mercoledì, Novembre 13, 2024
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Le stele di Castionetto

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di Oliver Melis

Come abbiamo visto ormai in molti casi, da qualche tempo si sta affermando, in una certa parte di certa ufologia, la tendenza a cercare legittimazione alle proprie affermazioni, in particolare quelle relative alle varie ipotesi riguardanti presunti interventi di esseri alieni sull’evoluzione degli esseri umani avvenuti in tempi antichissimi, nelle raffigurazioni artistiche del passato. Così, graffiti rupestri, antiche raffigurazioni e dipinti, così come antichi documenti scritti come la Bibbia, le tavolette ed i frammenti sumerici e i libri sacri di varie popolazioni e località vengono letti ed esaminati cercandovi qualcosa che faccia pensare ad extraterrestri o ai loro presunti mezzi.

A questo destino non sono sfuggite neanche le Stele di Castionetto finite, purtroppo, in cialtroneschi video nei soliti canali youtube dove vengono interpretate come raffiguranti un essere extraterrestre con tanto di tuta ambientale e casco, similmente, a detta della voce narrante, a tanti altri graffiti rupestri ritrovati in giro per il mondo. Si parla di quei graffiti o antichi dipinti che un numero crescente di tuttologi del mistero spacciano come il lascito del passagio sulla Terra di antiche civiltà extraterrestri.

Le bellissime stele rinvenute nel 1959 a Chiuro, in Valtellina, da Maria Reggiani Rajna, incastrate nel muretto di una vigna della contrada Castionetto, sono oggi conservate nell Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio.

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La prima stele è a forma di parallelepipedo e decorata su entrambe le facce. Lunga 60 centimetri e larga trenta centimetri, sulla prima faccia presenta una decorazione composta da tre linee parallele, che indicano una collana, mentre sulla seconda si rilevano fasi di incisione diverse e vi compaiono una fila di cervi, una alabarda a lama triangolare e una figura umana che impugna un’ascia dal lungo manico. Le datazioni ufficiali fanno risalire la prima faccia al periodo eneolitico (età del rame  2200 – 1800 aC) e la seconda alla fase arcaica e media dell’età del bronzo (1800 – 1200 aC) con, forse, inquinamenti di epoca medievale.

È proprio la figura umana stilizzata, come nell’uso delle raffigurazioni dell’epoca, ad essere individuata da questi supposti ricercatori indipendenti, come un’astronauta con tanto di tuta e casco.

La seconda stele, anch’essa di forma parallelepipeda e decorata su un’unica faccia, misura 50 centimetri di altezza e 40 di larghezza. Anch’essa risalirebbe alla fase arcaica e media dell’età del Bronzo (1800 – 1600 a. C.).
Sull’unica faccia decorata è raffigurato un disco solare che i sei raggi dividono in quattro parti di minore e due di maggiore ampiezza che alcuni fantasiosi pseudoricercatori immaginano essere la raffigurazione di un disco volante.

 

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Come si può constatare dalle immagini, è il tripudio della fanta archeologia.

Ricercatori inglesi avvisano: il Mycoplasma genitalium potrebbe diventare il prossimo superbatterio

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Secondo alcuni ricercatori inglesi un’infezione poco conosciuta (ma diffusa) a trasmissione sessuale potrebbe star per provocare grossi problemi, in particolare per la salute delle donne. Il Mycoplasma genitalium (MG) si presenta spesso in maniera asintomatica ma può causare una malattia infiammatoria pelvica che può rendere sterili alcune donne.

A causa della sua asintomaticità, la MG può essere sottovalutata e se non viene trattata correttamente, può sviluppare resistenza agli antibiotici.

La British Association of Sexual Health and l’HIV sta lanciando una campagna di informazione e prevenzione sul Mycoplasma genitalium ritenendolo una minaccia estremamente pericolosa per i prossimi anni.

Il Mycoplasma genitalium è un batterio che può causare infiammazione dell’uretra negli uomini, in cui provoca minzione dolorosa e perdita di pus dall’uretra. Nelle donne, può provocare infiammazioni agli organi riproduttivi (utero e tube di Falloppio), causando dolore, febbre a in alcuni casi sanguinamento vaginale.

L’infezione si contrae avendo rapporti sessuali non protetti con persone affette da Mycoplasma. È importante sottolineare che spesso le persone colpite dall’infezione non sono consapevoli di avere contratto la malattia proprio perchè in molti casi resta asintomatica. L’unica misura sicura per la prevenzione è l’uso del preservativo.

mycoplasma genitalium

Il Mycoplasma genitalium è stato identificato per la prima volta nel Regno Unito negli anni ’80 e si ritiene che colpisca l’1-2% della popolazione mondiale.

L’MG non sempre causa sintomi e non sempre ha bisogno di cure e può essere confuso con un’infezione da Chlamidya, altro batterio che provoca una malattia a trasmissione sessuale.

Di recente sono stati sviluppati dei test per individuare l’MG che, purtroppo, sono ancora di difficile reperimento. L’unica soluzione per ottenere una diagnosi certa sono apposite analisi di laboratorio che, però, i medici richiedono solo in caso sospetti che emergono esclusivamente con una chiara e completa descrizione dei sintomi da parte dei pazienti.

La principale nota dolente è che anche il Mycoplasma genitalium, come molti altri batterista sviluppando resistenza ad alcuni antibiotici e quindi la terapia deve essere mirata e selezionata con apposite prove di sensibilità.

Il tasso di eradicazione dell’MG dopo il trattamento con antibiotici della famiglia dei macrolidi sta diminuendo a livello globale. Secondo il BASHH, la resistenza ai macrolidi nel Regno Unito è stimata intorno al 40%. Al momento, però, appare ancora ben efficace, nella maggior parte dei casi, un altro antibiotico, l’azitromicina.

