte la massa della Terra in appena 64 volte il volume, rendendo il materiale di carbonio che forma il pianeta un cristallo più denso dei diamanti che troviamo sulla Terra.

La geologia sconosciuta non è l’unico fattore di rischio per questo pianeta. Il pianeta orbita attorno a una pulsar, ovvero una stella di neutroni a rotazione rapida, che gira su se stessa ogni 5,8 millisecondi ed emette un forte campo magnetico. Questi campi provocano l’emissione di una grande quantità di raggi X e raggi gamma che ucciderebbero qualsiasi essere vivente abbastanza sciocco da avvicinarsi.

GJ 1214b

GJ 1214 b

Immagine artistica di GJ1214b e la stella intorno cui orbita. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons 

Un mondo completamente coperto d’acqua potrebbe attirare gli appassionati del mare, ma è meglio non scegliere GJ 1214b. Si tratta di una super-Terra e il candidato più probabile per essere un mondo oceanico. Sfortunatamente, si trova a soli 2 milioni di chilometri dalla sua stella che riscalda il pianeta a temperature che vanno da 120 a 280 gradi Celsius: si ritiene che GJ 1214b sia un  mondo ricoperto di vapore acqueo. Le conseguenze di questo stato sono piuttosto peculiari. Alcuni modelli indicano che l’acqua potrebbe essere presente in vari stati, vapore, liquido, superliquido, solido e allo stato di plasma su questi tipi di pianeti.

Andremo sulla Luna per provare le tecnologie che ci porteranno su Marte

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La luna sarà la prossima destinazione spaziale per gli astronauti americani, ma non perderemo d’occhio la frontiera di Marte. È quanto ha detto recentemente Jim Bridenstine, attuale capo della NASA..

Lunedì 8 novembre, giornalisti, scienziati, politici e appassionati di spazio si sono incontrati al quartier generale del National Geographic per celebrare e discutere la seconda stagione della serie televisiva del National GeographicMars” e i vincitori di film e poster del concorso Project Mars. Nell’occasione, Bridenstine ha parlato, dicendosi entusiasta del ritorno di “Mars”, della competizione e dei passi che gli Stati Uniti stanno compiendo per tornare sulla Luna e poi sul Pianeta Rosso.

Andremo sulla luna non perché la luna è la fine del gioco“, ha detto Bridenstine. “Andremo sulla luna perché c’è scienza da scoprire lì, ci sono rischi da vincere, ci sono tecnologie da sviluppare, e c’è una fisiologia umana nello spazio che deve essere compresa. E quando saremo pronti per questo, siamo convinti che [viaggiare sulla luna] sia il modo migliore per sviluppare e testare tutto ciò di cui avremo bisogno per poter arrivare su Marte.

Bridenstine ha detto che, insieme agli sforzi di ricerca ed esplorazione su Marte, andare sulla luna sarà un passo fondamentale se vorremo atterrare su Marte e fondarvi una colonia. Ha scherzato sulla sua responsabilità di nuovo amministratore della NASA, dicendo: “Ho la responsabilità di portarci su Marte“.

Nel breve periodo da quando Bridenstine è diventato amministratore, i ricercatori hanno fatto scoperte critiche su Marte che rendono i nostri sforzi per arrivare sul pianeta molto più eccitanti.

In primo luogo, ha spiegato Bridenstine, gli scienziati hanno trovato complessi composti organici sulla superficie di Marte. In secondo luogo, hanno scoperto che il pianeta presenta picchi di concentrazione del metano in atmosfera con cicli stagionali. Infine, gli scienziati hanno scoperto che c’è acqua liquida a meno di 1500 metri di profondità.

Questo “non garantisce che ci sia vita su Marte, ma aumenta la probabilità“, ha ripetuto Bridenstine un certo numero di volte, facendo attenzione a non anticipare dove la scienza ci ha portato. Ma un tale incredibile progresso scientifico continua a spingerci più vicino a scoprire se Marte ospita o ha ospitato la vita. “Vogliamo scoprirlo“, ha detto Bridenstine. “Ed è quello che faremo. Andremo su Marte per fare queste scoperte. Abbiamo molte missioni davvero importanti in programma, missioni che ci aiuteranno a capire meglio Marte“.

L’amministratore della NASA ha parlato specificamente del lander InSight, che atterrerà sul pianeta rosso il 26 novembre. La missione studierà i meccanismi interni del pianeta e raccoglierà dati sull’attività vulcanica, sui terremoti e sugli impatti degli asteroidi. Questa ricerca sarà essenziale per la sicurezza degli astronauti su Marte, ha ancora spiegato Bridenstine, aggiungendo che “il lander InSight è fondamentale per un futuro di esplorazione umana sulla superficie di Marte“.

