lunedì, Marzo 3, 2025
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Forse trovata la materia mancante dell’universo (non materia oscura)

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I calcoli relativi alla quantità di materia esistente nell’universo non corrispondono mai alle misurazioni effettive.

Quando gli scienziati calcolano la quantità di materia che dovrebbe esistere nell’universo, le loro stime hanno sempre ampiamente superato la quantità di materia effettivamente rilevabile. Il consenso, infatti, è che manca circa un terzo della materia che dovrebbe esserci. Ora, grazie a una nuova tecnica per la scansione del cosmo, gli scienziati pensano di aver finalmente individuato tutta la materia stellare che mancava.

Per chiarezza, questa nuova ricerca non ha nulla a che fare con la materia oscura, la sostanza finora invisibile che costituisce circa l’85% della materia nell’universo. Piuttosto, il team di astronomi di Harvard e dell’Ungherese Eötvös ha trovato la materia luminosa mancante, che costituisce tutte le stelle, i pianeti e altri oggetti celesti dell’universo.

Secondo questa nuova ricerca, una bozza del quale è stata pubblicata sul server di prestampa ArXiv a dicembre, gli scienziati hanno utilizzato il telescopio orbitale Chandra X-Ray Observatory della NASA per cercare le nubi di gas che circondano un buco nero distante. In quelle nuvole, hanno trovato masse di ossigeno in precedenza non scontate. Estrapolando la quantità di ammassi di gas simili che sono là fuori, gli astronomi pensano di poter spiegare l’intera differenza tra i calcoli e le osservazioni dell’universo.

Siamo entusiasti di essere riusciti a rintracciare parte di questa materia mancante“, ha detto Randall Smith, un astronomo dell’Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) che ha lavorato allo studio. “In futuro potremo applicare questo stesso metodo ad altri dati quasar per confermare che questo mistero di lunga data sia stato finalmente risolto.”

Saranno necessari ulteriori studi per confermare che queste nuove scoperte possano effettivamente giustificare l’elevata estrapolazione che gli scienziati fanno nel loro articolo. Ma se questo lavoro reggerà, gli scienziati avranno finalmente risolto uno dei misteri più confusi dell’universo.

“Trovare questa massa mancante, ci permetterà di risolvere uno dei più grandi enigmi dell’astrofisica”, ha spiegato l’astrofisico del CfA Orsolya Kovacs. “L’universo dove ha immagazzinato così tanto della materia che compone cose come stelle e pianeti?”

La foto di Ronnie Hill

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di Oliver Melis

In un bel pomeriggio estivo del 21 luglio 1967, Ronnie Hill, di 14 anni, della contea di Pamlico, nella Carolina del Nord stava giocando nel giardino della sua famiglia, da solo, quando uno strano odore riempì l’aria, così forte da fargli lacrimare gli occhi. In quello stesso momento, Ronnie vide atterrare in un campo vicino un disco volante.

Pensando, e giustamente, che nessuno gli avrebbe creduto se avesse detto loro che aveva visto un disco volante, corse dentro per prendere una fotocamera Kodak portatile. Tornato sul posto, Ronnie vide che l’UFO era una sfera bianca che aveva stimato di circa 9 piedi di diametro, ora ferma nel campo vicino. In modo minaccioso, da dietro l’oggetto si fece strada una creatura vestita con un completo d’argento lucido, con le gambe sottili e una testa molto più grande del normale. Portava un oggetto nero che inseriva nel terreno, l’essere poco dopo tornò alla sua nave, che ripartì.

Ronnie, dopo la partenza dell’UFO sentì l’odore di qualcosa di simile al gas propano, ma la cosa che lo spaventava di più era che l’intera scena da incubo si era svolta in assoluto, totale silenzio. Nessun cinguettio degli uccelli, nessun insetto che ronza, niente di niente. Questo è il tipo di incontro alieno che viene raccontato nel caso di avvistamenti UFO con entità animate, un oggetto si posa al suolo, qualcuno esce, fa un giro nei dintorni, magari sonda il terreno o preleva dei campioni e poi, nel silenzio più totale torna dal misterioso luogo da dove è venuto. Ronnie Hill, in un’impresa di coraggio o totale follia, scattò una foto del mostro spaziale prima che tornasse alla sua nave e partisse per le stelle.
Ma questo tipo di foto è la prova incontrovertibile che gli alieni spaziali sono apparsi sulla terra?
Nella fotografia ci sono cose che vanno analizzate.

Né i negativi né la foto stessa sono mai stati controllati da uno specialista della fotografia.
A un esame più attento, a parte il presunto essere e la sua nave, non c’è nulla nella fotografia che possa essere usato per valutarne la scala. Niente alberi sullo sfondo, niente case, niente di niente e questo rende impossibile capire le dimensioni dell’oggetto e del presunto alieno.
La creatura stessa ha una testa enorme o indossa un casco o qualcosa di simile, le sue gambe sembrano molto sottili e i piedi non si vedono. La sua mano sinistra non è chiaramente evidente, e la sua mano destra è nascosta dall’oggetto “nero”, che sembra essere simile a una palla da bowling. La foto è abbastanza sfocata e ha un contrasto abbastanza debole, che non si riesce a distinguere il mostro nella sua interezza, e tanto meno determinare se è reale o meno.

