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Stan Lee, l’uomo che visse in un eroico universo di carta

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Una volta Stan Lee disse: “sono la persona meno scientifica che c’è“. Eppure il suo lavoro ha ispirato molti scienziati.

Stan Lee, il creatore di un mondo parallelo fatto di fantascienza e supereroi, è morto, all’età di 95 anni.

Fu un visionario che con la sua Marvel creò un vero e proprio universo parallelo popolato dai suoi eroi di carta: Spiderman, Black Panther, Hulk, i fantastici Quattro, lo scienziato miliardario Tony Stark, un vero e proprio antesignano dell’altrettanto visionario Elon Musk.

Le sue creazioni hanno ispirato decine di documenti di  ricerca,  innumerevoli invenzioni e occasionali  imprenditori miliardari.

Stan Lee, a detta di chi lo conosceva di persona, era un uomo davvero delizioso e autoironico.

In questa intervista PBS sulla scienza dei supereroi del 2013, Lee spiegò di aver semplicemente cercato di “sembrare” scientifico con i suoi personaggi, ad esempio, lui era convinto che il famoso ragno radioattivo nella storia di origine di Spiderman suonasse scientifico, così come il fascio di raggi gamma che colpì Bruce Banner trasformandolo in Hulk.

Non avrei riconosciuto un raggio gamma neanche se l’avessi visto“, disse Lee. “Il mio trucco è sempre stato quello far sembrare qualcosa come il frutto di lunghe meditazioni e ricerche, ma io non ho mai avuto tempo per la ricerca!” Eppure, ha sempre cercato di assicurarsi che la scienza apparisse credibile nei suoi fumetti, ben studiata o no: “Quando Superman vola non ha mezzi di locomozione visibili… È semplicemente sdraiato in aria“, disse Lee.

Noi, alla Marvel, cerchiamo di dare una spiegazione scientifica, non importa se plausibile o meno; volevo che Thor volasse, così abbiamo sfruttato il martello, lo fa ruotare come fosse l’elica di un aereo, poi si lascia andare! È attaccato al suo polso, quindi lo porterà con sé! Ecco come vola“.

Anche se sarebbe facile potrebbe prendere in giro la sua mancanza di ricerca, ironicamente, molte delle sue idee sulla modificazione genetica e sui viaggi nello spazio ora stanno diventando realtà.

Ad esempio, un capitolo contenuto in un libro della American Chemical Society del 2013 intitolato “The Materials Science of Marvel’s  The Avengers“, discute su come la chimica del mondo reale possa spiegare le incredibili proprietà dei materiali nell’Universo Marvel.

Più recentemente, uno scienziato ha dimostrato, numeri alla mano, che Thanos  sarebbe stato abbastanza forte da distruggere il Titanic (ha anche realizzato dei veri modelli molecolari del Tesseract). Un ingegnere ha anche creato un modello di Mjölnir (il martello di Thor), utilizzando elettromagneti e tecnologia digitale.

Così, sebbene non si sentisse certamente uno scienziato, Lee ha ispirato il mondo della scienza più di quanto ci si aspetterebbe e ha condiviso anche molti tratti tipici dei grandi ricercatori: curiosità, passione, perseveranza e immaginazione.

E oggi siamo tutti un po’ tristi, ora che ci ha lasciato.

Scienziati e istituti, tra cui la NASA e Neil DeGrasse Tyson, hanno pubblicato su Twitter il dolore per la perdita della sua grande mente visionaria.

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NASA

@NASA

 

Katie Mack

@AstroKatie

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Neil deGrasse Tyson

@neiltyson

Stan Lee RIP: 1922 – 2018

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Elon Musk

@elonmusk

Non potremmo essere più d’accordo.

Ora possiamo solo sperare che la Disney non stravolga il tuo universo di eroi e cattivissimi, come troppe volte ha fatto.

Riposa in pace, Stan Lee. Mancherai profondamente al mondo della scienza e a chiunque sia dotato anche solo di un briciolo della tua incomparabile immaginazione.

Siamo nel mezzo di un uragano cosmico di materia oscura e non ce ne accorgiamo

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Se i calcoli degli astronomi sono corretti, il Sistema Solare è nel bel mezzo di un evento spaziale piuttosto turbolento: un vasto ‘uragano’ di materia oscura, che si muove alla velocità di 500 chilometri al secondo.

Non possiamo vederlo, e non possiamo sentirlo ma potrebbe significare che una rilevazione diretta della materia oscura è più vicina di quanto pensassimo.

La materia oscura è uno dei grandi enigmi dell’Universo. Non l’abbiamo mai rilevata direttamente e non sappiamo esattamente che cosa sia, ma sappiamo che c’è. Possiamo dedurlo in base al moto delle galassie, che certifica un’espansione dell’universo troppo rapida per la quantità di massa osservabile.

