Carl Sagan, una volta osservò sarcasticamente che, dal momento che non potevamo vedere cosa stava succedendo sulla superficie di Venere, dovevano esserci dei dinosauri che vivevano lì.
Una volta che gli umani hanno fatto atterrare sonde sulla superficie del pianeta, però, ogni illusione del lussureggiante mondo tropicale favoleggiato in molti romanzi di fantascienza è stata rapidamente dissipata. Venere si era rivelato un inferno di temperature e pressioni straordinarie che la rendono del tutto inospitale per qualsiasi cosa somigli alla vita terrestre.
Più recentemente, però, gli astrobiologi hanno nuovamente rivolto la loro attenzione alla stella del mattino. Questa volta, invece di guardare la superficie, hanno guardato tra le nuvole. E ora, un nuovo studio dei ricercatori del California Polytechnic di Pomona, ha calcolato che è probabile che ci sia uno strato nell’atmosfera in cui può verificarsi la fotosintesi. Significa che c’è una zona nello strato di nuvole di Venere in cui la vita potrebbe essersi evoluta.
Uno spesso strato di nubi di acido solforico circonda Venere. Mentre quelle nuvole potrebbero sembrare un posto orribile per sostenere la vita, hanno alcuni vantaggi. Diffondono o assorbono la maggior parte delle radiazioni UV dannose che colpiscono il pianeta, in modo simile al ruolo dello strato di ozono sulla Terra. Le nuvole sono così efficaci nell’eliminare la luce UV che solo un tipo (UV-A) ce la fa a passare e anche questo tipo viene assorbito dell’80-90% rispetto al livello sulla superficie terrestre.
Anche così, la vita come la conosciamo ha bisogno di acqua, non di acido solforico, per esistere e, secondo osservazioni precedenti, nell’atmosfera di Venere non ci sarebbe abbastanza acqua per sostenere la vita.
Ora, però, il dottor Rakesh Mogul, l’autore principale del nuovo studio, ha dimostrato che invece di essere fatto interamente di acido solforico, parte del materiale nell’atmosfera di Venere potrebbe essere neutralizzato. Questi materiali neutralizzati, come il bisolfato di ammonio, sono più favorevoli all’esistenza di acqua nell’atmosfera di quanto si pensasse in precedenza.
Dimostrare che l’acqua sia disponibile è necessario per la vita, ma non è sufficiente. Anche la fotosintesi, il meccanismo attraverso il quale gran parte della vita trae la sua energia, richiede luce. Di solito, questa luce proviene dal Sole. Ma su Venere potrebbe esserci un’altra fonte di energia abbondantemente disponibile per la fotosintesi: il calore termico del pianeta stesso.
Il Dr. Mogul e il suo team hanno scoperto che la radiazione termica proveniente dalle parti più basse del pianeta sarebbe sufficiente da sola per alimentare la fotosintesi. Potrebbe farlo anche quando quel lato del pianeta è rivolto lontano dal sole. Quindi la fotosintesi negli strati inferiori di nubi su Venere potrebbe aver luogo continuamente.
Detto questo, l’energia termica emessa da Venere è molto più bassa rispetto alla luce solare effettiva che colpisce il pianeta. I livelli di energia fornita dal calore sarebbero simili ai livelli di luce solare sperimentati vicino alle bocche idrotermali nell’oceano sulla Terra.
Solitamente pensate come una fonte di combustibile alternativa all’energia solare, le bocche idrotermali ospitano alcune forme di vita che utilizzano la fotosintesi come fonte di energia primaria. Il processo funziona anche ai livelli di energia relativamente bassi disponibili solo dal calore termico di Venere.
Con una combinazione di livelli ragionevoli di luce e acqua e una mancanza di radiazioni UV dannose, i livelli medio-bassi dello strato di nubi di Venere sembrano sempre più attraenti per gli astrobiologi alla ricerca di potenziali forme di vita vicino alla Terra.
Venere è stata generalmente trascurata in termini di priorità di esplorazione rispetto a Marte. Ma più studi come questo vengono pubblicati, più scienziati chiederanno a gran voce di dare un’occhiata sotto le nuvole.
Astrobiology – Potenziale fototrofia nelle nuvole di Venere