Il punto è che la fotografia stessa lascia molto a desiderare. Ma gli appassionati di UFO si sono schierati per molto meno. Ronnie Hill è un ragazzo di 14 anni, che insegnanti e genitori hanno descritto come tipo onesto e dignitoso. Ma è un testimone affidabile? Forse no. Ronnie, per prima cosa, cercò di ottenere i diritti della foto appena scattata per assicurarsi i profitti della sua vendita. In seguito il giovane spedi una copia della fotografia a una rivista ufologica che non era in grado di acquistarla. L’editore si rivolse però a John Keel un investigatore UFO.

Ronnie Hill voleva trarre profitto da questa immagine. Non c’è niente di sbagliato in questo. Non sarebbe l’unico caso, altre persone coinvolte in strani casi hanno cercato di fare altrettanto. Non sapremo mai se il giovane Ronnie Hill sia stato vittima di uno scherzo o abbia lui stesso ordito la burla, anche questo caso rimarrà a lungo nel bestiario ufologico e per molti appassionati sarà uno dei tanti casi in cui qualcuno ha visto una forma di vita diversa dalla nostra.

Per noi non può essere così semplice, una foto è solo una foto e non dimostra nulla, anzi, forse qualcosa di molto umano che altre volte è venuto a galla in modo prepotente: l’inganno.

Fonte: Theironskeptic.com

I sorprendenti e commoventi tributi ad Opportunity

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Jess⚡@HuntyDraws

The Mars rover was declared dead today after no communication since June 2018, This was it’s last message. A 90 day mission that lasted 15 years. You did well, we’re all very proud of you. ?#RIPOppy #Opportunity

Four panels. 1: Some people complain that we see our world through cameras. 2: But to me, the really exciting part of finding something new has always been showing it to others. 3: Exploring an entire new world would already be the adventure of a lifetime. Imagine having the chance to share every new sight... 4: With seven billion friends. Image: Rover (followed by humans) points out dust devils, cliffs, etc.

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Katie Mack

@AstroKatie

A fitting tribute to @MarsRovers Opportunity by xkcd: https://www.xkcd.com/2111/  (alt text: “Thanks for bringing us along.”)

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Liz Climo

@elclimo

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s k i r t ❁@Skirtsan

and it’s kinda dark#ThankYouOppy #Opportunity

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HammurabiOfBabylon@HammurabiBabylo
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Mayoking Comics@Mayoking
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Lauren Cramer@LoCramer
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Jenna@starshipTARDIS

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Source: https://xkcd.com/695/ 

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Tutu with O and I@Aetherling
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Crisp (formerly Tenreads)@crispnewsapp
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Ceryes searcher for food@ceryesgames
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Abby Garrett@abbygarrettX

La NASA ha anticipato alcuni risultati dello studio sull’astronauta Scott Kelly

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Il volo spaziale di lunga durata fa cose strane al corpo umano, anche a livello molecolare, ma finora non c’è motivo di pensare che gli umani non potrebbero sopravvivere a un viaggio di andata e ritorno di due anni e mezzo su Marte. Questo è quanto hanno rivelato due scienziati della NASA ed un funzionario sui risultati dello studio “Twins Study” effettuato dall’agenzia spaiale americana che ha esaminato i cambiamenti fisiologici nell’astronauta Scott Kelly durante il suo soggiorno di quasi un anno nello spazio rispetto a suo fratello gemello, Mark Kelly, anch’esso astronauta, rimasto sulla Terra.

Il rapporto completo non è ancora stato pubblicato, ma i giornalisti ne hanno ricevuto un sommario in una conferenza stampa alla riunione annuale dell’Associazione americana per l’avanzamento della scienza, a Washington. Tra i punti salienti: le difese immunitarie di Scott Kelly hanno reagito quasi immediatamente appena è arrivato nello spazio, come se, a livello cellulare, il suo corpo si sentisse sotto attacco.

È quasi come se il corpo fosse in allerta“, ha detto Christopher Mason, professore associato di genomica computazionale presso il Weill Cornell Medicine.

Sono noti da tempo alcuni degli effetti fisiologici della microgravità, quali visione alterata, perdita di massa ossea, calo del tono muscolare e alterazioni del ciclo veglia-sonno. La nuova ricerca mostra cambiamenti a livello cellulare, compresi i cambiamenti nell’espressione genicaPer lo più sono davvero buone notizie“, ha detto Mason. “Il corpo di Kelly ha dimostrato una plasticità e un adattamento straordinari durante un vita di un anno a gravità zero.”

Lo stesso concetto è stato ripreso da Craig Kundrot, direttore della divisione spaziale e fisica delle scienze della NASA. Ha detto che finora la ricerca della NASA non ha trovato nulla che possa rendere impossibile una missione su Marte. La più grande preoccupazione resta quella relativa alle radiazioni cosmiche: una missione verso Marte esporrebbe gli astronauti a livelli di radiazioni maggiori di quelli consentiti dalle linee guida attuali. Ciò non impedirà necessariamente una missione, ma rimane una preoccupazione.

Ovviamente, questo studio su gemelli ha avuto un campione molto piccolo: due persone.

