La maggior parte degli asteroidi presenti nel nostro Sistema solare si trova nella cosiddetta “cintura asteroidale”, un’area compresa tra le orbite di Marte e Giove.
Nel 2019, grazie al telescopio Pan-Starrs1, sono stati identificati in quella regione i due asteroidi conosciuti con il nome di Pr2 2019 e Qr2 2019.
La giovane coppia di asteroidi ha solo 300 anni
Si precisa che il Pan-Starrs1 (Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System), situato presso l’Haleakala Observatory (nell’isola di Maui, Hawaii), è utilizzato in seno al progetto di ricerca “Catalina Sky Survey” condotto dal Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona, finanziato dalla Nasa e supportato dalla Near Earth Object Observation Program, nell’ambito del Planetary Defense Coordination Office.
Già nel 2019 era emerso che le orbite degli asteroidi fossero molto simili. In seguito, nuovi recenti studi pubblicati nel Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, condotti dal team di ricerca internazionale guidato da Petr Fatka della Czech Academy of Sciences Astronomical Institute, si è potuto confermare che si tratta di una giovane “coppia”, formatasi appena 300 anni fa.
È stato possibile raggiungere dette conclusioni, grazie alle osservazioni di follow-up del Lowell Discovery Telescope (telescopio riflettore situato Lowell Observatory in Arizona), dalle quali sarebbe emerso che entrambi i corpi celesti avrebbero una superfice molto simile, un elemento che, unito alla loro somiglianza orbitale, avvalora la tesi della loro matrice comune.
La maggior parte delle coppie di asteroidi si formerebbe per fissione rotazionale; ciò significa che, quando un asteroide rotante raggiunge una velocità critica, questo espelle detriti che diventano nuovi asteroidi che seguono orbite molto simili a quelle dell’asteroide “madre”.
Tuttavia, la “giovane” età della coppia si scontra con la teoria appena esposta. I modelli standard della formazione di asteroidi mediante fissione rotazionale non spiegherebbero del tutto l’origine di Pr2 2019 e Qr2 2019.
Si sarebbe persino teorizzato che questi sarebbero stati generati da una cometa ma, come sostiene Nicholas Moskovitz del Lowell Observatory, i corpi celesti “non mostrano alcun segno di attività cometaria”.
Pertanto, rimane tuttora un mistero l’origine dei due asteroidi; poiché attualmente i due asteroidi non sono alla portata dei nostri telescopi terrestri, per poter acquisire nuove informazioni e per comprendere la loro natura, si dovrà attendere il loro avvicinamento previsto per il 2023.