La guerra in Ucraina non ha ripercussioni soltanto sul campo di battaglia. Oltre alle vittime, alle città distrutte e a tutti gli altri orrori presenti in ogni conflitto, è importante analizzare gli effetti indiretti generati da questa escalation. In particolare, dal punto di vista economico, la messa a ferro e fuoco del territorio ucraino, con la conseguente distruzione delle sue infrastrutture, comporta un inevitabile choc economico. Per l’Ucraina, certo, ma anche per i Paesi – la lista è piuttosto lunga – che erano soliti fare affari con il “granaio d’Europa”.
I media tedeschi, ad esempio, hanno acceso i riflettori su circa 300 navi di trasporto del grano destinato all’esportazione dalla Russia e dall’Ucraina verso l’Europa. Queste imbarcazioni sono state bloccate nel Mar Nero dalle autorità russe. Ma non è finita qui, perché dai porti ucraini non viene praticamente più esportato grano, mentre da Mosca ne esce pochissimo. Risultato: il mercato internazionale delle materie prime per uso alimentare è in allarme. Ancor più di quanto non lo fosse nelle settimane precedenti.
Verso una guerra alimentare?
La mossa russa ha sostanzialmente bloccato una delle principali rotte commerciali globali per il grano. “Zero grano viene attualmente esportato dai porti dell’Ucraina: nulla sta lasciando il Paese”, ha detto all’agenzia di stampa dpa Jörg-Simon Immerz, capo del commercio di grano di BayWa, uno dei principali importatori del settore agricolo tedesco.
Secondo quanto riportato da Deutsche Welle, quanto affermato da Immerz è supportato dall’Autorità marittima panamense, che nelle ultime ore ha sottolineato come la Marina russa stesse impedendo a 200-300 navi di lasciare il Mar Nero, la maggior parte delle quali carica di grano.
Noriel Arauz, l’amministratore della stessa Autorità, ha spiegato che, dallo scorso 24 febbraio, tre navi battenti bandiera panamense sono finite sotto il fuoco russo; una è affondata, mentre le altre due sono state danneggiate. Il Guardian ha riferito che diverse altre navi sono state colpite dall’inizio della guerra, comprese quelle provenienti dal Bangladesh e dall’Estonia. Dal canto suo, la Russia punta il dito contro le mine che sarebbero state piazzate dalla Marina ucraina.
La contromossa di Mosca
Molti analisti si sono chiesti quanto grano l’Ucraina riuscirà a produrre quest’anno a causa del conflitto. La risposta è che, al momento, non siamo in grado di stabilirlo, visto che bisognerà prima capire come terminerà il conflitto. Di sicuro c’è da temere la contromossa della Russia, che quasi sicuramente vorrà vendicarsi delle sanzioni occidentali.
È lecito, dunque, pensare che Mosca possa porre limiti alle esportazioni di grano e fertilizzante, con un effetto domino sull’offerta alimentare mondiale e sull’inflazione dei prezzi alimentari.
Ricordiamo che la Russia produce quasi 80 milioni di tonnellate di grano all’anno esportandone circa 30 milioni, mentre l’Ucraina ne esporta dalle 20 alle 25 milioni di tonnellate annue. “Il grano è stato seminato in autunno e ora deve essere fertilizzato. Il mais non è stato ancora seminato, e se non può essere seminato, ovviamente, non ci sarà raccolto”, ha aggiunto Immerz.
Nel frattempo il porto romeno di Costanza è sovraffollato dall’arrivo di decine di navi che, inizialmente dirette allo scalo ucraino di Odessa, hanno fatto rotta verso la Romania per evitare di restare coinvolte nel conflitto in corso in Ucraina. L’unica opzione sicura per le navi dirette nell’area nord occidentale del Mar Nero, infatti, al momento coincide proprio con il porto di Costanza, dove il traffico di merci è raddoppiato dall’inizio della guerra.