martedì, Marzo 4, 2025
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Scoperta una spettacolare barriera corallina nell’Adriatico al largo della Puglia

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In un nuovo studio pubblicato questo mese sulla rivista Scientific Reports, i ricercatori dell’Università di Bari Aldo Moro hanno raccontato la scoperta della prima barriera corallina italiana. La scogliera “unica” si estende per 2,5 chilometri (1,5 miglia) lungo la costa italiana nel mare Adriatico, passando per la popolare località turistica di Monopoli, in Puglia.

La barriera corallina si trova tra i 30 ed i 55 metri di profondità ed è un ecosistema mesofotico, il che significa che esiste in condizioni di scarsa illuminazione. La maggior parte delle barriere coralline, in particolare le barriere dai colori abbaglianti che si trovano ai tropici in acque particolarmente illuminate, ottengono energia e sostanze nutritive attraverso una relazione simbiotica con le zooxantelle fotosintetiche (alghe), che producono il loro “cibo” usando la luce. Nelle oscure profondità del mare Adriatico, la barriera corallina italiana non gode di questo lusso.

I ricercatori italiani sostengono che la barriera corallina è composta da “clerattinici non simbiotici” – noti come coralli duri – che ottengono la maggior parte della loro nutrizione dalla materia organica sospesa che galleggia nel mare circostante, molto simile ad altre barriere coralline che si trovano nel Mediterraneo e nel mar Rosso. Questo spiega anche perché la barriera corallina italiana non è così colorata come la Grande barriera corallina e altre barriere coralline tropicali, dove il pigmento dei coralli proviene dalle alghe che vivono al suo interno.

Nel caso delle Maldive o delle barriere australiane, i processi simbiotici tra le madrepore (coralli sassosi che formano le barriere coralline) sono facilitati dalla luce“, ha spiegato alla Gazzetta del Mezzogiorno il professor Giuseppe Corriero, che ha guidato la ricerca .

La nostra barriera vive in penombra e quindi le madrepore costituiscono queste imponenti strutture di carbonato di calcio in l’assenza di alghe“.

Tuttavia, è ancora uno spettacolo notevole.

A causa delle sue caratteristiche inusuali, i ricercatori sostengono che questa barriera corallina dovrebbe essere considerata un “ambiente unico”, sebbene condivida le somiglianze con le altre barriere coralline del Mar Rosso.

Le barriere coralline del mondo sono in grave pericolo, principalmente a causa dell’inquinamento e dello sbiancamento dei coralli causato dall’innalzamento delle temperature del mare. Negli ultimi decenni, gli eventi di sbiancamento dei coralli avvenivano ogni 25 anni circa. recenti studi hanno dimostrato che oltre 100 barriere coralline diffuse in tutto il mondo stanno vivendo questi eventi ogni 5,9 anni

A causa della fragilità di questi ecosistemi e del loro valore come punti caldi della biodiversità, il Consiglio regionale pugliese sta progettando la creazione di una nuova area marina protetta al largo di Monopoli, dove è stata scoperta la nuova barriera corallina.

La strana storia del Dr Death Ray

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di Oliver Melis

E’ esistito davvero il “raggio della morte?” molti cospirazionisti non si farebbero certamente questa domanda, non avrebbero certamente nessun dubbio e la risposta sarebbe scontata… Si, lo ha inventato Tesla, ma anche Marconi che lo testò sotto gli occhi stupefatti del Duce fiero dell’italica arma risolutiva.

Siamo a conoscenza anche di altri inventori che tra l’ottocento e il novecento avrebbero inventato armi a raggi capaci di bloccare motori e circuiti di ogni tipo a distanza di chilometri e non solo, abbiamo già scritto, per esempio, dell’arma a forza senza nome, queste fantascientifiche armi sarebbero state in grado anche di distruggere i mezzi sottoposti alla loro azione. Questa che vi raccontiamo è la storia che vede come protagonista un inventore inglese che una decina di anni prima del fantomatico raggio di Marconi si cimentò nella stessa impresa.

Harry Grindell Matthews nacque il 17 marzo 1880 a Winterbourne, nel Gloucestershire. Studiò alla Merchant Venturers School di Bristol e divenne un ingegnere elettronico. Durante la seconda guerra boera prestò servizio nella polizia sudafricana e fu ferito due volte.
Nel 1911 Matthews affermò di avere inventato un dispositivo chiamato Aerophone, un radiotelefono che trasmetteva messaggi tra una stazione di terra e un aereo da una distanza di due miglia.

I suoi esperimenti attirarono l’attenzione del governo e il 4 luglio 1912 visitò Buckingham Palace. Tuttavia, quando l’ Ammiragliato britannico chiese una dimostrazione dell’Aerophone, Matthews richiese stranamente che nessun esperto fosse presente sulla scena e quando quattro degli osservatori smantellarono parte dell’apparato e presero appunti prima che iniziasse la dimostrazione, Matthews annullò la dimostrazione e allontanò gli osservatori. I giornali difesero Matthews ma il War Office negò qualsiasi manomissione affermando che la dimostrazione era stata un fallimento.

Nel 1914, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale , il governo britannico annunciò un premio di 25.000 sterline a chiunque potesse creare un’arma contro i dirigibili o controllare a distanza i veicoli senza pilota. A quel punto, lo stesso Matthews si rifece avanti dichiarando di aver realizzato un sistema di controllo remoto che utilizzava celle di selenio.

Lo dimostrò con successo con una barca telecomandata ai rappresentanti dell’Ammiragliato al Penn Pond di Richmond Park. Ricevette le 25.000 sterline ma poi l’Ammiragliato non fece mai uso dell’invenzione.
In seguito, Matthews apparve in pubblico nel 1921 e dichiarò di aver inventato la prima immagine parlante del mondo, un’intervista d’addio di Ernest Shackleton registrata il 16 settembre 1921, poco prima dell’ultima spedizione di Shackleton. L’immagine parlante di Matthews funzionò, ma non fu certamente la prima.

