Buona parte delle teorie espresse nei libri di paleoastronautica fanno riferimento a reperti che vengono spiegati come essere la rappresentazione di oggetti o esseri provenienti da altri luoghi al di la della Terra, mondi lontani che hanno sviluppato forme di vita intelligenti, che grazie a un enorme sviluppo tecnologico, migliaia di anni fa ci hanno raggiunto e studiato, secondo alcuni istruito e aiutato, secondo altri addirittura creato, manipolando i geni dei nostri primitivi antenati.
Al British Museum di Londra, gli appassionati di archeologia alternativa possono ammirare reperti archeologici che sono ancora controversi che vengono utilizzati per spiegare e dare corpo alla teoria del paleocontatto.
Nella foto vediamo la statuetta di Antalya che è datata al 5000 a.C., una statua apparentemente antropomorfa dove distinguiamo alcuni particolari che per gli appassionati di paleoastronautica potrebbero essere interpretati come alieni.
Dobbiamo però analizzare la statuetta in un contesto più ampio invece che osservarla sganciata e decontestualizzata. La statuetta in realtà è molto piccola, circa tre centimetri e non è una statua di grandi dimensioni che raffigura chissà cosa o chi. La statuetta di Antalya è inseribile in un contesto storico con altre statue di dimensioni simili e sempre di fattezze umanoidi, quindi non facciamoci trarre in inganno.
Oltre alle buffe statuette di Antalya meritano sicuramente di essere citate altre buffe statuette ritrovate in Siria, gli idoli dai grandi occhi trovati nel tempio di Tell Brak.
Questi “idoli oculari” Mesopotamici hanno dimensioni variabili dai 3 ai 6 cm di altezza. Realizzati in alabastro bianco e nero, sono caratteristici di queste zone. Anche se i ricercatori non ne conoscono l’origine e il significato.
Le “figurine” furono ritrovate in Siria, nella città preistorica di Tell Brak, nell’alta valle del Khabur. Qui sorgeva un tempio detto “Tempio degli occhi”, realizzato fra il 3200 e il 3500 a.c., e ha una caratteristica particolare: è privo di fondamenta in quanto il tempio stesso poggiava su una piattaforma che comprendeva tre precedenti edifici spianati e riempiti di mattoni. Fra il 1937 e il 1938 vennero eseguiti degli scavi con l’ausilio dell’archeologo britannico Sir Max Mallowan. In tale occasione, vennero ritrovati centinaia di piccoli idoli caratterizzati da uno o più paia di occhi intagliati.
Il sito web del Fitzwilliam Museum dell’Università di Cambridge, spiega che il gran numero di idoli oculari ritrovato e le loro dimensioni suggeriscono che siano stati lasciati nel tempio come ex voto per ringraziare gli dei.
Le figurine potrebbero rappresentare le persone beneficiate dalla grazia in quanto le decorazioni variano e quindi potrebbero essere, per cosi dire, personalizzate. La figura dell’occhio ritorna spesso nel tempio, come simbolo magico e religioso.
L’occhio che tutto vede è presente anche nella religione egizia, così come nel Buddismo, dove Buddha viene chiamato l’”occhio del mondo”.
Nell’iconografia medievale e rinascimentale l’occhio, spesso iscritto in un triangolo, era un’esplicita immagine della Trinità cristiana.
Nessun alieno quindi, ma queste sono interpretazioni che lasciamo a chi non vuole conoscere la storia e rispondere comunque a domande alle quali ancora i ricercatori non sanno rispondere.