Quindi c’è qualcos’altro là fuori, qualche altra massa che crea la gravità necessaria per ottenere quella velocità. Possiamo persino, sulla base del movimento delle galassie e della loro velocità, calcolare questa massa invisibile. “Materia oscura” è il nome che diamo a questa massa invisibile e gli scienziati, astronomi, fisici ed astrofisici, stanno lavorando su modi per rilevarla direttamente.

Ma non ci sono ancora arrivati. Quindi, come fanno i fisici a sapere che siamo nel bel mezzo di una tremenda tempesta di materia oscura? L’indizio è fornito dal movimento delle stelle.

Con il rilascio di dati dal satellite Gaia avvenuto lo scorso anni, gli astronomi hanno scoperto un flusso stellare, i resti del dissolvimento di una galassia nana sferoidale che è stata mangiata dalla Via Lattea molto tempo fa.

Ci sono stati diversi flussi di stelle simili rilevati nella Via Lattea, ma S1, come è ormai noto, è insolito in quanto la sezione di galassia in cui si trova il nostro Sistema Solare è proprio sul percorso di circa 30.000 stelle.

Nessuna di loro ci colpirà ma significa che la materia oscura associata a questo ultimo brandello della galassia nana cannibalizzata si sta muovendo insieme al flusso.

Il fisico teorico Ciaran O’Hare dell‘Università di Saragozza in Spagna ha guidato un team di ricercatori in uno studio volto a capire l’effetto di S1 ​​sulla materia oscura nel nostro piccolo angolo della galassia.

Hanno esaminato diversi modelli della densità e della possibile distribuzione della materia oscura che scorre nel flusso S1, e quindi hanno provato a predire le firme della materia oscura per questi modelli che potrebbero essere rilevati dai nostri rivelatori qui sulla Terra.

Una di queste potenziali firme è prodotta dalle ipotetiche particelle dotate di massa che interagiscono debolmente, note come WIMP. Se queste particelle esistono, dovremmo essere in grado di rilevarle attraverso le loro collisioni con elettroni o nuclei atomici, che causerebbero il rimbalzo di particelle cariche verso la Terra, producendo luce che potrebbe essere rilevata da rivelatori di xeno liquido o cristallo.

Sulla base dei calcoli, il team ha determinato che i rivelatori WIMP non vedrebbero alcun effetto diretto da S1, anche se è possibile che una tecnologia futura, più raffinata, potrebbe.

I rilevatori di assioni, come l’ esperimento Axion Dark Matter, dovrebbero, però, avere una possibilità migliore. Gli assioni sono, anche questi, solo particelle ipotetiche. Se esistono, sono incredibilmente leggeri, circa 500 milioni di volte più leggeri di un elettrone, ed è possibile che siano un componente principale della materia oscura.

Secondo i calcoli del fisico teorico Pierre Sikivie, queste particelle ultraleggere, che al momento non possiamo vedere, potrebbero essere convertite in fotoni che si possono vedere in presenza di un forte campo magnetico.

Gli aloscopi Axion possiedono di gran lunga la maggiore potenziale sensibilità al flusso S1 se la sua componente di materia oscura è sufficientemente fredda“, hanno scritto i ricercatori nel loro articolo. “Una volta scoperta la massa dell’assione, la distinta distribuzione di velocità di S1 ​​potrebbe essere facilmente estratta dallo spettro energetico dell’assione“.

L’esperimento Axion Dark Matter, per quanto ne sappiamo, non ha nemmeno rilevato il flusso S1. Ma sapere cosa cercare potrebbe aiutare gli scienziati a migliorare le possibilità che questo accada e se non fosse effettuato alcun rilevamento, potrebbe, comunque, aiutare a migliorare la tecnologia di rilevamento per continuare ricerca di materia oscura in futuro.

Il paper dello studio è stato pubblicato sulla rivista Physical Review D.

I cinque pianeti extrasolari più strani che abbiamo scoperto

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Vivere sulla Terra è molto pericoloso. Abbiamo portato distruzione e morte in ogni angolo del globo, e anche quando non siamo responsabili del danno, Madre Natura ci colpisce con terremoti, tsunami e uragani. Ogni giorno è una lotta per sopravvivere contro tutti gli ostacoli lanciati contro di noi da altri uomini e dal nostro stesso pianeta. Potremmo pensare che faremmo meglio a trovare un posto migliore altrove nella galassia ma, guardando alcuni dei mondi che abbiamo scoperto fuori del sistema solare, possiamo renderci conto che, tutto sommato, non ci è andata così male.

Se un giorno troveremo un modo per visitare altri mondi, questi sono i cinque peggiori posti che potremmo scegliere per una vacanza:

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Questo pianeta extrasolare orbita intorno a una stella nana arancione a circa 63 anni luce dal Sistema Solare. Il pianeta è caratterizzato da un intenso colore blu dovuto alla presenza di microcristalli di silicato di magnesio (gli stessi componenti del talco) che disperdono significativamente la luce della stella. La dispersione della luce (anche se su diverse molecole) è ciò che dà al cielo il suo colore qui sulla Terra.

