Un gruppo di ricercatori guidato da Beatriz Villarroel dell’Istituto nordico di fisica teorica in Svezia e dell’Istituto di astrofisica delle Isole Canarie ha pubblicato una strana notizia su The Astronomical Journal.
Un confronto tra mappe stellari redatte negli anni ’50 e le recenti osservazioni ha evidenziato che non è più possibile individuare almeno 100 stelle precedentemente catalogate.
Il progetto del gruppo, chiamato Vanishing and Appearing Sources as a Century of Observations (VASCO) ha messo a confronto l’elenco delle stelle mappate nell’US Naval Observatory Catalog (USNO) B 1.0, risalenti agli anni ’50, con quelle di un altro, più recente, catalogo celeste, il Pan-STARRS Data Release (DR1).
Le stelle scomparse
Qualcuno ricorderà la storia di tre stelle che nel luglio 1952 scomparvero per sempre dal cielo notturno nel giro di un’ora, lasciando dietro di sé un mistero con diverse possibili spiegazioni non ancora risolto. Come abbiamo appena visto, queste non sono le uniche stelle scomparse.
Nel 2019, il succitato progetto Vanishing and Appearing Sourcesdur a Century of Observations (VASCO) ha tentato di catalogare quante stelle sono scomparse alla vista negli ultimi 70 anni e ne ha trovate circa 100 scomparse senza una spiegazione concreta.
Sono stati trovati nel vecchio catalogo degli anni ’50 (che elenca 600 milioni di stelle) un totale di 150.000 oggetti che non avevano una controparte facilmente identificabile nel catalogo più aggiornato, anche se i dati Pan-STARRS includono stelle che sono cinque volte meno luminose delle fonti di luce più deboli incluse nell’USNO.
Di queste 150.000 anomalie, gli autori ne hanno ispezionato visivamente 24.000 e hanno scoperto che almeno 100 di queste fonti luminose puntiformi compaiono solo nel vecchio catalogo stellare.
Da allora, a quanto pare, sono svanite, non sappiamo esattamente quando.
Le ipotesi
Certamente, la spiegazione più prudente per le stelle mancanti è che si tratti di fenomeni naturali come, ad esempio, pianeti nani estremamente brillanti, supernove fallite o stelle che potrebbero essere collassate direttamente in un buco nero, un fenomeno quest’ultimo, però classificato come abbastanza raro: si ritiene che questo evento sia incredibilmente raro, meno di 1 su 90 milioni, e probabilmente non spiegherebbe perché così tanti punti di luce sono scomparsi. Uno studio successivo di VASCO, esaminando ulteriori candidati in via di estinzione, ha fissato il tasso di rilevamento fallito di supernova a meno di 1 su 600 milioni.
Altre possibilità potrebbero essere la lente gravitazionale, in cui lo spazio-tempo viene deformato da oggetti immensamente pesanti, a volte ingrandendo oggetti molto lontani, o altre brevi esplosioni di luce come le esplosioni di raggi gamma catturate in indagini più vecchie. Anche oggetti in movimento più vicini, come gli asteroidi, potrebbero spiegare queste sparizioni
Ma queste anomalie sembrano davvero troppe per spiegare tutte le stelle scomparse con fenomeni naturali noti.
La ricerca di stelle scomparse avviata per individuare eventuali sfere di Dyson
Nel loro articolo, gli stessi autori discutono della possibilità che si siano verificati fenomeni sconosciuti o che le “stelle” scomparse possano essere reliquie di civiltà tecnologicamente avanzate, in particolare i progetti teorici di mega-ingegneria noti come sfere di Dyson.
Senza lasciarsi andare a speculazioni prive di reali basi osservative, forse, la scomparsa di tutti questi oggetti luminosi è in qualche modo legata all’esistenza di una civiltà avanzata, ma probabilmente non sono sfere di Dyson.
Innanzitutto, sarebbe difficile spiegare perché e come un progetto di costruzione così gigantesco, che ha oscurato completamente la luce della stella ospite, possa essere realizzato nel breve periodo di meno di un secolo.
Ma soprattutto, Brooks Harrop e Dirk Schulze-Makuch hanno dimostrato quasi 10 anni fa che le sfere di Dyson “tradizionali” non sono stabili dal punto di vista della gravità. Anche se fosse possibile costruirne una vicino ad una stella come il nostro Sole, richiederebbe più massa totale di quella disponibile in tutti i pianeti, le lune e gli asteroidi del nostro Sistema Solare.
Quindi, che fine hanno fatto le stelle mancanti?
Alcune potrebbero essere spiegate come stelle una volta più brillanti la cui luminosità è scesa al di sotto del limite di rilevamento o stelle che sono collassate direttamente in un buco nero. Una grande parte, tuttavia, potrebbe rappresentare nuove fasi del ciclo di vita di alcune stelle o nuovi fenomeni stellari che non sono stati ancora catalogati.
Solo per questo, sarebbe necessario indagare più approfonditamente il fenomeno.
Un’altra domanda interessante: dove sono le stelle mancanti? Sono nella stessa posizione e non emettono più luce o, forse, per qualche ragione ancora ignota, si sono trasferite in un’altra posizione?
Dove sono le stelle scomparse?
In quest’ultimo caso, alcune di queste potrebbero rappresentare enormi astronavi, delle dimensioni di lune o pianeti, che si sono mosse al di fuori del campo visivo?
Questa, ovviamente, è un’ipotesi altamente speculativa. Ma darebbe una risposta al paradosso di Fermi, discusso a lungo e, in linea di principio, sarebbe testabile. Se queste fonti di luce “mancanti” rappresentano enormi astronavi, alcune dovrebbero apparire in nuovi rilievi stellari in altre parti del cielo. Idealmente, potremmo anche essere in grado di tracciare le loro traiettorie nel tempo.
Sarebbe difficile, senza dubbio, individuare tali movimenti contro altri movimenti sullo sfondo dello spazio, come quelli delle stelle che ruotano attorno al centro della loro galassia, tuttavia, gli autori potrebbero concentrare il loro lavoro futuro su fonti di luce improvvisamente comparse nei nuovi studi del cielo e cercare di capire se possono essere correlate alle stelle scomparse.
Nel suo articolo, Villarroel suggerisce una direzione molto promettente per la ricerca futura: la ricerca di ammassi di stelle mancanti, che, se esistono, potrebbero essere collegati a nuovi fenomeni naturali in una particolare regione dello spazio, o forse alle attività di una civiltà extraterrestre.
Non sappiamo cosa ne uscirà da questa indagine ma non c’è dubbio che gli autori hanno scoperto qualcosa che può diventare molto importante sia per le indagini astrofisiche che per quelle del SETI.