Questi risultati, ovviamente, non possono essere conclusivi ma nel complesso sono incoraggianti“, ha affermato. “Non ci sono nuovi importanti segnali di allarme“.

Qualsiasi missione umana oltre la bassa orbita terrestre presenta una serie di rischi per la salute per gli astronauti a causa delle radiazioni cosmiche. Le sfide tecnologiche associate a una missione umana su Marte sono ovvie, ma le sfide fisiologiche sono potenzialmente altrettanto significative.

Kundrot ha spiegato che la NASA prevede una missione su Marte che richiederebbe un volo di sei mesi a tratta e 18 mesi sulla superficie di Marte. Tale missione potrebbe coinvolgere da quattro a sei astronauti, probabilmente una squadra internazionale. Lo stress psicologico di una tale missione sarebbe considerevole.

Chemtrails: attenti agli elicotteri neri!

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di Oliver Melis

Un argomento a favore della tesi delle scie chimiche è quello degli “elicotteri neri”: secondo i cospirazionisti questi velivoli vengono utilizzati per sorvolare le abitazioni dei complottisti con l’intento di minacciarli e intimidirli. Tra i cospirazionisti, però, è ancora aperta una discussione sulla reale funzione di questi misteriosi elicotteri neri.

Secondo Il Comitato Nazionale Tanker Enemy gli elicotteri neri potrebbero essere coinvolti nei modi seguenti:

  •  disperderebbero bario nell’atmosfera per poter mappare il territorio;
  •  misurerebbero le emissioni elettromagnetiche delle antenne di telefonia mobile o la concentrazione delle sostanze nocive da loro stessi immesse nell’atmosfera;
  •  servirebbero a intimidire i ricercatori delle chemtrails;
  •  volando a bassa quota, scaccerebbero delle sonde non terrestri dalle aree militari;
  •  rilascerebbero sostanze chimiche invisibili all’insaputa di tutti;
  •  appiccherebbero incendi.

Da dove vengono questi misteriosi velivoli, chi c’è dietro di loro e se non fanno parte dei comuni velivoli civili e militari che normalmente attraversano il nostro cielo chi è il responsabile della loro comparsa?

Sono disponibili diverse foto di questi fantomatici elicotteri con una silhouette scura che si staglia contro il cielo. Ma le foto, digitali o no hanno sempre un problema, l’illuminazione del soggetto che viene fotografato.
Le foto fatte in controluce possono rovinare l’immagine in quanto la fotocamera non è in grado di percepire le variazioni di chiaro e scuro come fa l’occhio umano. Quando la sorgente luminosa è di fronte, la fotocamera produrrà un’immagine che avrà gli oggetti inquadrati come se stessero in piena ombra, anche se in realtà essi sono in piena luce. Così come abbassiamo le palpebre socchiudendole dinnanzi a una forte sorgente luminosa, allo stesso modo la fotocamera ridurrà l’apertura del diaframma, producendo l’effetto degli oggetti in ombra.

In pratica tutte le foto che mostrano elicotteri o velivoli neri sono causate dalla realizzazione delle immagini controluce e se si usa un semplice programma di fotoritocco si riesce a vedere cosa in realtà la foto ha catturato. Le immagini dei fantomatici elicotteri neri sono solo delle pessime fotografie.

Chi sostiene l’esistenza delle scie chimiche punta il dito contro dei fantomatici “aerei bianchi”o grigi che rilascerebbero nell’atmosfera sostanze chimiche tossiche ad alta quota.
In realtà su questi aerei “misteriosi” non c’è niente di cosi drammatico perché sappiamo che qualunque oggetto posto a una certa distanza dall’osservatore, subisce un deterioramento cromatico dovuto alla dominante azzurra causata dalla densità dell’aria tra l’osservatore e l’oggetto stesso. In questo caso parliamo di velivoli che si trovano a una considerevole distanza dall’osservatore, distanze dell’ordine di una decina di chilometri se l’aereo si trova sopra di noi, altrimenti la distanza può essere anche notevolmente maggiore.

Nella maggior parte dei casi le livree in uso sugli aerei è bianca o argentea sul ventre e sulle ali, motori compresi. Alcune compagnie usano livree dai colori accesi e facilmente riconoscibili anche nelle foto sgranate scattate dai cospirazionisti delle scie chimiche. I colori quindi tendono ad attenuarsi e se le foto sono di pessima qualità ci sarà sempre qualcuno che griderà al complotto.

A incidere sul risultato finale della foto e del video entrano in gioco altri parametri, l’angolo di ripresa, ad esempio, che combinato con l’illuminazione che può variare, causa la perdita di tanti particolari quali i finestrini, il logo della compagnia e le piccole differenze di colorazione nella livrea dell’aereo.

La mancanza di finestrini, per i cospirazionisti è il sintomo evidente che a volare sopra le loro teste non sono aerei passeggeri ma dei tankers, cisterne volanti cariche di sostanze chimiche. Ma questi indizi un po’ forzati non sono di nessun valore, l’assenza di finestrini o insegne non prova che questi aerei vengano utilizzati per scaricare scie chimiche nel cielo. Molti aerei sono privi di finestrini, non tutti i velivoli trasportano passeggeri, ma solo merci e gli aerei cargo possono fare a meno dei finestrini.

