La chirurgia dei trapianti potrebbe essere presto rivoluzionata dalla stampa 3D. Tra i pionieri del settore c’è la BioArchitects, un’azienda brasiliana che utilizza la stampa 3D per creare organi ed arti artificiali.
“Siamo davanti ad una nuova rivoluzione industriale.” Così dichiara Felipe Marques, il fondatore dell’azienda, “Cambierà tutto, dal modo in cui eseguiremo un intervento chirurgico a quello in cui acquisteremo un prodotto. Ad esempio, se vorremo comprare un giocattolo in futuro non acquisteremo l’oggetto vero e proprio, ma solo un file che saremo in grado di stampare a casa“.
In pratica, organi ed arti dei pazienti verranno sottoposti ad una TAC che permetterà di effettuare una scansione completa in 3d e fornirà i dati per creare un modello computerizzato che costituirà la base per la stampa 3D di organi ed arti artificiali. Utilizzando il modello, prima dell’intervento vero e proprio i medici potranno studiare in che modo intervenire e quali procedure utilizzare, compresa la scelta della posizione esatta per un’incisione o il modo migliore per accedere all’organo.
Questi modelli possono essere utilizzati anche a scopo addestrativo nelle scuole di medicina e chirurgia. Gli studenti potranno utilizzare i modelli 3D per fare pratica con l’ausilio di un software che mostra loro se stanno eseguendo le operazioni correttamente.
BioArchitects realizza anche impianti. Il suo impianto cranico/cranio facciale in titanio stampato in 3D è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense. Per ora si tratta di una tecnologia molto costosa e non coperta dai fornitori di assicurazioni sanitarie nella maggior parte dei paesi, ma le cose potrebbero cambiare presto. “La stampa 3D ha un potenziale enorme” ha concluso Marques “ed è applicabile ad una vasta gamma di prodotti. Sono certo che, con un ulteriore sviluppo della tecnologia, la stampa 3D sarà sempre più economica e rapida e avrà presto un mercato di massa“.
Ovviamente si tratta di una tecnologia ancora futuribile e solo in minima parte applicabile nel brevissimo termine. Se, da una parte, eventuali arti artificiali stampati in 3D potrebbero trovare tecnologicamente una utilizzazione abbastanza rapida, per quanto riguarda gli organi artificiali risulta ancora abbastanza difficile imitare le funzionalità fisiologiche degli organi biologici. Si può immaginare che potremo un giorno realizzare le strutture trabecolari di un osso in materiali biodegradabili e compatibili con la fisiologia umana e popolarne gli spazi con osteociti attivi, mettendole in grado di svolgere il loro lavoro fisiologico, così alcuni organi potrebbero essere realizzati artificialmente a livello di struttura per poi essere popolati con le cellule specifiche di quell’organo per fargli svolgere il loro lavoro ma si tratta di sviluppi ancora là da venire.
Fonte: Euronews