Nel 1923 l’inventore sostenne di aver realizzato un raggio elettrico in grado di mettere i magneti fuori uso. In una dimostrazione davanti ad alcuni giornalisti selezionati fermò il motore di una motocicletta a distanza. Affermò anche che con abbastanza potenza avrebbe potuto abbattere gli aerei, far esplodere la polvere da sparo, fermare navi e rendere inabile la fanteria dalla distanza di quattro miglia.

Il War Office contattò Matthews nel febbraio del 1924 per chiedere una dimostrazione del suo raggio. Matthews però parlò con i giornalisti dimostrando che il raggio era in grado di accendere a distanza la polvere da sparo. Si rifiutò ancora di dire come il raggio funzionasse davvero, e quando il governo britannico rifiutò ancora di comprare le sue invenzioni, annunciò un’offerta dalla Francia.

Il ministero dell’Aeronautica, diffidente a causa di precedenti brutte esperienze con aspiranti inventori, invitò Matthews a Londra per sperimentare il suo raggio il 26 aprile davanti alle forze armate. Mattthews non riusci a convincere i funzionari, che sospettarono un inganno e quando l’Ammiragliato britannico chiese ulteriori dimostrazioni, Matthews si rifiutò di darle.

Il 27 maggio 1924, l’Alta Corte di Londra concesse un’ingiunzione agli investitori di Matthew che gli vietavano di vendere i diritti sul raggio della morte. Quando il maggiore Wimperis, emissario delle forze armate si recò presso il laboratorio di Matthews per negoziare un nuovo accordo, Matthews era già volato a Parigi. Anche i sostenitori di Matthews apparvero sulla scena e poi si precipitarono all’aeroporto di Croydon per fermarlo, ma non ci riuscirono.

Tutto questo agitazione attirò l’interesse di altri inventori che volevano dimostrare di aver inventato qualcosa di simile al raggio della morte al War Office ma nessuno di loro risultò convincente. Il 28 maggio il comandante Kenworthy chiese alla Camera dei Comuni cosa intendeva fare il governo per impedire a Matthews di vendere il raggio a una potenza straniera e il Sottosegretario per l’Aria rispose che Matthews non era disposto a permettere loro di investigare il raggio per maggiori chiarimenti. Un rappresentante del governo affermò che un funzionario del ministero era passato davanti al raggio senza riportare danni.

A quel punto il governo chiese che Matthews utilizzasse il raggio per fermare un motore a benzina nelle condizioni imposte da Ministero dell’Aria. Mattheus avrebbe ricevuto 1000 sterline e ulteriore considerazione. Dalla Francia, Matthews ha rispose che non era disposto a fornire alcuna prova avendo già otto offerte tra cui scegliere. Affermò anche di aver perso la vista all’occhio sinistro a causa dei suoi esperimenti.

Il suo coinvolgimento con il suo sostenitore francese Eugene Royer suscitò ulteriori sospetti in Gran Bretagna.
Sir Samuel Instone e suo fratello Theodore offrirono a Matthews un enorme stipendio alla condizione di tenere il raggio della morte in Gran Bretagna, dimostrandone allo stesso tempo il suo effettivo funzionamento. Matthews rifiutò ancora: non voleva dare alcuna prova che il raggio funzionasse come sosteneva.

Matthews tornò a Londra il primo giugno 1924 e rilasciò un’intervista al Sunday Express in cui affermava di avere raggiunto un accordo con Royer. La stampa prese di nuovo le sue difese. L’unica dimostrazione che Matthews era disposto a dare era di realizzare un film Pathé , The Death Ray, ma il dispositivo utilizzato non aveva nessuna caratteristica di quelle richieste dal Ministero.

Nel luglio del 1924, Matthews fece rotta per gli Stati Uniti per commercializzare la sua invenzione. Come al solito, quando ricevette un’offerta di 25.000 dollari per dimostrare il funzionamento del suo raggio alla Radio World Fair al Madison Square Garden, rifiutò affermando che gli era stato impedito di dimostrare il funzionamento della sua invenzione anche fuori dall’Inghilterra.

Gli scienziati statunitensi non rimasero impressionati dalle descrizioni dell’invenzione e da quanto Matthews diceva. Per ribadire la propria incredulità il professor Woods si offrì di stare di fronte al dispositivo.
Matthews ritornò in Gran Bretagna, e sostenne che gli Stati Uniti si erano assicurati la sua arma “raggio della morte”ma che si rifiutavano di ammetterlo pubblicamente. Matthews da allora si trasferì negli Stati Uniti e iniziò a lavorare per la Warner Bros.

Nonostante si attribuisca questa invenzione ora a Tesla, ora a Matthews, ora a Marconi o ad altri inventori, non sono mai esistite o rese pubbliche prove concrete circa l’esistenza di tale dispositivo, solo lettere e dichiarazioni di personale militare o civile. Mancando totalmente di prove storico-scientifiche, queste dicerie probabilmente furono solo mera propaganda bellica che, dopo decenni, hanno finito per diventare vere e proprie leggende metropolitane, ulteriormente diffuse grazie al tam tam in rete dei gruppi cospirazionisti.

Fonte: Wikipedia

Interessanti novità nel budget NASA: SLS sotto scacco e più fondi destinati alle collaborazioni con i privati

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Conla Casa Bianca repubblicana e la Camera dei rappresentanti democratica, è quasi inutile dire che la richiesta di budget del Presidente per l’anno fiscale 2020 non otterrà molto dal Congresso. Eppure, nella richiesta di budget della NASA, ci sono accenni intriganti sulla natura sempre più commerciale dell’esplorazione lunare.