E gli aerei totalmente bianchi fotografati negli aeroporti?
Sono solo aerei ai quali è stata tolta la vernice per poterli rivendere a nuove compagnie aeree.

Fonte: Cicap.

1979: in Minnesota accadde un misterioso incidente, fu forse causato da un UFO?

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di Oliver Melis

27 agosto 1979, era una normale notte estiva che vedeva il vice-sceriffo Val Johnson impegnato nel pattugliamento della Strada Nazionale 5 con l’auto di servizio, una Ford 1977 LTD.

Ore 1.40 circa.
Il vice-sceriffo Johnson giunge nei pressi dell’incrocio con la Strada Nazionale 220 e nota una luce abbagliante alla sua sinistra, dietro una fila di alberi. Secondo il vice-sceriffo quella luce non proveniva da un’altra auto.
Johnson pensa che quella luce abbagliante potrebbe essere quella di un aereo di narcotrafficanti di droga canadesi, si avvicina alla fonte luminosa per indagare. Non avvisa nessuno né colleghi, né il suo diretto superiore.

Una volta giunto all’incrocio, svolta a sinistra e nota una sfera luminosa dal diametro di circa 30 centimetri, la sfera luminosa è sospesa a circa un metro dal suolo.
La misteriosa sfera viene incontro all’auto di Johnson avvolgendola completamente, l’ultimo ricordo di Johnson è il rumore di un vetro rotto, poi il buio. Il vice-sceriffo perde i sensi.

Johnson si riprende 39 minuti dopo e alle 2:19 chiama aiuto con la radio dell’auto.
Un suo collega giunge sul posto, trova l’auto messa di traverso con diversi danni sulla carrozzeria, il faro sinistro è in frantumi, il parabrezza incrinato e presenta un foro, il tettuccio presenta un’ammaccatura circolare, uno dei lampeggianti rossi presenta un foro e due delle tre antenne sono piegate. La batteria dell’auto è scarica e l’orologio fermo risulta indietro di 14 minuti.

Le condizioni del vice-sceriffo non sembrano gravi, Johnson è in stato di shock, presenta un segno rosso sulla fronte e dolore agli occhi, il suo orologio da polso è, come quello dell’auto indietro di 14 minuti.
Portato in ospedale gli viene diagnosticata una irritazione agli occhi, dimesso Johnson guarisce completamente in pochi giorni.

Successivamente ci fu un’inchiesta per capire cosa fosse effettivamente successo e lo sceriffo Brekke, superiore di Johnson, la affidò agli agenti Doolittle e Winskoski chiedendo al CUFOS di collaborare. Il CUFOS inviò l’ufologo Allan Hendry che fece intervenire uno specialista della Ford, Meridan French per capire cosa avesse prodotto i danni sulla vettura di servizio di Johnson.

I danni.

French stabili che i danni erano dovuti a forze meccaniche piuttosto che termiche ed erano simili a quelli che sarebbero stati prodotti da un martello o un oggetto molto duro. French concluse che i danni erano stati causati da forze meccaniche sconosciute.
Le antenne furono esaminate da un ingegnere della Honeywell, che rilevò che non presentavano tracce di impatto fisico né di esposizione a sorgenti termiche. Hendry pensò che l’auto potesse essere stata esposta ad un intenso campo magnetico ed effettuò misurazioni con un magnetometro; l’esame risultò negativo.

Johnson e la perdita di coscienza.

Johnson non indossava la cintura di sicurezza, Hendry concluse che la perdita di conoscenza era da attribuire a un urto tra la testa e il cruscotto della vettura. L’ufologo ipotizzò che l’irritazione agli occhi potesse essere stata causata da esposizione a radiazioni ultraviolette, ma il parabrezza dell’auto era ricoperto da una pellicola anti Uv e inoltre Johnson portava gli occhiali e non presentava tracce di scottature sul viso.

Johnson non si volle sottoporre all’esame con il poligrafo. Data la perdita di coscienza, gli fu richiesto di sottoporsi all’ipnosi regressiva per indagare su un possibile rapimento alieno, ma il vice-sceriffo rifiutò anche questo.
L’inchiesta della polizia concluse che i danni all’auto erano dovuti a cause sconosciute e il caso fu archiviato.

Possibili spiegazioni.

Fu avanzata l’ipotesi di un fulmine globulare, che spiegherebbe alcune cose (la batteria dell’auto scarica, l’arresto degli orologi e l’irritazione agli occhi per abbagliamento) ma non altre (i danni meccanici all’auto).
Da scartare anche l’ipotesi della collisione con un altro veicolo, con un velivolo o con un pallone aerostatico usato per indagini scientifiche, come ipotizzato da qualcuno.

I danni sarebbero stati causati in qualche modo da un UFO.

Sulla vicenda, lo scettico Philip J. Klass ha scritto che si possono fare due ipotesi:
o si crede che gli extraterrestri: possano aver danneggiato a colpi di martello un faro, il parabrezza e il tetto della vettura e piegato le antenne radio; avrebbero messo indietro gli orologi dell’auto e di Johnson; avrebbero tolto gli occhiali a Johnson per dirigergli sugli occhi una fonte di raggi ultravioletti evitando il viso e poi glieli avrebbero messi a posto;

Oppure si crede che tutta la storia sia stata una messa in scena.

