Una nuova startup biotecnologica della Silicon Valley chiamata dNovo, fondata dal biologo Ernesto Lujan della Stanford University, ha scoperto un modo per utilizzare l’ingegneria genetica per combattere l’annoso problema della calvizie.
Ciò è particolarmente incoraggiante dato che le attaccature dei capelli si stanno ritirando più velocemente che mai a causa dello stress indotto dalla pandemia e degli effetti collaterali del COVID-19. E mentre la causa più comune di calvizie è ormonale negli uomini, l’invecchiamento, il cancro, il testosterone e la genetica possono essere tutti fattori.
Cellule staminali in grado di curare la calvizie
L’approccio dNovo, che mira a risolvere la calvizie correlata alla perdita di cellule staminali legate all’età, comporta la trasformazione di qualsiasi cellula in una cellula staminale del capello modificando i modelli dei geni che sono attivi in essa. Il processo inizia con poche gocce di sangue, che l’azienda utilizza per creare cellule staminali dei capelli personalizzate che possono quindi essere utilizzate per far crescere nuovi capelli. E forse la cosa più importante, l’azienda afferma che le cellule possono eludere qualsiasi risposta del sistema immunitario che ne causerebbe il rigetto.
Se entriamo nello specifico, la tecnologia in attesa di brevetto prevede cinque passaggi: primo, raccogliere le cellule; secondo, riprogrammarli; terzo, far crescere le nuove cellule che producono capelli; quarto, trasferire quelle cellule che producono capelli sul cuoio capelluto umano e, infine, quinto, attendere da uno a tre mesi affinché i nuovi capelli crescano. Questa procedura ha dimostrato di funzionare sui topi; tuttavia, passeranno anni prima che la tecnologia sia pronta per la sperimentazione umana.
“Attualmente siamo nella fase preclinica di sviluppo”, ha detto a Fortune il fondatore Ernesto Lujan. “Abbiamo mostrato i risultati nei topi di laboratorio e siamo molto entusiasti dei risultati”.
Quindi, mentre è necessario fare più lavoro, i ricercatori sono ottimisti. Lujan ha anche aggiunto che sperano di “dimostrare l’efficacia nei test sull’uomo e rendere il nostro prodotto disponibile in commercio”. E, con ulteriori ricerche, la tecnologia potrebbe un giorno curare “la causa alla base della caduta dei capelli” e dato che circa la metà degli uomini hanno la calvizie maschile, alcuni già intorno ai vent’anni, questo è senza dubbio un passo significativo nella giusta direzione.