Morì di blocco intestinale oltre 1.000 anni fa: si cibava di cavallette

Ad essere fatale all'uomo un gravissimo blocco intestinale causato da una patologia conosciuta come megacolon

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Dallo studio effettuato su una mummia di un uomo deceduto 1.000 anni fa se ne è dedotto che l’individuo morì a causa di un blocco intestinale causato forse da una gravissima patologia denominata “megacolon”. Il soggetto in questione si sarebbe nutrito frequentemente di cavallette. Il motivo della morte è stato scoperto dopo un’attenta analisi del colon della mummia. L’uomo visse, precisamente, tra i 1.000 e i 1.400 anni fa. I suoi resti furono rinvenuti nel 1937 dal signor Guy Skiles presso un riparo roccioso nel territorio delle Lower Pecos Canyonlands del Texas. A riesaminare la mummia dell’uomo è stato il team di ricerca della School of Natural Resources dell’Università del Nebraska-Lincoln. Si è scoperto che a bloccare la regolare attività intestinale del soggetto fu un particolare parassita conosciuto come Trypanosoma cruzi. 

Un blocco intestinale che non gli lasciò scampo

Il blocco intestinale non lasciò scampo all’uomo oggetto di studio. Il suo colon divenne un megacolon, ingrossandosi smisuratamente sei volte più del normale. Una condizione patologica questa, che per quanto faccia rabbrividire, è comunque contemplata in medicina. È probabile che il colon dell’uomo si fosse ingrandito così esageratamente tanto da impedirgli la normale deambulazione e numerose attività quotidiane. Forse erano i suoi stessi compagni a sfamarlo con delle cavallette, i cui resti sono stati scoperti all’interno del corpo della mummia.

La storia della mummia 

Forse non tutti sanno che le cavallette sono insetti ricchi di proteine e la loro assunzione forniva all’uomo il numero di liquidi opportuni per continuare a vivere. Questo gli consentì di poter mangiare in maniera più facile, almeno durante i primi sintomi della patologia di cui soffriva. La mummia venne conservata all’interno di un piccolo museo privato fini agli anni ’60 del ‘900, fino al giorno in cui i ricercatori iniziarono ad analizzarla. Il primo studio collegato a tali resti umani risale a 34 anni fa. Gli esiti vennero pubblicati sulla rivista Plains Anthropologist.

Il prosieguo degli studi

Arriviamo dunque al 2003 quando altre analisi, i cui risultati furono pubblicati sulla rivista Memórias do Instituto, informò il mondo accademico del rinvenimento di resti di cibo e prodotti organici, pari a un chilogrammo, all’interno della mummia. Una scoperta rilevante, in quanto essa testimoniava che l’uomo in questione non fosse più in grado di digerire in maniera regolare. Nelle ultime ricerche lo studioso Karl Reinhard, docente alla School of Natural Resources dell’Università del Nebraska-Lincoln, ha fornito ulteriori informazioni come quelle riguardanti la scoperta di fitoliti schiacciati e spaccati nell’apparato digerente dell’individuo.

Le dichiarazioni di Karl Reinhard

Sulla mummia dell’uomo morto più di 1.000 anni fa, Karl Reinhard ha affermato: “Dunque gli stavano dando principalmente corpi ricchi di liquidi, la parte schiacciabile della cavalletta” specificando che il corpo di una cavalletta “oltre ad essere ricco di proteine, era piuttosto ricco di umidità. In questo modo sarebbe stato più facile per lui mangiare nelle prime fasi della sua esperienza di megacolon“. 



I fitoliti rinvenuti nella mummia

I fitoliti sono piccole deposizioni di silice nelle cellule vegetali. Di norma esse passano tramite il sistema digestivo umano, ma nel caso della mummia apparivano con una forma strana, deformata, del tutto schiacciata. Questo strano fenomeno testimonia, dunque, l’anomala pressione all’interno dell’intestino dell’individuo in atto prima del decesso e il pesantissimo blocco intestinale che lo avrebbe portato alla sua fine. I risultati di tale studio assieme ad altri simili effettuati su altri resti umani mummificati, godranno di una pubblicazione in un saggio che uscirà a breve. L’opera si intitolerà Il manuale degli studi della Mummia (Springer) e sicuramente sarà un punto di riferimento importante per gli studi futuri sulle mummie umane. Nel libro si parlerà anche di alcune analisi effettuate su altri due resti umani, tra cui un bimbo di 5/6 anni deceduto in Arizona tra i 500 e i 1.000 anni fa. 

FONTE: https://www.livescience.com/mummy-constipated-man-ate-grasshoppers.html

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