L’ipotesi della messa in scena è stata contestata sia dagli ufologi, secondo cui non c’è evidenza di questo, che dallo sceriffo Brekke, superiore di Johnson, che affermò che il suo vice-sceriffo non era il tipo da organizzare una frode e soprattutto non ne avrebbe tratto alcun vantaggio, potendo mettere a rischio il suo lavoro nella polizia.

Klass, però, confermò la sua ipotesi, affermando che era basata sull’interpretazione dei fatti e che gli ufologi non erano stati in grado di avanzare un’ipotesi alternativa che spieghi questi fatti in modo coerente. Un’altra ipotesi è che qualcun altro abbia danneggiato deliberatamente l’auto mentre Johnson aveva perso conoscenza a causa dell’incidente, ma ciò non viene considerato credibile dall’ufologo.

In definitiva, i danni sarebbero stati causati in qualche modo da un UFO che avrebbe danneggiato la vettura e scaricato la batteria. Il fatto che gli orologi fossero fermi ha fatto gongolare molti ufologi che non hanno dimenticato che un “tempo mancante” è il presupposto per un’abduction, cioè un rapimento da parte di esseri sconosciuti.

Sicuramente tali ipotesi e teorie non sono accettabili in mancanza di prove solide e definitive, chiamare in causa un UFO è quantomeno discutibile ai fini di spiegare quanto accadde a Johnson. Perché non ha avvertito tempestivamente i suoi colleghi e il suo superiore diretto prima di muoversi verso la luce? Come ha fatto a finire di traverso lungo la carreggiata e cosa è successo alla vettura?

Dopo 40 anni è difficile trovare una risposta accettabile che metta la parola fine sui misteri legati a quanto accaduto in quella notte d’agosto.

Fonte: Howstuffwork.com; Wikipedia

SpaceX si iscrive alla corsa per tornare sulla Luna?

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Secondo quanto riferito, SpaceX prevede di presentare il proprio progetto per un lander lunare guidato dall’uomo, nell’ambito della richiesta di proposte (RFP) della NASA, parte del piano dell’agenzia per riportare gli esseri umani sulla Luna entro il 2028.

L’agenzia spaziale statunitense spera di poter basare le operazioni di allunaggio su una stazione spaziale, il Lunar Gateway, in via di progettazione, da costruire in orbita cislunare.

La stazione spaziale Lunar Gateway è stata pensato per essere costruita direttamente dall’SLS+Orion, un razzo e un veicolo spaziale progettati dalla NASA, in via di realizzazione da Lockeed-Martin, ma afflitti da almeno tre anni di ritardi e miliardi di dollari di sforamento dei costi. SpaceX ha recentemente annunciato di avere rinunciato all’atterraggio propulsivo del Crew Dragon, in parte a causa delle tempistiche che la NASA avrebbe richiesto per assegnare la certificazione necessaria per trasportare astronauti. SpaceX ha anche annullato il progetto Red Dragon (e quindi Grey Dragon), una proposta per usare una versione modificata del Crew Dragon come lander marziano.

Elon Musk ha spiegato l’annullamento del programma come conseguenza dell’interesse molto maggiore di SpaceX verso quelle che ha definito “navi molto più grandi nel luglio 2017. SpaceX è impegnata nella progettazione e nello sviluppo di un veicolo di lancio gigantesco e completamente riutilizzabile inteso a consentire una colonizzazione sostenibile di Marte, conosciuto come Superheavy+Starship. I primi test della Starship stanno per iniziare e la progettazione dell’astronave è stata approcciata in un modo radicalmente nuovo, basato sull’acciaio inossidabile come sostituto dei composti di carbonio avanzati e un particolare sistema che consentirà all’astronave di “sudare” durante le fasi di rientro in atmosfera per contenere il calore causato dall’attrito.

Negli ultimi tempi, l’interesse del CEO di SpaceX sembra essersi spostato rispetto a quanto dichiarato in precedenza: da obbiettivi in gran parte puntati vero uno sbarco su Marte, al momento la sua attenzione sembra essere maggiormente presa dalla Luna. In particolare, Musk ha dichiarato a gennaio e febbraio 2019 che l’obiettivo unico di SpaceX per la BFR è, al momento, “raggiungere la luna il più velocemente possibile“. In risposta a una domanda sulle intenzioni di SpaceX per i primi lanci orbitali della Starship, Musk ha risposto: Luna prima, Marte non appena i pianeti si allineano .

Probabilmente questa nuova attenzione per la Luna è collegata alla decisione del miliardario giapponese Yusaku Maezawa di utilizzare l’astronave di SpaceX per realizzare il suo progetto filantropico #DearMoon, destinato a portare 8-10 artisti nel primo viaggio commerciale intorno alla Luna nel 2023.

Oltre a questo, non si può non pensare che il miliardario americano non sia chiaramente consapevole del nuovo vento che spinge a livello politico gli Stati Uniti e la NASA a riportare gli uomini sulla Luna, rendendo il partecipare a questo obbiettivo sicuramente appetibile per una compagnia con la tecnologia e l’esperienza di SpaceX.