Due fonti che hanno familiarità con il pensiero del vicepresidente Mike Pence, che guida la politica spaziale degli Stati Uniti, hanno affermato che Pence è frustrato dal ritmo lento degli sforzi della nazione per mandare gli umani sulla Luna. In particolare, si sta stancando dei continui ritardi del razzo Space Launch System della NASA, che originariamente doveva essere pronto per il lancio nel 2017 e che probabilmente sarà ritardato ulteriormente fino al 2021 al più presto.

Grandi cambiamenti

Prima di tutto, con la riduzione del budget, la proposta del presidente “riduce” i finanziamenti per l’Exploration Upper Stage. Questo è il secondo stadio più potente che permetterebbe a una versione futura del razzo SLS di sollevare sia la capsula di Orione che i grandi pezzi di carico utile sull’orbita lunare.

Il bilancio propone riforme per il programma SLS per evitare che le sfide significative del programma e dei costi del programma derivino da ulteriori deviazioni di risorse da altre attività di esplorazione“, afferma la panoramica sul budget del presidente. Questo è il riflesso del desiderio di completare la versione iniziale “Block 1“, attualmente in ritardo, nel modo più rapido possibile. I futuri aggiornamenti dovranno attendere (o potrebbero non arrivare mai).

Il budget apre anche le porte ai lanci commerciali di merci verso l’orbita lunare, inclusi i componenti della stazione Lunar Gateway. “Gli elementi Lunar Gateway verrebbero lanciati su veicoli con procura competitiva, completando i voli di trasporto equipaggio su SLS e Orion“, si legge nel documento.

Infine, il budget dice che una sonda robotica destinata alla luna di Giove Europa (Europa Clipper), a causa del lancio nel 2020, non verrà lanciata con il booster SLS ma verrà lanciata con un razzo privato. (Come precedentemente riportato da Ars, questo quasi certamente sarà il Falcon Heavy di SpaceX). “Utilizzando un veicolo di lancio commerciale per questa missione, la NASA risparmierà oltre 700 milioni di dollari, consentendo il finanziamento di nuove attività in tutta l’Agenzia“, ​​afferma il documento di bilancio.

Con questa proposta, quindi, la NASA sta portando via un upgrade chiave allo stadio superiore del Sistema di lancio spaziale, proponendo di lanciare i componenti del Gateway su missili commerciali e rimuovendo una missione di alto profilo dal manifest di lancio: l’Europa Clipper. Questo lascia solo un compito reale per l’SLS, che nessun razzo commerciale può attualmente eseguire: l’invio diretto di una capsula di Orion con equipaggio verso un’orbita lunare alta.

Bisogna dire che i progressi attesi durante quest’anno per l’entrata in servizio delle capsule Dragon 2 di SpaceX e Starliner di Boeing, studiate per il trasporto di equipaggio e ormai prossime alla conclusione dei collaudi, potrebbero, già dall’anno prossimo, in caso di ulteriori ritardi, porre una pietra tombale sul progetto SLS+Orion.

Bridenstine su SLS

L’amministratore della NASA Jim Bridenstine ha presentato la richiesta di budget durante un discorso al Kennedy Space Center. Brindestine, ha parlato di “riusabilità” come di una pietra angolare fondamentale per il ritorno sulla Luna dell’agenzia spaziale. Usando sistemi riutilizzabili, i piani della NASA per le missioni umane sulla Luna e alla fine su Marte saranno accessibili e sostenibili.

Il grande razzo dell’agenzia – che è costato alla NASA 12 miliardi di dollari finora per lo sviluppo e ha un budget annuale di circa 2 miliardi di dollari – è un’eccezione. “SLS non è riutilizzabile, ma è un pezzo fondamentale dell’architettura che ci consente di fornire riusabilità alla Luna“, ha affermato Bridenstine.

Risposta del Senato

Il Senato degli Stati Uniti avrà molto da dire su questo bilancio prima che sia approvato. Negli anni passati, il Comitato per gli stanziamenti del Senato, sotto la direzione del suo presidente Richard Shelby, ha concentrato i budget amministrativi per il razzo SLS.

Il senatore dell’Alabama lo ha ribadito la scorsa settimana durante una sessione dell’Associazione del trasporto spaziale. Un altro relatore era Jody Singer, il direttore del Marshall Space Flight Center dell’Alabama, dove è in via di sviluppo il razzo SLS.

Shelby e il suo staff comprenderanno senza dubbio le implicazioni insite nella richiesta di budget del presidente e cosa significherebbero per l’utilità del razzo SLS. Se messi in atto, questi cambiamenti potrebbero significare l’inizio della fine del razzo SLS, specialmente se subisce ulteriori ritardi. Questa sarà una battaglia economica molto interessante da seguire e ci dirà quanto peso continuano ad avere i lobbysti nel senato americano.

Esplosioni atomiche su Marte?

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di Oliver Melis

Marte in passato è stato ritenuto un pianeta che aveva sviluppato una società altamente tecnologica che cercava di evitare l’estinzione portando l’acqua esistente ai poli e intrappolata sotto forma di ghiaccio verso le zone aride attraverso dei canali artificiali.

Fu l’astronomo Giovanni Schiaparelli, dopo una serie di osservazioni effettuate dal 1877 al 1888 nell’Osservatorio astronomico di Brera, a ipotizzare che Marte fosse disseminato di una fitta rete di canali. Schiapparelli, però, non sostenne mai che fossero artificiali. L’equivoco nacque a causa di un errore di traduzione dei suoi lavori dall’italiano all’inglese, venne infatti usato il termine “canal” (canale artificiale) al posto del più consono “channel”. Oggi sappiamo che si trattava di mere illusioni ottiche.