Secondo i consulenti del BASHH è necessario avviare una campagna pubblica di sensibilizzazione alla prevenzione per stimolare l’uso dei preservativi. “Non possiamo permetterci di continuare con l’approccio che abbiamo seguito negli ultimi 15 anni poiché ciò porterà indubbiamente a un’emergenza sanitaria pubblica con l’emergere dell’MG come un superbatterio.” ha dichiarato Paddy Horner, l’estensore delle linee guida stabilite dal BASHH: “Le nostre linee guida raccomandano che i pazienti con sintomi siano correttamente diagnosticati usando un accurato test per l’MG, trattati correttamente e poi controllati nel tempo per verificarne la guarigione. Sono urgentemente necessarie risorse per garantire che i test di resistenza diagnostica e antimicrobica siano disponibili per le donne con la condizione ad alto rischio di infertilità.”

È necessario che il governo metta a disposizione i fondi necessari per prevenire un’emergenza sanitaria pubblica, perchè la diffusione dell’MG sta già andando fuori controllo.” Ha concluso.

L’uso del preservativo resta necessario per prevenire le malattie sessualmente trasmesse, soprattutto in chi ha una vita sessuale promiscua e cambia spesso partner. La gente deve ricordarsi che, anche se non si fanno più grandi campagne informative, oltre al rischio MG, anche l’AIDS continua ad essere una piaga che provoca nuove infezioni tutti i giorni.

Prevenire è più facile e sicuro che curare.

Fonte: BBC

Marte, luci e ombre sul pianeta rosso

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Di Oliver Melis

Marte ci regala sempre nuove emozioni, ma se non ci accontentiamo di quello che ci raccontano le missioni esplorative della NASA o delle altre agenzie spaziali, possiamo sempre sognare ad occhi aperti con le più strampalate teorie che tanti siti internet propongono.

Sul suolo del pianeta rosso alcuni hanno trovato, o creduto di avere trovato, un vasto campionario di elementi che, secondo loro, accreditano teorie che raccontano una storia alternativa. Marte avrebbe ospitato, per alcuni addirittura ospiterebbe ancora, un’antica civiltà che ha lasciato meraviglie architettoniche alle quali i nostri antenati si sarebbero ispirati per costruire i propri monumenti.

Facce, mura, città, statue, canali artificiali, foreste e cupole ne occuperebbero il suolo per la gioia dei tanti appassionati cultori del complotto ordito dalla NASA che ci nasconderebbe tanti segreti nascondendo una lampante verità.

Facciamo un passo indietro e cominciamo dall’inizio, fu infatti l’astronomo Giovanni Schiaparelli, dopo una serie di osservazioni effettuate dal 1877 al 1888 nell’Osservatorio astronomico di Brera, a ipotizzare che Marte fosse disseminato di una fitta rete di canali. Non sostenne mai, tuttavia, che fossero artificiali. L’equivoco è dovuto a un errore di traduzione dei suoi lavori dall’italiano all’inglese, venne infatti usato il termine “canal” (canale artificiale) al posto del più consono “channel”. Oggi sappiamo che si trattava di mere illusioni ottiche.

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Quasi un secolo dopo, nel luglio del 1976, la sonda della NASA Viking 1 orbitando sulla regione marziana di Cydonia, scattò una foto che divenne poi famosa con l’appellativo di “volto di Marte”.  Una struttura montuosa che sembrava proprio un volto umanoide con occhi, naso e bocca in parte delineati. Alla Nasa non si scomposero più di tanto, mentre gli ufologi si convinsero presto che l’agenzia spaziale americana ci nascondesse la verità che Marte fosse stato in passato un pianeta abitato da esseri intellienti in grado di costruire monumenti simili ai monumenti innalzati dalle antiche popolazioni della Terra. La NASA sapeva ma chissà per quale motivo non riuscì a nascondere l’immagine che la incastrava.

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Di seguito la didascalia originale della foto (in inglese) e la traduzione:

« This picture is one of many taken in the northern latitudes of Mars by the Viking 1 Orbiter in search of a landing site for Viking 2.
The picture shows eroded mesa-like landforms. The huge rock formation in the center, which resembles a human head, is formed by shadows giving the illusion of eyes, nose and mouth. The feature is 1.5 kilometers (one mile) across, with the sun angle at approximately 20 degrees. The speckled appearance of the image is due to bit errors, emphasized by enlargement of the photo. The picture was taken on July 25 from a range of 1873 kilometers (1162 miles). Viking 2 will arrive in Mars orbit next Saturday (August 7) with a landing scheduled for early September. »
« Questa fotografia è una delle tante scattate nelle latitudini settentrionali di Marte dalla sonda Viking 1 in cerca di un punto d’atterraggio per Viking 2.
L’immagine mostra i terreni a forma di tavolati mesa erosi. L’immensa formazione rocciosa centrale, somigliante a una testa umana, è formata da ombre che danno l’illusione di occhi, naso e bocca. Il complesso misura in larghezza 1.5 chilometri (un miglio), con l’angolo solare a circa 20 gradi. L’aspetto punteggiato dell’immagine è dovuto a errori di trasmissione, enfatizzati dall’ingrandimento della foto. L’immagine fu ripresa il 25 luglio da una distanza di 1873 chilometri (1162 miglia). Viking 2 raggiungerà l’orbita di Marte sabato prossimo (7 agosto) con atterraggio programmato per i primi di settembre. »

Nel 1998, grazie alla sonda Mars global surveryor fu stato svelato il mistero: nubi e giochi d’ombre avevano fatto apparire quella montagna totalmente diversa da com’è realmente. Nonostante la foto ad alta risoluzione non mostri più un volto che pare osservare il cielo i teorici del complotto continuano a pensare che la NASA abbia deciso di insabbiare quanto da loro scoperto.

Marte, luci e ombre sul pianeta rosso

Marte ci regala sempre nuove emozioni, ma se non ci accontentiamo di quello che ci raccontano le missioni esplorative della NASA o delle altre agenzie spaziali, possiamo sempre sognare ad occhi aperti con le più strampalate teorie che tanti siti internet propongono.