Un pianeta blu brillante potrebbe sembrare quasi poetico, ma quei granelli di talco turbinano per tutto il pianeta spinti da venti che possono arrivare fino a 9.700 chilometri l’ora. Aggiungiamo anche il fatto che la temperatura media del pianeta è superiore agli 800 gradi Celsius e che il pianeta viene costantemente spazzato da una pioggia orizzontale di sabbia calda che potrebbe macinare tutto ciò che incontra.

Beta Pictoris b 

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Immagine artistica del pianeta e delle comete in orbita intorno a Beta Pictoris. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons

Si ritiene che un esopianeta ancora da confermare, orbiti attorno alla stella  Beta Pictoris. Nonostante che attendiamo la conferma diretta della sua esistenza, sappiamo già quanto questo pianeta sarebbe pericoloso e mortale per la vita umana. Il pianeta ha una massa tra quattro e undici volte quella di Giove, ed è responsabile della deviazione e della polverizzazione di un ampio sciame di comete. Queste comete hanno generato una nube di monossido di carbonio di 200 milioni di miliardi di tonnellate che ha avvolto il pianeta.

Il monossido di carbonio è altamente tossico per gli esseri umani, ma potrebbe essere un’indicazione importante della vita. Ci vogliono solo circa 100 anni perché i raggi ultravioletti di una stella rompano le molecole di CO, il che implica che la nube viene costantemente reintegrata. Gli scienziati stimano che una grande cometa debba essere distrutta ogni cinque minuti per sostenere la nube velenosa che avvolge il pianeta.

WASP-12b

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Immagine artistica di WASP-12b e la sua stella. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons 

Se sei un fan dei cataclismi a livello planetario, non guardare oltre WASP-12b. L’esopianeta è 1,4 volte la massa di Giove, ma si trova a soli 3 milioni di chilometri dalla sua stella. La vicinanza ha effetti profondi sul pianeta: l’atmosfera viene risucchiata dalla stella madre e il pianeta non è più sferico, ma appare schiacciato dagli effetti delle maree gravitazionali sul lato più vicino alla stella.

Questo non è tutto, poiché l’energia della stella ha fatto espandere il pianeta a sei volte il volume  di Giove, il pianeta ora è così caldo – la sua temperatura di superficie dovrebbe stare sui 2.250 gradi Celsius – che brilla agli infrarossi.

PSR J1719-1438 b

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Immagine artistica di un sistema planetario pulsar. Credit NASA / JPL-Caltech / R. Hurt , tramite Wikimedia Commons 

Se facciamo un viaggio attraverso un pianeta interamente composto di diamanti, cosa potrebbe andare storto? Bene, per cominciare  PSR J1719-1438 b  non è esattamente fatto di diamanti. È il pianeta più denso mai scoperto, con una massa pari a 330 volte la massa della Terra in appena 64 volte il volume, rendendo il materiale di carbonio che forma il pianeta un cristallo più denso dei diamanti che troviamo sulla Terra.

La geologia sconosciuta non è l’unico fattore di rischio per questo pianeta. Il pianeta orbita attorno a una pulsar, ovvero una stella di neutroni a rotazione rapida, che gira su se stessa ogni 5,8 millisecondi ed emette un forte campo magnetico. Questi campi provocano l’emissione di una grande quantità di raggi X e raggi gamma che ucciderebbero qualsiasi essere vivente abbastanza sciocco da avvicinarsi.

GJ 1214b

GJ 1214 b

Immagine artistica di GJ1214b e la stella intorno cui orbita. Credit NASA, tramite Wikimedia Commons 

Un mondo completamente coperto d’acqua potrebbe attirare gli appassionati del mare, ma è meglio non scegliere GJ 1214b. Si tratta di una super-Terra e il candidato più probabile per essere un mondo oceanico. Sfortunatamente, si trova a soli 2 milioni di chilometri dalla sua stella che riscalda il pianeta a temperature che vanno da 120 a 280 gradi Celsius: si ritiene che GJ 1214b sia un  mondo ricoperto di vapore acqueo. Le conseguenze di questo stato sono piuttosto peculiari. Alcuni modelli indicano che l’acqua potrebbe essere presente in vari stati, vapore, liquido, superliquido, solido e allo stato di plasma su questi tipi di pianeti.

Andremo sulla Luna per provare le tecnologie che ci porteranno su Marte

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La luna sarà la prossima destinazione spaziale per gli astronauti americani, ma non perderemo d’occhio la frontiera di Marte. È quanto ha detto recentemente Jim Bridenstine, attuale capo della NASA..

Lunedì 8 novembre, giornalisti, scienziati, politici e appassionati di spazio si sono incontrati al quartier generale del National Geographic per celebrare e discutere la seconda stagione della serie televisiva del National GeographicMars” e i vincitori di film e poster del concorso Project Mars. Nell’occasione, Bridenstine ha parlato, dicendosi entusiasta del ritorno di “Mars”, della competizione e dei passi che gli Stati Uniti stanno compiendo per tornare sulla Luna e poi sul Pianeta Rosso.