Marte, agli occhi dei sostenitori delle ipotesi cospirative secondo le quali la NASA nasconderebbe le scoperte effettuate, negli anni ha continuato a rivelare sorprese, facce, mura, città, statue, foreste e cupole ne occuperebbero il suolo per la gioia dei tanti appassionati cultori del complotto ordito dalla NASA che ci nasconderebbe tanti segreti celando una lampante verità.

Diversi “ricercatori indipendenti” sostengono che le immagini della superficie di Marte sembrano raffigurare strutture che sembrano essere state distrutte e coperte di polvere. Secondo il Dr. John Brandenburg, queste immagini racconterebbero che in passato due antiche civiltà marziane furono annientate da esseri alieni usando armi nucleari. Brandenburg ha descritto nel suo libro intitolato “La morte su Marte” le sue teorie. Lo scrittore aveva teorizzato in precedenza che il colore rosso di Marte e le sostanze radioattive nel suo suolo sono il risultato di un’esplosione termonucleare causata da un ipotetico reattore nucleare naturale. Ora aggiunge che “l’alta concentrazione” di Xenon-129 nell’atmosfera marziana e l’uranio e il torio sulla superficie sono ciò che resta di due esplosioni nucleari, molto probabilmente innescate da invasori alieni.”

Brandenburg crede che Marte avesse un clima simile a quello terrestre e che fosse abitato da due civiltà: una in una regione chiamata Cydonia Mensa e un’altra a Galaxias Chaos. Lo scienziato è arrivato a queste conclusioni analizzando i dati dell’Orbiter Mars Odyssey del 2001, che portava a bordo uno spettrometro a raggi gamma, Brandenburg osservò una concentrazione locale di uranio radioattivo, torio e potassio in due aree specifiche su Marte.

La sua prima idea fu che ci fosse almeno un reattore nucleare naturale su Marte, analogo a quello scoperto in Gabon nel 1972. Alla Conferenza sulla Scienza Lunare e Planetaria del 2011 pubblicò i risultati. Più tardi, propose che il rapporto elevato tra 129 Xenon e 132 Xenon nell’atmosfera di Marte potesse essere spiegato solo come la firma di un’arma nucleare. Egli suggeri che massicce esplosioni si verificarono nell’area del Mare Acidalium a circa 50 ° N 30 ° O, vicino a Cydonia Mensa e in Utopia Planum a circa 50 ° N 120 ° O vicino a Galaxias Chaos, sostenendo che entrambi sono luoghi ricchi di possibili reperti archeologici.

Questa idea è stata contestata da astronomi e altri scienziati che hanno dimostrato che esiste un’altra spiegazione più probabile e più banale per gli isotopi dello xeno osservati.

Nel dicembre 2014 Brandenburg ha anche scritto: “il terreno vetrificato, inciso con acido, è stato trovato nei siti di entrambe le ipotetiche esplosioni, ma da nessun’altra parte su Marte. Questo minerale ricorda la “trinitite”, il vetro fuso trovato nel sito delle esplosioni nucleari. Quindi ritengo che la mia ipotesi sia supportata da nuovi dati.”

Brandenburg ha citato un articolo di Horgan & Bell di Geology 2011 ma l’articolo non offre alcun supporto alla sua tesi. Horgan & Bell riportano notizia di un vetro vulcanico molto diffuso e non menzionano nemmeno la trinitite. L’intero emisfero nord di Marte mostra prove del passato vulcanismo e non c’è niente di speciale nelle due aree su cui Brandenburg si concentra.
Le sue osservazioni non sono state accettate da riviste peer-reviewed.

Fonte: Mysteriousuniverse.org; Wikipedia

Jeff Bezos: dimenticatevi di Marte, gli umani vivranno in grandi colonie spaziali orbitali

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Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, ha affermato che Marte non sarà mai un luogo dove gli umani potranno vivere senza problemi.

Ho un sacco di amici che sostengono di volersi trasferire su Marte e, quando me lo dicono, io rispondo che prima dovrebbero provare a trascorrere un anno sulla cima dell’Everest per abituarsi: l’Everest è un paradiso rispetto a Marte“.

Il miliardario, proprietario di Amazon e Blue Origin, avrebbe proferito questa affermazione lo scorso febbraio, durante una conversazione tenutasi allo Yale Club di New York; lo riferisce Business Insider, in possesso di una trascrizione della conversazione.

Questo non vuol dire che Bezos, che ha fondato Amazon e la società aerospaziale Blue Origin, non sia interessato a mandare esseri umani nello spazio persone normali. Bezos ritiene che l’umanità inizierà a trasferirsi nello spazio man mano che la popolazione si espanderà e le risorse della Terra diminuiranno. Alla fine, secondo lui, una popolazione che restasse limitata alla Terra, dovrebbe sottoporsi ad un pesante controllo delle nascite ed un’importante razionamento di energia e materie prime: “…[T] mi sembra che sarebbe un mondo piuttosto squallido. Non dovremmo aspettare di arrivare a quel punto”, ha detto Bezos.
Ci sono attualmente oltre 7,6 miliardi di persone sulla terra e per molti la vita non è facile ma se lo spazio diventasse un luogo praticabile dove gli esseri umani potessero vivere, il sistema solare ha indubbiamente risorse sufficienti per sostenere 1 trilione di esseri umani per secoli, sostiene Bezos. “Allora potrebbero nascere 1.000 Mozart e 1.000 Einstein. diventeremmo una civiltà incredibile e dinamica.”

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Jeff Bezos

@JeffBezos

Tuttavia, Bezos ritiene che “non dovremmo trasferirci sui pianeti” ma “realizzare strutture spaziali autosufficienti, come quelle progettate dal professore di fisica di Princeton, Gerard O’Neil.