Sul suolo del pianeta rosso abbiamo un vasto campionario di teorie che raccontano una storia alternativa, Marte ospiterebbe un’antica civiltà che ci ha lasciato meraviglie architettoniche alle quali i nostri antenati si sarebbero ispirati per costruire i propri monumenti.

Facce, mura, città, statue, canali artificiali, foreste e cupole ne occuperebbero il suolo per la gioia dei tanti appassionati cultori del complotto ordito dalla NASA che ci nasconderebbe tanti segreti nascondendo una lampante verità.

Facciamo un passo indietro, fu infatti l’astronomo Giovanni Schiaparelli dopo una serie di osservazioni effettuate dal 1877 al 1888 nell’Osservatorio astronomico di Brera a ipotizzare che Marte sarebbe stata disseminata da una fitta rete di canali. Non sostenne mai tuttavia che fossero artificiali. L’equivoco è dovuto a un errore di traduzione dei suoi lavori dall’italiano all’inglese, venne infatti usato il termine “canal” (canale artificiale) al posto del più consono “channel”. Oggi sappiamo che si trattava di mere illusioni ottiche.

Facciamo un salto di quasi un secolo e arriviamo al luglio del 1976 quando la sonda Viking 1 stava orbitando sulla regione marziana di Cydonia, una delle foto scattate dala sonda orbitante divenne nota come il “volto di Marte”.  La struttura montuosa sembrava proprio un volto umanoide con occhi, naso e bocca in parte delineati. Alla Nasa non si scomposero più di tanto, mentre gli ufologi si convinsero presto che l’agenzia spaziale americana ci nascondesse la verità, Marte era in passato un pianeta abitato da esseri intellienti in grado di costruire monumenti simili ai monumenti innalzati dalle antiche popolazioni della Terra. La NASA sapeva ma chissà per quale motivo non riuscì a nascondere l’immagine che la incastrava.

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Nel 1998, grazie alla sonda Mars global surveryor è stato svelato il mistero: nubi e giochi d’ombre avevano fatto apparire quella montagna totalmente diversa da com’è realmente. Nonostante la foto ad alta risoluzione non mostri più un volto che pare osservare il cielo i teorici del complotto continuano a pensare che la NASA abbia deciso di insabbiare quanto da loro scoperto.

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Qualche decennio dopo, nel 2012, il sito affari italiani rilancia una notizia sensazionale, una scoperta di un ricercatore italiano, Matteo Ianneo che avrebbe trovato non un monumento ma un’intera citta su Marte. Attraverso lo studio del planetario on line Google Mars, Ianneo aveva fatto altre volte dichiarazioni di questo tipo che si possono comunque spiegare con il fenomeno della pareidolia, cioè la tendenza della nostra mente a riconoscere figure in macchie amorfe. Stavolta però Ianneo trova strutture fortemente regolari causate da qualche altro fattore.

Ecco quanto scoperto dal ricercatore:

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Grazie a Google maps si scorge in effetti un intricato reticolo di linee rettangolari.

Guardando, però, l’immagine con minore ingrandimento, ci accorgiamo che tutta area è costellata da aree regolari di diversa colorazione.

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Il motivo è che le mappe ad alta risoluzione di Google Mars sono state ottenute principalmente dal mosaico di fotografie dello strumento THEMIS a bordo della sonda Mars Odissey.

nella foto sottostante si vede l’immagine originale che è in bianco e nero, in quanto ottenuta ottenuta con un solo canale spettrale nell’infrarosso. Questo è il massimo ingrandimento disponibile nell’immagine originale: nonostante lo strumento di Google permetta infatti fattori di zoom molto maggiori. Nessuna città quindi, quello che si ingrandisce è solo rumore e quadrettature dovute al ricampionamento dell’immagine. 

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Fast continua a scoprire pulsar

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Le pulsar al millisecondo (o Mps) sono particolari pulsar (stelle di neutroni rotanti e pulsanti, letteralmente) che compiono un giro completo attorno al loro asse in un tempo compreso tra 1 e 10 millisecondi. Di recente un interessante esemplare di questa particolare categoria di stelle è stato scoperto radiotelescopio cinese Five-hundred-meter Aperture Spherical radio Telescope (il cosidetto Fast), il radiotelescopio ad antenna singola più grande del mondo.

Accesa il 25 settembre 2016 e ancora in fase di commissioning, la gigantesca antenna parabolica ha avvistato la pulsar al millisecondo Psr J0318+0253 seguendo le “tracce” della sorgente nei raggi gamma 3FGL J0318.1+0252 estratta dai dati di Fermi-Lat, il satellite della Nasa dedicato allo studio della radiazione gamma di alta e altissima energia, a cui l’Italia collabora con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).

L’enorme antenna, dal diametro di 500 metri e gestita dal National Astronomical Observatory of the Chinese Academy of Sciences, ha scoperto finora più di 20 pulsar. L’avvistamento della prima pulsar al millisecondo, però, risale allo scorso 27 febbraio, e solo qualche giorno fa (il 18 aprile) è stata processata sfruttando il catalogo dei dati di Fermi.

Luminose e intermittenti come dei veri e propri fari cosmici puntati verso la Terra, le stelle di neutroni sono resti compatti derivati da potenti esplosioni di supernova e sono composte da materiali estremamente densi; misurano circa 20 chilometri e pesano più del nostro Sole. Grazie ai loro forti campi magnetici e alla loro rapida rotazione, emettono onde radio e raggi gamma: quando questi fasci di radiazione incrociano la Terra durante la loro rotazione, la stella di neutroni diventa visibile come una sorgente radio o gamma pulsante. Da qui il nome pulsar!

La sessione osservativa con lo specchio riflettente di Fast (costituito da 4450 pannelli di alluminio) è durata solo un’ora e in quel brevissimo lasso di tempo il potente radiotelescopio è stato in grado di rilevare gli impulsi radio della sorgente gamma. La pulsar ha un periodo di rotazione di 5,19 millisecondi, una distanza stimata di circa 4 mila anni luce ed è classificata come una delle pulsar al millisecondo più deboli mai avvistate in radio.

