Ammalarsi nel Medio Evo

Ammalarsi nel Medio Evo era una condizione diffusa ed estremamente pericolosa. Dieta, sporcizia, promiscuità anche con gli animali erano alla base di molte infezioni ed epidemie

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Ammalarsi nel Medio Evo era un’eventualità molto frequente e che spesso si rivelava fatale per il malato. I medici ignoravano quasi completamente il funzionamento del corpo umano ed avevano una scarsa conoscenza dei malanni e delle terapie da adottare.
La teoria più diffusa era quella elaborata dai medici greci Ippocrate (V-IV secolo a.C.) e Galeno (129-216), secondo la quale l’organismo umano è governato da quattro umori diversi (sangue, bile gialla, bile nera, flegma) che, a seconda delle rispettive interazioni o disequilibri (discrasie), determinerebbero la salute o la malattia di una persona.
Niente poi si conosceva effettivamente sul contagio e quando le epidemie imperversavano venivano solitamente invocate cause generiche quali miasmi e soffi pestiferi provenienti dall’interno della Terra e ancora la “punizione divina” per le colpe commesse dagli uomini.
In realtà, la vera responsabilità era il più delle volte della dieta insufficiente e talvolta dannosa e delle condizioni igieniche precarie in cui la maggioranza della popolazione viveva. Ci si lavava (e cambiava) poco, l’acqua corrente non c’era e quella di fonte o di fiume era usata con molta parsimonia, le fognature (con il tracollo del sistema romano) erano cadute in disuso o inesistenti, uomini e animali vivevano in assoluta promiscuità ed escrementi e deiezioni venivano il più delle volte gettati direttamente in acqua (la stessa che si usava per bere) e in strada.
Le cure si basavano su erbe, unguenti dalla dubbia efficacia, decotti e quando si rivelavano, come spesso accadeva, insufficienti, si ricorreva a pratiche magiche, penitenze o preghiere. I malati gravi erano segregati nei lazzaretti, ai margini della società, dalla quale erano di fatto espulsi e questa precauzione costituiva in effetti l’unica misura di profilassi.
Va da sé che, in queste condizioni, la durata media della vita nel Medio Evo fosse molto bassa, la mortalità infantile altissima e le epidemie un pericolo sempre all’ordine del giorno.
Rispetto alla scienza medica dell’antichità nel Medio Evo si scontava la visione della Chiesa cattolica che voleva la malattia più che altro una punizione inviata da Dio per espiare i peccati commessi. Come se non bastasse ricorrere ai medici era un lusso che soltanto nobili e persone delle classi agiate potevano permettersi.
Questo però non deve significare che tutte le conoscenze mediche del passato fossero state dimenticate. Le due principali scuole mediche del Medio Evo furono quella bizantina, che raccoglieva la migliore eredità di quella greco-romana e l’araba.
La conoscenza delle teorie mediche arabe si diffuse in Europa all’epoca delle crociate e, soprattutto, grazie all’opera di traduzione compiuta da uomini come lo straordinario erudito di origine cartaginese Costantino l’Africano (1020 ca.-1087) o Gerardo da Cremona (1114-1187). Anche l’Occidente medioevale , comunque, aveva i suoi medici e, col tempo, creò anche i suoi “centri d’eccellenza”. Primo fra tutti quello della celebre Scuola salernitana. La Scuola Medica Salernitana è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo (IX secolo); come tale è considerata da molti come l’antesignana delle moderne università.
La scuola si basava su una sintesi delle conoscenze mediche greco-romane con quelle arabe ed ebraiche. Non ci sono documenti o cronache scritte che attestino l’esatta fondazione della scuola.
Secondo una leggenda  un pellegrino greco di nome Pontus si era fermato nella città di Salerno e aveva trovato rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Scoppiò un temporale e un altro viandante malandato si riparò nello stesso luogo, si trattava del latino Salernus; costui era ferito e il greco, dapprima sospettoso, si avvicinò per osservare da vicino le medicazioni che il latino praticava alla sua ferita. Nel frattempo erano giunti altri due viandanti, l’ebreo Helinus e l’arabo Abdela. Anch’essi si dimostrarono interessati alla ferita e alla fine si scoprì che tutti e quattro si occupavano di medicina. Decisero allora di creare un sodalizio e di dare vita a una scuola dove le loro conoscenze potessero essere raccolte e divulgate.

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