Gli insediamenti spaziali progettati da O’Neill sono costituiti da due cilindri, ciascuno lungo 32 chilometri e con un diametro di 6,5 chilometri, secondo la National Space Society. Di seguito è riportato un rendering d’artista dell’interno di uno dei cilindri.

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Dipinto di Rick Guidice per gentile concessione della NASA.

Le colonie spaziali che costruiremo avranno molti vantaggi. Il primo è che saranno vicini alla Terra. Il tempo di transito e la quantità di energia richiesta per muoversi tra i pianeti è così alta”, ha spiegato Bezos.

In definitiva quello che accadrà, è che questo pianeta sarà suddiviso in zone residenziali e industria leggera. Avremo università qui e così via, ma qui non faremo l’industria pesante. Perché dovremmo? Questa è la gemma del sistema solare. Perché dovremmo fare l’industria pesante qui? Non ha senso.”

Un altro rendering di un artista dell’interno di uno dei cilindri di insediamento spaziale di O’Neill, secondo la National Space Society .

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Pittura di Don Davis per gentile concessione della NASA.

Quello che Bezos non dice ma sembra pensare è che in un futuro neanche troppo lontano la maggior parte dell’umanità dovrà abitare e lavorare in queste strutture orbitali che, in qualche modo, dovranno riprodurre un ambiente ospitale e il più possibile autosufficiente. A risiedere sulla Terra, ritrasformata in un paradiso, saranno pochi privilegiati.

Come sappiamo, Bezos non è il solo a pensare che gli esseri umani alla fine dovranno trasferirsi oltre la Terra; il  CEO di Tesla e SpaceX Elon Musk  sostiene da tempo che gli esseri umani dovranno diventare una specie multiplanetaria ma, al contrario di Bezos, Musk ritiene che dovremo andare sui pianeti e sulle lune ed adattarli alle nostre esigenze.

Credo davvero nel futuro dello spazio”, ha detto Musk sabato al Kennedy Space Center in Florida dopo il lancio della sua capsula spaziale Crew Dragon. “Penso che sia importante diventare una civiltà dello spazio e essere là fuori, tra le stelle… Vogliamo che le cose che sono nei romanzi e nei film di fantascienza non siano fantascienza per sempre. Vogliamo che un giorno diventino reali.

Musk immagina che gli umani col tempo “terraformeranno” Marte, rendendone abitabile la superficie. Ci vorrà tempo, sarà estremamente rischioso ma lo faremo e dovremo cominciare con delle colonie sotterranee con alcune strutture schermate in superficie, ma alla fine Marte diverrà un pianeta abitabile, dice Musk.

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SpaceX

@SpaceX

Sarà difficile. C’è una buona possibilità di morire andando in un piccolo barattolo attraverso lo spazio profondo. Potresti atterrare con successo, [ma] una volta che sarai atterrato, dovrai lavorare senza sosta per costruire la base e renderla sicura e autonoma, quindi non avrai molto tempo libero. E una volta che sarai lì, anche dopo tutto questo, l’ambiente sarà ancora molto duro, quindi ci sono buone probabilità che morirai lì. Pensiamo che tu possa tornare ma non ne siamo sicuri”, ha spiegato Musk ad Axios lo scorso novembre.

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La leggenda della Utsuro-buna

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di Oliver Melis

La storia ambientata nella provincia di Hitachi (Giappone centrale) nel 1803 vede come protagonisti un gruppo di pescatori giapponesi, che ebbero un incontro con una “Utsuro-buna” sulle spiagge di Haratono-hama. La Utsuro-buna o “imbarcazione vuota” appariva come una barca circolare di tronchi decorata, larga circa 6 metri e alta circa 4 metri. A prima vista, secondo i pescatori era fatta di legno di sequoia o palissandro e adornata con lastre di bronzo nella sua metà inferiore, con diverse finestre trasparenti intorno alla sua metà superiore.

I pescatori dopo averla trascinato a riva guardarono attraverso le finestre e videro che le pareti erano ricoperte da strani testi scritti in una lingua sconosciuta. Conteneva oggetti, cibo e vestiti e, con loro grande sorpresa, all’interno c’era anche una bella donna straniera di circa 20 anni carnagione pallida e capelli rossi. La donna vestiva abiti eleganti, di origine sconosciuta, e il suo linguaggio era sconosciuto, quindi i pescatori non furono in grado di comunicare con lei, che, nonostante ciò, rimaneva amichevole e cortese.

La donna aveva con sé una scatola di forma quadrata, che proteggeva dai pescatori, nonostante la loro curiosità. Dopo il breve incontro i pescatori lasciarono libera la strana imbarcazione che tornò da dove era venuta. I pescatori non sapevano nulla della provenienza della donna e dell’imbarcazione ma un vecchio del villaggio dei pescatori raccontò che la donna era una principessa di una terra straniera, che aveva tradito il suo potente marito con altri cittadini. Il vecchio suggerì che, a causa della sua bellezza, era amata dalla gente, e sebbene suo marito avrebbe potuto giustiziarla per questo torto, misericordiosamente la bandì e la lasciò al suo destino.

Questa è solo una delle versioni della storia, infatti tra i testi antichi ci sono tre versioni più conosciute contenute in tre libri: Toen shsetsu  (“racconti dal giardino dei conigli“), composto nel 1825 da Kyokutei Bakin, Hy ry kish  (“diario e storie dei naufraghi“), composto durante il periodo Edo nel 1835 da un autore sconosciuto, e Ume-no-chiri (‘polvere dell’albicocca‘), composto nel 1844 da Nagahashi Matajir.

