venerdì, Novembre 22, 2024
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Un aumento dell’attività cerebrale spiegherebbe le esperienze di pre morte

L'attività cerebrale aumenta per un breve periodo di tempo prima a dopo la morte. Ciò che questo significa per la coscienza umana è ancora in discussione. ma certamente può aiutare a spiegare le cosidette Near Death Experiences riferite da pazienti ripresisi dopo essere stati ad un passo dalla morte

È stato registrato un aumento di attività cerebrale nei pazienti in punto di morte. In un evento abbastanza raro, i ricercatori hanno potuto misurare il cervello in funzione negli esseri umani immediatamente prima e dopo il decesso. Questo studio potrebbe spiegare alcune presunte esperienze “pre-morte”.

Sono numerosi i casi di persone che dichiarano di aver abbandonato il loro corpo mentre erano sul letto di un ospedale e di aver visto, un tunnel, la luce e a volte anche mondi eterei che ricordano non poco l’aldià come siamo abituati a meditarlo noi occidentali.

Attività cerebrale dopo la morte: lo studio

I quattro pazienti esaminati nel recente studio erano in coma e rimossi dal supporto vitale, con il permesso delle loro famiglie. A questo punto, i sensori dell’elettroencefalogramma hanno misurato l’attività cerebrale dei pazienti mentre entravano in arresto cardiaco. I ricercatori hanno scoperto che due pazienti morenti su quattro hanno sperimentato un’ondata di onde gamma (l’attività cerebrale associata a sogni lucidi e allucinazioni) anche dopo che i loro cuori si erano fermati, come si legge da Smithsonian Magazine.

Gli scienziati hanno a lungo pensato che il cervello muoia con il resto del corpo, anzi, più in fretta, ma l’ultimo studio suggerisce che le persone possono mantenere un certo livello di coscienza che si presta a esperienze oniriche e fuori dal corpo mentre muoiono. “La scoperta di attività gamma marcate e organizzate nel cervello morente suggerisce che (un’esperienza di pre-morte o nde) è il prodotto del cervello morente, che in qualche modo reagisca alla consapevolezza della morte imminente”, spiega l’autrice principale dello studio, Jimo Borjigin.

Borjigin: “Il miglior studio per trovare le firme neurali della coscienza di pre-morte

“Per quanto mi riguarda, il nostro studio potrebbe essere quanto di meglio si potrà mai ottenere per trovare le firme neurali della coscienza pre-morte”, ha detto Borjigin in un’intervista a Vice, aggiungendo che “l’unica cosa migliore di questa è far sopravvivere i pazienti perché possano raccontare la storia correlata con le firme neurali rilevate”.

Borjigin ha osservato questo stesso tipo di aumento dell’attività cerebrale in precedenti studi sui ratti morenti, ma storicamente il fenomeno è stato molto difficile da esaminare negli esseri umani. Detto questo, Borjigin mira a raccogliere più dati sui cervelli umani morenti in futuro per comprendere meglio l’esperienza della morte umana.

Le esperienze di pre-morte “sfidano la nostra comprensione fondamentale del cervello morente”, hanno riferito i ricercatori nello studio, pubblicato il mese scorso. Quindi, ricerche come questa sono fondamentali per costruire un quadro più chiaro dell’esperienza umana vicino alla morte.

Lo studio sugli animali

Dato il suo lavoro sui modelli animali, Borjigin non è stata sorpresa dal fatto che anche il cervello umano morente possa subire un’ondata di attività. Tuttavia, i modelli e l’intensità delle onde cerebrali osservati contenevano alcuni dettagli inaspettati che dovranno essere esaminati in ricerche future. Ad esempio, i cervelli dei ratti morenti erano attivi in ​​tutti i canali EEG, mentre i cervelli umani erano attivi a frequenze specifiche.

Così si spiegheranno le esperienze pre-morte?

“L’attivazione gamma nei pazienti morenti è stata rilevata solo in due pazienti; questo deve essere confermato in più pazienti”, ha detto Borjigin. “Inoltre, i modelli di attivazione differivano tra i due pazienti; questo significa che i due pazienti hanno avuto esperienze soggettive alquanto diverse internamente nei loro momenti finali? Quali caratteristiche esatte dell’EEG sono correlate con “vedere la luce” o “vedere i parenti”, “sensazione extracorporea” o “analisi della vita”? In che modo queste potenziali percezioni sensoriali vengono codificate nel cervello per un successivo richiamo in caso di sopravvivenza? Queste sono tutte questioni irrisolte che necessitano di ulteriori studi e di adeguati finanziamenti”.

Riassumiamo un po’ la situazione

Quindi, dalle attività di ricerca da parte degli scienziati possiamo riassumere la situazione in tre parti:

1) Gli scienziati hanno osservato un aumento dell’attività cerebrale nei pazienti morenti anche dopo che i loro cuori si sono fermati.

2) L’attività consisteva in onde gamma, normalmente associate a sogni lucidi e allucinazioni.

3) Gli scienziati affermano che le loro osservazioni possono aiutare a spiegare bizzarri resoconti delle esperienze di pre-morte.

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