Come è possibile che la lampadina Shelby da 4 watt, prodotta nel lontano 1901, con i mezzi e le tecnologie che oggi a noi appaiono rudimentali, quasi preistorici, possa funzionare per oltre un secolo? Eppure, diffonde la sua luce ininterrottamente proprio dal gennaio di quell’anno!
La lampadina magica
Gli esperti della General Electric, la casa che assorbì il fabbricante originale, ipotizzano che il basso voltaggio e quindi l’assenza di calore intenso, la perfetta montatura del bulbo che garantisce il sottovuoto all’interno, il robusto spessore del filamento di carbonio e il fatto che non sia stata mai sottoposta allo shock dell’accensione e dello spegnimento, che accorcia la vita delle lampadine, possano essere il segreto della sua straordinaria longevità. I pompieri di Livermore che la custodiscono, però, sorridono alle interpretazioni scientifiche, materialistiche o addirittura complottiste: per loro quella lampadina ha addirittura poteri magici, non è un qualsiasi oggetto di vetro, rame e carbonio, ma una vera e propria reliquia. “In essa – racconta il capo dei vigili del fuoco ai visitatori che vanno a vederla – brilla la luce dei colleghi che hanno dato la loro vita per salvare la vita di altri”.
Un portafortuna
Oggi è rigorosamente proibito toccarla ma, per lunghissimo tempo, quando la Shelby 4 watt era una semplice lampadina vecchia, aveva saputo sopravvivere a tutto; perfino alle palle di lattice che le lanciavano contro i vigili del fuoco, durante i loro turni di riposo, scommettendo su chi facesse più centri. A mano a mano che la leggenda si diffondeva, generazioni di giovani chiamati nel Vietnam, prima di partire passavano per toccarla religiosamente, nella speranza di assorbire dal suo vetro appena tiepido l’essenza di qualche protezione magica. I vigili del fuoco stessi, quando suonavano le sirene dei cinque allarmi, per indicare gli incendi più gravi, la accarezzavano come porta fortuna prima di recarsi sul luogo; e più di una moglie incinta fu aiutata a raggiungerla col pancione, salendo sulla scala, per trasmettere al nascituro le radiazioni benefiche di fortuna, salute e lunga vita.
Nel Guinnes dei primati
La lampadina immortale conobbe comunque il proprio momento di crisi. I pompieri a un certo punto pensarono che, in quanto facilmente raggiungibile, fosse necessario proteggerla da possibili incidenti o dai vandali e decisero di alzarla: per l’occasione fu chiamato un elettricista, che eseguì il delicato intervento sul filo ancora originale, avvolto in tessuto di tela. Sotto gli sguardi ansiosi dei “parenti” della lampadina, l’elettricista tagliò e poi ricongiunse, interrompendo per la prima volta il flusso di elettroni. Per 22 minuti la lampadina si spense, come un paziente sottoposto a trapianto cardiaco, ma non morì: il filo fu riallacciato, l’interruttore aperto per la prima volta dopo 93 anni e il filamento riprese a emettere luce.
Dalla città di Fort Worth (Texas) dove un’altra lampadina longeva è accesa ininterrottamente in un teatro da 88 anni, chiesero la squalifica della rivale della California, per quei 22 minuti di coma, ma i curatori del Guinness sentenziarono che la continuità non era stata interrotta. Esattamente come un paziente non muore durante un bypass o un trapianto, quindi la reliquia poteva ancora essere venerata come lo era sempre stata fin dalla sua “nascita”.
L’obsolescenza programmata
E’ un tributo a un modo di produrre oggetti duraturi, prima che “l’obsolescenza” pianificata dalle industrie di oggi in automobili, elettrodomestici, computer, per costringerci a rimpiazzarli, diventasse la norma: un monumento all‘anticonsumismo, come scoprì il signor Shelby – il suo fabbricante – costretto al fallimento perché produceva “lampadine eterne”.
Rosa Pullano è owner del blog “Isolo“.