Toen shsetsu  è la versione più dettagliata e più citata della storia, anche se tra loro vi è una somiglianza sorprendente.
Il racconto, abbastanza moderno e con un alto livello nei dettagli che suggerirebbe la possibilità che la storia sia realmente accaduta, inoltre imbarcazioni simili erano abbastanza comuni all’epoca. L’imbarcazione era dotata secondo i pescatori di sistemi che le avrebbero permesso di sopravvivere a un lungo viaggio in mare piuttosto che in un fiume.

Queste storie, però, spesso attirano l’attenzione per la loro particolarità, infatti qualcuno non si è lasciato certamente sfuggire un dettaglio: la forma dell’imbarcazione della storia è circolare come circolari sono molti UFO che vengono segnalati, quindi qualcuno ha trovato facile affermare che siamo di fronte al racconto di un incontro con un essere extraterrestre ante litteram, come dice qualche ufologo colto.

L’equivoco nasce dal fatto che non sappiamo se la storia sia realmente accaduta o ci troviamo dinnanzi a un racconto allegorico che può essere trasformato in un racconto ufologico.
Da dove nasce la teoria che la Utsuro-buna sia un qualche velivolo extraterrestre? Naturalmente dai simboli che i pescatori raccontarono di aver visto che vennero in seguito trascritti nei libri che abbiamo citato. Per alcuni la foggia dei vestiti della ragazza sarebbe aliena e i simboli riscontrati simili a quelli osservati nello scafo della nave spaziale coinvolta nell’incidente di Rendlesham forest che abbiamo visto essere una bufala.

Per molti studiosi la storia di Utsuro-buna non è altro che una fusione di molte leggende giapponesi e cinesi, nel 1997 un professore della Gifu University di Tokyo, il Dr. Kazuo Tanaka, studiò la leggenda di Utsuro-bune basandosi su un lavoro precedente dallo storico giapponese Yanagida Kunio eseguito nel 1925 e nel 1962 che sottolineava che nelle versioni più antiche l’imbarcazione non presentava nessuna cupola o altri dettagli come finestre e tavole di bronzo aggiunti in seguito per smentire gli scettici sulla scarsa capacità di navigazione dell’imbarcazione.

Tanaka conclude che la storia non è altro che una ( relativamente) moderna rivisitazione di un’antica allegoria, affermando inoltre che le località citate, Haratono-hama e Harayadori, sono interamente fittizie e che alcuni elementi della storia sono quasi archetipici nei confronti degli atteggiamenti giapponesi nei confronti degli stranieri nell’antichità.

Fonti: Mysteriousuniverse.org; Mistero risolto; Wikipedia.

Elon Musk. Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico

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Elon Musk. Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico

di Ashlee Vance

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  • Formato Kindle
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    EUR 21,16

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Moderno epigono di Thomas Edison, Henry Ford, Howard Hughes e Steve Jobs, Elon Musk è il fondatore di aziende come PayPal, Tesla, SpaceX e SolarCity, ciascuna delle quali ha generato onde d’urto nel business e nell’industria americana. Più di ogni altro imprenditore contemporaneo, Musk ha investito le sue energie e il suo vasto patrimonio per immaginare un futuro ricco e luminoso, come i geni visionari dell’età dell’oro della fantascienza. In questo ritratto avvincente e documentato, Ashlee Vance racconta con una completezza senza precedenti la carriera straordinaria del businessman più audace della Silicon Valley – un autentico Iron Man – e conduce un’analisi attenta del corso dell’imprenditoria americana e della sua generazione di ‘creatori’. Grazie al rapporto in esclusiva con Musk, la sua famiglia e i suoi amici, il libro ripercorre le varie tappe della sua vita: dall’infanzia difficile in Sudafrica fino alle vette del business mondiale. Vance ha conversato con Musk per oltre cinquanta ore e ha intervistato quasi trecento persone per ricostruire le turbolente vicissitudini delle aziende rivoluzionarie fondate da Musk e per dipingere il ritratto di un uomo dalla personalità complessa che ha trasformato l’industria americana, innescando ondate di innovazione e facendosi anche molti nemici. In un’epoca in cui molte aziende sono più interessate a inseguire guadagni facili che a rischiare sviluppando tecnologie rivoluzionarie, Musk è l’unico imprenditore dotato di sufficiente dinamismo e visionarietà per affrontare – e stravolgere – più settori in un colpo solo. E due delle sue ultime ‘invenzioni’ come Hyperloop o le autostrade sotterranee vanno esattamente in questa direzione. Elon Musk è un’indagine brillante e approfondita su un mondo tecnologico che sta vivendo trasformazioni sempre più radicali, e offre un ritratto vero ed entusiasmante dell’uomo che sta creando il futuro.

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I progetti per riforestare il pianeta

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Mezzo millennio fa, le foreste coprivano gran parte della penisola iberica. Ma questo cambiò presto. Secoli di guerre e invasioni, espansione agricola e taglio degli alberi per svariati usi spazzarono via la maggior parte dei boschi e trasformarono luoghi come Matamorisca, un piccolo villaggio nel nord della Spagna, in aree degradate.

Il clima arido ed i terreni impoveriti della regione non rappresentano certo il posto ideale per un programma di rimboschimento medio, ma per la Land Life Company di Amsterdam è un posto ideale. “In genere operiamo dove la natura non ritorna da sola“, afferma Jurrian Ruys, il suo CEO. “Andiamo dove ci sono condizioni più difficili in termini di clima, con estati secche o molto calde.”

A Matamorisca, sono intervenuti su 17 sterili ettari di proprietà del governo regionale e li hanno trattati con il loro dispositivo distintivo: una ciambella di cartone biodegradabile che chiamano il bozzolo che può contenere 25 litri di acqua sotterranea per aiutare il primo anno di un semenzaio. Circa 16.000 querce, noci, sorbi e fiori bianchi sono stati piantati nel maggio 2018 e la società riferisce che il 96% di loro è sopravvissuto all’estate torrida di quell’anno senza irrigazione extra, una pietra miliare fondamentale per un albero giovane.

