Betelgeuse è tornata normale. Ora si sa perché brillava di meno

Per spiegare le osservazioni sono state fatte delle ipotesi, una include un processo di convezione interna che raffredda la superficie della stella. Un'altra ipotesi prende invece in considerazione l'espulsione di una nube di polvere da parte della stella.

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Dalla fine della scorsa estate, la stella gigante rossa Betelgeuse, una delle stelle più luminose del cielo, aveva ridotto di molto la sua luminosità ma ora, dopo mesi, la stella sembra tornare ai suoi livelli normali di emissione e gli astronomi, misurando la sua temperatura superficiale hanno capito cos’è successo.
Betelgeuse tra settembre 2019 e gennaio 2020 aveva significativamente diminuito la sua luminosità. Questo calo ha aperto un dibattito in quanto la stella, che si trova a “soli” 642,5 anni luce di distanza, nella costellazione di Orione – è delle stelle più luminose del cielo. Nel suo genere Betelgeuse è molto in là con gli anni, conta infatti un’età compresa tra gli 8 e gli 8,5 milioni di anni e si trova in prossimità delle ultime fasi tumultuose della sua vita, la stella infatti è prossima ad esplodere.
Otto milioni di anni per una stella sembrano pochi, il Sole ne ha circa 5 miliardi, ma Betelgeuse è una gigante rossa che ha consumato l’idrogeno nei processi di fusione nucleare a ritmi vertiginosi per contrastare l’enorme massa che preme verso il centro. La vecchia stella si è lasciata così alle spalle i giorni tranquilli della sequenza principale e si appresta a consumare l’elio e a trasformarlo in carbonio e ossigeno. Nelle sue fasi finali Betelgeuse utilizzerà elementi sempre più pesanti accumulando alla fine cosi tanto ferro da far collassare il nucleo, a quel punto brillerà in una titanica esplosione trasformandosi in una supernova.
Una stella in procinto di esplodere subisce un drastico calo della sua luminosità e Betelgeuse, come speravano alcuni, sembrava approssimarsi ad un evento simile. Gli astronomi però sono certi che alla fine ultima dell’astro mancano ancora decine di migliaia di anni. Dalle osservazioni erano saltate fuori alcune stranezze, l’oscuramento mostrato da Betelgeuse era asimmetrico, avveniva solo in una parte della stella.
Per spiegare le osservazioni sono state fatte delle ipotesi, una include un processo di convezione interna che raffredda la superficie della stella. Un’altra ipotesi prende invece in considerazione l’espulsione di una nube di polvere da parte della stella.
Gli astronomi hanno osservato molto dettagliatamente Betelgeuse e il 14 febbraio scorso hanno registrato nello spettro luminoso di Betelgeuse una suddivisione della luce per lunghezza d’onda che può insegnare molto sulla chimica di una stella. Betelgeuse è troppo luminosa per poterne ottenere uno spettro dettagliato, ma i ricercatori hanno usato una speciale tecnica di smorzamento per ridurre la luce a un livello ottimale.
Grazie allo spettro si può rivelare la temperatura superficiale della stella, attraverso l’analisi di quelle che conosciamo come “linee spettrali“. Le linee di emissione di uno spettro indicano dove viene emessa la luce, mentre le linee di assorbimento indicano dove viene assorbita; sappiamo che elementi diversi hanno linee specifiche e questi possono essere usati per ricavare la temperatura della stella.
I ricercatori hanno cercato qualcosa di caratteristico, le linee di assorbimento dell’ossido di titanio, che può accumularsi negli strati superiori di fredde stelle giganti. L’abbondanza di ossido di titanio è correlata alla temperatura della stella.
Secondo quanto rilevato, la temperatura di Betelgeuse è di circa 3.325 gradi Celsius. Ciò è coerente con una misurazione presa dal team nel 2004 e con una misura di 3.317 gradi Celsius rilevata nel 2011. È anche significativamente più calda di quanto ci si aspetterebbe per i processi di convezione.
Un confronto con il nostro spettro del 2004 ha mostrato immediatamente che la temperatura non era cambiata in modo significativo“, ha spiegato l’astronomo Phillip Massey dell’Osservatorio di Lowell. “Sapevamo che la risposta doveva essere la polvere“.
La stella non stava fluttuando internamente; piuttosto, Betelgeuse ha emesso un’enorme nube di polvere, che per un po’ ne ha abbassato la luminosità, Betelgeuse non sta per diventare una Supernova.
Lo vediamo sempre nelle supergiganti rosse, ed è una parte normale del loro ciclo di vita“, ha detto l’astronoma Emily Levesque dell’Università di Washington.
Le supergiganti rosse occasionalmente rilasciano materiale dalle loro superfici, che si condenserà intorno alla stella come polvere. Man mano che si raffredda e si dissipa, i granelli di polvere assorbiranno parte della luce emessa nella nostra direzione bloccandola alla nostra vista”.
Il mese scorso, dopo che la squadra aveva ottenuto tutti i dati, Betelgeuse ha smesso di attenuarsi e ha ripreso a brillare. Tuttavia la gigante rossa rappresenta ancora un’eccellente opportunità per saperne di più sulle ultime fasi della vita per capire questo genere di astri, quindi siamo certi che gli astronomi continueranno a studiarla da con molta attenzione.