Andremo sulla luna non perché la luna è la fine del gioco“, ha detto Bridenstine. “Andremo sulla luna perché c’è scienza da scoprire lì, ci sono rischi da vincere, ci sono tecnologie da sviluppare, e c’è una fisiologia umana nello spazio che deve essere compresa. E quando saremo pronti per questo, siamo convinti che [viaggiare sulla luna] sia il modo migliore per sviluppare e testare tutto ciò di cui avremo bisogno per poter arrivare su Marte.

Bridenstine ha detto che, insieme agli sforzi di ricerca ed esplorazione su Marte, andare sulla luna sarà un passo fondamentale se vorremo atterrare su Marte e fondarvi una colonia. Ha scherzato sulla sua responsabilità di nuovo amministratore della NASA, dicendo: “Ho la responsabilità di portarci su Marte“.

Nel breve periodo da quando Bridenstine è diventato amministratore, i ricercatori hanno fatto scoperte critiche su Marte che rendono i nostri sforzi per arrivare sul pianeta molto più eccitanti.

In primo luogo, ha spiegato Bridenstine, gli scienziati hanno trovato complessi composti organici sulla superficie di Marte. In secondo luogo, hanno scoperto che il pianeta presenta picchi di concentrazione del metano in atmosfera con cicli stagionali. Infine, gli scienziati hanno scoperto che c’è acqua liquida a meno di 1500 metri di profondità.

Questo “non garantisce che ci sia vita su Marte, ma aumenta la probabilità“, ha ripetuto Bridenstine un certo numero di volte, facendo attenzione a non anticipare dove la scienza ci ha portato. Ma un tale incredibile progresso scientifico continua a spingerci più vicino a scoprire se Marte ospita o ha ospitato la vita. “Vogliamo scoprirlo“, ha detto Bridenstine. “Ed è quello che faremo. Andremo su Marte per fare queste scoperte. Abbiamo molte missioni davvero importanti in programma, missioni che ci aiuteranno a capire meglio Marte“.

L’amministratore della NASA ha parlato specificamente del lander InSight, che atterrerà sul pianeta rosso il 26 novembre. La missione studierà i meccanismi interni del pianeta e raccoglierà dati sull’attività vulcanica, sui terremoti e sugli impatti degli asteroidi. Questa ricerca sarà essenziale per la sicurezza degli astronauti su Marte, ha ancora spiegato Bridenstine, aggiungendo che “il lander InSight è fondamentale per un futuro di esplorazione umana sulla superficie di Marte“.

La storia di Marte è una delle ragioni principali per cui il Pianeta Rosso è così intrigante, ha affermato Bridenstine. “Marte aveva tre quarti della sua superficie coperta da un oceano, aveva una forte magnetosfera che lo proteggeva dalle radiazioni cosmiche, aveva una spessa atmosfera e, oltre un miliardo di anni fa, tutte queste cose scomparvero quando la sua magnetosfera se ne andò.

Dobbiamo capire cosa ha provocato la scomparsa del campo magnetico marziano“, ha aggiunto. “Abbiamo bisogno di comprendere meglio questo e altri pianeti, le loro storie e il loro futuro in modo da poter comprendere meglio il nostro pianeta“.

Un nuovo test sul sangue rileva otto diversi tumori

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Rilevare il cancro è un affare complicato. Può comportare procedure spiacevoli come mammografie e colonscopie e spesso i tumori vengono rilevati solo una volta raggiunta una certa dimensione. I ricercatori stanno lavorando per trovare alternative migliori, come semplici esami del sangue, meno invasivi e che offrono la possibilità di individuare il cancro più precocemente, rendendolo più facilmente curabile.

Ora, i ricercatori del Cambridge Institute del Cancer Research nel Regno Unito hanno sviluppato un esame del sangue, o “biopsia liquida”, in grado di rilevare otto diversi tipi di cancro, tra cui cancro al seno, alle ovaie, alla pelle e al cervello. Non si tratta certo del primo tipo di analisi del sangue in grado di rilevare la presenza di un tumore ma questo è relativamente più veloce, in quanto non comporta un lungo sequenziamento genetico del sangue del paziente.

Il nuovo test funziona rintracciando il DNA cancerogeno che circola nel sangue in base alle sue dimensioni. Tracciare il DNA di un tumore è solitamente molto difficile in quanto nel sangue è presente in quantità molto minore rispetto al DNA delle cellule sane dell’organismo. Per risolvere questo problema, i ricercatori hanno identificato differenze chiave tra le dimensioni dei frammenti di DNA dei tumori e del tessuto sano e hanno usato queste differenze per individuare il DNA canceroso. Le loro scoperte sono pubblicate sulla rivista Science Translational Medicine .

Il team ha poi condotto un esperimento per vedere quanto fosse efficace il loro metodo per determinare se qualcuno fosse affetto da un tumore. Il test è riuscito a rilevare tumori del colon-retto, del dotto biliare, dell’ovaio, della mammella e della pelle nel 94% dei 68 pazienti testati. Un tasso di successo leggermente inferiore è stato raggiunto per i tumori del pancreas, dei reni e del cervello, con il 65% dei tumori rilevati in 57 pazienti.

