Gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale sono pronti ad accogliere un ospite molto insolito: “il Blob” che decollerà in orbita per un esperimento insolito.
Definito come un “alieno sul proprio pianeta”, il Blob è un organismo non classificabile, ovvero non appartiene né alla classe animale e né a piante o funghi.
In quanto tale, Physarum polycephalum, un tipo di muffa melmosa, ha affascinato a lungo gli scienziati e ora farà parte di un esperimento unico condotto contemporaneamente da astronauti a centinaia di chilometri sopra la Terra, e da centinaia di migliaia di studenti delle scuole francesi.
La muffa melmosa è apparsa per la prima volta sulla Terra circa 500 milioni di anni fa, e sfida la biologia convenzionale in quanto è costituita da una cellula con più nuclei.
Mentre la maggior parte degli organismi cresce e si riproduce attraverso la divisione e la moltiplicazione delle cellule, Physarum polycephalum no. “È una singola cellula che cresce senza mai dividersi“, spiega Pierre Ferrand, professore di Scienze della Terra presso l’agenzia spaziale francese CNES e autore del progetto.
Un’altra stranezza di questa particolare muffa: “Quando la maggior parte degli organismi si accontenta di due tipi di sesso, il Blob ne ha più di 720. È un organismo ‘con cassetti’, e ci insegna che la vita consiste in una moltitudine di originalità”, afferma Ferrand.
Cosa può fare la propria cellula
Blob è composta da massa giallastra e spugnosa, ed è priva di bocca, gambe e cervello. Eppure, nonostante questi apparenti svantaggi, la muffa melmosa mangia, cresce, si muove, anche se molto lentamente, ed ha incredibili capacità di apprendimento.
Poiché il DNA del Blob fluttua liberamente all’interno delle sue pareti cellulari, anziché essere contenuto all’interno di un nucleo, può “rimuovere” parti di se stesso a piacimento.
Può anche entrare in uno stato dormiente disidratandosi, chiamato “sclerozi”.
Da quanto è emerso, saranno diversi i pezzi di sclerozi che si imbarcheranno nella loro odissea a bordo di un mercantile di rifornimento della ISS.
Quando verranno reidratati a Settembre, quattro sclerozi, ciascuno delle dimensioni dell’unghia media di un mignolo, verranno risvegliati dal loro torpore nei loro letti a piastra di Petri.
I campioni, entrambi tosati dalla stessa “cellula Blob madre” (etichettata dagli scienziati come LU352), saranno sottoposti a due protocolli: uno priverà alcuni sub-Blob di cibo, mentre gli altri potranno rimpinzarsi di una fonte di cibo: il porridge d’avena.
L’obiettivo sarà quello di osservare gli effetti dell’assenza di gravità su questo organismo, ma come esperienza educativa, sarà un gigantesco esperimento scolastico che raggiungerà lo spazio. Non sono previsti al momento articoli scientifici come parte del progetto della missione.
“Nessuno sa quale sarà il suo comportamento in un ambiente di microgravità: in che direzione si muoverà? Prenderà la terza dimensione salendo o andrà di lato?” afferma Ferrando.
“Sarò curioso di vedere se si sviluppa formando pilastri”, sostiene lo specialista di Blob Audrey Dussutour, direttore del Centro di ricerca sulla cognizione animale di Tolosa.
Nel frattempo, sulla Terra, migliaia di esemplari tagliati dallo stesso ceppo LU352 saranno distribuiti a circa 4.500 scuole e college in Francia.
“Più di 350.000 studenti ‘toccheranno’ il Blob“, annuncia Christine Correcher, che gestisce il programma educativo dell’agenzia spaziale.
Alla fine di questo mese, gli insegnanti riceveranno kit contenenti da tre a cinque sclerozi.
Quando le sezioni del Blob verranno rianimate nello spazio, le loro coorti verranno reidratate anche sulla Terra.
Le osservazioni inizieranno quindi a confrontare le differenze nel modo in cui i campioni nello spazio si adatteranno rispetto a quelli sulla Terra, il che potrebbe gettare luce su questioni fondamentali che circondano i mattoni basilari della vita.