La storia di Marte è una delle ragioni principali per cui il Pianeta Rosso è così intrigante, ha affermato Bridenstine. “Marte aveva tre quarti della sua superficie coperta da un oceano, aveva una forte magnetosfera che lo proteggeva dalle radiazioni cosmiche, aveva una spessa atmosfera e, oltre un miliardo di anni fa, tutte queste cose scomparvero quando la sua magnetosfera se ne andò.

Dobbiamo capire cosa ha provocato la scomparsa del campo magnetico marziano“, ha aggiunto. “Abbiamo bisogno di comprendere meglio questo e altri pianeti, le loro storie e il loro futuro in modo da poter comprendere meglio il nostro pianeta“.

Un nuovo test sul sangue rileva otto diversi tumori

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Rilevare il cancro è un affare complicato. Può comportare procedure spiacevoli come mammografie e colonscopie e spesso i tumori vengono rilevati solo una volta raggiunta una certa dimensione. I ricercatori stanno lavorando per trovare alternative migliori, come semplici esami del sangue, meno invasivi e che offrono la possibilità di individuare il cancro più precocemente, rendendolo più facilmente curabile.

Ora, i ricercatori del Cambridge Institute del Cancer Research nel Regno Unito hanno sviluppato un esame del sangue, o “biopsia liquida”, in grado di rilevare otto diversi tipi di cancro, tra cui cancro al seno, alle ovaie, alla pelle e al cervello. Non si tratta certo del primo tipo di analisi del sangue in grado di rilevare la presenza di un tumore ma questo è relativamente più veloce, in quanto non comporta un lungo sequenziamento genetico del sangue del paziente.

Il nuovo test funziona rintracciando il DNA cancerogeno che circola nel sangue in base alle sue dimensioni. Tracciare il DNA di un tumore è solitamente molto difficile in quanto nel sangue è presente in quantità molto minore rispetto al DNA delle cellule sane dell’organismo. Per risolvere questo problema, i ricercatori hanno identificato differenze chiave tra le dimensioni dei frammenti di DNA dei tumori e del tessuto sano e hanno usato queste differenze per individuare il DNA canceroso. Le loro scoperte sono pubblicate sulla rivista Science Translational Medicine .

Il team ha poi condotto un esperimento per vedere quanto fosse efficace il loro metodo per determinare se qualcuno fosse affetto da un tumore. Il test è riuscito a rilevare tumori del colon-retto, del dotto biliare, dell’ovaio, della mammella e della pelle nel 94% dei 68 pazienti testati. Un tasso di successo leggermente inferiore è stato raggiunto per i tumori del pancreas, dei reni e del cervello, con il 65% dei tumori rilevati in 57 pazienti.

Il nuovo test, quindi, non è perfetto, ha anche dato un responso falso positivo (significa che ha rilevato erroneamente un tumore in un paziente sano) il 2,5 percento delle volte.

Una limitazione del test, al momento, è che rileviamo i tumori in pazienti in fase avanzata, ma non ancora nei campioni raccolti da pazienti in uno stadio precedente della malattia“, ha spiegato Florent Mouliere, coordinatore del gruppo di ricerca.

Ciononostante, la biopsia liquida è certamente un metodo promettente e il test del sangue potrebbe essere facilmente eseguito nei laboratori di analisi commerciali, il che significa che presto potrebbe essere inserito tra le analisi standard del sangue.

Più che un test, il nostro lavoro è la descrizione di un nuovo metodo, o approccio, che potrebbe essere applicato ad altri metodi di sequenziamento o metodologie future”, ha concluso Mouliere.

Lo stesso gruppo di ricerca ha recentemente pubblicato un altro documento che  spiega come sono riusciti a utilizzare biopsie liquide di liquido cerebrospinale per individuare tumori cerebrali. Se un giorno venisse utilizzata in ambito clinico, questa tecnica potrebbe ridurre la necessità di biopsie tissutali, una procedura rischiosa quando il tumore si trova nel cervello.

Fonte: New Scientist

Breakthrough Initiatives potrebbe finanziare la ricerca della vita nel sistema solare

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Sembra che molto presto le agenzie governative potrebbero non avere più il monopolio sulle missioni spaziali mirate alla ricerca della vita nel sistema solare. Yuri Milner è un miliardario già noto per avere fondato insieme al grande fisico Stephen Hawking l’iniziativa Breakthrough Listen, finanziata con 100 milioni di dollari, finalizzata all’individuazione di segnali trasmessi da intelligenze aliene provenienti dallo spazio.