Il nuovo test, quindi, non è perfetto, ha anche dato un responso falso positivo (significa che ha rilevato erroneamente un tumore in un paziente sano) il 2,5 percento delle volte.

Una limitazione del test, al momento, è che rileviamo i tumori in pazienti in fase avanzata, ma non ancora nei campioni raccolti da pazienti in uno stadio precedente della malattia“, ha spiegato Florent Mouliere, coordinatore del gruppo di ricerca.

Ciononostante, la biopsia liquida è certamente un metodo promettente e il test del sangue potrebbe essere facilmente eseguito nei laboratori di analisi commerciali, il che significa che presto potrebbe essere inserito tra le analisi standard del sangue.

Più che un test, il nostro lavoro è la descrizione di un nuovo metodo, o approccio, che potrebbe essere applicato ad altri metodi di sequenziamento o metodologie future”, ha concluso Mouliere.

Lo stesso gruppo di ricerca ha recentemente pubblicato un altro documento che  spiega come sono riusciti a utilizzare biopsie liquide di liquido cerebrospinale per individuare tumori cerebrali. Se un giorno venisse utilizzata in ambito clinico, questa tecnica potrebbe ridurre la necessità di biopsie tissutali, una procedura rischiosa quando il tumore si trova nel cervello.

Fonte: New Scientist

Breakthrough Initiatives potrebbe finanziare la ricerca della vita nel sistema solare

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Sembra che molto presto le agenzie governative potrebbero non avere più il monopolio sulle missioni spaziali mirate alla ricerca della vita nel sistema solare. Yuri Milner è un miliardario già noto per avere fondato insieme al grande fisico Stephen Hawking l’iniziativa Breakthrough Listen, finanziata con 100 milioni di dollari, finalizzata all’individuazione di segnali trasmessi da intelligenze aliene provenienti dallo spazio.

Milner, inoltre, sempre attraverso la sua fondazione Breakthrough Initiatives, ha finanziato con altri 100 milioni di dollari l’altra iniziativa ideata da Hawking, Breakthrough Starshot, che mira a sviluppare minuscoli sonde spaziali a vela laser per l’esplorazione dei sistemi esoplanetari in prossimità (si fa per dire) del nostro.

“Stiamo pensando seriamente ad iniziative di ricerca della vita all’interno del sistema solare”, ha detto Milner il 4 novembre, in occasione della settima cerimonia annuale del premio Breakthrough, tenutasi presso il Centro di ricerca Ames della NASA. “Stiamo pensando a cosa possiamo fare, con fondi privati, per integrare i progetti finanziati dal governo“.

Milner ha fatto capire che una missione mirata ad un obbiettivo specifico all’interno del nostro sistema solare potrebbe giovarsi di un budget aggiuntivo fornito da Breakthrough. I fondi disponibili per il programma finanziato dal miliardario sono inferiori a quelli che possono fornire i governi ma, come ha detto Milner: “noi possiamo correre più rischi“.

Quali potrebbero essere gli obbiettivi di questa ipotetica missione che Breakthrough sarebbe disposta a cofinanziare? Milner ha citato come possibilità la luna di Giove Europa e il satellite Saturno Encelado, entrambi con oceani di acqua liquida sotto le loro croste ghiacciate, oppure Venere.

Venere può sembrare una scelta strana, dato che la sua superficie è asciutta e abbastanza calda da fondere il piombo. Ma, tra le nuvole, a circa 40 chilometri di quota, la situazione sembra possa essere favorevole a qualche forma di vita microbica, ha osservato Milner.

Milner ha anche menzionato Marte come una potenziale culla per la vita, ma ha detto che il Pianeta Rosso è un obiettivo meno realistico per Breakthrough, visto che è già sotto l’obbiettivo di diverse agenzie spaziali governative.

Su Marte, per trovare qualcosa bisognerà scavare in profondità sotto la superficie, probabilmente metri, se non decine di metri, per trovare qualcosa di potenzialmente interessante“, ha spiegato Milner. “E la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che, se anche trovassimo qualcosa su Marte, sarebbero segni fossili che ci diranno che un tempo c’è stata la vita, molto difficile possa esserci un qualche organismo vivente.”

L’inclusione di Encelado nell’elenco non dovrebbe costituire una grande sorpresa. Lo scorso novembre, lo scorso anno Milner aveva affermato che Breakthrough Initiatives stava studiando la fattibilità di lanciare una sonda per cercare segni di vita nel pennacchio di vapore acqueo e altro materiale che si diffonde dalla regione polare meridionale di Encelado. Secondo molti scienziati, quel getto che fuoriesce dalla luna di Saturno proviene da un vasto oceano che si trova nelle profondità, sotto la crosta gelata.

La cerimonia di domenica ha premiato i vincitori del Breakthrough Prize , che viene distribuito ogni anno per ricerche pionieristiche in fisica, matematica e scienze della vita. sono stati sette i premi da 3 milioni di dollari distribuiti quest’anno, insieme ad altri premi minori, per un totale complessivo di 22 milioni di dollari.