«Questa scoperta ha dimostrato il grande potenziale di Fast nella ricerca di pulsar, evidenziando la vitalità del radiotelescopio», ha detto Kejia Lee, scienziato presso l’Istituto di Astronomia e Astrofisica di Kavli, Università di Pechino.

Fonte: istituto Nazionale di Astrofisica

Creata una rete neurale a DNA che funziona come un’intelligenza Artificiale biologica

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Il futuro dell’Intelligenza Artificiale potrebbe sembrare un po ‘meno  I, Robot  e un po’ più  Blade Runner .

I ricercatori del Caltech hanno costruito una rete neurale artificiale fatta esclusivamente da materia organica artificiale. Un giorno, una versione più avanzata della rete, potrebbe potenzialmente diagnosticare malattie, prendere decisioni e persino forgiare i propri ricordi. Per ora, è in grado di categorizzare i numeri scritti a mano, come mostrato in uno studio pubblicato sulla rivista  Nature .

Come tutte le reti neurali, imita i processi che avvengono naturalmente nel cervello umano

Gli esseri umani hanno oltre 80 miliardi di neuroni nel cervello, con cui prendono decisioni altamente sofisticate: animali più piccoli come i nematodi possono prendere decisioni più semplici usando solo poche centinaia di neuroni“, ha spiegato Lulu Qian, assistente professore di bioingegneria al Caltech.  dichiarazione .

In questo lavoro, abbiamo progettato e creato circuiti biochimici che funzionano come una piccola rete di neuroni per classificare informazioni molecolari sostanzialmente più complesse di quanto fosse possibile in precedenza.”

A differenza della stragrande maggioranza delle reti neurali, questa è stata sviluppata in una provetta ed stata realizzata con DNA sintetico. In sostanza si tratta di un brodo organico “intelligente“.

Perché il DNA? I singoli filamenti di DNA sono costituiti sempre dalle stesse quattro molecole (o nucleotidi) – A, T, C e G (Adenina, Timina, Citosina e Guanina). Ciò rende le loro reazioni estremamente facili da prevedere, indipendentemente dal fatto che si siano evolute in modo naturale o siano state costruite in un laboratorio. 

Per dimostrare che l’intelligenza artificiale può essere “programmata” in circuiti biomolecolari sintetici, il team ha sottoposto la rete neurale a DNA appena creata alla cosiddetta sfida della scrittura a mano, un test molto più difficile di quanto appaia perchè la scrittura umana presenta infinite variabili individuali.

Invece di usare “scrittura visiva“, il team ha usato una tecnica chiamata “scrittura a mano molecolare“. Ciò significa che la scrittura non ha la forma di un numero o di una lettera. Piuttosto, ogni singolo numero molecolare è composto da 20 filamenti di DNA unici, ciascuno selezionato da 100 molecole che rappresentano diversi pixel in qualsiasi modello 10-per-10, che sono stati mescolati insieme in una provetta. La rete neurale è stata in grado di identificare ogni numero molecolare come una delle cifre tra 1 e 9.

Il primo test cui è stata sottoposta La rete neurale a DNA sintetico, era un modello semplice che richiedeva solo di separare due cifre, 6 e 7: usando il cosiddetto approccio “il vincitore prende tutto” e un tipo di molecola di DNA soprannominato “the annihilator”, l’AI ha identificato correttamente tutti e 36 i numeri scritti a mano che le sono stati sottoposti.

“the annihilator agisce formando un complesso con una molecola di un concorrente e con una molecola di un altro concorrente e reagisce con esse  per formare specie inerti e non reattive”, ha spiegato il primo autore e dottorando Kevin Cherry

the annihilator elimina rapidamente tutte le molecole concorrenti fino a quando rimane una sola specie competitiva, il concorrente vincente viene quindi ripristinato ad alta concentrazione e produce un segnale fluorescente che indica la decisione della rete“. 

Successivamente, è stato provato un test più avanzato che richiede di mettere in ordine nove cifre comprese tra 1 e 9. Di nuovo, la rete neurale lo ha eseguito con successo.

Probabilmente passerà parecchio tempo prima che potremo vedere qualcosa che somiglia anche solo vagamente alle intelligenze artificiali visionarie di Blade Runner ma questo nuovo approccio potrebbe aprire la strada a un futuro in cui l’intelligenza artificiale sarà più organica che meccanica.

Sebbene gli scienziati abbiano appena iniziato a esplorare la creazione di intelligenza artificiale in macchine molecolari, il suo potenziale è già innegabile“, ha aggiunto Qian.

Nello stesso modo in cui i computer elettronici e gli smartphone hanno reso gli esseri umani più capaci di cento anni fa, le macchine molecolari artificiali potrebbero rendere tutte le cose fatte di molecole, per esempio vernici e bende, più capaci e più reattivi all’ambiente accrescendone l’efficacia e le funzionalità. È quanto scopriremo entro i prossimi cento anni“.

Questa scoperta potrebbe essere il prologo ad un modo completamente diverso di intendere l’intelligenza artificiale e potrebbe aprire la strada, in un futuro non vicinissimo, alla creazione di esseri viventi sintetici. Insomma, un futuro non di robot ma di androidi.

Blade Runner, appunto.

Fonti: Nature, iflscience

Cosa c’è da sapere sull’eclissi di Luna del 27 luglio visibile in quasi tutto il mondo (ma non ci saranno settimane di buio)

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Un anno fa vi fu un’eclissi totale di Sole che fu visibile principalmente negli Stati Uniti, stavolta, l’eclissi di Luna prevista per il 27 Luglio, sarà visibile in quasi tutto il mondo ma non negli Stati Uniti. L’eclissi di Luna, in tutte le sue fasi, durerà circa quattro ore e sarà visibile su vaste aree del pianeta tra cui Europa, Asia, Australia, Africa, Sud America e Medio Oriente. L’eclissi totale, cioè il periodo durante il quale il cono d’ombra della Terra oscurerà completamente la Luna, durerà un’ora e 43 minuti.