La natura ritorna da sola?” Chiede Arnout Asjes, chief technology officer della Land Life Company, che supervisiona un mix di immagini drone e satellitari, analisi di big data e il miglioramento del suolo, QR tagging e design di configurazioni di alberi specifici per sito. “Probabilmente si, ma possono volerci decenni o centinaia di anni, noi acceleriamo le cose.”

Paesaggio arido in Spagna (Credit: Getty Images)

Sono in corso tentativi di riportare la vegetazione anche in aree aride come l’interno soleggiato della Spagna (Credit: Getty Images)

La sua azienda appartiene a un movimento globale di organizzazioni che cercano di salvare aree degradate o deforestate, che vanno dalle esuberanti pianure tropicali alle aride colline delle regioni temperate. Spinti dalla perdita di biodiversità globale e dai cambiamenti climatici, questi gruppi stanno sviluppando nuovi metodi per far rivivere la copertura forestale. “Non è una proposta teorica“, afferma Walter Vergara, specialista in foreste e clima presso il World Resources Institute (WRI). “Sono necessari i giusti incentivi, le parti interessate giuste, l’analisi giusta e il capitale sufficiente, ma può accadere“.

Il modo in cui questi fattori si fondono attorno a un particolare progetto dipende dal tipo di ecosistema che si ha in mente. Le foreste secondarie dell’Amazzonia sono diverse dai pini del Texas che si stanno riprendendo dopo gli incendi boschivi o i boschi boreali che coprono gran parte della Svezia. Ciascuno fornisce diverse sfide per i programmi di rimboschimento e ciascuno ha esigenze particolari.

Nelle aride condizioni intorno a Matamorisca e in aree simili in Spagna, la Land Life Company si preoccupa della rapida desertificazione. Concentrandosi sul ripristino dell’ecosistema. Con circa 600 ettari ripiantati in tutto il mondo dal 2015 e altri 1.100 previsti per quest’anno, l’iniziativa dell’azienda si inserisce nella Bonn Challenge, uno sforzo globale per ripristinare 150 milioni di ettari di terra disboscata e degradata nel mondo entro il 2020. Un’area all’incirca delle dimensioni dell’Iran o della Mongolia. Entro il 2030, l’obiettivo è di raggiungere 350 milioni di ettari, il 20% in più di terra rispetto all’India.

Questi obiettivi includono sia la riabilitazione delle aree boschive che hanno perso la densità o sembrano un po ‘deboli (un processo noto come “ripristino” nel gergo forestale) che il recupero della copertura forestale nelle aree in cui è completamente scomparsa (procedura nota come “rimboschimento”).

L’obiettivo globale è suddiviso in parti più piccole e prende forma in America Latina come iniziativa 20×20, uno sforzo per contribuire con 20 milioni di ettari all’obiettivo generale catalizzando progetti di piccole e medie dimensioni con il sostegno politico dei governi. A differenza di ciò che fa la Land Life Company, questo progetto su scala regionale rappresenta un caso economico e commerciale per il rimboschimento, anche se punta comunque alla conservazione della biodiversità. “È necessario portare denaro del settore privato“, dice Vergara del WRI, che guida l’iniziativa, “e questo capitale ha bisogno di vedere un ritorno sui propri investimenti“. Uno studio recente ha stimato che l’America Latina potrebbe produrre un valore attuale netto di circa $ 23 bn per un periodo di 50 anni se raggiunge il suo obiettivo.

Foresta e terreni agricoli liberi (Credit: Getty Images)

Anche la terra che è stata ripulita per fare allevamenti di bestiame può tornare alla foresta con l’aiuto giusto (Credit: Getty Images)

Il denaro può provenire dalla vendita di legname in foreste gestite in modo sostenibile o dalla raccolta di “prodotti non legnosi” come noci, oli e frutti dagli alberi. Si può calcolare il quantitativo di anidride carbonica che la foresta sta catturando e vendere crediti di emissione di carbonio alle aziende desiderose di compensare le loro emissioni. Oppure si può gestire la foresta sperando che la biodiversità attiri gli ecoturisti che pagheranno per l’alloggio, i tour di birdwatching ed i pasti.

Tuttavia, i soldi per l’iniziativa 20×20 provengono per lo più da organizzazioni finanziarie con tripli obiettivi – un ritorno modesto sul loro investimento, benefici ambientali e guadagni sociali – noti come investitori d’impatto.

Ad esempio, il fondo tedesco 12Tree, uno dei partner 20×20 investe $ 9,5 milioni a Cuango, una proprietà di 1.455 ettari sulla costa caraibica di Panama che combina una piantagione di cacao commerciale con l’estrazione del legname da una foresta secondaria gestita in modo sostenibile. Con i loro soldi, hanno riforestato un ex ranch dove si allevava bestiame, hanno offerto posti di lavoro di alta qualità per le comunità circostanti e ottenuto un ritorno sui loro investimenti.

Reintroducendo gli alberi nel paesaggio, abbiamo un impatto positivo sull’umidità, sulla cattura della pioggia, sulla conservazione del suolo e sulla conservazione della biodiversità – Benoît Bertrand

Anche su terreni sradicati decenni fa e attualmente utilizzati dagli agricoltori, alcune colture possono coesistere con la foresta, se trovi il giusto equilibrio. Sebbene non sia tecnicamente una riforestazione, l’agroforestale offre l’opportunità ai piccoli agricoltori di autosostenersi mentre riportano una copertura forestale alle loro fattorie.

