Alaska, le isole farebbero parte di un unico gigantesco vulcano

Uno studio, iniziato nel 2014, ha con gli anni raccolto diversi indizi che portano i ricercatori a ritenere che ci sia molto di più sotto la superficie dell'Oceano: un'unica, enorme caldera

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Le isole dell’Alaska potrebbero essere parte di un unico, enorme vulcano, una gigantesca caldera situata al largo delle coste dell’Alaska meridionale, che in passato avrebbe provocato un’esplosione talmente grande, da far sembrare cosa da poco la disastrosa eruzione del Monte Sant’Elena nel 1980, nello stato di Washington.

Un colosso formato da un gruppo di vette messe a semicerchio nelle Isole Aleutine (ci troviamo nell’Oceano Pacifico, territorio dell’Alaska), e conosciute come le Isole delle Quattro Montagne; sinora gli scienziati avevano ritenuto che queste sei vette (Herbert, Carlisle, Cleveland, Tana, Uliaga e Kagamil), fossero dei singoli vulcani indipendenti, ma in realtà potrebbe trattarsi di sfiati diversi di un’unica caldera più grande. Un’ipotesi che, se venisse confermata, non sta a indicare che in futuro potrebbero esserci necessariamente delle violente eruzioni, nonostante le dimensioni del vulcano: “La nuova ricerca ha portato a un risultato che non cambia o aumenta il rischio”, ha infatti detto Josh Power, geofisico presso lo US Geological Survey e l’Alaska Volcano Observatory.

E’ dal 2014 che gli scienziati hanno intrapreso uno studio più approfondito di questa area a largo dell’Alaska, non tanto nel timore di nuove catastrofi naturali in arrivo, ma più interessati all’archeologia della regione; e anche nei due anni successivi, un altro gruppo di studiosi ha cercato di comprendere meglio i supporti tettonici dei vulcani, avvalendosi dell’aiuto della tecnologia, come sismografi in grado di registrare anche le minime scosse e l’analisi chimica dei gas esalati da terreno. La raccolta di questi dati però, col passare del tempo, ha contribuito all’aumento dei dubbi nei ricercatori, come se si fossero improvvisamente trovati davanti un intricato puzzle. Innanzitutto, la curiosa forma a semicerchio dei sei vulcani, tutti vicini tra loro, quasi raggruppati, cosa che ha fatto presumere che appartenessero a un’unica più grande caldera.

Sappiamo che le caldere si formano quando una grossa sacca di magma all’improvviso si svuota e il terreno sovrastante collassa, creando così una depressione sulla superficie della Terra. La sua formazione produce una serie di fratture attraverso le quali il magma poi fuoriesce in superficie, mentre i vulcani di solito sono posizionati lungo i loro bordi o al centro.

Nel caso in questione, i ricercatori hanno iniziato a sospettare che i vulcani delle Isole delle Quattro Montagne potessero esser parte di una più complessa serie di strutture geologiche connesse attorno a una caldera potenzialmente larga 12 miglia, che ritengono sia situata centinaia di metri sotto le gelide acque del Pacifico.



“Questo sarebbe un dilemma semplice da risolvere se ci trovassimo sulla terraferma” ha detto Diana Roman, vulcanologa al Carnegie Institution for Science e tra i principali ricercatori del progetto, “Ma essendo sott’acqua, rende più complicato stabilirne la grandezza”.

Un altro passo avanti in questo studio è stato fatto quando sono state scoperte delle rocce di ignimbrite, materiale che si forma quando una grossa eruzione si trova sotto ceneri vulcaniche talmente spesse che i granuli si saldano tra di loro, dando vita a rocce durissime. Tanti però sono ancora i dubbi legati all’esistenza di questa unica, gigantesca caldera, e il lavoro dei ricercatori continua in tale direzione: il fatto di avere rilevato sul fondale marino una depressione profonda più di 120 metri, non fa che supportare la tesi della presenza di questa caldera. Se i loro sospetti venissero confermati, il team crede che il potenziale bacino sott’acqua potrebbe essere il risultato di una esplosione vulcanica.

Dunque ancora non vi sono certezze sulla grandezza della caldera, e se si sia formata con tante piccole eruzioni, o in seguito a un’unica grande esplosione: anche in quest’ultimo caso, si sarebbe comunque trattato di un evento di media entità, soprattutto se paragonato ad altri avvenuti in tutto il pianeta nel corso dei tempi. Giusto per fare un esempio che renda l’idea, questa eventuale esplosione, sarebbe di circa un decimo della potenza di quella che scosse Yellowstone circa 640.000 anni or sono: insomma, un’eruzione in grado di cambiare il mondo forse, ma di certo non la fine del mondo.

Una ricerca come quella in questione, potrebbe col passare del tempo, aiutare gli scienziati a comprendere eventuali futuri pericoli nella zona, oltre a un notevole passo avanti nella conoscenza di questa parte di pianeta e delle sue dinamiche geologiche.

Fonte: https://www.nationalgeographic.com/science/2020/12/alaska-islands-may-be-part-single-massive-volcano

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