In molte zone sarà visibile solo una parte dell’eclissi ma Africa orientale, Medio Oriente e alcune zone di Europa e Asia potranno vederla in tutte le sue fasi, dal momento in cui la Luna diventa rossa a quando sarà completamente buia fino al lento ritorno alla luce.

Girano molte voci su questa eclisse ma cosa c’è da sapere su quest’evento?

Cos’è un’eclissi lunare totale?

Un’eclissi lunare si verifica quando la terra si pone tra la luna e il sole, per cui l’ombra del nostro pianeta copre completamente la Luna. Secondo la NASA, la luna diventa spesso rossastra durante l’eclissi totale perché la luce del sole che attraversa l’atmosfera terrestre nelle zone in cui il Sole sta tramontando o sorgendo si riflette sulla Luna.

A total solar eclipse occurs on August 21, 2017, at Mary's River Covered Bridge, in Chester, IL, USA.
L’eclissi solare totale verificatasi il 21 agosto 2017 a Mary’s River Covered Bridge, a Chester, IL, USA. – NurPhoto-NurPhoto tramite Getty Images

La “Luna di sangue” sarà una visione molto diversa rispetto a quella offerta dall’eclissi solare del 2017, che ha oscurato i cieli per alcuni minuti mentre la luna passava davanti al sole. L’eclissi lunare del 27 luglio sarà visibile a molte più persone rispetto all’eclissi dell’anno scorso. Le eclissi solari sono generalmente visibili solo in una porzione del pianeta perché l’ombra proiettata dalla luna è comparativamente più piccola di quella della terra. Ciò significa che chiunque si trovi dalla parte della terra che sta vivendo la notte sarà in grado di vedere l’eclissi lunare mentre un’eclissi solare può essere vista solo dalle persone che sono nelle aree dove cade l’ombra della luna.

Già l’eclissi lunare verificatasi il 31 gennaio di quest’anno, quella della “super luna blu“, è stata un’eclissi lunare totale ma, in quell’occasione, la luna era più vicina all’orbita terrestre, per cui la Luna appariva più grande e luminosa che mai.

Ma l’imminente eclissi lunare imminente del 27 luglio è speciale anche per la durata della sua totalità.

Secondo la dottoressa Amanda Bosh, professore di astronomia al Massachusetts Institute of Technology (MIT), la luna si troverà durante l’eclissi nel  punto più lontano dalla terra, chiamato apogeo dell’orbita. Ciò fa sì che la luna si muova più lentamente di quanto farebbe se fosse più vicina alla terra, quindi l’eclissi durerà più a lungo del solito, un’ora e 43 minuti, a quanto pare la più lunga del secolo.

È sicuro guardare l’eclissi lunare totale senza occhiali speciali?

È perfettamente sicuro guardare un’eclissi lunare ad occhio nudo.

Durante l’eclissi solare è stato consigliato l’uso di occhiali protettivi per proteggere gli occhi delle persone dalla luce intensa del sole. La Luna, però, ha una luminosità molto meno intensa di quella del Sole e può essere guardata normalmente ad occhio nudo.

La durata totale dell’evento sarà intorno alle 4 ore. Durante la fase di oscurità totale sarà possibile vedere Marte e la Via Lattea, che si troverànno alla sinistra della Luna. In Italia la fase centrale dell’eclissi inzierà intorno alle 21.30 per finire intorno alle 23.30.

Il sito del virtual telescope offrirà una diretta dell’evento a aprtire dalle 18.30 all’indirizzo: https://www.virtualtelescope.eu/webtv/

La falsa profezia

Molti siti web di dubbia attendibilità, in particolare quelli che si rifanno a teorie complottiste o all’esoterismo, hanno approfittato dell’annuncio di questo evento per rimettere in giro la voce della falsa profezia dei tre giorni di buio che colpiranno la Terra. Tutto prende origine da una presunta profezia effettuata Anna Maria Taigi, beatificata nel 1920 da Papa Benedetto XV già utilizzata varie volte da sette apocalittiche durante il XX secolo, soprattutto in occasione dell’anno 2000, e anche più di recente. Ovviamente non c’è nulla di fondato in queste voci e non esiste nessuna ragione scientifica per cui a questa o altre eclissi lunari, ma anche solari, debbano seguire tre giorni di buio su tutto il pianeta durante i quali l’aria sarà tossica e demoni percorreranno i cieli.

Insomma, questa eclissi procederà come a ogni altra che l’ha preceduta e non succederà nulla di catastrofico. Godetevi lo spettacolo

Breaking news: Salvati i ragazzi prigionieri in una grotta sotterranea in Thailandia

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Il positivo epilogo di questa vicenda  è un successo della cooperazione internazionale. La dedizione e lo spirito di sacrificio del sub dei navy seals thailandesi e dei tanti specialisti inviati da tante nazioni sono riusciti ad avere la meglio sulle difficili condizioni che si erano create per l’inizio della stagione dei monsoni senza concedere il tempo di ricorrere alla disperata all’aiuto proposto dai tecnici di SpaceX di Elon MUsk. Tutti salvi, quindi. Tutto bene quello che finisce bene, ora le autorità thai dovranno, però, capire come è stato possibile che qualcuno abbia avuto accesso al sistema di grotte sotterranee a rischio allagamento proprio durante il periodo dei monsoni…


10/07/2018 ore 14.00: È finita! tutti e 12 i ragazzi ed il loro allenatore sono stati finalmente tratti in salvo. Quelli già usciti nei giorni scorsi hanno ricevuto la visita dei genitori che hanno potuto vederli da dietro un vetro, si teme infatti che la lunga nell’ambiente buio ed umido delle grotte possa avere favorito l’attecchimento di qualche batterio ma, al momento, tutti i ragazzi appaiono in buona salute. La quarantena durerà ancora una decina di giorni poi i ragazzi potranno tornare alle rispettive case.