 

SLS+Orion contro SuperHeavy+Starship

I frequenti e insistenti commenti di Musk su quanto sia impaziente che SpaceX possa finanziare completamente lo sviluppo della Starship, costituiscono un’altra evidente ragione per la quale SpaceX ha messo gli occhi su potenziali fonti di importanti fondi di sviluppo per la StarShip. Dove esattamente la NASA troverà la somma multimiliardaria richiesta probabilmente per sviluppare anche un lander lunare con equipaggio non è completamente chiaro, purtroppo, sebbene la nuova missione della NASA verso la Luna sia alla portata di SpaceX, a parte il finanziamento, sorge il problema della minaccia costituita dal lanciatore SuperHeavy e dalla Starship, completamente recuperabile, per il sistema SLS+Orion, quasi interamente “usa e getta” che, dopo tutti i miliardi spesi ed i ritardi già accumulati, non costerebbe meno di un miliardo di dollari a lancio e difficilmente riuscirà a fare il primo lancio prima della fine del 2021.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sistema lanciatore più astronave progettato da SpaceX sarebbe una soluzione radicalmente più semplice per riportare gli uomini sulla Luna rispetto alla complessità del progetto SLS+Orion+Gateway, anche per la maggiore capacità di carico utile che l’astronave di SpaceX sarebbe capace di trasportare. Certo, su SpaceX grava l’incognita dei costi di sviluppo di un sistema completamente nuovo destinato, nelle idee di Elon Musk, a perseguire l’obbiettivo finale della colonizzazione interplanetaria, cosa che potrebbe lievitare i costi di sviluppo di un velivolo destinato non solo alla Luna.

Indipendentemente da ciò, sarà indubbiamente emozionante vedere cosa accadrà e se SpaceX  presenterà veramente una proposta per uno o tutti gli aspetti del lander lunare che riporterà l’uomo sulla Luna.

Global Warning: l’Antartico è una bomba ad orologeria pronta per esplodere

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I livelli del mare della Terra dovrebbero essere nove metri più in alto di quello che sono e il drammatico scioglimento dei ghiacci dell’Antartide potrebbe presto colmare questo divario.

Le temperature globali di oggi sono le stesse di 115.000 anni fa, un periodo in cui gli umani moderni stavano appena cominciando a lasciare l’Africa. Una nuova ricerca dimostra che nel periodo noto come l’Eemiano, le temperature dell’oceano provocarono un catastrofico scioglimento dei ghiacci, con la conseguenza, che i livelli del mare si alzarono dai sei ai nove metri rispetto ai livelli attuali.

Ma se le moderne temperature oceaniche sono le stesse di quelle dell’Eemiano, ciò significa che al nostro pianeta “manca” un imporatnte aumento dei livelli del mare. È stato calcolato che se gli oceani dovessero alzarsi di appena 1,8 metri, molte città costiere finirebbero per ritrovarsi sott’acqua, trasformando le strade in canali e sommergendo completamente gli edifici più bassi

La distesa di ghiaccio dell’Antartide occidentale oggi, a causa dell’aumento globale delle temperature, si sta nuovamente ritirando, cosa che potrebbe provocare un rapido innalzamento dei livelli del mare.  il dott. Rob DeConto, che insieme al suo team ha creato modelli computerizzati all’avanguardia, ha dimostrato come il ghiaccio antartico fosse condizionato dalle calde temperature oceaniche durante l’Eemian. In particolare, i modelli sviluppati mostrano due processi, che hanno chiamato collasso marino della cresta di ghiaccio e instabilità del ghiaccio marino, che mostrano quanto rapidamente si sciolse la calotta glaciale dell’Antartide occidentale.

I grandi e spessi ghiacciai che formavano parte della calotta glaciale si staccarono dalla massa per finire nel mare dove si sciolsero rapidamente, aggiungendo migliaia di tonnellate di acqua agli oceani del mondo.

Gli scienziati avvertono se le piattaforme di ghiaccio in Antartide stanno subendo processi simili, questo potrebbe significare un disastro per la Terra. Gli effetti combinati dello scioglimento dei ghiacciai antartici e della Groenlandia, potrebbero provocare un innalzamento del livello del mare di quasi due metri in questo secolo.

Nel prossimo secolo, la perdita di ghiaccio peggiorerebbe ulteriormente.

Ciò che abbiamo sottolineato è che se ciò che vediamo accadere oggi in Groenlandia dovesse iniziare ad attivarsi in modo analogo in Antartide, doce c’è molto più ghiaccio, le conseguenze sarebbero potenzialmente davvero devastanti con il mare che potrebbe alzare il suo livello fino a 8-9 metri“, ha spiegato il dott. DeConto.

Il mese scorso, la NASA ha avvertito che il ghiacciaio Thwaites dell’Antartide potrebbe sciogliersi nel giro di pochi decenni e causare un innalzamento del livello degli oceani che potrebbe sommergere molte città costiere, dopo la scoperta di una cavità enorme nascosta sotto il ghiacciaio, probabilmente causata dallo scioglimento del ghiaccio, probabilmente a causa di una fonte di calore geotermica.