Il Falcon 9 di SpaceX ha ottenuto la certificazione necessaria per il lancio di missioni scientifiche con la più alta priorità

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Il razzo Falcon 9 di SpaceX può ora lanciare le missioni scientifiche più costose e con la priorità più alta della NASA.

Il Launch Services Program (LSP) della NASA ha certificato il Falcon 9 a due stadi  come un razzo di “Categoria 3“, hanno annunciato i rappresentanti SpaceX.

La certificazione LSP Categoria 3 è un risultato importante per il team Falcon 9 e rappresenta un’altra pietra miliare nella nostra stretta collaborazione con la NASA“, ha detto in una nota Gwynne Shotwell, presidente e direttore generale di SpaceX. “Siamo onorati di avere l’opportunità di fornire servizi di lancio economicamente convenienti e affidabili ai payload scientifici più critici del Paese“.

La scala di certificazione LSP arriva solo alla categoria 3, che è riservata ai lanciatori più affidabili. Secondo i tecnici dell’LSP, la categoria 3 viene certificata solo ai razzi che abbiano dimostrato di avere un’affidabilità superiore al 90%.

Per fare un confronto, i lanciatori di categoria 2, livello raggiunto dal Falcon 9 nel 2015, dovrebbero svolgere senza incidenti le loro missioni dall’80 al 90% delle volte.

Un razzo SpaceX Falcon 9 lancia il Transite Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA dalla stazione di Air Force di Cape Canaveral in Florida il 18 aprile 2018.

Un razzo SpaceX Falcon 9 lancia il Transite Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA dalla base dell’Air Force di Cape Canaveral in Florida il 18 aprile 2018. Credit: SpaceX

Solo i razzi di Categoria 3 possono lanciare le missioni NASA più costose, più importanti e più complesse – progetti come il Telescopio Spaziale Hubble, il Mars rover Curiosity e il James Webb Space Telescope. (Hubble fu lanciato dallo space shuttle Discovery nell’aprile del 1990, Curiosity è stato lanciato da un razzo United Launch Alliance Atlas V nel novembre del 2011 e lo space telescope James Webb sarà portato in orbita da un razzo Arianespace Ariane 5 nel marzo 2021).

Il Falcon 9 ha debuttato nel giugno 2010 e ha al suo attivo oltre 60 lanci. Ad oggi, solo un lancio non è andato a buon fine: un decollo del giugno 2015 che avrebbe dovuto inviare la capsula robotica Dragon della SpaceX con un carico di rifornimenti destinati alla Stazione Spaziale Internazionale.

Un Falcon 9 è esploso sul pad nel settembre 2016 durante un test pre-lancio, distruggendo un satellite per comunicazioni AMOS-6.

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Il Falcon 9 è, ad oggi, l’unico razzo parzialmente riutilizzabile. I primi stadi del Falcon 9 sono riusciti a tornare a terra per essere riutilizzati 30 volte e un certo numero di questi booster sono stati rinnovati e ridisegnati. Il fondatore e CEO di SpaceX, Elon Musk, ha detto, in un’intervista, che vorrebbe arrivare a riutilizzare anche il secondo stadio e le carene di carico del Falcon 9 (i coni terminali che circondano i satelliti durante il lancio).

Da gennaio 2019, il Il Falcon verrà utilizzato anche per lanciare la navicella in grado di trasportare fino a 7 astronauti Dragon Crew.

Curiosity vive ed esplora insieme a noi

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Dopo aver sofferto un paio di problemi ai computers che lo gestiscono, facendo temere, dopo la perdita di Opportunity ridotto al silenzio dall’ultima tempesta globale marziana, che avremmo perso l’ultima presenza attiva sulla superficie marziana, il rover della NASA Curiosity sembra essere tornato in buona efficienza, infatti si è portato su un nuovo sito e ha praticato un foro di prova, secondo quanto riferisce la NASA.

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Curiosity Rover

@MarsCuriosity

Nel nuovo sito, soprannominato Highfield, il rover è riuscito a praticare un foro ed ora sta analizzando la polvere prelevata dal buco al di sotto la superficie. Curiosity osserverà anche come la polvere accumulata ai lati del foro si muove nel tempo, il che servirà, essenzialmente, per capire il movimento del vento.

Per i tecnici della NASA questo è un momento interessante per quanto riguarda i movimenti del vento, infatti si sta aspettando che l’area dove è rimasto inerte Opportunity sia investita da raffiche di vento abbastanza forti nella speranza che queste possano ripulire i pannelli solari del vecchio roverino abbastanza da permettere alle batterie di ricaricarsi. Questa è un po’ l’ultima speranza di riportare in attività Opportunity che, inviato su Marte 14 anni fa per una missione di 90 giorni, ha funzionato egregiamente fino allo scorso 10 giugno quando una tempesta di sabbia globale ha impedito che le sue batterie si ricaricassero regolarmente.