Ore 16.15: il peggioramento delle condizioni del tempo ha costretto i soccorritori a sospendere le operazioni di salvataggio. L’appuntamento per il salvataggio degli ultimi 4 ragazzi e dell’allenatore è per domani mattina quando si prevede un miglioramento meteorologico.

15.30: Sono ora 8 i ragazzi portati in salvo. Si prevede che entro la serata il salvataggio sarà completato.

12.00: Un altro ragazzo tratto in salvo, si prevede che, se andrà tutto bene, entro le 21 di questa sera tutti i ragazzi e l’allenatore saranno portati in salvo. Nel frattempo i 4 ragazzi salvati ieri sono ancora in isolamento in ospedale ed i genitori non sono ancora stati messi al corrente dell’identità dei ragazzi salvati. Genitori e figli potranno incontrarsi solo dopo l’OK dei medici, sembra vi sia il rischio di malattie infettive dopo tanti giorni passati nell’ambiente buio e umodi delle grotte.

09/07/2018: 06.00: Riprese le operazioni di salvataggio.

 

h 16.20: A quanto pare, le operazioni di salvataggio, iniziate questa mattina alle 5.00, sono state sospese per almeno 10 ore per mettere a punto tutta l’attrezzatura tecnica. Si prevede che i ragazzi e l’allenatore saranno estrattio dalla grotta nella giornata di domani. Intanto è arrivata una precisazione circa i ragazzi già salvati: sono 4 e stanno già tutti in ospedale. Sarebbero ora almeno 90 i sommozzatori coinvolti nell’operazione, 40 Thailandesi e 50 provenienti da corpi di specialisti messi a disposizione da altre nazioni.

h. 16.00: I primi due ragazzi salvati sono ora stati tra sportati dalle ambulanze presso un ospedale per controllarne lo stato di salute. Altri 4 sarebbero ora in salvo presso il campo base dei soccorritori ed in attesa di essere riportati in superficie. Le operazioni di salvataggio vanno avanti.

L’arrivo delle torrenziali piogge monsoniche ha obbiogato il team di salvataggio a rompere gli indugi ed avviare un pericoloso piano di salvataggio, rischioso per i ragazzi ed i soccorritori ma ormai inevitabile.

Come riferisce Sky Mews, questa mattina alle 5.00, un gruppo di 18 sub superspecializzati, 13 stranieri e 5 Navy Seals thailandesi ha iniziato le operazioni per trarre in salvo i 13 giovani dalla grotta posta a quasi un chilometro di profondità.

Non c’è stato il tempo materiale per avviare il piano di salvataggio ultratecnologico proposto dal miliardario Elon Musk, con i monsoni in corso il gruppo dei ragazzi rischia di non essere più raggiungibile per diversi mesi. Inevitabile, dunque, l’avvio della rischiosa operazione di salvataggio che si esitava a mettere in atto, non avendo i ragazzi alcuna esperienza da sommozzatori. Ricordiamo che nei giorni scorsi un ex Navy seal thailandese è morto durante le operazioni di consegna ai dispersi di bombole d’ossigeno.

STando agli ultimi aggiornamenti due ragazzi sono già stati estratti dalla grotta ma si prevede che le operazioni di salvataggio andranno avanti per parecchie ore, forse per un paio di giorni.

 

Più vicino un vaccino efficace contro l’HIV

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Uno studio pubblicato su Lancet parla di un nuovo vaccino sperimentale contro l’HIV che ha dato risultati promettenti.

Il trattamento, che mira a fornire immunità contro vari ceppi del virus, ha prodotto una risposta anti-HIV positiva da parte del sistema immunitario neu test effettuati su 393 personeOra saranno necessari ulteriori test per determinare se la risposta immunitaria prodotta può prevenire l’infezione da HIV negli esseri umani.

Sono circa 37 milioni le persone che in tutto il mondo convivo con l’HIV o sono in AIDS conclamato e ancora si registrano 1,8 milioni di nuovi casi di infezione ogni anno. Nel corso degli ultimi decenni sono state sviluppate metodologie terapeutiche che hanno permesso di allungare notevolmente l’aspettativa di vita delle persone affette da HIV ma, nonostante i progressi nel trattamento, sia una cura che un vaccino per il virus sono rimasti finora inafferrabili.

Il farmaco Prep, o profilassi pre-esposizione, è efficace nel prevenire l’infezione da HIV, ma, a differenza di un vaccino, deve essere assunto regolarmente, anche quotidianamente, per evitare che il virus possa prendere piede.

Inventare un vaccino sta rappresentando una sfida immensa per gli scienziati, in parte perché ci sono così tanti ceppi del virus, ma anche perché l’HIV muta molto velocemente e riesce sfuggire all’attacco del nostro sistema immunitario. I precedenti tentativi di sviluppare un vaccino contro l’HIV sono stati limitati a ceppi specifici del virus trovati in alcune parti del mondo.

Ma per questo vaccino “mosaico”, gli scienziati hanno sviluppato un trattamento composto da frammenti di diversi virus HIV.

La speranza è che possa offrire una protezione molto migliore contro il numero quasi illimitato di ceppi di HIV trovati in tutto il mondo.

In uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, gli scienziati hanno testato varie combinazioni del vaccino mosaico in persone di età compresa tra 18 e 50 anni che non avevano l’HIV e erano in buona salute. I partecipanti, dagli Stati Uniti, Ruanda, Uganda, Sud Africa e Tailandia, hanno ricevuto quattro vaccinazioni nel corso di 48 settimane. Tutte le combinazioni di vaccini hanno prodotto una risposta del sistema immunitario anti-HIV e sono risultate sicureGli scienziati hanno anche condotto uno studio parallelo in cui hanno fornito ad alcune scimmie Rhesus il vaccino per proteggerle dal contrarre il virus dell’immunodeficienza simian-umana – un virus molto simile all’HIV che infetta le scimmie.