Il nuovo telescopio orbitale della NASA SPHEREx studierà le origini dell’universo e non solo

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La NASA ha annunciato una missione spaziale di due anni per studiare l’inizio e l’evoluzione dell’universo e determinare quanto comuni siano gli ingredienti per la vita all’interno dei sistemi planetari della nostra galassia, la Via Lattea.

Lo Spectro-Photometer, Epoch of Reionization e Ices Explorer, soprannominato SPHEREx, è previsto per il lancio nel 2023 ed è costato 242 milioni di dollari, esclusi i costi di lancio.
Questa straordinaria missione sarà un tesoro di dati unici per gli astronomi“, ha dichiarato Thomas Zurbuchen, amministratore associato per la Direzione delle missioni scientifiche della NASA. “Fornirà una mappa della galassia senza precedenti contenente le impronte digitali  dell’universo fin dai suoi primi momenti e ci darà nuovi indizi su uno dei più grandi misteri della scienza: cosa ha fatto espandere l’universo così rapidamente meno di un nanosecondo dopo il Big Bang?
SPHEREx utilizzerà la luce nel vicino infrarosso, oltre che ottica, per scandagliare il cielo con cicli di sei mesi e raccogliere dati da oltre 100 milioni di stelle nella Via Lattea, oltre a 300 milioni di galassie. Queste saranno le galassie nel nostro vicinato cosmico insieme ad alcune che sono così lontane che ci sono voluti 10 miliardi di anni perché la loro luce raggiungesse i nostri telescopi.
La tecnologia utilizzata per creare SPHEREx è stata adattata da ciò che viene utilizzato sui nostri satelliti e sulla sonda spaziale Mars, ha fatto sapere la NASA in una dichiarazione.
Durante la sua ricerca sulla Via Lattea, SPHEREx cercherà molecole organiche e acqua nelle aree in cui nascono le stelle, chiamate vivai stellari. Questi vivai, così come i dischi attorno alle stelle che formano nuovi pianeti, potrebbero contenere gli ingredienti per la vita così come la conosciamo. Recentemente, in queste aree sono state individuate sostanze sorprendenti come il sale.
Grazie a questa missione sarà possibile creare una mappa del cielo usando 96 diverse bande di colore con una risoluzione maggiore rispetto a qualsiasi precedente mappa del cielo. E come altre missioni NASA, SPHEREx aiuterà ad identificare gli obiettivi per le prossime missioni come il James Webb Space Telescope.
Sono davvero entusiasta di questa nuova missione“, ha dichiarato l’amministratore della NASA Jim Bridenstine. “Si tratta di un ulteriore tassello nel grande spiegamento di forze delle missioni spaziali degli Stati Uniti dedicate alla scoperta dei misteri dell’universo, come parte di un programma scientifico equilibrato che include missioni di varie dimensioni“.

NASA e ROSCOSMOS preparano i piani per la demolizione della ISS per casi di emergenza o per fine vita

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Migliori casinò non AAMS in Italia

I partner della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) stanno facendo progressi nel trovare un accordo, ma sono ancora in attesa di un piano preciso per la fase di rientro dell’avamposto orbitale, da utilizzare in caso di evento di emergenza o durante il suo scenario finale di End Of Life (EOL). Il piano attualmente in fase di studio è guidato da Roscosmos e richiedere almeno due veicoli Progress per spingere la Stazione fuori dall’orbita per un rientro distruttivo controllato.

Anche se lo sforzo si sta evolvendo, il comitato di consulenza sulla sicurezza della NASA, da molto tempo sostenitore della necessità di avere una “Strategia di Deorbit della ISS e un piano di emergenza” pronto all’uso, ha notato che la finalizzazione delle valutazioni sta facendo progressi, ma sta procedendo più lentamente di quanto auspicabile.

La ISS continua ad essere un gioiello nella corona dello spazio dell’umanità e ha ancora molti anni di vita operativa residua. Attualmente è previsto che la ISS continuerà a essere completamente utilizzato dai partner internazionali fino al 2028 circa, aiutato da ulteriori entità commerciali che ne sfrutteranno le capacità.

Tuttavia, la Stazione Spaziale un giorno arriverà alla fine della sua vita, sia per vetustà o per via di un qualche grave incidente che comporterà la necessità di procedere con l’attuazione dei piani di emergenza. Quest’ultimo scenario è probabilmente il motivo principale per cui i  membri del comitato consultivo sulla sicurezza aerospaziale (ASAP) hanno insistito con la NASA per elaborare un piano per la deorbitazione, una sfida importante in quanto la ISS sarà il più grande “artificiale” avviato ad un rientro distruttivo.

Il confronto più vicino a questo evento è stato il rientro controllato della stazione spaziale MIR nel 2001 .

I partner della ISS, NASA e Roscosmos, hanno condotto un incontro bilaterale di interscambio tecnico (TIM) nel 2016 per perfezionare le procedure relative allo smaltimento della stazione alla fine della suo servizio o in caso di emergenza. La funzionalità di deorbit burn doveva essere disponibile nel 2017.