Un progetto globale chiamato Breedcafs sta studiando come si comportano gli alberi nelle piantagioni di caffè, nella speranza di trovare varietà di colture che riescano a crescere sotto l’ombra degli alberi. Il caffè cresce naturalmente in queste foreste, quindi replicare questo tipo di coltura nelle fattorie sta riportando il raccolto alle sue radici.

Reintroducendo gli alberi nel paesaggio, abbiamo un impatto positivo sull’umidità, sulla cattura della pioggia, sulla conservazione del suolo e sulla conservazione della biodiversità“, afferma l’esperto di caffè Benoît Bertrand, che guida il progetto dal Centro francese di ricerca agricola per lo sviluppo internazionale (Cirad)Bertrand sta analizzando quali varietà di caffè si adattino meglio a questo sistema. Un approccio simile può essere applicato alla terra con cacao , vaniglia e alberi da frutto .

Giovane alberello nella foresta (Credit: Getty Images)

Se gli alberelli possono essere protetti nei primi mesi, è più probabile che la copertura forestale ritorni (Credit: Getty Images)

Non tutti i terreni sono adatti alla riforestazione. I partner di Vergara cercano investimenti sicuri, e persino la Land Life Company gestisce progetti importanti solo in paesi che considerano “a basso rischio”, come la Spagna, il Messico o gli Stati Uniti. “Tendiamo ad evitare operazioni su larga scala in paesi come alcune parti del Medio Oriente o dell’Africa, dove la permanenza non è sicura“, afferma Ruys.

Ma con le giuste condizioni, tutto ciò che è necessario è il tempo. In Costa Rica, il Rifugio nazionale della fauna selvatica di oltre 330 ettari non assomiglia al ranch che c’era prima del 1987, quando Jack Ewing decise di trasformare questa hacienda in una destinazione ecoturistica. Invece di effettuare interventi, un amico gli raccomandò di lasciare che la natura facesse il suo corso.

Gli ex pascoli di Barú sono ora boschi esuberanti e la proprietà vanta oltre 150 ettari di foreste secondarie senza alcun intervento umanoNegli ultimi 10 anni, scimmie urlatrici, macao scarlatti e persino puma migratori sono tornati nella terra del rifugio, incrementando il turismo e rinvigorendo l’ecosistema. Ewing, che ora ha 75 anni, spiega questo successo usando le parole che il suo amico usò tre decenni fa: “In Costa Rica, quando smetti di gestire gli scrub, la giungla torna per vendetta.”

Fonti: BBC, Wikipedia

Il polo nord magnetico terrestre si sta spostando rapidamente: su quanta parte delle nostre vite influirà veramente?

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La National Oceanic and Atmospheric Administration poco tempo fa ha rilasciato un aggiornamento inaspettato per la correzione dei sistemi GPS, in quanto il Nord magnetico è in movimento e si sposta più velocemente del previsto. Sapevamo già che il nord magnetico si muove, ma ora sta il suo movimento è molto più rapido di quanto ci aspettassimo, tanto che invece di aspettare il consueto intervallo di cinque anni per rilasciare l’aggiornamento la NOAA è stata costretta ad intervenire in anticipo.

Il campo magnetico terrestre è generato da un nucleo esterno di 2.000 km di ferro liquido e nichel che circonda il nucleo interno solido del pianeta. L’asse del magnete interno della Terra si sposta attorno all’asse di rotazione in base al capriccio delle correnti all’interno di quel liquido, e il suo variare cambia le letture restituite dalle bussole magnetiche in tutto il mondo, facendo sballare il sistema di navigazione globale, il GPS, a meno di caricare un aggiornamento che contenga le compensazioni delle variazioni.

Trovare la strada con mappa e bussola

È così che il British Ordnance Survey pubblica l'offset magnetico sul margine delle loro mappe stampate.
È così che il British Ordnance Survey pubblica l’offset magnetico sul margine delle loro mappe stampate.

Ogni ex scout sa come utilizzare una bussola e collegarla ad una mappa. Ma in quanti conoscono la differenza tra l’ago della bussola e la griglia su quella mappa?

Generalmente gli editori di mappe usano due standard, il vero nord è usato per la griglia della mappa – è dove le linee longitudinali si incontrano all’estremità settentrionale del pianeta. Il nord magnetico, invece, è il punto in cui la bussola punta ed è legato a quel fastidioso bersaglio in movimento. Gli editori prenderanno nota dello spostamento locale tra il Nord magnetico e il Nord della griglia della mappa e aggiusteranno le nuove mappe. In campi più seri in cui la precisione della navigazione è fondamentale, ogni nave e aereo avrà una bussola magnetica come aiuto per il suo navigatore.

È vero, quindi, che una bussola magnetica è uno strumento utile e, data una buona mappa o grafico, può essere usata per attraversare la terra o l’oceano. Ma il moderno Scout ha uno smartphone con GPS in tasca e sia i piloti che i comandanti hanno utilizzato giroscopi affidabili per decenni prima di aver mai visto un GPS. Ha ancora senso avere una bussola magnetica, o alla fine anche questa farà la fine dell’astrolabio o del navigatore Decca?

Il luogo più ovvio in cui vediamo ancora una bussola magnetica è l’automobile. Ora sono digitali, ma fanno ancora affidamento sul polo nord magnetico della terra. Lo smartphone ha uno di questi sensori e viene utilizzato in combinazione con sensori inerziali e letture GPS quando si utilizza il telefono per la navigazione.

Nel caso in cui tutto nel nostro castello di carte high-tech fallisca, e tutto ciò che rimane è la bussola magnetica, questo strumento potrebbe rivelarsi un salvavita. Questo aggiornamento della direzione nord magnetico può costituire una buona scusa per discutere e capire tutti i modi in cui questo semplice fenomeno ha avuto profondi impatti sulle nostre vite e sullo sviluppo della società.