La combinazione di vaccini a mosaico che ha mostrato la migliore efficienza negli esseri umani ha protetto il 67% delle 72 scimmie dal contrarre la malattia.

Questi risultati rappresentano un’importante pietra miliare“, ha affermato Dan Barouch, professore di medicina presso la Harvard Medical School e autore principale dello studio. Il Prof Barouch ha, però, avvertito che i risultati vanno interpretati con tutta la cautela del caso perchè, sebbene il vaccino abbia innescato una risposta nel sistema immunitario delle persone che l’hanno assunto, non è chiaro se questo sarebbe sufficiente a combattere il virus e prevenire l’infezione: Le sfide nello sviluppo di un vaccino contro l’HIV non hanno precedenti e la capacità di indurre risposte immunitarie specifiche dell’HIV non indica necessariamente che un vaccino proteggerà gli esseri umani dal contrarre l’infezione da HIV“, ha spiegato.

Tuttavia, i risultati promettenti dello studio porteranno a testare il trattamento su 2600 donne dell’Africa meridionale che sono a rischio di contrarre la malattia. Sono solo altri quattro i potenziali vaccini arrivati a questo stadio dei cosiddetti studi di efficacia e un solo vaccino ha, finora, mostrato di riuscire a proteggere gli esseri umani contro l’HIV. Si tratta di un vaccino testato in Tailandia che ha ridotto il tasso di infezione umana del 31%, un effetto considerato, però, troppo basso per avviare na campagna di vaccinazioni di massa.

Il dott. Michael Brady, direttore medico presso il Terrence Higgins Trust, ha dichiarato che, “nonostante i segnali promettenti, c’è molto lavoro da fare prima che un vaccino efficace contro l’HIV sia facilmente disponibile“.

Nel frattempo, i migliori strumenti per prevenire con efficacia la diffusione della malattia, restano l’uso dei preservativi ed i trattamenti farmacologici  che impediscono ai sieropositivi di trasmettere il virus.

L’armata spaziale di Trump

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di Oliver Melis

Nonostante l’idea sia già stata bocciata una volta, il Presidente americano Donald Trump ha recentemente annunciato di aver dato istruzioni al pentagono di avviare tutti i passi necessari per istituire un nuovo corpo militare che si chiamerà Space force.

Secondo quanto affermato da Trump durante un incontro dello US Space Council, indetto per stabilire alcune linee guida in fatto di politica spaziale dell’attuale amministrazione degli Stati Uniti, come la gestione del traffico satellitare o la gestione dei rifiuti in orbita terrestre,  la nuova Space Force sarebbe la sesta divisione dell’esercito USA, la prima creata dopo l’istituzione dell’Aeronautica militare, fondata nel 1947 in risposta alle esigenze di difesa emerse con la Seconda Guerra Mondiale conclusa con l’utilizzo di armi atomiche per piegare l’irriducibile Giappone.

Affinchè l’idea di trump di istituire un’armata spaziale possa divenire realtà è necessario che il presidente ottenga l’approvazione del Congresso degli Stati Uniti che dovrà non solo votare a favore di questa idea ma, se approvata, dovrà stabilirne la regolamentazione ed i finanziamenti. La Space force, secondo quanto dichiarato da Trump, sarebbe “separata ma equivalente” rispetto all’Air Force cui fino ad oggi sono state demandate le attività militari orbitali. Non si sa ancora se il nuovo corpo militare assumerà i compiti del già esistente Comando spaziale dell’Air force che è responsabile delle operazioni e della  protezione dei satelliti militari in orbita ma è probabile che proprio questa branca dell’air force costituirà il primo nucleo della nuova forza militare.

Donald Trump ha fatto spesso riferimento allo Spazio come possibile teatro di guerra, proprio come lo sono terra, aria e mare e, considerando i progressi tecnologici e l’espansione delle attività in orbita cui partecipano sempre più numerosi paesi, considerando anche il rinnovato interesse di molte nazioni, ed imprenditori privati, per l’esplorazione della Luna in vista del suo sfruttamento commerciale, l’idea di una forza armata spaziale che abbia compiti di polizia non sarebbe poi così peregrina. Che un compito del genere venga arrogato dagli USA invece che affidato ad una forza multinazionale sotto l’egida dell’ONU suonerebbe, però, strano. In realtà sembra proprio che Trump pensi a questa forza armata in previsione di futuri conflitti che coinvolgeranno l’orbita terrestre e la Luna.

Avrebbe un senso combattere una guerra nello spazio? E come si svolgerebbe, in quel caso un conflitto armato ?

Esiste un’analisi disponibile sul sito New Scientist che ci spiega che dobbiamo lasciare nel mondo della fantasia i combattimenti tra navi spaziali come li abbiamo immaginati nei film e nelle diverse serie Tv: una guerra nello spazio non avrebbe come protagonisti piloti da combattimento ma un team di ingegneri, come spiega Todd Harrison, del Centro di Studi Strategici e Internazionali di Washington DC.

In pratica questa forza armata spaziale esiste già, fin dal 1982: l’Air Force Space Command impiega il doppio di operatori della Nasa per far operare e proteggere i satelliti militari e strategici statunitensi. Perché a contare sono i  satelliti, ed è con loro che si giocherebbe la partita più importante e non su ipotetici soldati spaziali, in quanto il corpo umano ha dei limiti nello spazio. Eventuali azioni di commando non avrebbe senso in condizioni di microgravità.

La partita non si giocherebbe nemmeno per mezzo di  bombardamenti orbitali: i satelliti in orbita si muovono troppo velocemente e rimangono pochissimo sopra un punto specifico da colpire ed eventuali satelliti in orbita geostazionaria sarebbero di facile individuazione ed estremamente vulnerabili.

Difendere i propri satelliti e neutralizzare quelli nemici sarebbero gli obiettivi più importanti. Qualcosa di simile è già avvenuto a partire dagli anni ’50, durante la Guerra Fredda, a volte con il concepimento di idee assurde se non addirittura folli.

