Di Oliver Melis
Marte ci regala sempre nuove emozioni, ma se non ci accontentiamo di quello che ci raccontano le missioni esplorative della NASA o delle altre agenzie spaziali, possiamo sempre sognare ad occhi aperti con le più strampalate teorie che tanti siti internet propongono.
Sul suolo del pianeta rosso alcuni hanno trovato, o creduto di avere trovato, un vasto campionario di elementi che, secondo loro, accreditano teorie che raccontano una storia alternativa. Marte avrebbe ospitato, per alcuni addirittura ospiterebbe ancora, un’antica civiltà che ha lasciato meraviglie architettoniche alle quali i nostri antenati si sarebbero ispirati per costruire i propri monumenti.
Facce, mura, città, statue, canali artificiali, foreste e cupole ne occuperebbero il suolo per la gioia dei tanti appassionati cultori del complotto ordito dalla NASA che ci nasconderebbe tanti segreti nascondendo una lampante verità.
Facciamo un passo indietro e cominciamo dall’inizio, fu infatti l’astronomo Giovanni Schiaparelli, dopo una serie di osservazioni effettuate dal 1877 al 1888 nell’Osservatorio astronomico di Brera, a ipotizzare che Marte fosse disseminato di una fitta rete di canali. Non sostenne mai, tuttavia, che fossero artificiali. L’equivoco è dovuto a un errore di traduzione dei suoi lavori dall’italiano all’inglese, venne infatti usato il termine “canal” (canale artificiale) al posto del più consono “channel”. Oggi sappiamo che si trattava di mere illusioni ottiche.
Quasi un secolo dopo, nel luglio del 1976, la sonda della NASA Viking 1 orbitando sulla regione marziana di Cydonia, scattò una foto che divenne poi famosa con l’appellativo di “volto di Marte”. Una struttura montuosa che sembrava proprio un volto umanoide con occhi, naso e bocca in parte delineati. Alla Nasa non si scomposero più di tanto, mentre gli ufologi si convinsero presto che l’agenzia spaziale americana ci nascondesse la verità che Marte fosse stato in passato un pianeta abitato da esseri intellienti in grado di costruire monumenti simili ai monumenti innalzati dalle antiche popolazioni della Terra. La NASA sapeva ma chissà per quale motivo non riuscì a nascondere l’immagine che la incastrava.
Di seguito la didascalia originale della foto (in inglese) e la traduzione:
« This picture is one of many taken in the northern latitudes of Mars by the Viking 1 Orbiter in search of a landing site for Viking 2.
The picture shows eroded mesa-like landforms. The huge rock formation in the center, which resembles a human head, is formed by shadows giving the illusion of eyes, nose and mouth. The feature is 1.5 kilometers (one mile) across, with the sun angle at approximately 20 degrees. The speckled appearance of the image is due to bit errors, emphasized by enlargement of the photo. The picture was taken on July 25 from a range of 1873 kilometers (1162 miles). Viking 2 will arrive in Mars orbit next Saturday (August 7) with a landing scheduled for early September. » |
« Questa fotografia è una delle tante scattate nelle latitudini settentrionali di Marte dalla sonda Viking 1 in cerca di un punto d’atterraggio per Viking 2.
L’immagine mostra i terreni a forma di tavolati mesa erosi. L’immensa formazione rocciosa centrale, somigliante a una testa umana, è formata da ombre che danno l’illusione di occhi, naso e bocca. Il complesso misura in larghezza 1.5 chilometri (un miglio), con l’angolo solare a circa 20 gradi. L’aspetto punteggiato dell’immagine è dovuto a errori di trasmissione, enfatizzati dall’ingrandimento della foto. L’immagine fu ripresa il 25 luglio da una distanza di 1873 chilometri (1162 miglia). Viking 2 raggiungerà l’orbita di Marte sabato prossimo (7 agosto) con atterraggio programmato per i primi di settembre. » |
Nel 1998, grazie alla sonda Mars global surveryor fu stato svelato il mistero: nubi e giochi d’ombre avevano fatto apparire quella montagna totalmente diversa da com’è realmente. Nonostante la foto ad alta risoluzione non mostri più un volto che pare osservare il cielo i teorici del complotto continuano a pensare che la NASA abbia deciso di insabbiare quanto da loro scoperto.