I tecnici della NASA sperano che fenomeno meteorologico stagionale noto come “diavoli di sabbia” sia in grado di eliminare la polvere dai pannelli solari di Opportunity e aiutarlo a tornare alla normale operatività.

Nel frattempo, Curiosity ha percorso circa 60 metri dopo la lunga inattività dovuta ad un problema, non ancora del tutto risolto, al computer di backup con il quale sta funzionando già da alcuni anni dopo che il principale aveva avuto un problema con la memoria. Per riattivare il rover i tecnici NASA hanno dovuto riattivare il computer principale che, però, ha problemi di memoria.

Per questa ragione, dalla sala operativa stanno cercando di risolvere via software il problema al computer di backup nella speranza di poter tornare a disporre della piena operatività di Curiosity.

Indonesia: il MUI emette una fatwa contro i vaccini; indovinate cosa sta succedendo ora…

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In agosto, il Consiglio Islamico dell’Indonesia ha proclamato un fatwa, cioè un decreto religioso, che ufficialmente e religiosamente sentenzia la proibizione del vaccino per il morbillo e la rosolia, sulla base del fatto che conterrebbe tracce di maiale, animale intoccabile per la religione musulmana e vietato dal Corano.

Il proclama religioso o fatwa,  proclamato dal Consiglio Islamico degli Ulema indonesiani (MUI) ma, di fatto, non essendo una legge dello stato, non è giuridicamente vincolante in alcun modo.

Malgrado siano previste delle eccezioni che permettano l’uso del vaccino in mancanza di misure alternative adeguate, milioni di Indonesiani, nel pieno spirito della delibera, hanno aderito al proclama, causando il conseguente crollo dei tassi di vaccinazione.

Come già precisato, il proclama non è di natura giuridicamente vincolante, se non per coloro che applicano in maniera rigorosa i dettami dell’Islam. Purtroppo, i fedelissimi lo hanno preso sul serio, anche per colpa dei tanti dubbi dovuti alla disinformazione che già erano diffusi nel paese. La fatwa è stata sufficiente a causare nella nazione un significativo declino della diffusione dei vaccini contro morbillo e rosolia.

A causa della sua posizione geografica isolata e delle sue condizioni socioeconomiche, l’Indonesia ha faticato non poco per far vaccinare una porzione significativa della popolazione, e sono diverse le aree del paese dove i focolai di epidemie trasmissibili sono persistenti e per niente rari.

In aggiunta a tutto ciò il sentimento anti-vax non è certamente stato d’aiuto.

Le autorità sanitarie dei paesi musulmani in tutto il mondo sono state costrette ad avere a che fare con la crescente diffidenza dell’opinione pubblica riguardo le vaccinazioni, portando a un aumento di patologie che potrebbero benissimo essere evitate e prevenute.

Arriva allora tempestivo l’incoraggiamento dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità che, grazie al Global Vaccine Action Plan (GVAP), si pone  l’obiettivo di prevenire le morti per morbillo e rosolia, garantire la copertura vaccinale totale anche con programmi di immunizzazione e decisioni politiche basate su prove d’efficacia scientifica che promuovano i vaccini esistenti e ne introducano di nuovi.

Davanti a questo scenario, le autorità sanitarie indonesiane si sono unite nello sforzo comune per concretizzare tale piano e debellare morbillo e rosolia.

Per ovvie ragioni, questo impegno ha comportato anche il superamento di considerevoli ostacoli nel lancio di un programma di vaccinazione nell’Isola di Giava, con l’obbiettivo di offrire copertura ad un numero di circa 70 milioni  bambini di età compresa tra 9 mesi e 15 anni.

Finora, sta funzionando.

Siamo felici di aver raggiunto il nostro target di copertura del 95%’” dichiara soddisfatto Soekarwo, governatore  della zona orientale dell’isola, non dimenticando però la promessa di raggiungere una copertura totale che dovrebbe riguardare tutta la provincia.

Questi sforzi però richiedono l’impegno e il sostegno dell’opinione pubblica, in primis rassicurando le famiglie. Un passo importante da fare è assicurare ai genitori che tali vaccini non solo non costituiscono pericolo, al contrario permettono di salvaguardia della vita, ma che non sono nemmeno in conflitto col credo religioso.

Al centro della preoccupazione, è l’uso di gelatine di derivazione suina usate come agente stabilizzante in alcuni  vaccini.Questo fatto non è considerato un problema grave per la maggior parte dei gruppi ebraici e islamici, specialmente quando c’è in ballo la salute pubblica, anche perché i vaccini precedenti utilizzati in Indonesia non erano visti di buon occhio in quanto considerati non puliti o halal, cioè non conformi alla legge islamica. Per questo motivo, la Commissione sanitaria dello Stato Terengganu in Malaysia, ha emesso un suo proprio decreto rendendo obbligatoria la vaccinazione per i Musulmani nati nel 2006.