Milner, inoltre, sempre attraverso la sua fondazione Breakthrough Initiatives, ha finanziato con altri 100 milioni di dollari l’altra iniziativa ideata da Hawking, Breakthrough Starshot, che mira a sviluppare minuscoli sonde spaziali a vela laser per l’esplorazione dei sistemi esoplanetari in prossimità (si fa per dire) del nostro.

“Stiamo pensando seriamente ad iniziative di ricerca della vita all’interno del sistema solare”, ha detto Milner il 4 novembre, in occasione della settima cerimonia annuale del premio Breakthrough, tenutasi presso il Centro di ricerca Ames della NASA. “Stiamo pensando a cosa possiamo fare, con fondi privati, per integrare i progetti finanziati dal governo“.

Milner ha fatto capire che una missione mirata ad un obbiettivo specifico all’interno del nostro sistema solare potrebbe giovarsi di un budget aggiuntivo fornito da Breakthrough. I fondi disponibili per il programma finanziato dal miliardario sono inferiori a quelli che possono fornire i governi ma, come ha detto Milner: “noi possiamo correre più rischi“.

Quali potrebbero essere gli obbiettivi di questa ipotetica missione che Breakthrough sarebbe disposta a cofinanziare? Milner ha citato come possibilità la luna di Giove Europa e il satellite Saturno Encelado, entrambi con oceani di acqua liquida sotto le loro croste ghiacciate, oppure Venere.

Venere può sembrare una scelta strana, dato che la sua superficie è asciutta e abbastanza calda da fondere il piombo. Ma, tra le nuvole, a circa 40 chilometri di quota, la situazione sembra possa essere favorevole a qualche forma di vita microbica, ha osservato Milner.

Milner ha anche menzionato Marte come una potenziale culla per la vita, ma ha detto che il Pianeta Rosso è un obiettivo meno realistico per Breakthrough, visto che è già sotto l’obbiettivo di diverse agenzie spaziali governative.

Su Marte, per trovare qualcosa bisognerà scavare in profondità sotto la superficie, probabilmente metri, se non decine di metri, per trovare qualcosa di potenzialmente interessante“, ha spiegato Milner. “E la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che, se anche trovassimo qualcosa su Marte, sarebbero segni fossili che ci diranno che un tempo c’è stata la vita, molto difficile possa esserci un qualche organismo vivente.”

L’inclusione di Encelado nell’elenco non dovrebbe costituire una grande sorpresa. Lo scorso novembre, lo scorso anno Milner aveva affermato che Breakthrough Initiatives stava studiando la fattibilità di lanciare una sonda per cercare segni di vita nel pennacchio di vapore acqueo e altro materiale che si diffonde dalla regione polare meridionale di Encelado. Secondo molti scienziati, quel getto che fuoriesce dalla luna di Saturno proviene da un vasto oceano che si trova nelle profondità, sotto la crosta gelata.

La cerimonia di domenica ha premiato i vincitori del Breakthrough Prize , che viene distribuito ogni anno per ricerche pionieristiche in fisica, matematica e scienze della vita. sono stati sette i premi da 3 milioni di dollari distribuiti quest’anno, insieme ad altri premi minori, per un totale complessivo di 22 milioni di dollari.

Il Falcon 9 di SpaceX ha ottenuto la certificazione necessaria per il lancio di missioni scientifiche con la più alta priorità

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Il razzo Falcon 9 di SpaceX può ora lanciare le missioni scientifiche più costose e con la priorità più alta della NASA.

Il Launch Services Program (LSP) della NASA ha certificato il Falcon 9 a due stadi  come un razzo di “Categoria 3“, hanno annunciato i rappresentanti SpaceX.

La certificazione LSP Categoria 3 è un risultato importante per il team Falcon 9 e rappresenta un’altra pietra miliare nella nostra stretta collaborazione con la NASA“, ha detto in una nota Gwynne Shotwell, presidente e direttore generale di SpaceX. “Siamo onorati di avere l’opportunità di fornire servizi di lancio economicamente convenienti e affidabili ai payload scientifici più critici del Paese“.

La scala di certificazione LSP arriva solo alla categoria 3, che è riservata ai lanciatori più affidabili. Secondo i tecnici dell’LSP, la categoria 3 viene certificata solo ai razzi che abbiano dimostrato di avere un’affidabilità superiore al 90%.