Nel frattempo, la NASA ha un piano stabilito nel 2013, in base al quale i vari veicoli attraccati dovrebbero accendere i propulsori contemporaneamente per spingere la Stazione verso la sua fine infuocata.  È da notare che lo scenario di emergenza richiederebbe una decisione e approvazione rapide per deorbitare una Stazione paralizzata, per avviare una finestra di 180 giorni per preparare il terreno per gli eventi End Of Life (EOL).

La NASA ha un protocollo in base al quale, nel caso in cui la stazione debba essere evacuata, ci sarà un periodo di 14 giorni durante i quali decidere se deorbitare o meno la ISS. Il programma sta fissando il piano di emergenza, sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare”.

Tale piano iniziale prevedeva un periodo di 180 giorni per consentire alla stazione di decadere verso la quota del deorbit.

Durante questo periodo, la Russia lancerebbe due veicoli progress  per trasferire propellente ai propulsori del modulo di servizio e prepararsi a fornire ulteriore propulsione per il deorbit. Successivamente, si è pensato di aggiungere una Soyuz per un’eventuale ulteriore spinta.

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Un veicolo russo Progress attraccato alla ISS – via Roscosmos

L’ASAP sta però spingendo per un piano dettagliato, e le agenzie spaziali statunitense e russa stanno lavorando ad un “Documento strategico” scritto e ad un “Piano d’azione di contingenza“, con l’obiettivo di firmare un accordo multilaterale sulla strategia EOL.

Il motivo per cui il piano di emergenza richiede un lavoro aggiuntivo sta nella stima dell’estensione del campo di detriti, meglio nota come parametri Delta-v della distruzione finale della Stazione, destinata a rompersi in moltissimi pezzi, la maggior parte dei quali finiranno inceneriti durante la caduta in atmosfera. L’obiettivo è quello di “minimizzare” i danni potenziali che potrebbero provocare i detriti che colpissero le aree popolate.

Sono stati inoltre citati ulteriori lavori per il requisito relativo alle stime del controllo di assetto, dato che sarà un attore chiave nei momenti finali della vita della ISS. “Per quanto riguarda la strategia di Deorbit ISS e il piano d’azione per imprevisti, la NASA ha ricevuto e continua a valutare le informazioni da Roscosmos e chiede al partner internazionale di concorrere con la documentazione esistente attraverso il sistema di revisione Cosmos Change Request“, ha osservato l’ASAP nel rapporto annuale che è stato pubblicato questa settimana.

ASAP ha aggiunto che allo stato attuale, i punti aperti dello studio riguardano: Manutenzione del propulsore di carico funzionale al vuoto; aggiornamenti software per abilitare il rientro; orientamento e assetto della ISS, navigazione e studi di controllo; sopravvivenza della ISS al vuoto; sviluppo di prodotti di draft per il deorbit regolare e di contingency.

Sebbene i progressi siano stati più lenti del previsto, lo sforzo è sicuramente in evoluzione e il gruppo di esperti scientifici è incoraggiato dai progressi compiuti“. A condizione, ovviamente, che l’ISS non presenti all’improvviso un evento critico che richieda un deorbit precoce,

L’ASAP ha anche parlato della tempistica nominale delle operazioni per la Stazione.

Attualmente, vi è un ampio dibattito su quale dovrebbe essere la vita della ISS e su come passare a una piattaforma diversa per fornire una presenza permanente di LEO. Vi è un accordo generale sul fatto che gli Stati Uniti hanno un bisogno costante di capacità nel LEO e che non ci dovrebbe essere un “vuoto” nelle capacità dopo che l’ISS non è più disponibile. La NASA sta attualmente sollecitando idee dall’industria su quali capacità specifiche siano appropriate dopo l’ISS.

Questo sarà un fattore chiave nella longevità della Stazione, non ultimo dal punto di vista finanziario, ma anche nel permettere alla Stazione orbitale di continuare a svolgere il suo ruolo permettendo alla NASA di spostare più risorse verso l’esplorazione dello spazio profondo, inclusa la realizzazione di un’altra stazione spaziale denominata “Lunar Gateway” da realizzare in orbita cislunare.

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Il proposto Lunar Gateway (ultima versione) – immaginato da Nathan Koga per NSF / L2

Riconoscendo che ci sono molti punti di vista diversi su quale dovrebbe essere la commercializzazione di LEO, il gruppo di esperti scientifici vede una continua necessità della presenza della NASA nel LEO per condurre operazioni che riducano i rischi delle future esplorazioni spaziali. Anche il mantenimento di competenze adeguate sarà fondamentale“.

Trasformare LEO nel settore commerciale sembrerebbe essere un passo successivo ragionevole, permettendo alla NASA di concentrarsi sull’esplorazione dello spazio profondo. Questo approccio fornirebbe anche un mercato per le entità commerciali che potrebbero vendere servizi.”

“Per integrare lo sviluppo di questo piano sarà necessario capire quali siano le attività scientifiche che devono essere compiute prima delle operazioni verso la Luna e Marte, sia per la salute umana che per l’affidabilità dei sistemi.”

La Luna sta diventando sempre più il punto focale per le missioni umane della NASA oltre l’orbita terrestre bassa, sia attraverso il Gateway ( Lunar Orbital Platform – Gateway (LOP-G) ) in orbita lunare sia attraverso una potenziale base lunare che sarà supportata anche dai lander lunari commerciali previsti dal piano forward.