Con la fatwa in vigore, le autorità sanitarie si preparano ad affrontare una dura battaglia per mantenere le loro promesse non solo a Giava ma in tutte le altre provincie. Il consiglio ha fatto sapere alla popolazione che, in assenza di vaccinazioni, i rischi per la salute pubblica sono significativi e che non esistono al momento misure alternative al vaccino morbillo-rosolia.

Inizialmente, la fatwa dichiarava velatamente che coloro che appartenevano alla fede islamica dovevano immunizzare le loro famiglie facendo uso di un metodo illegale in attesa che le autorità mantenessero l’impegno di rendere disponibili misure alternative ma gli effetti di questa comunicazione poco chiara non si fecero attendere e furono profondi.

In netto contrasto con la quasi completa copertura vaccinale di Giava, gli altri distretti hanno raggiunto solo una misera copertura inferiore addirittura al 7%, in preda alla preoccupazione haram. Il governatore della provincia ultraconservatrice Aceh, ha, nel frattempo, appoggiato il programma di vaccinazione, ma resta da vedere se questo comporterà una sostanziale differenza nella copertura.

Affinchè il programma di vaccinazione contro la rosolia si riveli efficace, è necessaria una copertura immunitaria della popolazione intorno all’80%. Invece per il morbillo l’obiettivo si alza al 95%.

E intanto morbillo e rosolia hanno una forte incidenza nelle provincie che non hanno conseguito gli obbiettivi di copertura.

L’Indonesia deve ora affrontare significativi ostacoli e impedimenti per raggiungere e superare anche solo i target minimi di copertura. Un vaccino halal potrebbe risolvere il problema una volta per tutte, usando per esempio gelatine derivate da bovini. Ma un vaccino del genere richiederebbe anni e anni di sperimentazione.

La speranza è che il MUI riveda la sua posizione in tempi brevi e aiuti la popolazione, di qualsiasi fede e indifferentemente dalla religione, a salvaguardarsi contro queste malattie che possono essere invalidanti e mortali.

Fonte: sciencealert

Nessun pericolo dagli asteroidi che sfioreranno la Terra questo week end

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Ci risiamo: negli ultimi giorni, diversi tabloid sono usciti con titoli allarmanti a proposito di tre grandi asteroidi che sfioreranno la Terra durante questo fine settimana, tra questi uno sarebbe grande quanto un grattacielo!

Come al solito, però, si tratta di titoli fatti per attirare l’attenzione della gente e ottenere visualizzazioni e click. In effetti, durante questo week end diversi asteroidi di varie dimensioni passeranno nei pressi della Terra ma, secondo quanto riferisce il sito web della NASA dedicato all’osservazione degli oggetti prossimi alla Terra, da oggi fino al 13 ci saranno 4 passaggi relativamente ravvicinati di asteroidi. Di questi, solo uno, il più piccolo, passerà alla stessa distanza della Luna, tutti gli altri transiteranno oltre l’orbita della Luna. In tutti i casi non c’è nessun pericolo di impatto tra questi oggetti stellari e la Terra.

Nessun pericolo, dunque. ci sfiorano asteroidi ogni giorno ma molti di loro sono troppo piccoli per essere rilevabili, o addirittura potenzialmente pericolosi.

Tuttavia, la NASA tiene d’occhio circa il 95% delle rocce spaziali più grandi e pericolose, per ogni evenienza.

Secondo la classificazione ufficiale stabilita dalla NASA degli asteroidi prossimi alla Terra, qualsiasi cosa più piccola di circa 140 metri non è considerata potenzialmente pericolosa.

Con queste metriche, i quattro asteroidi che stanno per passare da questo fine settimana non rivestono alcuna minaccia.

Eccoli:

  • Asteroid 2018 VA2 effettuerà il suo passaggio ravvicinato alle 01:01 GMT di venerdì 9 novembre a una distanza di 718.070 chilometri (446.188 miglia). Ha un diametro da 10 a 23 metri.
  • Asteroid 2018 VS1 si avvicina alle 14:03 di sabato 10 novembre ad una distanza di 1,39 milioni di chilometri. Ha un diametro da 13 a 28 metri.
  • Asteroid 2018 VR1 si avvicina alle 14:19 di sabato 10 novembre a una distanza di 5,06 milioni di chilometri. Ha un diametro da 14 a 30 metri.
  • Asteroid 2018 VX1 effettuerà un passaggio ravvicinato alle 18:20 di sabato 10 novembre ad una distanza di 381.474 chilometri. È il più vicino, ma il più piccolo, di tutti e quattro, e passerà più o meno alla distanza della Luna che è 384.400 chilometri, ma è grande solo da 7,9 a 18 metri di diametro.

La prossima settimana, inoltre, alcuni asteroidi molto più grandi passeranno dalle nostre parti ma a distanze molto maggiori.

Per il momento, nel caso un asteroide pericoloso entrasse in rotta di collisione con la terra non sapremmo come respingerlo ma la NASA ci sta lavorando. Il sistema di rilevamento è in costante miglioramento e nel 2021 gli ingegneri della NASA testeranno un metodo per deviare gli asteroidi a rischio d’impatto con la Terra.