Per fare un confronto, i lanciatori di categoria 2, livello raggiunto dal Falcon 9 nel 2015, dovrebbero svolgere senza incidenti le loro missioni dall’80 al 90% delle volte.

Un razzo SpaceX Falcon 9 lancia il Transite Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA dalla stazione di Air Force di Cape Canaveral in Florida il 18 aprile 2018.

Un razzo SpaceX Falcon 9 lancia il Transite Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA dalla base dell’Air Force di Cape Canaveral in Florida il 18 aprile 2018. Credit: SpaceX

Solo i razzi di Categoria 3 possono lanciare le missioni NASA più costose, più importanti e più complesse – progetti come il Telescopio Spaziale Hubble, il Mars rover Curiosity e il James Webb Space Telescope. (Hubble fu lanciato dallo space shuttle Discovery nell’aprile del 1990, Curiosity è stato lanciato da un razzo United Launch Alliance Atlas V nel novembre del 2011 e lo space telescope James Webb sarà portato in orbita da un razzo Arianespace Ariane 5 nel marzo 2021).

Il Falcon 9 ha debuttato nel giugno 2010 e ha al suo attivo oltre 60 lanci. Ad oggi, solo un lancio non è andato a buon fine: un decollo del giugno 2015 che avrebbe dovuto inviare la capsula robotica Dragon della SpaceX con un carico di rifornimenti destinati alla Stazione Spaziale Internazionale.

Un Falcon 9 è esploso sul pad nel settembre 2016 durante un test pre-lancio, distruggendo un satellite per comunicazioni AMOS-6.

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Il Falcon 9 è, ad oggi, l’unico razzo parzialmente riutilizzabile. I primi stadi del Falcon 9 sono riusciti a tornare a terra per essere riutilizzati 30 volte e un certo numero di questi booster sono stati rinnovati e ridisegnati. Il fondatore e CEO di SpaceX, Elon Musk, ha detto, in un’intervista, che vorrebbe arrivare a riutilizzare anche il secondo stadio e le carene di carico del Falcon 9 (i coni terminali che circondano i satelliti durante il lancio).

Da gennaio 2019, il Il Falcon verrà utilizzato anche per lanciare la navicella in grado di trasportare fino a 7 astronauti Dragon Crew.

Curiosity vive ed esplora insieme a noi

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Dopo aver sofferto un paio di problemi ai computers che lo gestiscono, facendo temere, dopo la perdita di Opportunity ridotto al silenzio dall’ultima tempesta globale marziana, che avremmo perso l’ultima presenza attiva sulla superficie marziana, il rover della NASA Curiosity sembra essere tornato in buona efficienza, infatti si è portato su un nuovo sito e ha praticato un foro di prova, secondo quanto riferisce la NASA.

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Curiosity Rover

@MarsCuriosity

Nel nuovo sito, soprannominato Highfield, il rover è riuscito a praticare un foro ed ora sta analizzando la polvere prelevata dal buco al di sotto la superficie. Curiosity osserverà anche come la polvere accumulata ai lati del foro si muove nel tempo, il che servirà, essenzialmente, per capire il movimento del vento.

Per i tecnici della NASA questo è un momento interessante per quanto riguarda i movimenti del vento, infatti si sta aspettando che l’area dove è rimasto inerte Opportunity sia investita da raffiche di vento abbastanza forti nella speranza che queste possano ripulire i pannelli solari del vecchio roverino abbastanza da permettere alle batterie di ricaricarsi. Questa è un po’ l’ultima speranza di riportare in attività Opportunity che, inviato su Marte 14 anni fa per una missione di 90 giorni, ha funzionato egregiamente fino allo scorso 10 giugno quando una tempesta di sabbia globale ha impedito che le sue batterie si ricaricassero regolarmente.

I tecnici della NASA sperano che fenomeno meteorologico stagionale noto come “diavoli di sabbia” sia in grado di eliminare la polvere dai pannelli solari di Opportunity e aiutarlo a tornare alla normale operatività.

Nel frattempo, Curiosity ha percorso circa 60 metri dopo la lunga inattività dovuta ad un problema, non ancora del tutto risolto, al computer di backup con il quale sta funzionando già da alcuni anni dopo che il principale aveva avuto un problema con la memoria. Per riattivare il rover i tecnici NASA hanno dovuto riattivare il computer principale che, però, ha problemi di memoria.

Per questa ragione, dalla sala operativa stanno cercando di risolvere via software il problema al computer di backup nella speranza di poter tornare a disporre della piena operatività di Curiosity.