di Oliver Melis
Il triangolo dell’Adriatico è una zona di mare compresa tra Ancona, il Gran Sasso e Pescara. Di quella zona, nell’ottobre del 1978, ne parlò il mondo intero tra fantasia e realtà, mistero ed esagerazione. I protagonisti, i pescatori della zona, raccontavano di immense colonne d’acqua, di oggetti luminosi che si immergevano o emergevano dal mare, di bussole impazzite, nebbie impenetrabili e segnali inspiegabili captati dai radar di bordo.
La stampa non tardò a parlare di invasione UFO, quello fu un anno caldo per il numero delle segnalazioni, infatti il 1978 è stato l’anno con il maggior numero di segnalazioni UFO con il 1950, il 1954, il 1962 e il 1973.
Tutto cominciò nella notte tra il 14 e il 15 ottobre del 1978, quando si consumò una grave tragedia al largo di San Benedetto del Tronto. Due pescatori persero la vita in un naufragio, erano due fratelli di Martinsicuro. La morte, a detta di alcuni marittimi, avvenne in circostanze misteriose. Nella zona di mare tra l’Adriatico, Pescara, il Gran Sasso e Martinsicuro si contarono decine di avvistamenti, alcuni raccontarono anche di un’onda anomala che mise in fuga i turisti avanzando fino all’arenile di Pescara. Non sappiamo quanto esagerate furono queste voci o quanta suggestione condizionò i tanti racconti ma, a un certo punto, la paura fu tanta e venne chiesta la presenza delle Forze dell’Ordine e della Capitaneria di porto.
Partirono le perlustrazioni del tratto di Adriatico dove si manifestavano i presunti avvistamenti, televisioni e giornalisti documentavano quanto accadeva e, a quanto si racconta, anche squadre di scienziati studiarono la casistica riportata dai testimoni. Nonostante questo, non ci furono risposte definitive. Ci fu chi negò del tutto quanto accadeva imputandolo a suggestione, altri proposero delle teorie per spiegare quanto accadeva in mare chiamando in causa la formazione di enormi bolle di gas proveniente dai fondali marini in grado di rovesciare barche o creare fenomeni luminosi; gli ufologi, immancabilmente, parlarono apertamente di una rotta degli UFO che sorvolava il Gran Sasso dirigendosi verso l’Adriatico.
Il caso del triangolo dell’Adriatico ha affascinato moltissime persone, soprattutto gli appassionati di Ufologia che, in quegli anni d’oro, parlavano di “flap”, serie di avvistamenti concentrati in poco tempo nella stessa area, e avevano la convinzione che qualcosa di extraterrestre fosse presente nei nostri cieli e non si dovevano accontentare unicamente dei casi raccontati nei libri e nelle riviste dedicate al tema che giungevano da oltre oceano. Anche la nostra nazione, secondo alcuni ben informati, aveva i suoi contatti, come nel misterioso caso “Amicizia”.
Chi, all’epoca, non era troppo giovane, ricorderà certamente la diretta da Pescara con Emilio Fede, allora giornalista Rai, che segui e documentò la vicenda. I pescatori avevano paura a uscire in mare, il clamore attorno a quanto succedeva era enorme. Il 9 novembre del 1978 l’ammiraglio Gallerano, all’epoca dei fatti comandante della Capitaneria di porto, decise di inviare una motovedetta in perlustrazione. Tra gli uomini a bordo era presente l’ufficiale Vitale Bellomo che, 40 anni dopo le dichiarazioni che aveva rilasciato a “Il Messaggero di Roma” ha aggiunto un piccolo tassello, forse quello definitivo ai fatti dell’Adriatico.
“Non ho mai creduto agli Ufo – ci dice Bellomo, oggi 80enne – anche se quella notte un razzo strano lo abbiamo visto anche noi, ma ciò che ci apparve davvero strano fu il black out di almeno 30 minuti dei radar di bordo. Fummo presi per pazzi dalla Capitaneria di Porto di Ancona, mentre a Pescara qualcuno, la mattina seguente, fece uscire la notizia e nel giro di qualche giorno tutta la stampa internazionale si riversò sulla costa abruzzese.”
La dichiarazione è stata rilasciata durante la trasmissione serale “In Cronaca” trasmessa su Rete8.
Un episodio, forse determinante, venne svelato dall’ufficiale Bellomo: “Una settimana dopo, all’altezza della Madonnina – racconta Bellomo – e me lo ricordo bene perché ero io di pattuglia, si spiaggiò un siluro con scritte in cirillico e la testata piena d’acqua. Ci venne ordinato di avvisare le autorità preposte e di non perdere mai di vista il siluro e nel giro di poche ore militari provenienti forse da Ancona, vennero, lo caricarono e lo fecero sparire in tutta fretta. Questo, a mio avviso, significa che in quei giorni erano in atto, all’insaputa di tutti, esercitazioni militari da parte di truppe alleate all’ex Unione Sovietica, o manovre militari di altra natura, coperte da un assoluto segreto.”
Le ipotesi sul tavolo restano, però, tutte aperte: scosse sismiche, emissioni di gas metano, meteo tsunami, UFO o simulazione di scontri navali: per alcuni il mistero rimane inspiegato.