I satelliti Usa e sovietici svolgevano compiti di spionaggio, fornendo informazioni sulle operazioni militari e gli armamenti nucleari nemici. Attaccare un satellite avversario avrebbe giustificato un’immediata risposta militare. Il responsabile sarebbe stato immediatamente noto e si sarebbe tentato di distruggere il suo arsenale atomico: la presenza di satelliti di entrambe le potenze in orbita servì in un certo senso, da deterrente contro gli attacchi ai satelliti stessi.

Oggi gli attori dotati di satelliti in orbita sono tantissimi e l’orbita terrestre non è più accessibile alle sole agenzie spaziali americana e russa ma sono moltissime le agenzie spaziali pubbliche e le compagnie private in grado di raggiungere l’orbita bassa e quella alta e la Terra è circondata da una vera e propria nuvola di satelliti. Altro discorso potrebbe configurarsi in caso di colonizzazione, anche solo per lo sfruttamento minerario, della Luna ma è un discorso di là da venire.

Qualche appassionato di fantascienza potrebbe pensare che una forza armata spaziale potrebbe essere utile per difenderci da una eventuale invasione da parte di possibili alieni ma, ammesso esistessero questi alieni cattivi, considerato che per raggiungerci dovrebbero disporre di tecnologie che, ad oggi, non sappiamo neanche immaginare, probabilmente ogni resistenza sarebbe inutile se non impossibile.

A conti fatti, la creazione di una forza militare spaziale come auspicata da Trump, suona come una mossa propagandistica e come un avviso rivolto alle naziooni intenzionate a diventare potenze spaziali. Il messaggio subliminale inviato da Trump suona come qualcosa sul tipo “l’egemonia sullo spazio è americana, ricordatevelo e regolatevi di conseguenza“.

Fonti: Focus. New Scientist, Wikipedia

Thailandia: Elon Musk offre aiuto per salvare i ragazzi imprigionati nella grotta allagata

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Elon Musk ha offerto al governo thailandese l’aiuto delle sue aziende per salvare i 12 ragazzi e il loro allenatore intrappolati in una grotta allagata.

In una serie di tweet, il proprietario di SpaceX, Tesla e Boring company ha proposto diverse possibilità per le quali le sue imprese potrebbero utilmente intervenire nel salvataggio del gruppo di tagazzi e del loro allenatore.

musk ha ricordato che la sua The Boring Company è “abbastanza brava a scavare buche”.

Ha anche pensato di inserire un tubo di nylon nella caverna e di gonfiarlo “come un castello gonfiabile” per creare un tunnel sottomarino.

Un portavoce di The Boring Company, ha dichiarato che “Stiamo parlando con il governo thailandese per vedere come possiamo aiutare e abbiamo già inviato esperti e tecnici di SpaceX e Boring Company dagli Stati Uniti alla Tailandia per offrire supporto sul campo.”

Appena capito cosa sarà possibile fare e come farlo, lo faremo, impegnando tutte le risorse necessarie. Riceviamo in tempo reale feedback e indicazioni dalle persone sul terreno a Chiang Rai per determinare il modo migliore per aiutare i soccorsi.”

La notte scorsa si è saputo che un ex sommozzatore della marina thailandese è morto dopo avere consegnato alcune bombole di ossigeno al gruppo di ragazzi intrappolati nella caverna. Nel frattempo, per evitare che il livello di ossigeno nella caverna cali troppo si è riusciti a portare un tubo lungo 5 chilometri per fare entrare aria nella caverna. Come noto, i ragazzi sono i membri di una squadra di calcio locale che, il 23 giugno, con il loro allenatore si sono avventurati in una escursione nei cunicoli sotterranei che portano al suggestiva complesso di grotte di Tham Luang e sono rimasti intrappolati a causa dell’improvviso allagamento dei cunicoli già percorsi provocato da piogge torrenziali scatenatesi durante l’escursione nel sottosuolo.

Complesso di grotte dall'alto e sezione trasversale

Musk ha inviato, oltre agli uomini, anche uno speciale radar penetrante in uso alla The Boring Company per individuare eventuali nuovi cunicoli da poter utilizzare per arrivare fino al gruppo di ragazzi e ha disposto l’invio immediato in loco di “powerpack e pompe completamente carichi”.

Sembrerebbe che gli operatori inviati dallì’eccentrico miliardario abbiano decido di provare ad inserire un nei cunicoli un tubo di nylon gonfiabile in cui i soccorritori ed i ragazzi potrebbero muoversi all’asciutto e senza problemi di rifornimento di aria mentre risalgono in superficie. A questo punto, l’unico vero problema sembra essere il tempo che stringe; i meteorologi prevedono a breve nuove piogge torrenziali che potrebbero far alzare il livello dell’acqua nelle caverne ed allagare ulteriori porzioni di cunicoli e potrebbe rendersi necessaria una incerta e pericolosa operazione di soccorso in emergenza senza che gli uomini di Musk abbiano il tempo di mettere in pratica il loro progetto.

Sia come sia, tutto il mondo segue con il fiato sospeso il tentativo di salvataggio dei 12 ragazzi e del loro allenatore che, se tutto andrà bene, saranno ospiti del governo russo il 15 luglio durante la finale dei campionati mondiali di calcio.

Non è la prima volta che elon Musk ha dimostrato la sua generosità e la sua vena filantropica, già lo scorso autunno si era proposto, passando poi all’azione, per ricostruire gratuitamente la rete elettrica di Porto Rico distrutta dall’uragano Maria, utilizzando la tecnologia del rinnovabile SolarCity sviluppata dall’altra sua compagnia Tesla. Un sognatore, un visionario, un uomo che insegue sogni al limite della fantascienza come quello di fondare una colonia su Marte, ma anche un uomo generoso e pronto ad offrire il suo aiuto a chi ne ha bisogno e senza che venga richiesto. E non importa se poi tutto questo diventerà marketing che procurerà un importante ritorno di immagine a Musk e alle sue aziende, ora l’importante è salvare 13 vite umane senza perderne altre.