“Mi dispiace, Dave, temo di non poterlo fare.”
Il pubblico del cinema ha ascoltato per la prima volta queste parole tranquillamente intonate e, al contempo, minacciose nel 1968, pronunciate dal computer intelligente di un’astronave nel capolavoro di fantascienza “2001: Odissea nello spazio“. Con quella frase, il computer chiamato HAL 9000 confermava di poter pensare e decidere da solo, e che era pronto a terminare gli astronauti che avevano intenzione di disattivarlo.
Cinquant’anni dopo che il regista Stanley Kubrick ha pubblicato il suo visionario capolavoro cinematografico, quanto siamo vicini al futuro immaginato dal grande regista, in cui collaboriamo con un’intelligenza artificiale (AI) che alla fine potremmo non essere in grado di controllare?
Potremmo essere molto più vicini di quanto pensiamo, con macchine così intelligenti, e potenzialmente minacciose, come HAL 9000 in agguato “in bella vista sulla Terra“, secondo un saggio appena pubblicato sulla rivista Science Robotics.
L’autore di saggio, Robin Murphy, professore di informatica e ingegneria presso la Texas A & M University, conosce bene l’intelligenza artificiale; è stata un leader pionieristico nello sviluppo di robot in grado di reagire alle catastrofi, e ricopre il ruolo di direttore di robotica umanitaria e del laboratorio di intelligenza artificiale del Texas A & M, secondo una biografia della facoltà.
HAL 9000 di Kubrick rappresentava un raro scorcio di quelli che allora erano campi molto giovani: intelligenza artificiale e robotica, che mostrava tre discipline fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale: “comprensione del linguaggio naturale, visione artificiale e ragionamento“, ha scritto Murphy nel saggio.
HAL imparava dall’osservazione del suo ambiente, guardando e analizzando le parole, le espressioni facciali e i movimenti degli astronauti. Era responsabile per l’esecuzione di funzioni meccaniche come il mantenimento vitale dell’astronave, ma, essendo computer “pensante“, HAL era anche in grado di rispondere a livello di conversazione con gli astronauti, ha spiegato Murphy.
Quando la missione fallisce e gli astronauti decidono di spegnere HAL, l’IA intuisce il loro proposito interpretandone il labiale durante le conversazioni. HAL arriva ad una decisione che non faceva parte della sua programmazione originale, decidendo di salvarsi uccidendo sistematicamente il persoale di bordo.
La prospettiva dell’IA che fa più male che bene non può essere così inverosimile. Gli esperti suggeriscono che un’IA armata potrebbe giocare un ruolo importante nei futuri conflitti globali, e il defunto fisico Stephen Hawking ha più volte suggerito che l’umanità potrebbe ritrovarsi con le IA diventate la più grande minaccia alla nostra sopravvivenza.
“Il pieno sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe significare la fine della razza umana“, ha detto Hawking alla BBC nel 2014.
Durante una scena cruciale di “2001, odissea nello spazio“, HAL attacca l’astronauta David Bowman fuori dall’astronave, ignorando le sue richieste di riavere accesso all’astronave dallo spazio manifestando un’emozione: “Questa conversazione non può più servire“.
Ma la discussione sulle intelligenze artificiali oggi non è finita; la crescente dipendenza dell’umanità dai computer per un sempre maggior numero di usi quotidiani dimostra che l’IA sta già invadendo le nostre vite e ha stabilito una testa di ponte nelle nostre case e nelle nostre vite.
Cosa significherà per l’umanità nei prossimi 50 anni, tuttavia, resta da vedere.