Marte, luci e ombre sul pianeta rosso
Marte ci regala sempre nuove emozioni, ma se non ci accontentiamo di quello che ci raccontano le missioni esplorative della NASA o delle altre agenzie spaziali, possiamo sempre sognare ad occhi aperti con le più strampalate teorie che tanti siti internet propongono.
Sul suolo del pianeta rosso abbiamo un vasto campionario di teorie che raccontano una storia alternativa, Marte ospiterebbe un’antica civiltà che ci ha lasciato meraviglie architettoniche alle quali i nostri antenati si sarebbero ispirati per costruire i propri monumenti.
Facce, mura, città, statue, canali artificiali, foreste e cupole ne occuperebbero il suolo per la gioia dei tanti appassionati cultori del complotto ordito dalla NASA che ci nasconderebbe tanti segreti nascondendo una lampante verità.
Facciamo un passo indietro, fu infatti l’astronomo Giovanni Schiaparelli dopo una serie di osservazioni effettuate dal 1877 al 1888 nell’Osservatorio astronomico di Brera a ipotizzare che Marte sarebbe stata disseminata da una fitta rete di canali. Non sostenne mai tuttavia che fossero artificiali. L’equivoco è dovuto a un errore di traduzione dei suoi lavori dall’italiano all’inglese, venne infatti usato il termine “canal” (canale artificiale) al posto del più consono “channel”. Oggi sappiamo che si trattava di mere illusioni ottiche.
Facciamo un salto di quasi un secolo e arriviamo al luglio del 1976 quando la sonda Viking 1 stava orbitando sulla regione marziana di Cydonia, una delle foto scattate dala sonda orbitante divenne nota come il “volto di Marte”. La struttura montuosa sembrava proprio un volto umanoide con occhi, naso e bocca in parte delineati. Alla Nasa non si scomposero più di tanto, mentre gli ufologi si convinsero presto che l’agenzia spaziale americana ci nascondesse la verità, Marte era in passato un pianeta abitato da esseri intellienti in grado di costruire monumenti simili ai monumenti innalzati dalle antiche popolazioni della Terra. La NASA sapeva ma chissà per quale motivo non riuscì a nascondere l’immagine che la incastrava.
Nel 1998, grazie alla sonda Mars global surveryor è stato svelato il mistero: nubi e giochi d’ombre avevano fatto apparire quella montagna totalmente diversa da com’è realmente. Nonostante la foto ad alta risoluzione non mostri più un volto che pare osservare il cielo i teorici del complotto continuano a pensare che la NASA abbia deciso di insabbiare quanto da loro scoperto.
Qualche decennio dopo, nel 2012, il sito affari italiani rilancia una notizia sensazionale, una scoperta di un ricercatore italiano, Matteo Ianneo che avrebbe trovato non un monumento ma un’intera citta su Marte. Attraverso lo studio del planetario on line Google Mars, Ianneo aveva fatto altre volte dichiarazioni di questo tipo che si possono comunque spiegare con il fenomeno della pareidolia, cioè la tendenza della nostra mente a riconoscere figure in macchie amorfe. Stavolta però Ianneo trova strutture fortemente regolari causate da qualche altro fattore.
Ecco quanto scoperto dal ricercatore:
Grazie a Google maps si scorge in effetti un intricato reticolo di linee rettangolari.
Guardando, però, l’immagine con minore ingrandimento, ci accorgiamo che tutta area è costellata da aree regolari di diversa colorazione.
Il motivo è che le mappe ad alta risoluzione di Google Mars sono state ottenute principalmente dal mosaico di fotografie dello strumento THEMIS a bordo della sonda Mars Odissey.
nella foto sottostante si vede l’immagine originale che è in bianco e nero, in quanto ottenuta ottenuta con un solo canale spettrale nell’infrarosso. Questo è il massimo ingrandimento disponibile nell’immagine originale: nonostante lo strumento di Google permetta infatti fattori di zoom molto maggiori. Nessuna città quindi, quello che si ingrandisce è solo rumore e quadrettature dovute al ricampionamento dell’immagine.
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